mercoledì 23 marzo 2016

Marocco. A Dakhla Forum Crans Montana sceglie nuovi leader del futuro 2016

Dakhla 23 marzo 2016 – I premi del Forum Crans Montana dei nuovi leader del futuro per 2016 sono stati consegnati ai vincitori in occasione di una cerimonia organizzata domenica nel quadro 27esimo della sessione del forum tenutasi a Dakhla in Marocco (dal 17 al 22 marzo).
Una quarantina di giovani, di cui dieci Marocchini, rappresentanti di istituzioni governative, imprese, ONG, del cinema, della moda, stampa e dei diritti dell'uomo hanno così ricevuto questa distinzione prestigiosa.
I nuovi leader del futuro del FCM sono una Comunità unica di giovani decisionali dell'Africa, del mondo Arabo, dell'Europa orientale, d'Asia centrale, di Sudamerica e di Estremo Oriente, scelti per il loro successo professionale eccezionale e la loro esperienza di leadership nell'ambito di imprese e di governi.
Secondo gli organizzatori, i nuovi leader del futuro beneficiano del sostegno del FCM per rafforzare le loro reti regionali ed internazionali, nell'ambito della cooperazione Sud-Sud che il forum non ha avuto tregua di promuovere come una dimensione essenziale di un dialogo internazionale rinnovato.
I nuovi leader saranno invitati a partecipare all'insieme dei forum proposti nel Programma Ufficiale per una durata di tre anni e beneficiano di opportunità eccellenti di riunioni con grandi istanze decisionali della vita politica e degli affari. Insieme, formano una potente Comunità che lavorerà per il mondo futuro e raccoglierà le principali sfide del 21mo secolo.
Beneficeranno in occasione di questa 27ma sessione del forum in particolare di una formazione a bordo della nave di crociera GNV, che ospiterà i lavori del forum a partire da questa domenica e parteciperanno alle tre prossime edizioni del FCM.

Il Segretario Generale dell'Unione della Gioventù di Sakia Al Hamra-Oued Eddahab, Mansour Lambarki, che fa parte dei nuovi leader del futuro 2016 scelti dalla FCM, ha detto che questa distinzione onora la gioventù marocchina, sottolineando che i giovani di Sahara marocchino possono rappresentare il Marocco in migliore modo nei vari forum internazionali. Per il giornalista saharawi, Bneita Abbassi, questa distinzione apre la via ai giovani per contribuire alla costruzione di un mondo migliore. Costituisce anche l'incoronazione di un percorso accademico e professionale dei vincitori, ha precisato.

lunedì 21 marzo 2016

Wikileaks: Algeria avrebbe incoraggiato il terrorista Belmokhtar per attaccare Sahara Marocchino

Wikileaks ha reso pubblici il 16 marzo, le 30322 lettere inviate e ricevute dall'ex Segretario di Stato americano Hillary Clinton, che rivela un accordo segreto concluso tra il Governo algerino ed il terrorista Belmokhtar (capo del gruppo terroristico “i firmatari con il sangue” - AQMI) di cui uno degli obiettivi è proprio di attaccare gli interessi marocchini in Sahara marocchino.
È uno scambio di mail tra Hillary Clinton e Sidney Blumenthal - ex assistente e consigliere speciale di Bill Clinton - nel 2013.
Una di queste poste elettroniche segnala che “secondo fonti aventi accesso alla DGSE algerina (DDSE, dipartimento della DRS Servizi segreti militari), il governo di Bouteflika ha concluso un'intesa molto segreta con Belmokhtar dopo il rapimento nell'aprile 2012 del console algerino a Gao in Mali. In virtù di quest'accordo, Belmokhtar ha concentrato le sue operazioni in Mali e con gli incoraggiamenti dei servizi algerini, ha attaccato gli interessi marocchini in Sahara”.
Il 17 gennaio 2013 alle ore 22:00, Blumenthal scrive a Clinton “gli ultimi rapporti delle investigazioni francesi sulla crisi degli ostaggi algerini”, che parlano della presa di ostaggi d'In Amenas che aveva avuto luogo il giorno prima. Più di 800 persone che lavorano nel sito del gas di Tiguentourine erano state prese in ostaggio dai terroristi che richiedevano, tra l'altro, l'arresto dell'intervento militare francese in Mali lanciato cinque giorni prima.
Altri due documenti rivelano che da quando è diventato Capo della sezione di AQMI in Sahara nel 2003, Belmokhtar avrebbe organizzato l'importazione di armi per la rete dell'organizzazione islamista in Niger e in Mali, come pure il rapimento di uomini d'affare occidentali.
Esponendo nei dettagli la missione di AQMI in Magreb, il documento ricorda che l'obiettivo del gruppo terroristico è “di destabilizzare i governi del Mali, della Mauritania, del Marocco e dell'Algeria”. Secondo la stessa fonte, la presa di ostaggi d'In Amenas mirava “ad attaccare gli impianti occidentali che esistono in Algeria” e doveva seguirsi un'operazione simile a Sahara.
Quest'atto di liberazione dimostra, a chi vuole vedere bene, il legame tra Polisario dei campi di Tindouf ed il gruppo “Al Mourabitoune”, diretto dall’algerino Mokhtar Belmokhtar, alias “Al Aawar”.


