venerdì 31 agosto 2012

Un oppositore al polisario denuncia la "repressione sistematica" nei campi di Tindouf


Un oppositore al polisario denuncia la "repressione sistematica"  nei campi di Tindouf
Un oppositore al polisario denuncia le gravi violazioni dei diritti dell'uomo perpetrate nei campi di Tindouf, Sud dell'Algeria, e la "repressione sistematica" di cui sono vittime le popolazioni sequestrate, riporta, venerdì, il giornale online spagnolo, «nouscatalans.cat».
"Ogni giorno, sono numerose le voci che si alzano nei campi di Tindouf contro il polisario che controlla con una mano di ferro la popolazione", sottolinea il giornale, citando i propositi dell'oppositore Abdi Ami Omar che denuncia "la repressione sistematica esercitata dai dirigenti del polisario e l'eliminazione fisica degli oppositori" alla loro politica.
Abdi Ami Omar ritorna sul caso da suo fratello, Bechri Sidahmed Zein, 23 anni, che fu assassinato dai membri del polisario in febbraio scorso dopo avere messo a nudo le pratiche della banda di Mohamed Abdelaziz, durante delle manifestazioni organizzate nei campi per denunciare il "regime corrotto"  del polisario.
Abdi Ami Omar, un artista che si trova attualmente a Barcellona per procurarsi il sostegno delle associazioni e delle formazioni politiche spagnole, in vista di delucidare le circostanze della morte di suo fratello, ha dichiarato a "nouscatalans.cat"  che questo ultimo "era stato minacciato pubblicamente di liquidazione"  dai membri del polisario. L'oppositore saharawi, a questo riguardo, ha qualificato di "corrotta"  la direzione del polisario che "si arricchisce attraverso la deviazione degli aiuti internazionali destinati alle popolazioni"  sequestrate di Tindouf, ha detto.
In questo contesto, il giornale ricorda la querela depositata dalla famiglia di Bechri Sidahmed Zein presso parecchie organizzazioni di cui Amnesty International, l'ONU ed il Parlamento europeo, chiedono l'apertura di un'inchiesta sulle circostanze dell'assassinio di suo figlio dai torturatori del polisario. Abdi dice di avere paura anche per la sicurezza della sua famiglia che si trova ancora nei campi di Tindouf e che fa l'oggetto di sevizie e di repressione da parte della direzione del polisario, denunciando che sua madre e sua zia siano state incarcerate già per avere richiesto la verità su questo omicidio.
Durante il suo soggiorno a Barcellona, Abdi Ami Omar allo avuto parecchi contatti coi rappresentanti di associazioni e di formazioni politiche, particolarmente il segretario incaricato dell'immigrazione del partito della Convergenza democratica di Catalogna, Angel Colom, qui ha richiesto l'apertura di un inchieste seria dalla comunità internazionale" sui casi di Bechri Sidahmed Zein.
Per lo stesso obiettivo, ha incontrato anche il segretario di immigrazione e nuova cittadinanza del Partito socialista catalano (PSC), Josep Maria Sala che ha messo avanti l'importanza di avere delle notizie su ciò che accade nei campi di Tindouf, notando che non bisogna accontentarsi unicamente della versione trasportata dal polisario.
La pubblicazione spagnola si fa, peraltro, l'eco del documento confidenziale della direzione del movimento separatista che vieta le manifestazioni durante il soggiorno della delegazione del Fondazione Robert Kennedy nei campi di Tindouf.
Questo documento, ricorda il giornale, rivela che Mohamed Abdelaziz ha ordinato la presa di tutte le misure necessarie per evitare ogni genere di manifestazioni e di sit-in nei campi, in particolare davanti alla sede della segreteria generale del polisario, chiedendo l'imposizione del coprifuoco e la restrizione della libertà del movimento durante la visita di questa missione americana dei diritti dell'uomo.


