domenica 24 dicembre 2017

L’INTERVISTA. Grasso: «Il mio obiettivo è riportare a casa gli elettori che votano i 5 Stelle»

Il presidente del Senato: «Io ai duelli tv? Non mi candido per X Factor». «Loro gridano onestà tre volte? Be’, io lo posso dire anche cinque»

  di Massimo Franco

Lasciate che i grillini vengano a me. E si convertano alle istituzioni. Non lo dice proprio con queste parole. Ma la strategia di Pietro Grasso, presidente del Senato e leader di Liberi e uguali, la sinistra alternativa al Pd, sembra proprio questa: convincere ad andare alle urne chi negli ultimi anni si è astenuto. E «riportare a casa» i voti di quei settori dell’opinione pubblica che, per rabbia o per protesta, hanno gonfiato le percentuali del M5S. «Loro gridano onestà tre volte? Be’, io lo posso dire anche cinque», rivendica. Su Matteo Renzi, invece, Grasso è stranamente cauto; idem su Maria Elena Boschi: guarda oltre. E spiega perché ha deciso di fare politica mantenendo la seconda carica dello Stato.

Non ha scelto bene il momento per diventare un capo partito. Il Senato è esposto.
«Veramente, il Senato è stato esposto da una legge elettorale votata senza permetterci di discuterla dopo il sì della Camera; e dopo cinque voti di fiducia. A quel punto ho sentito l’esigenza di dare un segno di discontinuità politica uscendo dal Pd. Prima ho fatto quello che dovevo, garantendo che andasse in porto per dovere istituzionale. Poi ho preso carta e penna, senza consultare nessuno, e ho comunicato che lasciavo il Pd. La tempistica non è stata una mia scelta. Non ho pensato al seguito, e invece si è innescato un meccanismo che mi ha portato a impegnarmi direttamente in politica. È la prima volta, ma lo faccio con convinzione e vero entusiasmo».
Il Senato è uscito rilegittimato dal referendum del 4 dicembre del 2016. Non teme di delegittimarlo?
«Per pronunciarmi ho aspettato l’approvazione in prima lettura della legge di Bilancio. E comunque, no: ho mantenuto una perfetta indipendenza e autonomia. L’ho fatto in questi anni e continuerò a farlo ancora di più ora. I tempi stretti della legislatura mi hanno indotto a compiere il passo finale. D’altronde, quando tre ragazzi, Speranza, Civati e Fratoianni sono venuti a propormi il loro progetto, ho capito che potevo e dovevo rendermi ancora utile».

I «tre ragazzi» fanno pensare a Liberi e uguali come a una «Cosa rossa» aggiornata; e che li abbiano mandati Bersani e D’Alema.
«Tecnica antica, quella di demonizzare qualcuno per inficiare il ruolo di altri. Non sono mai stato strumento di nessuno, né da magistrato né adesso. L’etichetta di «Cosa rossa» era stata confezionata dagli avversari prima ancora che l’operazione partisse. Il progetto è diverso».
Lo è riuscito a cambiare lei?
«Certo vogliamo cambiarlo. Il coinvolgimento di Rossella Muroni, fino a ieri presidente di Legambiente, è un primo segnale. Ci rivolgiamo a settori del mondo cattolico, dei sindacati, di associazioni, in una parola dei corpi intermedi. Parliamo a una realtà potenziale molto più larga da coinvolgere. Il mio obiettivo è costruire un movimento dal basso che riduca le disuguaglianze e la povertà. La parola leader non mi piace».