mercoledì 16 marzo 2016

Il Regno del Marocco decide una “riduzione significativa” di componenti civili della MINURSO (comunicato)

Rabat, Martedì, il 16 marzo, 2016 – Dopo le dichiarazioni “inaccettabili” del Segretario Generale dell'ONU, Ban Ki-moon, ed ai suoi atteggiamenti “inammissibili” durante la sua recente visita in Algeri e Tindouf, il governo del Regno del Marocco ha deciso “le misure immediate” particolarmente “una riduzione significativa, tra i giorni che vengono, da una grande parte della componente civile ed in particolare il segmento politico della Missione ONU per il Sahara (MINURSO), l'annullamento del contributo volontario che accorda il Marocco al funzionamento della stessa missione e l'esame delle modalità di ritiro dei contingenti marocchini impegnati nelle operazioni di mantenimento della pace”.
 “Il Regno del Marocco si riserva il diritto legittimo di ricorrere ad altre misure, che potrebbe essere portato a prendere, per difendere, nel rispetto rigoroso della Carta delle Nazioni Unite, i suoi interessi superiori, la sua sovranità e la sua integrità territoriale”, sottolinea martedì un comunicato del Ministero degli Esteri e della Cooperazione.
Dalla stessa fonte, si segnala che “su Altissime istruzioni di Sua Maestà il Re Mohammed VI, il capo della diplomazia marocchino, Salaheddine Mezouar si è reso, il 14 marzo 2016, a New York, per incontrare il Segretario Generale delle Nazioni Unite, Ban Ki-Moon.
In quest’occasione, precisa il comunicato, il ministro ha consegnato una lettera al Segretario Generale “che espone nei dettagli le proteste ufficiali del Governo marocchino sulle sue dichiarazioni inaccettabili e sui suoi atteggiamenti inammissibili durante la sua recente visita nella regione”.
Nel corso di questo incontro, Mezouar ha fatto parte al segretario generale “della denuncia ferma e del rifiuto totale da parte del Regno del Marocco, del suo popolo marocchino e tutte le sue forze vive, alle sue propositi inammissibili e le sue azioni condannabili sulla questione di Sahara Marocchino, durante la sua recente visita in Algeria”.
Ed insistere: “Le autorità marocchine considerano che tali atteggiamenti sono incompatibili con le responsabilità e la missione di Segretario Generale che lo costringono ad un dovere d'obiettività e d'imparzialità ed al rispetto del referenziale stabilito dagli organi dell'ONU”.
Si è ricordato in particolare a Ban Ki-Moon che il termine “occupazione” utilizzato per qualificare la presenza del Marocco in suo Sahara è “una inezia giuridica ed un errore politico grave”. Infatti, ricorda il comunicato, “nessuna risoluzione del Consiglio di Sicurezza ha utilizzato tale terminologia. L'utilizzo di questo riferimento costituisce così un insulto al popolo marocchino e ad una Nazione che ha acconsentito pesanti sacrifici per recuperare gradualmente la sua indipendenza ed ha difeso la sua integrità territoriale”.
Inoltre si prosegue, “il ricorso al referendum evocato per risolvere questa vertenza regionale è stato spazzato dalla Storia ed scartato dal Consiglio di Sicurezza. Il documento ricorda,  in questo argomento, che dal 2004, “il Consiglio sostiene esclusivamente la ricerca di una soluzione politica negoziata, sulla base del “realismo e dello spirito di compromesso”.
“I tentativi inaccettabili di mascherare lo statuto della zona all'est del dispositivo di difesa, come pure il trattamento selettivo e l'atteggiamento compiacente in relazione alla situazione umanitaria nei campi di Tindouf sono stati anche evocati”, indicano il comunicato, aggiungendo che Mezouar ha ribadito, nel corso di questo incontro, “l'urgenza per il Segretario Generale di non versare nei tentativi svelati e che mirano ad attaccarsi all'iniziativa marocchina d'autonomia che conserva tutta la sua preminenza nelle risoluzioni del Consiglio di Sicurezza”.
 “A lui è stato chiesto di chiarire pubblicamente le sue posizioni per restaurare un clima di fiducia e di rispetto reciproco”, precisa la stessa fonte.
“Ma, anziché rispettare gli impegni espressi nel corso di questa riunione, il comunicato pubblicato dal Segretariato Generale aggiunge all'offesa iniziale, un nuovo oltraggia al popolo marocchino che non aveva fatto che esprimere spontaneamente il suo rifiuto di fronte a tanti slittamenti e irresponsabilità”, deplora il comunicato del MAEC.
 “Il Regno del Marocco si indigna di vedere il Segretario Generale contestare il diritto legittimo e democratico di un popolo e delle sue forze vive, ad esprimere liberamente le loro opinioni e le loro reazioni”, sottolinea la stessa fonte, interrogandosi “in che modo l'esercizio di un diritto individuale e collettivo consacrato dalla costituzione marocchina costituirebbe un'offesa alla persona del Segretario Generale, soprattutto quando si tratta di una reazione fondata ad propositi ed atti che toccano profondamente ogni cittadino marocchino da nord a sud?”.
Il comunicato si è ugualmente interrogato “come si può a questo livello di responsabilità ridurre l'Organizzazione delle Nazioni Unite all'affetto personale del segretario generale?”, sottolineando che di fronte a questa “deriva pericolosa”, il governo del Regno del Marocco ha deciso di prendere le misure immediate cioè “una riduzione significativa, tra i giorni che vengono, da una grande parte della componente civile ed in particolare il segmento politico della MINURSO, l'annullamento del contributo volontario che accorda il Marocco al funzionamento della MINURSO e l'esame delle modalità di ritiro dei contingenti marocchini impegnati nelle operazioni di mantenimento della pace”.