LETTERA APERTA ALLA PRESIDENTE DEL RFK Center


 Dalla Rete delle associazioni della comunità marocchina in Italia
 
Alla cortese attenzione della Presidente del Centro Robert F. Kennedy per la giustizia ed i diritti dell’uomo (RFK Center)
Tel: + 39 055 5389250
Email: 
Tel: + 39 055 5389250

Oggetto : Lettera aperta
Firenze 31 agosto 2012
All’occasione della visita della signora Kerry Kennedy, Presidente del Centro Robert F. Kennedy per la giustizia ed i diritti dell’uomo (RFK Center) a Laayoune in sud del Marocco e nei campi dei separatisti del “Polisario” a Tindouf in Algeria nei giorni 24/31 agosto 2012, per informarsi sui diritti dell’uomo nella regione, vorremo, in qualità di associazioni della numerosa, attiva e ben integrata comunità marocchina in Italia di apportare quanto segue alla signora Kerry Kennedy e alla sua sede europea nella nostra Firenze:
Gentilissima Presidente,
La situazione drammatica che vivono i nostri fratelli nei campi di Tindouf è conosciuta da tutti: è allarmante, caratterizzata da gravi violazioni dei diritti umani perpetrate da oltre 37 anni: detenzioni arbitrarie, tortura, sequestri, sparizioni, schiavitù, negazione dei diritti di espressione, circolazione, censimento, ritorno alla Terra-Madre il Marocco.
Da segnalare che è accaduto da poco tempo:
1.    Feroce azione dei miliziani del “Polisario” contro la protesta pacifica dei Giovani Saharawi 5 Marzo (movimento nato nella Primavera Araba), contro il cantante Allal Najem (vietato di cantare perché le sue parole disturbano la dirigenza del Polisario), Mostafa Salma (ex ispettore generale della polizia polisariana, allontanato dai campi verso Mauritania da più di un anno perché è favorevole al Piano marocchino di autonomia del Sahara), la corrente Khat Chahid (vietata nei campi perché contesta la rappresentatività della popolazione nei campi dal Polisario), i Sostenitori dell’Autonomia locale (aggrediti diverse volte e oppressi sempre)…
2.    Vile rapimento della cooperante italiana Rossella Urru e due spagnoli proprio da Rabuni (cento metri dalla casa di Hamatu (Alias Mohammed Abdelaziz capo dei separatisti) nei campi e la complicità interna).
3.    Mancanza della sicurezza nei campi e la presenza di gruppi terroristici e bandi criminali nel Sahel e il Sahara definita internazionalmente pericolosa e “zona grigia”.
A Tindouf si assiste allo sfruttamento economico di una popolazione di donne, anziani e bambini, che vive degli aiuti umanitari internazionali. La popolazione di Tindouf, sprovvista di mezzi autonomi di sostentamento e senza prospettive per il futuro è necessaria al Polisario per il mantenimento dei flussi di aiuti internazionali e rappresenta una “preziosa” fonte di ricchezza per la dirigenza del Polisario.
E qui esigiamo la vostra scientifica ed obbiettiva indagine.
Nelle regioni sud del Marocco invece, la situazione, come hanno notato anche i membri della delegazione della Fondazione, è caratterizzata da una popolazione attiva che partecipa all’edificazione del proprio futuro, dimostra il proprio radicamento alla vita politica, economica, sociale e culturale del paese con la presenza di tutti i partiti politici, sindacati, associazioni e ONG. Ha sempre partecipato attivamente alle elezioni locali, legislative e al referendum sulla nuova Costituzione del 2011 con una alta affluenza alle urne.
Gentilissima Presidente,
Da un altro versante molto condannato da tutte le buone coscienze e che non possiamo stare zitti davanti all’aberrazione, apportiamo, quindi, alla lei e alla vostra delegazione che noi assistiamo, in ogni estate all’arrivo in Italia e in Spagna, di gruppi di bambini provenienti dai campi di Tindouf, col pretesto di alleviare le
sofferenze e permettere loro di godere della loro infanzia anche solo per poche settimane. Poche settimane!
Aldilà delle considerazioni e delle volontà degli organizzatori, il Polisario, come al solito, non perde occasione per servirsi delle popolazioni dei campi – quali che siano le loro età e le loro sensibilità – per utilizzarli a fini politici, militari e soprattutto sfruttare le loro sofferenze ed il dramma che vivono per ottenere più aiuti e fondi.
Cosi, il fatto di portare dei bimbi dagli 8 ai 10 anni, in un’operazione che il Polisario desidera sia un’operazione politica che mira a difendere le tesi del separatismo e i cui mezzi di persuasione non sono altro che l’innocenza dei bambini, non è che un altro modo di usurpare la loro infanzia e il suo utilizzo nella guerra, soltanto che questa volta al posto del kalashnikov c’è lo slogan separatista.
In aggiunta abbiamo registrato che i bambini saharawi sono costretti dal Polisario a partecipare in certe manifestazioni in Italia e in Spagna e che anche i grandi rivelano difficoltà fisica per partecipare.
Gentilissima Presidente,
È nostro dovere attirare la vostra attenzione sullo sfruttamento di questi piccoli per ragioni politiche e la loro strumentalizzazione per i bisogni della propaganda dei separatisti del Polisario.
Chiediamo gentilmente un appuntamento nella vostra sede fiorentina per confrontarci sui diritti dell’uomo calpestati a Tindouf.
Certi che non rimarrete insensibili a questa lettera, vogliate gradire i nostri più cordiali saluti.