Nel simbolo c’è il suo nome.
«Ero contrario, se non altro per pudore. Ma era necessario per farci riconoscere: succede alle nuove formazioni, anche «+Europa» ha messo il nome della Bonino».
Perché non si è dimesso?
«Invece di risolvere un problema, ne avrei creati alle istituzioni. Problemi seri, con i numeri del Senato in bilico e al termine della legislatura. Sarebbe stato un ulteriore elemento di instabilità».
Lei non è uomo da duelli televisivi duri. Parteciperà ai confronti in tv?
«Mi candido per il Parlamento, non per X Factor. Non mi interessa affascinare, né scontrarmi secondo logiche che non mi appartengono. La mia idea di politica non è la battaglia televisiva ma presentare la soluzione dei problemi. Se è necessario parteciperò ai confronti ma non amo gli scontri. Io voglio partire dai valori di sinistra con un progetto che guardi ben oltre le elezioni».
Come convincerà gli elettori che il voto a voi è utile, e non favorisce M5S o centrodestra?
«Guardi, noi ci proponiamo come sinistra di governo non come fine ma come mezzo per cambiare la rotta su lavoro, scuola, sanità. E vogliamo spiegare che non serve un voto solo di protesta. In più, con questo sistema, di fatto proporzionale, non ci sarà un vero vincitore. La storia del voto utile non regge».
Non ci sarà un vincitore ma la sinistra si candida a essere perdente.
«Vogliamo riportare al voto chi oggi si astiene perché deluso. Il Pd i consensi li ha già persi con l’astensione o col voto al M5S. Contiamo di recuperarli dando un’alternativa».
Il Pd continuerà a perderli?
«Lo dicono i dati. Noi saremo la rete che raccoglierà quel consenso prima che vada altrove».
Influisce l’andamento dei lavori della Commissione d’inchiesta sulle banche?
«Bisogna aspettare che finisca i lavori per capire meglio».
Nel suo partito c’è chi chiede le dimissioni di Boschi.
«Non affronto il problema delle sue dimissioni. O senti di darle per tue ragioni personali, o perché te le chiede qualcuno a cui non puoi dire di no. Per ora non si sono verificate queste condizioni».
Quanto influisce sulle difficoltà del Pd la sconfitta referendaria del dicembre 2016?
«Il referendum ha mostrato una partecipazione di popolo straordinaria. Molti hanno visto nella riforma, collegata con l’Italicum, un indebolimento della nostra democrazia. Le riforme vanno fatte con un altro approccio: merito e metodo di quella riforma l’hanno resa un’occasione mancata».
Le è pesato molto gestire il referendum dal Senato che doveva essere abolito?
«Fa parte del ruolo gestire con imparzialità provvedimenti che posso anche non condividere».
Cosa votò al referendum?
«Prima che arrivasse in Aula avevo espresso le mie perplessità, ma non mi sono espresso durante la campagna e non lo farò neanche ora».
Quindi potrebbe anche votare Pd e non dirlo.
«Rispondo con una battuta: se venisse sulla nostra linea... ma non mi sembra possa accadere. Io sono inclusivo, non metto veti».
Non è troppo facile prendersela con Renzi oggi? Per anni la nomenklatura del Pd, compresi alcuni che stanno con lei, non hanno fiatato.
«Non sono tra quelli che ne fanno una questione personale: ho avvertito una distanza crescente con le politiche attuate, e non ne ho fatto mistero. La campagna elettorale si fa sui contenuti. Se non c’è Renzi ma si continua con la stessa politica, le distanze con noi non si accorciano».
La descrivono come possibile garante di un M5S che si avvicina al governo.
«Su molti temi, a cominciare dall’Europa e dalla moneta unica, siamo distanti: pensare a un referendum sull’euro, tra l’altro, non è previsto dalla Costituzione. Più che parlare col M5S dopo le elezioni, preferisco parlare ora con i suoi elettori, convogliando la loro rabbia nell’ambito istituzionale. Vorrei riportarli a casa».
Vuole togliere voti al Pd e a Grillo?
«Non metto limiti, magari convinceremo anche elettori di centrodestra: quelli che prima erano i problemi di pochi sono diventati problemi di molti: precari, giovani professionisti, chi ha una piccola attività, una partita Iva».
Ha qualcosa da rimproverarsi per la decadenza di Silvio Berlusconi da senatore?
«Ho applicato la legge Severino e il regolamento del Senato. E l’Aula nella sua sovranità ha votato».
Vorrebbe che partecipasse alla campagna elettorale?
«Già partecipa».
Come candidato.
«Non dipende da me».


venerdì 15 dicembre 2017

Perché la comunità marocchina partecipa attivamente nelle marce di ALQOS (Gerusalemme) in Italia?

Noi membri della comunità marocchina in Italia convinti e partecipiamo attivamente nelle marce di ALQOS (Gerusalemme) in Italia:
Sulla base delle posizioni storiche del Marocco sia da parte popolare che istituzionale relative al diritto del popolo palestinese, nella sua resistenza e nella sua lotta legittima per liberarsi dall'occupazione israeliana e per godere di tutti i suoi diritti al ritorno in Patria ed all'instaurazione del suo Stato indipendente sulla base delle frontiere del 1967 e con Al-Qods come capitale.
La questione palestinese in Marocco è una causa centrale e nazionale.
Il nostro Re Mohammed VI è presidente del Comitato Al-Qods che fa parte dell'Organizzazione della Cooperazione Islamica (OCI) che rappresenta 57 paesi musulmani e più di un miliardo di cittadini.
Conformemente alle risoluzioni del Consiglio di Sicurezza ed a tutte le decisioni e raccomandazioni internazionali che stipulano l’urgenza di porre fine all'occupazione israeliana dal territorio palestinese, il ritorno dei rifugiati e la fine delle aggressioni contro il popolo palestinese ed il recupero dei suoi diritti beffati.
Quindi,è ovvio che noimembri della comunità marocchina partecipiamo con la Palestina a Firenze, Torino, Roma, Bologna, Bergamo, Napoli e in tutte le città italiane per:
Per sottolineare che il riconoscimento degli USA della città Al-Qods (Gerusalemme) occupata come capitale dello Stato d'occupazione e trasferimento della loro ambasciata in questa città santa costituisce un atto contrario alla legittimità internazionale e consolida un'occupazione iniqua e pregiudica i diritti del popolo palestinese. Pertanto, questo riconoscimento non è assolutamente legittimo siaal livello giuridicochea quello dei diritti dell'uomo e al livello diplomatico.
Per sottolineare che questo genere di atto costituisce un attacco grave al processo di pace e incoraggia Israele a proseguire le sue violazioni dei diritti del popolo palestinese, tali diritti sostenutidalla Comunità internazionale e da tutti i paesi del mondo.
Per sottolineare che il continuo sostegno americano all'occupazione israeliana e all'aggressione contro i diritti del popolo palestinese, sui piani militare, diplomatico e politico, costituisce una sfida a tutti i popoli che sostengono la pace e una costanza di voler attizzare le tensioni ed i conflitti nella regione del Medio Oriente.
Per riconfermarela solidarietà marocchina con il popolo palestinese per recuperare tutti i suoi diritti nella realizzazione del suo Stato nazionale indipendente con Al-Qods come capitale.
Per richiedere a tutti i paesi ostili all'occupazione ed a tutti gli onesti del mondo, innamorati di pace ed attaccati ai diritti dell'uomo di bloccare quest'iniziativa americana le cui conseguenze saranno disastrose per la regione ed il mondo intero.

