lunedì 29 giugno 2020

Marocco. Amnesty strumentalizza il giornalista Radi nel caso NSO

Le autorità marocchine hanno respinto categoricamente le accuse senza prove tangibili contenute nel rapporto pubblicato il 22 giugno d'Amnesty International. 
L'AI accusa il Marocco per presunta pirateria del telefono del giornalista Omar Radi con l’ausilio di un software della società informatica israeliana NSO. Usando il giornalista per difendere enormi interessi finanziari concorrenti tecnologici al NSO?
Sul piano giudiziario, dal 2018 sono in corso due procedimenti dell'Amnesty International contro il Ministero della Difesa israeliano, uno in Israele e uno in California negli USA. 
Tuttavia, nel suo rapporto immediatamente riciclato da 17 organi di stampa internazionali, senza alcuna verifica, Amnesty International ha tenuto ben presente questo aspetto, lasciando fortemente supporre un’azione ostile orchestrata contro il Marocco.
In questo senso, è legittimo chiedersi perché l’Algeria, guidata da una giunta militare e dove le violazioni dei diritti umani e gli arresti sono comuni, non sia citata da nessuna parte nei rapporti di questa associazione che pretende di tutelare i diritti umani. Perché AI chiude gli occhi sulle violazioni dei diritti umani in Occidente?
L’azione dell’organizzazione non nasconde bene l’altra parte del caso, in cui, in cambio di ingenti finanziamenti, si è impegnata a distruggere il software spia Pegasus di NSO a vantaggio di altri concorrenti tecnologici. 
Così, Amnesty fa entrare in gioco altri paesi, in particolare l’Arabia Saudita, sostenendo che nel 2018 un Smartphone di un membro dell’organizzazione è stato colpito dal software spia della NSO utilizzato da Riyad, il cui Principe ereditario Mohamed Ben Salman è in conflitto con il capo di Amazon, Jeff Bezos.
In questa vicenda, il marocchino Omar Radi sembra essersi compiaciuto per lo status di "vittima del sistema" che gli ha concesso Amnesty. 
Venerdì 26 giugno, le autorità marocchine hanno ricevuto Mohamed Sektaoui, direttore esecutivo di Amnesty International in Marocco e hanno espresso il loro stupore per i contenuti, in cui si riferiva di contatti con le autorità marocchine prima della sua pubblicazione.
Smentendo di essere state contattate da AI, le autorità marocchine sottolineano che AI non ha fornito le prove tangibili del presunto legame del Marocco con l’infiltrazione dei telefoni di alcune persone, dimostrando così che gli autori non dispongono di alcuna prova concreta per corroborare queste accuse.
Le autorità marocchine affermano di aver chiesto al direttore esecutivo di Amnesty International di trasmettere quanto prima le prove tangibili presunte, al fine di consentire al Marocco di fare il necessario per tutelare i diritti dei suoi cittadini.
Amnesty International che chiude gli occhi sulle gravissime violazioni dei diritti umani nell'Occidente in Europa e America continua di pubblicare rapporti tendenziosi sulla Cina, Russia e alcuni paesi in nord Africa e Asia per una agenda ben precisa quella legata all'ingerenza politica in questi paesi.

domenica 21 giugno 2020

Giornata dei rifugiati. Algeria 213 si congratula con sé stessa?

In un comunicato riciclato dall'agenzia ufficiale algerina (APS) in occasione della Giornata mondiale dei rifugiati, il 20 giugno, il cosiddetto gruppo algerino 213 di sostegno al separatismo ha reso omaggio alle "autorità algerine per l'accoglienza dei rifugiati saharawi". È tutto normale visto i contenuti. