venerdì 11 marzo 2016

RACMI E FAT protestano contro Ban Ki Moon e denunciano Algeria per le negazioni dei diritti umani nei campi di Tindouf

Firenze 11 marzo 2016 - Rete delle Associazioni della Comunità Marocchina in Italia (RACMI) e la Federazione Africana in Toscana (FAT) hanno scritto, oggi, una lettera di protesta Ban Ki-Moon, Segretario Generale e ai Membri permanenti del Consiglio di Sicurezza dell’ONU, sulle gravissime dichiarazioni del Segretario Generale Ban Ki-moon, nella sua visita in Algeria, concernenti il Sahara Marocchino e il suo fallimento nella gestione delle crisi nel mondo.
Si legge nella comunicazione congiunta, “Davanti alle gravissime dichiarazioni e l’incettabile atteggiamento del signor Ban Ki-moon, nella sua visita in Algeria e in campi di Tindouf, concernenti la questione del Sahara in cui qualifica il Sahara Marocchino di “occupato””. La RACMI e la FAT portano a conoscenza dello dichiarante e dei membri del Consiglio di Sicurezza dell’ONU, che “tale storta avventura del Capo dell’ONU ci ha profondamente offeso e ha colpito i nostri sentimenti”. Infatti, “Rifiutiamo categoricamente tale scivolata che rischierebbe di mettere in crisi la soluzione politica auspicata dall’ONU stessa”, sottolinea la lettera, precisando: “A nostro parere questa scivolata verbale va controcorrente, visto il rischio d’inquinamento che potrebbe causare al clima dei negoziati che lo stesso signor Ban Ki-moon sta faticosamente realizzare tra le parti: Marocco, Algeria e Polisario, e Mauritania sotto l’egida dell’ONU”.
RACMI e FAT evidenziano che “avremo avuto piacere Ban Ki-moon si concentrasse sui gravissimi problemi locali nei campi di Tindouf, in primo luogo sull’aspetto dei diritti del rifugiato negati dall’Algeria da circa quarant’anni; abbia la possibilità di ascoltare oltre dieci mila saharawi marocchini scapati dall’inferno dei campi di Tindouf verso il Marocco, quelli che sono stati deportati a Cuba, quelli che cercano da anni ancora i loro parenti spariti nei campi, quelli senza voce costretti di vivere in situazione di sequestro, di negazione dei diritti fondamentali dell’uomo nei campi di Tindouf da parte di miliziani Polisario e l’Esercito algerino; si concentrasse sul censimento della popolazione dei campi raccomandato dall’ONU, e sulle deviazioni degli aiuti umanitari internazionali dall’Algeria e il Polisario prima di concentrasi d’organizzare una riunione dei donatori; si rifletti sulla questione del Sahara, residuo della guerra fredda, seguendo almeno la linea politica equilibrata dell’ONU e le sue relative risoluzioni; pensasse, come principio d’onestà, di coerenza e di credibilità, di citare gli sforzi del Marocco e la sua proposta d’autonomia locale descritta seria e credibile dall’ONU per risolvere la questione del Sahara”.
RACMI e FAT invitano il Segretario Generale e il Consiglio di Sicurezza dell’ONU che “è opportuno di fare pressione sull’Algeria, l’unico Stato parte diretto del conflitto e responsabile della perdurata del conflitto del Sahara e della drammatica situazione in cui vivono le popolazioni nei campi, paese che nega sistematicamente, insieme alle milizie dei separatisti Polisario, i diritti di queste persone per motivi egemonici nella regione e per tentare di destabilizzare il Marocco”.
RACMI e FAT sono quindi “esterrefatti di fronte a dichiarazioni che non hanno né riscontri oggettivi né impatto positivo sul processo di pace iniziato dall'ONU né alle attese della pace nel Sahel, Nord Africa, Mediterraneo e nel mondo in generale”.

Infine, auspicano che Ban Ki-moon e i membri del Consiglio di Sicurezza in considerino i contenuti della lettera e di prendere posizione chiare su un atteggiamento parziale e ostile alla legalità internazionale che rischia di sabotare gli sforzi dell’ONU nella pace e la sua neutralità”.

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