Venerdì 15 dicembre 2017

1.       Yassine Belkassem, RACMI e FAT
2.       Yahya El Matouat, Spazio Marocchino-Italiano per la Solidarietà, Milano.
3.       Charqi Aziz, associazione Tawassol, Vicenza.
4.       Loussine Ait Aala, Associazione Solidarietà Italo - Marocchina per lo Sviluppo e la Partecipazione, Treviso.
5.       Berriria Abdellah, Associazione Assalam Piombinoe Val di Cornia
6.       Afarfar Miriam, comunità marocchina in Toscana.
7.       Nahli Abdelfattah, Associazione marocchina,Firenze
8.       Maltof Mohamed, comunità marocchina diBergamo.
9.       Said Hammada, Associazione Al Yamama, Torino.
10.    Nadia Bousada, comunità marocchina, Lombardia.
11.    Wahid El Fihri, Associazione italo-marocchina per la cultura e l’integrazione, Ferrara.
12.    Dott. Said Ben Cheikh, comunità marocchina a Piacenza.

13.    Prof Abdelhak Igoudyane Associazione Alqods Acharif-Italia

mercoledì 13 dicembre 2017

Parigi. La leadership africana di Re Mohammed VI nella causa del clima e dello sviluppo sostenibile molto apprezzata da “One Planet Summit”

La partecipazione e la leadership del Re Mohammed VI del Marocco per la promozione dello sviluppo sostenibile del continente africano sono state salutate all'apertura del vertice internazionale sul clima (One Planet Summit), organizzato martedì a Parigi. 
“Ringraziamo SM il Re Mohammed VI che con la sua presenza a questa seduta d'apertura ha segnato il suo impegno per la causa del clima e attraverso l'organizzazione della COP 22, la sua leadership per lo sviluppo sostenibile del Continente africano e un programma ambizioso di sviluppo delle energie rinnovabili (…), Sua Maestà il Re Mohammed VI dimostra quanto la questione del clima è universale e riguarda tutti i paesi del sud e del nord. Permettetemi ugualmente di sottolineare che la presenza del Principe Ereditario Moulay El Hassan è ugualmente un simbolo forte dell'implicazione della gioventù per difendere il futuro del pianeta”, ha detto il relatore dell’apertura dei lavori del vertice, in presenza del presidente francese, Emmanuel Macron, del Segretario generale dell'ONU, Antonio Guterres e del presidente della Banca mondiale, Jim Yong Kim, come pure dei capi di Stato e delle delegazioni che partecipano a questo evento mondiale. 
Il mondo sta “perdendo la battaglia” contro il deregolamento climatico, allerta il presidente francese, che è dietro l’iniziativa di questo vertice battezzato “One Planet Summit”. 
“Non ci vuole fuorviarsi, si passa un momento molto buono ma si sta perdendo la battaglia, coloro che erano prima di noi avevano una fortuna, potevano dire “non si sapeva”, ha aggiunto. “Qui si sta giocando una nuova tappa della nostro lotta collettiva”, ha ancora detto Macron, perche “non si va abbastanza veloce”. Il “vertice del periodo” ha lo scopo di individuare finanziamenti supplementari per rispettare gli obiettivi di limitazione del riscaldamento contenuti nell'accordo di Parigi, adottato due anni fa. 
Organizzato su iniziativa del presidente francese, congiuntamente con l'ONU e la Banca mondiale, il vertice di Parigi sul clima vuole in particolare per ambizione di implicare le finanze pubbliche e private attraverso azioni e soluzioni concrete, innovative e solidali a favore particolarmente dei paesi del sud del mondo e delle popolazioni più vulnerabili.
La partecipazione del Re Mohammed VI al vertice riflette un impegno nazionale e si fonda su una visione continentale del Sovrano in tema di lotta contro il cambiamento climatico. Lo ha affermato il ministro degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale del Marocco, Nasser Bourita. Una presenza  che “riflette innanzitutto l’importanza attribuita dal Sovrano, a livello nazionale, al tema del cambiamento climatico come dimostra l’avvio di una serie di programmi e progetti”. “Il Marocco ha ambizioni specifiche in termini di riduzione dei gas a effetto serra e di un ricorso sempre maggiore alle energie rinnovabili entro il 2030”, ha aggiunto Bourita, sottolineando come il Regno, sotto la guida del Sovrano, abbia sviluppato allo stesso modo i programmi di efficienza energetica e sulle energie rinnovabili. 
Non è per caso che l’esempio marocchino è stato apprezzato in questa vertice, infatti, i discorsi e messaggi del Re, dalla sua intronizzazione , contengono tanti appelli di chiarezza, di responsabilità e di solidarietà per affrontare il deregolamento ed all'urgenza climatica. 
Nel 1992, il Re Mohammed VI, allora principe ereditario aveva condotto la delegazione marocchina al vertice della Terra a Rio de Janeiro.
Il suo discorso del 15 novembre 2016, dinanzi alla seduta di alto livello della COP 22 (Marrakech dal 07 al 18 novembre 2016) costituisce un riferimento quanto alla concezione e la percezione del Regno della gestione multilaterale delle questioni ambientali nel quadro di una solidarietà intergenerazionale. 
In occasione del segmento di alto livello della COP23 a Bonn, il Presidente francese,  il Presidente dell'Assemblea generale delle Nazioni Unite e la Cancelliere tedesca hanno salutato l'impegno del Marocco a favore del clima e la sua leadership nel quadro della sua presidenza del COP22 tenuta, l'anno scorso ad Marrakech.
Pertanto, il Marocco ha preso iniziative precise per produrre, da oggi e entro 2030, il 52% della sua energia da risorse rinnovabili.
Oggi, il Marocco è sollecitato dai paesi africani in particolare attraverso il Centro di Competenze sul Cambiamento Climatico.

martedì 12 dicembre 2017

Report della Corte dei Conti. Sanzionati circa 200 funzionari di CRI e del ministero dell’Interno marocchino

Come era previsto , nel 24 ottobre, quando il Re Mohammed VI del Marocco aveva dato le sue alte istruzioni al ministro dell’Interno per condurre le indagini necessarie, a livello nazionale, sui responsabili che dipendono dal suo dicastero nell’amministrazione territoriale e come aveva impartito ulteriori indicazioni al presidente della Corte dei Conti per esaminare e valutare l’azione dei Consigli Regionali d’Investimento (CRI).
Dopo questa scadenza, il Sovrano ha ricevuto, ieri, nel palazzo reale di Casablanca, il Capo del governo Saad Eddine El Ohmani, il Ministro dell’Interno, Abdelouafi Laftit e il primo presidente della Corte dei Conti, Driss Jettou, in presenza di Fouad Ali El Himma, Consigliere del Re.
In questa occasione, Driss Jettou ha presentato al Re un report conclusivo delle sue indagini circa la valutazione dell'azione dei CRI, nel quadro di un approccio congiunto con le diverse istituzioni interessate. Tali indagini rilevato delle anomalie che impediscono a questi centri di riempire pienamente la loro missione fissata dalla lettera reale indirizzata al Primo ministro il 9 gennaio 2002.
Se i CRI hanno potuto realizzare risultati significativi nella creazione di imprese, però, sono stati meno efficienti per quanto riguarda l'accompagnamento e l'aiuto agli investitori. Addirittura, è stato rilevato l'assenza di controllo post-creazione, la mancanza di assistenza alle piccole e medie imprese, oltre all'assenza di dati attualizzati o di studi dettagliati sull'investimento e sul potenziale economico delle regioni, come pure l’inefficienza della Commissione Regionale d'Investimento.
Risulta, dunque, che i CRI si allontanano dall'approccio puramente burocratico che caratterizza la loro azione nel dedicarsi al trattamento dei dossier che sono presentate a loro a livello locale anziché rinviarle, in modo non giustificato, ai servizi statali centrali a Rabat, ed adattarsi completamente le loro missioni nel prendere iniziativa e mobilizzazione delle potenzialità.
Parallelamente a tutto ciò e per garantire un controllo permanente del dispositivo nazionale d'aiuto all'investimento, occorre predisporre la commissione di alto livello, prevista dalla lettera reale del 2002, incaricata di preparare le misure necessarie all'attuazione della riforma dell'investimento e del controllo della sua applicazione.
In questo contesto il Sovrano ha dato le sue alte istruzioni al Capo del governo per operare con tutti i settori interessati e con la Corte dei Conti di sottoporre, entro due mesi, le proposte relative alla riforma ed all’aggiornamento dei CRI affinché svolgano le loro missioni d'incoraggiamento all'investimento, di promozione dello sviluppo, d’utilizzazione delle grandi potenzialità d'investimento che offre l'economia nazionale e d'accompagnamento dello sviluppo che conosce il Marocco.
Il Re ha insistito sulla necessità di prestare un interesse particolare alla formazione dei dirigenti dei CRI e la loro qualificazione per essere all'altezza delle missioni che le loro sono assegnate per smontare le sfide dello sviluppo, sul piano locale e nazionale.
Il Sovrano ha messo l'accento, inoltre, sulla necessità per i CRI di prestare un'attenzione particolare alle piccole e medie imprese, accompagnarle e portare l'ascolto necessario alle loro ambizioni, per contribuire a superare gli ostacoli che affrontano e garantire così il loro sviluppo, considerando la loro importanza ed il loro ruolo nella promozione dello sviluppo e la creazione dei posti di lavoro.
Il Re ha ricordato che questi centri devono prestare un'attenzione uguale tanto alle piccole e medie imprese che alle grandi imprese, tenuto conto che alcune grandi società dispongono d'interlocutore istituzionale rappresentato dalla commissione nazionale degli investimenti, presieduta dal Capo del governo, oltre al fatto che dispongono di strutture efficaci e di meccanismi particolari di controllo e di valutazione.
Successivamente, il Ministro dell’Interno ha presentato al Sovrano i risultati delle indagini condotte dal ministero, basandosi sulle inchieste e il report relativo al controllo continuo dell'azione degli agenti d'autorità.
Quest'indagini hanno rilevato  casi d'inadempimento nell'esercizio della responsabilità presso un certo numero di agenti d'autorità di varie categorie. Si tratta di: 1 Wali, 6 Governatori, 6 Segretari generali, 6 Pascià, capi di circoscrizione e capi di zona urbana, 122 Qaid e 17 khlifa.
In applicazione del principio costituzionale di rendiconto nei confronti di tutti coloro che avrebbero mancato ai loro doveri e responsabilità professionali, il Ministro dell’Interno ha presentato al Re proposte di misure disciplinari contro responsabili interessati, come segue:
1- La sospensione dalla funzione e la traduzione dinanzi ai consigli disciplinari competenti per un Wali e 6 governatori:
2 - Per i responsabili che appartengono agli altri gradi d'autorità: sospensione dalla funzione per 86 incaricati in attesa di tradurli dinanzi ai consigli disciplinari competenti per prendere le sanzioni adeguate.
3- rimprovero nei confronti di 87 agenti d'autorità.
In questo quadro, il Re ha dato le sue alte istruzioni per adottare le misure legali collegate a questo oggetto.