Yassine Belkassem
per
La Rete delle associazioni della comunità marocchina in Italia
Federazione Africana in Toscana
Associazione Seconda Generazione Italia 2000

giovedì 30 agosto 2012

Divieto di manifestare e di circolare nei campi di Tindouf per tre giorni

Divieto di manifestare e di circolare nei campi di Tindouf per tre giorni

Mohammed Andelaziz Almorkechi, capo sei separatisti Polisario, ha ordinato a tutti i miliziani nei campi di Tindouf in Algeria di prendere tutte le precauzioni per impedire ogni forma di manifestazione e sit-in in tutti i campi e davanti alla sede della segretaria generale a Rabuni durante la visita della rappresentante della Fondazione R. Kennedy.
Nella stessa comunicazione ha ordinato il divieto di circolazione e dello spostamento durante la stessa visita 29/31 agosto 2012.
Non sono ammesse né proteste né critiche contro la dirigenza del polisario perché i membri della delegazione sono conosciuti per il loro sostegno al “popolo saharawi”.
Il capo dei separatisti ha chiesto, tra l’altro, il rafforzamento della sicurezza che manca da anni a Tindouf.

Visita di Kerry Kennedy in Marocco: Una famiglia saharawi denuncia l’assassinio di suo figlio dal Polisario


Visita di Kerry Kennedy in Marocco: Una famiglia saharawi denuncia l’assassinio di suo figlio dal Polisario  
Laayoune, Marocco
Il fratello della vittima arrivato dai campi di Tindouf nell’ambito di scambio di visite familiare, ha consegnato una lettera alla signora Kerry Kennedy nella sua visita a Laayoune.

La vittima si chiamava BECHRI SIDAHMED ZEIN (1988 - 2012), giovani saharawi residente nei campi di Tindouf in Algeria, è stato arso vivo nella sua casa insieme ad altre tre persone.
La sua famiglia appartenente alla tribù Rguibate Oulad Moussa, conosciuta di militanza contro i dirigenti dei separatisti polisario, aveva scritto a Ban Ki Moon Segretario generale dell’ONU, al suo Rappresentante Speciale ed oggi a Kerry Kennedy in visita in Marocco.
Proprio il  26 agosto il fratello della vittima, ha messo nelle mani della Kennedy una lettera in cui esige un’indagine indipendente sull’assassinio del suo fratello e gli altri compagni, evidenziando le persecuzioni e l’imprigionamento che hanno subito i membri della sua famiglia, la sua madre e la sua zia dalla parte del denominato Khatri Eddouh, presidente del cosiddetto “parlamento saharawi”.
La vittima BECHRI SIDAHMED ZEIN, era un trafficante di droga lavorando per conto di un dirigente del fronte Polisario prima di abbandonare la sua attività per raggiungere il “movimento 5 marzo” che raggruppa rivoluzionari anti-polisario. È stato perseguito e arso vivo.

Polisario opprime gli oppositori durante la visita di Kerry Kennedy a Tindouf


Polisario opprime  gli oppositori durante la visita di Kerry Kennedy a Tindouf
In questi giorni, dal 29 al 31 agosto, è in corso una visita nei campi dei separatisti “Polisario” in Algeria di una delegazione guidata da Kerry Kennedy, Presidente del Robert F. Kennedy Center for Justice and Human Rights (RFK Center) e da Marialina Marcucci, presidente della sezione europea della stessa Fondazione, con sede a Firenze.
L’obiettivo della missione è quello di valutare la situazione dei diritti umani calpestati da anni in questa terra del mondo definita “Zona Grigia”.
La visita avviene in un contesto critico della situazione a Tindouf che ha vissuto il rapimento di Rossella Urru e due spagnoli Rabuni a centinaio di metri della sede della Segretaria del Poliasio. Gli ostaggi sono stati rilasciati a Abou Adnan saharawi, proveniente degli stessi campi con un pagamento di riscatto.
La spagna aveva evacuato tutti i cooperanti per la mancanza di sicurezza, lo stesso, la Farnesina raccomanda  di sospendere le visite nei campi.
Inoltre, la situazione dei diritti dell’uomo nei campi è ben conosciuta  come “prigionia in cielo aperto”.
A questa visita i campi di Tindouf, i miliziani del polisario hanno impiegato tutto la loro brutta abitudine di oppressione minacciando diversi attivisti, allontanando altri. Con un bel ordine, il capo dei separatisti ha chiesto di arrestare ogni mobilitazione di protesta e di allontanare gli oppositori per evitare il loro incontro con la delegazione di Kerry Kennedy.
Per ora l’oppositore Mostafa Selma, allontanato da Tindouf verso Mauritania tenta di rientrare ma l’Algeria e il Polisario non accettano la sua presenza nei campi.
segue
Yassine belkassem

lunedì 27 agosto 2012

ONU - MAROCCO: Ban Ki-Moon saluta la leadership di Re Mohammed VI per i suoi nobili ideali internazionali


ONU - MAROCCO: Ban Ki-Moon saluta la leadership di Re Mohammed VI per i suoi nobili ideali internazionali
Rabat , 25 agosto 2012
Sua Maestà il Re Mohammed VI del Marocco ha avuto sabato scorso un colloquio telefonico con il Segretario Generale dell'ONU, Signor Ban Ki Moon, indica un comunicato del Palazzo Reale.
A questa occasione, Ban Ki-Moon ha salutato la leadership di SM il Re in quanto ai nobili ideali internazionali e ha evidenziato l'apporto significativo del Regno del Marocco, membro attivo del Consiglio di Sicurezza e contributore di primo ordine alle operazioni di mantenimento della pace, aggiunge la stessa fonte.
Il Segretario Generale dell'ONU ha rinnovato così la stima dell'Organizzazione per l'impegno costante del Regno del Marocco che ha sempre risposto favorevolmente, sotto la condotta della Sua Maestà, agli appelli della comunità internazionale che mirano la prevenzione dei conflitti ed il consolidamento di un pace duratura, sia sui piani regionali che internazionale.
Trattandosi della questione del Sahara, segue il comunicato, il Segretario Generale ha assicurato in questo colloquio che l'ONU non considera nessuna modifica dei termini di esercizio della sua mediazione che ha per obiettivo la promozione di una soluzione politica reciprocamente accettabile a questa controversia.
Ha sottolineato così che il suo Inviato Personale ed il suo nuovo Rappresentante Speciale riempiranno nei limiti della cornice precisa, come fissato dal Consiglio di Sicurezza, i loro mandati relativi all'avanzamento del processo di regolamento e questo facendo, al contributo all'instaurazione delle relazioni bilaterali impegnate con l'Algeria.
SM il Re ha, per la sua parte, riaffermato la mobilitazione costante del Regno al servizio dei valori universali della pace e della cooperazione come stimolate dalle Nazioni Unite.
Concernente la questione del Sahara marocchino, SM il Re ha reiterato le disposizioni sincere, volontari e costruttive del Regno, che si appoggiano in modo tangibile sulla proposta di autonomia avanzata che la comunità internazionale ha salutato come leva seria e credibile di uscita di questo conflitto larvato.
All’occasione di questo colloquio, SM il Re ed il Segretario Generale dell'ONU hanno scambiato a proposito delle principali domande internazionali e convenuti di mantenere al loro più alto livello di eccellenza gli scambi fruttuosi, costanti e responsabili tra il Regno e le Nazioni Unite, conclude il comunicato.