lunedì 14 marzo 2016

Sahara Marocchino: manifestazione di protesta contro Ban Ki.moon. 3 milioni in piazza a Rabat

Rabat – 14 marzo 2016 - Si è svolta, ieri, a Rabat una mega manifestazione nazionale che ha visto scendere in piazza più di 3 milioni di persone in difesa dell’unità nazionale, la marcia proclamata dai partiti, dai sindacati e le organizzazioni della società civile nella capitale marocchina voleva denunciare le dichiarazioni rilasciate del Segretario generale delle Nazioni Unite, Ban Ki-moon, nel corso della sua recente visita in Algeria a proposito della regione del Sahara parte integrante del territorio marocchino. Il corteo è partito alle 10 del mattino, ed i partecipanti hanno formato una catena umana che ha attraversato le arterie principali gridando slogan patriottici e mostrando foto del re Mohammed VI e striscioni in favore dell’unità nazionale.
Il Marocco ha condannato nei giorni scorsi la posizione espressa dal segretario generale dell’Onu, Ban Ki-moon, “è con grande stupore che il governo marocchino rileva gli eccessi verbali e i gesti apparentemente ingiustificati del Segretario generale delle Nazioni Unite, durante la sua visita a Tindouf e Algeri” si legge nella nota del governo. Il governo del Marocco “esprime la sua protesta più forte a seguito ai propositi formulate dal segretario generale dell’Onu sulla questione del Sahara. I suoi commenti a scopo politico appaiono inadeguati, senza precedenti negli annali e contrari alle risoluzioni del Consiglio di Sicurezza. Il Marocco ritiene, sia in termini di conduzione della visita che di contenuto delle dichiarazioni, che Ban Ki-moon abbia abbandonato la sua neutralità, oggettività e imparzialità”.
La manifestazione ben organizzata ha avuto una massiccia partecipazione dei cittadini arrivati da diverse zone dal sud, Est nord del Marocco.
Dall’Italia le proteste contro Ban Ki-moon non hanno avuto limite, la Comunità marocchina ha scritto ai membri permanenti de Consiglio di Sicurezza dell’ONU una lettera in cui denunciano le gravissime scivolate del Capo dell’ONU. La comunicazione congiunta della RACMI e FAT, fa sapere, “Rifiutiamo categoricamente tale scivolata che rischierebbe di mettere in crisi la soluzione politica auspicata dall’ONU stessa”, precisando: “a nostro parere questa scivolata verbale va controcorrente, visto il rischio d’inquinamento che potrebbe causare al clima dei negoziati che l’ONU sta faticosamente realizzare tra le parti: Marocco, Algeria e Polisario, e Mauritania sotto l’egida dell’ONU”.
RACMI e FAT invitano, inoltre, il Consiglio di Sicurezza dell’ONU di fare pressione sull’Algeria, l’unico Stato responsabile della perdurata del conflitto del Sahara e della drammatica situazione in cui vivono le popolazioni nei campi, paese che nega sistematicamente, insieme alle milizie dei separatisti Polisario, i diritti di queste persone per motivi egemonici nella regione e per tentare di destabilizzare il Marocco”.
RACMI e FAT sono quindi “esterrefatti di fronte a un atteggiamento parziale e ostile alla legalità internazionale che rischia di sabotare gli sforzi dell’ONU nella pace e la sua neutralità, dichiarazioni che non hanno né riscontri oggettivi né impatto positivo sul processo di pace iniziato dall'ONU né alle attese della pace nel Sahel, Nord Africa, Mediterraneo e nel mondo in generale”.