L’industria automobilistica del Marocco prende strada giusta verso la leadership: Avviati 26 investimenti nel settore

L’industrializzazione automobilistica del Marocco prende la sua strada giusta verso la leadership africana e araba musulmana, cosi, il Re Mohammed VI ha presieduto, lunedì 11 dicembre 2017, al Palazzo Reale di Casablanca, la cerimonia d’avvio di 26 investimenti industriali nel settore dell’automobile, di un importo globale di 13,78 miliardi di dirham.
Questi nuovi investimenti attestano la posizione costante del settore industriale del Regno su attività ad alto valore aggiunto, la fiducia di operatori di fama internazionali nel programma industriale nazionale, e attestano il cambiamento di dimensione industriale in corso che si sposta verso un modello economico forte consolidando la sua marcia verso le nazioni emergenti.
In questo evento è stato illustrata l'evoluzione del settore industriale automobilistico nazionale negli ultimi anni grazie al Piano d'Accelerazione Industriale, iniziato il 2 aprile 2014, e grazie alle misure d'accompagnamento adottate per un'attuazione ottimale di questo piano ambizioso, in particolare in materia di formazione.
Per il ministro dell'Industria, dell'Investimento, del Commercio e dell'Economia Digitale, Moulay Hafid Elalamy: “Il Piano d'Accelerazione Industriale e gli ecosistemi sono impulsi reali dell'accelerazione industriale in marcia”, notando che i 26 investimenti avviati nell’industria dell’automobile introducono nuove specializzazioni in Marocco, rafforzano l'integrazione locale, aumentano il tessuto produttivo, e offriranno 11.568 posti di lavoro diretti.
Sui 26 investimenti, son ben sei progetti dell'ecosistema Renault che sviluppa una piattaforma mondiale d'approvvigionamento dal Regno. Il produttore francese conta un miliardo d'euro all'anno dal Marocco e raggiunge un tasso d'integrazione locale del 55%.
Tredici investimenti saranno realizzati nel quadro dell'ecosistema PSA Peugeot per far emergere un polo industriale d'eccellenza a Kenitra. Cinque altri investimenti si inseriscono nel quadro di attività dell'ecosistema “cablaggio e connessione”, lanciato nell'ottobre 2014 e infine due investimenti nel quadro dell'ecosistema Valeo.
Quest'ecosistemi hanno permesso la creazione di oltre 80.597 posti di lavoro, cioè 90% dell'obiettivo del 2020. Nel 2016 Hanno generato un fatturato d’export di 60 miliardi di dirham, cioè un aumento di 50% rispetto a 2014.

Alla cerimonia della firma hanno partecipato Marc Nassif, Direttore generale del gruppo “Renault Maroc”,  Jean Christophe Quemard, direttore della regione Africa - Medio Oriente del gruppo PSA Peugeot, Jean Luc Di Paola, vicepresidente del gruppo Valeo, Hakim Abdelmoumen, presidente dell'Associazione Marocchina per l'Industria ed il Commercio dell’Automobile (AMICA), il Capo del governo, il presidente della Camera dei consiglieri, i consiglieri del re, i membri del governo, i rappresentanti del corpo diplomatico accreditato in Marocco, di operatori economici e di altre personalità.

lunedì 11 dicembre 2017

La cinese “Build Your Dreams” BYD si basa in Marocco dopo Renault, Peugeot, Boeing, Nissan e Fiat