Yassine Belkassem

lunedì 20 agosto 2012

20 agosto 1953¬: La Rivoluzione del Re e del Popolo che mise fine al colonizzazione in Marocco


20 agosto 1953­: La Rivoluzione del Re e del Popolo che mise fine al colonizzazione in Marocco
defunto Re Mohammed V del Marocco
Il popolo marocchino celebra lunedì 20 agosto l’anniversario 59 della Rivoluzione del Re e del Popolo, un avvenimento marcante della Storia contemporanea del Marocco come fase decisiva nella lotta del popolo Marocchino, sotto la guida del Trono alawita, per la difesa della Nazione e la sua liberazione dal giogo del colonialismo francese ed spagnolo.
Il 20 agosto 1953 le autorità coloniali decidessero di forzare all’esilio in Corsica e in Madagascar, il Padre della Nazione, defunto Mohammed V, insieme alla sua Famiglia Reale, nominando, al loro soldo, Ben Arafa credendo di abbattere i legami che uniscono il Trono e il suo fedele popolo.
Tutto il popolo marocchino si è sollevato contro questo complotto francese con tutti i mezzi. La parola d’ordine era: il ritorno immediato del Re legittimo e la Sua Famiglia dall’Esilio e la proclamazione dell’indipendenza.
Le manifestazioni, le proteste e le azioni armate della Residenza e dell’Esercito della Liberazione si sono moltiplicate e si sono estese in tutto il Marocco. Ben Arafa è stato attaccato pubblicamente, in operazione esemplare dall’Eroe Allal Ben Abdallah, mentre era in un corteo.
Davanti a questa Rivoluzione, l’amministrazione coloniale francese si è obbligata ad arrendesi alla volontà de popolo e del Trono marocchini e di rinunciare al suo diktat, ciò che ha permesso il ritorno trionfale del Re e la sua illustrissima Famiglia il 16 novembre 1955 e liberazione della Marocco. 

sabato 11 agosto 2012

Spagna: colpo duro ai separatisti del Poliasrio: chiusi 40 sedi in Spagna


Spagna: colpo duro ai separatisti del Poliasrio: chiusi 40 sedi in Spagna


Dopo la posizione ufficiale del Governo spagnolo di rivedere la sua relazione con i campi del Polisario a Tindouf in Algeria, e di evacuare i suoi cooperanti da questa Terra di Nessuno, a causa della crescita dell’insicurezza, il rischio degli atti terroristiche nel Sahel il Sahara e il rapimento di due spagnoli e l’italiana Rossella Urru da Tindouf; è arrivato il turno di chiudere i sedi dei separatisti in Spagna.
La crisi, e non solo, obbliga gli spagnoli a chiudere il rubinetto dopo aver sostenuto da anni i finanziamenti delle reti ed associazioni per le azioni antimarocchine.
Secondo il quotidiano arabofono Assabah, 40 uffici sono chiusi per mancanza di finanziamenti.
Le associazioni che assicuravano le spese di affitto, il salario e il finanziamento della propaganda e delle manifestazioni contro il Marocco,  si trovano a secco per mancanza di sovvenzioni che certi enti locali davano al polisario e i loro sostenitori.

Rifugiati siriani in Giordania : Il Re del Marocco invia sette aeri di aiuti e logistico


Rifugiati siriani in Giordania : Il Re del Marocco invia sette aeri di aiuti e logistico

All’iniziativa di SM il Re Mohammed VI, il Marocco ha inviato aiuti umanitari ai rifugiati siriani in Giordania.

Diversi aeri sono atterrati ad Amman trasportando aiuti ed un ospedale medico chirurgico dalle Forze Armate Reali.

L’ospedale fornisce servizio medicale ai rifugiati siriani grazie 75 personali tra medici in tutte le specializzazioni ed infermieri. Il Regno del Marocco prevede di inviare sette aeri per lo sostegno logistico ed umanitario attraverso l’Agenzia Marocchina di Cooperazione Internazionale, oltre al contributo della Fondazione Mohammed VI di Solidarietà.