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domenica 13 marzo 2016

3 MILIONI IN PIAZZA A RABAT IN DIFESA DEL SAHARA MAROCCHINO

Si è svolta  a Rabat una manifestazione che ha visto scendere in piazza più di 3 milioni di persone in difesa dell’unità nazionale. Secondo quanto riporta l’emittente televisiva maghrebina “Med 1”, la marcia proclamata dai partiti e dai sindacati nella capitale marocchina voleva denunciare le dichiarazioni rilasciate del Segretario generale delle Nazioni Unite, Ban Ki-moon, nel corso della sua recente visita in Algeria a proposito della regione del Sahara considerata da Rabat come parte integrante del suo territorio. Il corteo è partito alle 10 del mattino orario locale, le 8 in Italia, ed i partecipanti hanno formato una catena umana che ha attraversato le arterie principali gridando slogan patriottici e mostrando foto del re Mohammed VI e striscioni in favore dell’unità nazionale.
Il Marocco ha condannato nei giorni scorsi la posizione espressa dal segretario generale dell’Onu, Ban Ki-moon, sulla questione del Sahara nel corso della sua recente visita in Algeria. Secondo quanto riporta l’agenzia di stampa marocchina “Map”, “è con grande stupore che il governo marocchino rileva gli eccessi verbali e i gesti apparentemente ingiustificati del Segretario generale delle Nazioni Unite, durante la sua visita a Tindouf e Algeri” si legge nella nota. Il governo del Marocco “esprime la sua protesta più forte a seguito delle osservazioni formulate dal segretario generale dell’Onu sulla questione del Sahara. I suoi commenti a scopo politico appaiono inadeguati, senza precedenti negli annali e contrari alle risoluzioni del Consiglio di Sicurezza. Il Marocco ritiene, sia in termini di conduzione della visita che di contenuto delle dichiarazioni, che Ban Ki-moon abbia abbandonato la sua neutralità, oggettività e imparzialità”.
Nei giorni scorsi il ministro degli Esteri marocchino, Salahuddin Mezouar, è stato convocato dai presidenti di Camera e Senato di Rabat per un’audizione con i membri delle Commissioni esteri dei due rami del parlamento. Il capo della diplomazia marocchina ha riferito  sulle recenti dichiarazioni del segretario generale dell’Onu mentre i paesi arabi del Golfo che fanno parte del Consiglio di sicurezza del Golfo (Ccg) e la Giordania hanno ribadito il loro sostegno alla proposta marocchina d’autonomia per il Sahara. I ministri degli Esteri dei paesi membri del Consiglio di cooperazione del Golfo (Ccg) e della Giordania hanno riaffermato ieri sera a Riad, il loro sostegno alla proposta di autonomia “seria e credibile da parte del Marocco come base per una soluzione negoziata per porre fine al conflitto regionale sul Sahara marocchino”. I ministri hanno espresso inoltre il loro rifiuto categorico delle interferenze dell’Iran negli affari interni dei paesi del Golfo e della regione, ribadendo il loro sostegno alla sovranità degli Emirati Arabi Uniti rispetto ai suoi tre isole (piccole e grandi Tomba e Abu Musa), come parte dello stato degli Emirati Arabi Uniti.