Il Marocco sostenuto dalla sua posizione geografica strategica, dalla infrastrutture stradali e portuari, la stabilità, la sicurezza, la competitività e l’apertura sul mondo sta raccogliendo i risultati positivi, in questo caso, nell’industria dell’automobile. Dopo Renault, Peugeot, Boeing, Nissan e Fiat si installa in questo paese africano anche il produttore cinese “Build Your Dreams” (BYD), leader mondiale dell'automobile elettrica. Grazie alla firma avvenuta sabato di un accordo tra il governo marocchino e il gruppo cinese “BYD Auto Industry”, nel palazzo Reale di Casablanca, dove il Re Mohammed VI ha ricevuto lo stesso Wang Chuanfu.
Al termine del ricevimento svolto in presenza di Fouad Ali El Himma, Consigliere del Re, e di Moulay Hafid Elalamy, ministro dell'Industria, il Sovrano ha presieduto la cerimonia di presentazione del progetto di realizzazione in Marocco da parte del gruppo cinese di un ecosistema di trasporto elettrico.
Il protocollo d’accordo è stato firmato da Mohamed Boussaid ministro dell'Economia e delle Finanze, Moulay Hafid Elalamy ministro dell’Industria, e da Wang Chuanfu presidente di BYD.
Attraverso questo partenariato strategico, per la prima volta in Africa, il settore del trasporto elettrico avrà la luce, di cui la produzione sarà destinata sia all’esportazione che al mercato locale. Il protocollo di accordo prevede, inoltre, la costruzione tre altre fabbriche: una di batterie elettriche, l'altra di autobus ed autocarri elettrici e l'ultima dei treni elettrici e garantirà 2.500 posti di lavoro diretti nella futura “Cité Mohammed VI Tangeri Tech”, inaugurata a marzo scorso, questa città industriale realizzato appunto dal gruppo Haite cinese promette la creazione di circa 100.000 posti di lavoro diretti.
Moulay Hafid Elalamy ha fatto sapere che è stato reso possibile, grazie a molti fattori, in particolare alla visita del Re Mohammed VI in Cina, nel maggio 2016, durante la quale molti accordi di cooperazione bilaterali sono stati firmati, che permettono oggi agli investitori cinesi, di prevedere serenamente la loro installazione in Marocco. Questo nuovo progetto risponde alla volontà ferma del Re Mohammed VI di dinamizzare e modernizzare le infrastrutture nazionali e di variegare i partenariati con attori mondiali di peso, in particolare quelli della Cina. È un esempio di relazioni bilaterali fruttuose politiche ed economiche con la Cina.
Da parte sua il presidente del gruppo BYD, Wang Chuanfu, ha detto: “BYD è felice di cooperare con il Marocco su questo progetto, e condividere la sua esperienza sviluppata in molti paesi durante questi ultimi anni nello sviluppo degli ecosistemi di mobilità elettrica”. E “Desideriamo di beneficiare della situazione geografica del Marocco, come porta d'entrata all'Europa ed il mercato africano”.
Piazzandosi ormai come una piattaforma competitiva dell'industria automobilistica, il Marocco, sotto la condotta illuminata del Re Mohammed VI, aspira a diventare uno dei produttori di automobili inevitabili del pianeta ed è così determinato a fare di questo settore un motore di crescita della sua economia.

Leader mondiale del trasporto elettrico, BYD conta 220.000 dipendenti, distribuiti su oltre 30 siti industriali nel mondo. Con un fatturato di 17 miliardi di dollari, BYD rappresenta il 13% dei veicoli elettrici venduti nel mondo e 30% del mercato cinese primo mercato mondiale d’automobile elettrica.

giovedì 7 dicembre 2017

Palestina. Marocco contro Trump: MAECI convoca gli ambasciatori del Consiglio di Sicurezza accreditati a Rabat

Continuano le azioni marocchine contro la decisione del presidente americano Donald Trump e di spostare l’ambasciata americana da Tel Aviv ad Al Qods e di riconoscere la città santa come capitale d’Israele. Cosi, su orientamenti del Re Mohammed VI del Marocco, il ministro degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale Nasser Bourita, ha convocato gli ambasciatori di Stati membri del Consiglio di Sicurezza dell'ONU accreditati a Rabat: l'incaricato di affari dell'ambasciata degli Stati Uniti d’America, Stephanie Miley e gli ambasciatori di Russia, Cina, Francia e Regno Unito, in presenza dell'ambasciatore dello Stato della Palestina Jamal Choubki, indica un comunicato di MAECI.
Nel corso di questa riunione, Bourita ha consegnato ufficialmente all'Incaricato d’Affari dell'ambasciata USA il messaggio scritto indirizzato martedì 5 dicembre dal Re Mohammed VI al Presidente americano Donald Trump, e dopo aver informato gli ambasciatori del messaggio reale indirizzato al Segretario generale dell'ONU, Antonio Gueterres, Bourita ha richiesto agli Stati membri permanenti del Consiglio di Sicurezza dell'ONU di assumersi pienamente la loro responsabilità per mantenere lo statuto giuridico e politico d’Al Qods ed per evitare tutto ciò che potrebbe attizzare i conflitti e mettere in pericolo la stabilità nella regione.
Il ministro ha ribadito, in conclusione, il sostegno costante e l'intera solidarietà del Regno del Marocco con il popolo palestinese per recuperare i suoi diritti legittimi, in primo luogo il diritto di stabilire il suo Stato indipendente con Al Qods Est capitale, aggiungendo che conformemente agli alti orientamenti del Re Mohammed VI e nel quadro del coordinamento permanente del Sovrano con il presidente dell'autorità palestinese Mahmoud Abbas, il Regno del Marocco seguirà accuratamente, in concerto con la parte palestinese e le altre parti araba, islamica ed internazionale, gli sviluppi della situazione.