L’iniziativa marocchina che è stata molto apprezzata all’estero e dei responsabili giordani, contribuirà ad alleggerire la sofferenza di circa 2.200 rifugiati insediati in campo Zaatari al nord-est d’Amman, nel momento in cui la Giordania vive una congiuntura economica difficile, accoglie più di 140.000 rifugiati.

La decisione del Sovrano di inviare aiuti sostanziali ai rifugiati siriani conferma l’impegno solidale costante del Marocco verso i paesi fratelli ed amici, soprattutto nelle circostanze difficili come quella del popolo siriano.

domenica 5 agosto 2012

IL CASO/ Micalessin: così Al Qaeda si sta espandendo in tutto il Nord dell'Africa


IL CASO/ Micalessin: così Al Qaeda si sta espandendo in tutto il Norddell'Africa

Gian Micalessi
domenica 5 agosto 2012

Tutto ciò che sta avvenendo nel Sahel si inserisce in un contesto più ampio che è quello che fa seguito alla progressiva espansione di Al Qaeda nel Maghreb e in tutto il Nord dell'Africa. Si va dal Sud dell'Algeria, al Mali sino a tutti quei territori dell'area spagnola dove un tempo operava il Fronte Polisario e che oggi sono, di fatto, sotto controllo di molti gruppi di Al Qaeda che sono implicati nel contrabbando di droga, armi e traffici umani. Proprio in quella zona è stata rapita Rossella Urru ad opera di un gruppo Al Qaedista. L'Africa è un porto franco da dove per le cellule di Al Qaeda è molto facile passare: oltre a controllare il Sahel, Al Qaeda è impiantata nel Niger, in Somalia, nel Nord del Kenya. Inoltre, nel bacino delle Primavere Arabe sono fioriti gruppi fondamentalisti che garantiscono sostegno e complicità a gruppi terroristici. Accanto all'Egitto, la zona del Sinai è ormai completamente fuori controllo.

La caduta del regime libico ha avuto un peso in questo nuovo assetto?

Certamente, perchè ha aperto una sorta di vaso di Pandora. Abbattuti i confini libici, sono passati carichi di armi, razziati dai depositi di Gheddafi, per mano di quegli stessi Tuareg arruolati dall'ex Raìs all'interno del proprio esercito.

Lei parlava del rapporto fra il Fronte Polisario ed Al Qaeda. Qual è il peso di questa alleanza nell'equilibrio della regione?

Da circa due anni sono stati segnalati contatti fra ex esponenti del Polisario e Al Qaeda. Questi ultimi, considerata la crisi in corso dopo l'armistizio fra il Polisario e l'Algeria che, fra l'altro, ha prodotto campi profughi che traboccano delle popolazioni delle ex aree spagnole ormai da trent'anni, sono stati non solo affascinati dall'ideologia Al Qaedista ma anche attirati dalla possibilità di ottenere facili guadagni commerciando in armi.

E' ipotizzabile che questo tipo di cellule terroristiche venga esportato in Europa?  

C'è questo rischi da mesi, da quando sono stati razziati i depositi di armi appartenute a Gheddafi: fra queste c'erano centinaia di missili terra-aria o portatili che sono praticamente scomparsi: alcuni sono sicuramente finiti nel Nord del Mali. Si tratta di missili “in libertà” che potrebbero essere utilizzati per abbattere aerei civili. Ipotesi che ci riporta agli anni '70 quando in Italia fu ritrovato un missile terra-aria pronto per essere utilizzato. Del resto, il tratto di Mare Mediterraneo che divide il Nord Africa dall'Europa è molto stretto e le armi potrebbero tranquillamente passare.

Ieri in Spagna, la polizia ha arrestato tre presunti membri di Al Qaeda, pronti a far saltare un bus. Non provenivano, però, dal nord dell'Africa ma si trattava di due ceceni e un turco. Il terrorismo Al Qaedista sta arruolando in paesi non tradizionalmente legati a questo tipo di terrorismo?

La rete di Al Qaeda è virtuale e si basa su collegamenti via internet ma poi diventa effettiva perchè permette alle varie cellule di avere punti di riferimento e di spostarsi agevolmente. Non dimentichiamo che, proprio in Spagna già durante gli attacchi alla stazione di Atocha nel 2004, c'è sempre stata la presenza di cellule.