HAMZA BOCCOLINI

venerdì 11 marzo 2016

RACMI E FAT protestano contro Ban Ki Moon e denunciano Algeria per le negazioni dei diritti umani nei campi di Tindouf

Firenze 11 marzo 2016 - Rete delle Associazioni della Comunità Marocchina in Italia (RACMI) e la Federazione Africana in Toscana (FAT) hanno scritto, oggi, una lettera di protesta Ban Ki-Moon, Segretario Generale e ai Membri permanenti del Consiglio di Sicurezza dell’ONU, sulle gravissime dichiarazioni del Segretario Generale Ban Ki-moon, nella sua visita in Algeria, concernenti il Sahara Marocchino e il suo fallimento nella gestione delle crisi nel mondo.
Si legge nella comunicazione congiunta, “Davanti alle gravissime dichiarazioni e l’incettabile atteggiamento del signor Ban Ki-moon, nella sua visita in Algeria e in campi di Tindouf, concernenti la questione del Sahara in cui qualifica il Sahara Marocchino di “occupato””. La RACMI e la FAT portano a conoscenza dello dichiarante e dei membri del Consiglio di Sicurezza dell’ONU, che “tale storta avventura del Capo dell’ONU ci ha profondamente offeso e ha colpito i nostri sentimenti”. Infatti, “Rifiutiamo categoricamente tale scivolata che rischierebbe di mettere in crisi la soluzione politica auspicata dall’ONU stessa”, sottolinea la lettera, precisando: “A nostro parere questa scivolata verbale va controcorrente, visto il rischio d’inquinamento che potrebbe causare al clima dei negoziati che lo stesso signor Ban Ki-moon sta faticosamente realizzare tra le parti: Marocco, Algeria e Polisario, e Mauritania sotto l’egida dell’ONU”.
RACMI e FAT evidenziano che “avremo avuto piacere Ban Ki-moon si concentrasse sui gravissimi problemi locali nei campi di Tindouf, in primo luogo sull’aspetto dei diritti del rifugiato negati dall’Algeria da circa quarant’anni; abbia la possibilità di ascoltare oltre dieci mila saharawi marocchini scapati dall’inferno dei campi di Tindouf verso il Marocco, quelli che sono stati deportati a Cuba, quelli che cercano da anni ancora i loro parenti spariti nei campi, quelli senza voce costretti di vivere in situazione di sequestro, di negazione dei diritti fondamentali dell’uomo nei campi di Tindouf da parte di miliziani Polisario e l’Esercito algerino; si concentrasse sul censimento della popolazione dei campi raccomandato dall’ONU, e sulle deviazioni degli aiuti umanitari internazionali dall’Algeria e il Polisario prima di concentrasi d’organizzare una riunione dei donatori; si rifletti sulla questione del Sahara, residuo della guerra fredda, seguendo almeno la linea politica equilibrata dell’ONU e le sue relative risoluzioni; pensasse, come principio d’onestà, di coerenza e di credibilità, di citare gli sforzi del Marocco e la sua proposta d’autonomia locale descritta seria e credibile dall’ONU per risolvere la questione del Sahara”.
RACMI e FAT invitano il Segretario Generale e il Consiglio di Sicurezza dell’ONU che “è opportuno di fare pressione sull’Algeria, l’unico Stato parte diretto del conflitto e responsabile della perdurata del conflitto del Sahara e della drammatica situazione in cui vivono le popolazioni nei campi, paese che nega sistematicamente, insieme alle milizie dei separatisti Polisario, i diritti di queste persone per motivi egemonici nella regione e per tentare di destabilizzare il Marocco”.
RACMI e FAT sono quindi “esterrefatti di fronte a dichiarazioni che non hanno né riscontri oggettivi né impatto positivo sul processo di pace iniziato dall'ONU né alle attese della pace nel Sahel, Nord Africa, Mediterraneo e nel mondo in generale”.

Infine, auspicano che Ban Ki-moon e i membri del Consiglio di Sicurezza in considerino i contenuti della lettera e di prendere posizione chiare su un atteggiamento parziale e ostile alla legalità internazionale che rischia di sabotare gli sforzi dell’ONU nella pace e la sua neutralità”.