Il Re Mohammed VI del Marocco è presidente del Comitato Al-Qods che fa parte dall'Organizzazione della Cooperazione Islamica (OCI) che rappresenta 57 paesi musulmani e più di un miliardo di cittadini.

Il Re Mohammed VI attira l’attenzione del Segretario generale dell’ONU sulla questione palestinese

Il Marocco continua le sue azioni contro la faccenda di Trump di spostare la sua ambasciata da Tel Aviv a Gerusalemme.
Dopo la lettera inviata allo stesso presidente americano Donald Trump e il colloquio avuto con il presidente palestinese Mahmoud Abbas, il Re Mohammed VI del Marocco, nella sua qualità di presidente del Comitato Al-Qods che fa parte dall'Organizzazione della Cooperazione Islamica (OCI) che rappresenta 57 paesi e più di un miliardo di cittadini, ha indirizzato un’altra missiva, questa mercoledì 6 dicembre, al Segretario generale dell’ONU Antonio Guterres.
Il Sovrano marocchino ha fatto presente a  Guterres suo messaggio di luglio scorso sul suo rifiuto categorico delle misure adottate da Israele nella Moschea Al-Aqsa ad Al-Qods per tentare di imporre un nuovo fatto compiuto in violazione delle relative risoluzioni della legalità internazionale e ha espresso la sua preoccupazione circa le informazioni riguardanti l'intenzione dell'amministrazione americana.
“Ogni minaccia allo statuto giuridico e storico riconosciuto d’Al Qods, rischia di rinviare la questione nell'imbroglio dei conflitti religiosi e confessionali, e danneggiare gli sforzi internazionali volti a creare le condizioni favorevoli al rilancio dei negoziati di pace, e rischia anche di attizzare la tensione, ipotecare le possibilità di pace ed accentuare la violenza e l'estremismo”, scrive il Re, precisando che “la questione di Al-Qods, oltre ad essere la causa dei palestinesi per il fatto che fa parte delle loro terre spogliate, è ben la causa della Umma araba ed islamica, poiché nell’Al-Qods esiste la Moschea Al Aqsa benedetta, la prima dei due Qibla e terzo Luogo sacro dell'Islam, è ben una causa giusta per tutte le forze innamorate di pace, considerando l'importanza di questa città santa e la sua simbolica come luogo di tolleranza e di coesistenza tra le varie religioni”.
Il Re Mohammed VI conta “molta speranza sui buoni uffici ed intervento attivo” di Guterres “presso l'amministrazione americana per dissuaderla da adottare ogni misura che si riferisce alla città di Al-Qods, considerando le ripercussioni pericolose che rappresenta tale misura per il futuro della pace e la sicurezza nella regione”.


mercoledì 6 dicembre 2017

Milan, presentata la nuova Academy di Laayoune in Marocco. Ecco i dettagli.

La rete delle Academy del Milan continua la sua espansione e arriva nella provincia estrema del Marocco, a Laayoune. Ecco i dettagli.

La passione per il calcio e per i colori rossoneri raggiunge le dune del deserto del Sahara. La rete delle Academy del Milan continua, infatti, la sua espansione grazie all’inaugurazione della nuova sede di Laayoune, cittadina nella provincia estrema sud del Marocco. Si tratta del primo contratto Academy sottoscritto con una municipalità la cui durata sarà di 3 anni.
Il progetto è stato fortemente voluto dal Sindaco della città Hamdi Ould Errachid, che ha posto lo sviluppo della pratica sportiva e in particolare del calcio tra i suoi principali obiettivi. L’idea di far crescere i ragazzi secondo la metodologia rossonera è stata la scintilla che ha permesso il concretizzarsi di questa partnership. I giovani di Laayoune e dei territori circostanti potranno così allenarsi con tecnici preparati attraverso le linee guida utilizzate al Vismara, centro del settore giovanile del Milan. La connessione tecnica tra Milano e gli altri centri all’estero è, infatti, il pilastro del progetto. Ogni Academy rossonera nel mondo è una estensione diretta del vivaio del Club.
Questa nuova intesa corona così la politica sportiva di Laayoune, offrendo un’occasione straordinaria di formazione ai giovani della città che avranno l’accesso gratuito alle strutture e un tecnico ufficiale rossonero, Fabio Vicardi, a totale disposizione. L’attività si svolgerà sui cinquanta campi del centro sportivo Avenue Al Hizam – Hay Al Matar ubicato nel cuore della città e composto, inoltre, da un palazzetto dello sport al coperto e da una palestra.
L’ambizione del sindaco è quella di rendere l’Academy un punto di riferimento delle scuole calcio in Marocco.