Lei pensa che l'Italia sia a rischio in questo periodo?

Nel nostro Paese si è sviluppato un grosso controllo del territorio: inoltre, la vasta rete criminale che comprende mafia e camorra fa da deterrente alla formazione di cellule terroristiche perchè vogliono detenere il completo controllo dei traffici di armi. Gli esponenti mafiosi sono i primi ad informare la polizia della presenza di eventuali infiltrazioni terroristiche.

ilsussidiario.net

venerdì 3 agosto 2012

informativo: Il pericolo imminente del terrorismo dal Sahel-sah...

informativo: Il pericolo imminente del terrorismo dal Sahel-sah...: Il pericolo imminente del terrorismo dal Sahel-sahara/Tindouf al  Mediterraneo. Azioni di Francia, Spagna ed Italia: NON ANDATE A TINDOUF ...

Il pericolo imminente del terrorismo dal Sahel-sahara/Tindouf al Mediterraneo. Azioni di Francia, Spagna ed Italia: NON ANDATE A TINDOUF


Il pericolo imminente del terrorismo dal Sahel-sahara/Tindouf al  Mediterraneo. Azioni di Francia, Spagna ed Italia: NON ANDATE A TINDOUF
Il Ministero degli Affari Esteri Italiano ha lanciato un Avviso particolare sull’Algeria, diffuso il 03.08.2012. Tuttora valido.
Che “Si registra un’accresciuta instabilità della regione saheliana, confermata dagli episodi di sequestro verificatisi negli ultimi anni a danno di cittadini occidentali e perpetrati da gruppi legati al movimento terroristico di Al Qaida nel Maghreb Islamico (AQMI). A gruppi vicini ad AQMI è altresì riconducibile l’attentato terroristico che ha colpito la città di Tamanrasset nello scorso Febbraio 2012 e la città di Ouargla nel Luglio del 2012”.

Aggiungendo che “anche a seguito dei sequestri di due connazionali nel febbraio e nell’ottobre 2011 (rispettivamente nei territori a sud della città di Djanet e nell’area ovest limitrofa a Tindouf) si sconsiglia nella maniera più assoluta di intraprendere viaggi nelle regioni algerine confinanti con Mali, Niger, Libia e Mauritania, raccomandando altresì di sospendere tutti i viaggi non indispensabili nei campi saharawi”. 
Ieri, l’ANSAMED ha fatto sapere che “la collusione fra movimenti separatisti, terroristi ed estremisti religiosi, sta gettando la regione sahelo-sahariana in un'anarchia senza precedenti.”
L’agenzia di stampa italiana ANSAMED ha aggiunto che “la paura è che la zona di insicurezza si espandi in un territorio ben più ampio, fino a raggiungere le coste del Mediterraneo. 
Il ministro francese degli Affari esteri, Laurent Fabius, ha già ammonito sul rischio di un possibile "shaelistan", ossia un'area, principalmente a nord del Mali, la cui attuale estrema debolezza di governo non permette di controllare l'immenso territorio, dove potrebbero spadroneggiare dei gruppi estremisti, come Aqmi o Mujao, e che potrebbe potenzialmente diventare, a causa della prossimità territoriale con Maghreb ed Europa, peggio dell'Afghanistan.
Anche le autorità spagnole hanno mandato un messaggio alla comunità internazionale, decidendo di rimpatriare i propri cittadini e quelli di altri paesi europei installati nella regione di Tindouf e nel nord del Mali, per via della "crescita rimarcabile dell'insicurezza" e quindi per possibili atti terroristici contro cittadini stranieri”.
 “Appaiono inoltre sempre più evidenti i legami fra i separatisti del Fronte Polisario e Aqmi, Al-Qaida nel Magreb islamico, - gruppo, quest'ultimo, che si è fortemente rafforzato grazie all'instabilità generata dalla guerra civile in Libia, nella quale è ora presente una vasta zona diventata una grande mercato di armi, quelle lasciate dal regime di Gheddafi, a cielo aperto - con lo scopo di controllare e mettere a frutto i traffici, armi, droga, esseri umani e rapimenti, della regione” precisa ANSAMED.

Rapita attivista a Tindouf in Algeria dal Polisario e bruciata la sua tenda


Rapita attivista a Tindouf in Algeria dal Polisario e bruciata la sua tenda
Le bande delle milizie dei separatisti “Polisario” nei campi di Tindouf in Algeria hanno rapito l’attivista saharawi Mariem Bent Lahbib Oueld Elhabadi proveniente della tribù Rguibat Essaouaid bruciando la sua tenda.

Il motivo:  Mariem bent Lahbib ha vocalizzato pubblicamente “VIVA IL RE”, il Re del Marocco, Mohammed VI.
Malgrado l’embargo e l’oppressione le voci libere a Tindouf si fanno sentire, richiedendo la libertà e la liberazione dall’Esercito algerino e dalla banda del Polisario, sfidando lo stesso Esercito e la stessa banda in questa Zona Grigia del mondo.

La situazione dei campi profughi di Tindouf, gli stessi nei quali è stata rapita la cooperante italiana Rossella Urru insieme ai due colleghi spagnoli è percepita dai gruppi di estremisti come un'occasione per creare una zona di non-diritto, come quelle delle regioni tribali fra l'Afghanistan ed il Pakistan, a Tindouf la collusione fra separatismo e terrorismo è diventato pericolo imminente dal Sahel-sahara al  Mediterraneo.

giovedì 2 agosto 2012

Collusione fra separatismo e terrorismo: Pericolo imminente dal Sahel-sahara al Mediterraneo




Stefano Olivero

La collusione fra movimenti separatisti, terroristi ed estremisti religiosi, sta gettando la regione sahelo-sahariana in un'anarchia senza precedenti. La paura è che la zona di insicurezza si espandi in un territorio ben più ampio, fino a raggiungere le coste del Mediterraneo.

Il ministro francese degli Affari esteri, Laurent Fabius, ha già ammonito sul rischio di un possibile "shaelistan", ossia un'area, principalmente a nord del Mali, la cui attuale estrema debolezza di governo non permette di controllare l'immenso territorio, dove potrebbero spadroneggiare dei gruppi estremisti, come Aqmi o Mujao, e che potrebbe potenzialmente diventare, a causa della prossimità territoriale con Maghreb ed Europa, peggio dell'Afghanistan.

Anche le autorità spagnole hanno mandato un messaggio alla comunità internazionale, decidendo di rimpatriare i propri cittadini e quelli di altri paesi europei installati nella regione di Tindouf e nel nord del Mali, per via della "crescita rimarcabile dell'insicurezza" e quindi per possibili atti terroristici contro cittadini stranieri.

Secondo la diplomazia spagnola, scrive l'agenzia di stampa marocchina Map, l'instabilità politica del Mali ha fatto si che il nord di questo paese - caduto nelle mani di gruppi radicali, capeggiati dal Mujao, il Movimento per l'unicità e la jihad nell'Africa del Nord, sia diventato "una piattaforma terroristica" ed un punto di partenza di tutte le azioni terroristiche nella regione.

Appaiono inoltre sempre più evidenti i legami fra i separatisti del Fronte Polisario e Aqmi, Al-Qaida nel Magreb islamico, - gruppo, quest'ultimo, che si è fortemente rafforzato grazie all'instabilità generata dalla guerra civile in Libia, nella quale è ora presente una vasta zona diventata una grande mercato di armi, quelle lasciate dal regime di Gheddafi, a cielo aperto - con lo scopo di controllare e mettere a frutto i traffici, armi, droga, esseri umani e rapimenti, della regione.

La situazione dei campi profughi di Tindouf, gli stessi nei quali è stata rapita la cooperante italiana Rossella Urru insieme ai due colleghi spagnoli, nel nord del Mali ed in Libia, è percepita dai gruppi di estremisti come un'occasione per creare una zona di non-diritto, come quelle delle regioni tribali fra l'Afghanistan ed il Pakistan.

In tale contesto sarebbero quindi almeno sette i paesi minacciati direttamente: il Marocco, l'Algeria, la Tunisia, la Libia, il Mali, il Niger e la Mauritania.

(ANSAmed)