Fonte: ACMilan

Al-Qods. Il Re Mohammed VI attira l’attenzione di Trump e l’ONU, e sostiene la Palestina

Il Re Mohammed VI del Marocco, nella sua qualità di presidente del Comitato Al-Qods ha indirizzato, questa martedì 5 dicembre, un messaggio al presidente americano Donald Trump nel quale il sovrano esprime “la sua profonda preoccupazione personale e la grande inquietudine  dei paesi e popoli arabi e musulmani” quanto alle informazioni ricorrenti sull'intenzione dell'amministrazione americana di riconoscere Al-Qods come capitale d’Israele e di trasferire l'ambasciata degli Stati Uniti a questo luogo sacro.
Ricordando che il Comitato Al-Qods fa parte dall'Organizzazione della Cooperazione Islamica (OCI) che rappresenta 57 paesi e più di un miliardo di cittadini, il Re Mohammed VI ha ribadito, nel suo messaggio, l'importanza capitale che rappresenta la città d’Al-Qods, “non soltanto per le parti del conflitto, ma per i fedeli delle religioni”.
Il presidente del Comitato Al-Qods mette così in evidenza l'aspetto spirituale e religioso “unico” di questa città, la sua portata storica e la sua importante simbolica politica. Uno statuto particolare che il sovrano difende nel suo messaggio sottolineando l'interesse per questa città di rimanere “una terra di coabitazione, un simbolo di coesistenza e di tolleranza per tutti”.
Il presidente del Comitato Al-Qods mette così in guardia contro “l'impatto negativo” che potrebbe suscitare tale decisione del presidente americano sul processo di pace e sulle prospettive di trovare “una soluzione giusta e globale del conflitto tra la Palestina e Israele”. E di precisare che gli Stati Uniti rappresentano “uno dei principali padrini del processo di pace ed usufruiscono della fiducia di tutte le parti”.
 “Dalla vostra investitura, voi avete dato prova di una forte volontà e di una ferma determinazione di rilanciare il processo di pace tra le parti palestinesi ed israeliane”, constata il presidente del Comitato Al-Qods. E di ritenere che il presidente americano aveva intrapreso iniziative “promettenti in questo senso” sostenute dal Marocco e dalla Comunità internazionale.
Il Re Mohammed VI ha tenuto a ricordare che “conformemente alle relative risoluzioni internazionali, tra cui particolarmente le risoluzioni del Consiglio di Sicurezza, Al-Qods si trova nel cuore delle questioni dello statuto definitivo”. Ciò che, sottolinea il Sovrano nel suo messaggio, “esige di preservare il suo posto giuridico ed evitare tutto ciò che potrebbe minacciare il suo status politico attuale”.
Il Re Mohammed VI, d'altra parte, in quanto Sovrano di Regno del Marocco, Amir Al-Mouaminine e presidente del Comitato Al Qods dell’OCI, ha avuto colloquio telefonico con Mahmoud Abbas presidente dell'Autorità palestinese, e ha espresso la solidarietà indefettibile del Marocco con il popolo palestinese e la sua “disapprovazione vigorosa di qualsiasi azione volta a compromettere il carattere multi - confessionale della città santa, o alterare il suo statuto giuridico e politico”.
Il presidente palestinese salutando il ruolo e l'azione del Sovrano marocchino, ha deplorato che “tale iniziativa inadeguata sia nell’agenda dell'amministrazione americana”. Mahmoud Abbas ha anche espresso la preoccupazione profonda dell'Autorità palestinese circa “le conseguenze gravi” che potrebbe avere “sul processo di pace in Medio Oriente e sulla sicurezza e la stabilità nella regione”.
I due capi di Stato hanno deciso di mantenere un contatto diretto ed un dialogo permanente sulla questione. Un coordinamento stretto tra i due governi è impegnato per identificare i passi da intraprendere e le azioni da condurre.
In un’altra missiva indirizzata al Segretario generale dell’ONU Antonio Guterres, il Re Mohammed VI ha ricordato il suo messaggio di luglio scorso sul suo rifiuto delle misure adottate da Israele nella Moschea Al-Aqsa ad Al-Qods per tentare di imporre un nuovo fatto compiuto in violazione delle relative risoluzioni della legalità internazionale e ha espresso la sua preoccupazione circa le informazioni riguardanti l'intenzione dell'amministrazione americana.
Ogni minaccia allo statuto giuridico e storico riconosciuto d’Al Qods, rischia di rinviare la questione nell'imbroglio dei conflitti religiosi e confessionali, e danneggiare gli sforzi internazionali volti a creare le condizioni favorevoli al rilancio dei negoziati di pace, e rischia anche di attizzare la tensione, ipotecare le possibilità di pace ed accentuare la violenza e l'estremismo.
La questione di Al-Qods, oltre ad essere la causa dei palestinesi per il fatto che fa parte delle loro terre spogliate, è ben la causa della Umma araba ed islamica, poiché nell’Al-Qods esiste la Moschea Al Aqsa benedetta, la prima dei due Qibla e terzo Luogo sacro dell'Islam, è ben una causa giusta per tutte le forze innamorate di pace, considerando l'importanza di questa città santa e la sua simbolica come luogo di tolleranza e di coesistenza tra le varie religioni, sottolinea il Sovrano
Il Re Mohammed VI porta “molta speranza sui buoni uffici ed intervento attivo” di Guterres “presso l'amministrazione americana per dissuaderla da adottare ogni misura che si riferisce alla città di Al-Qods, considerando le ripercussioni pericolose che rappresenta tale misura per il futuro della pace e la sicurezza nella regione”.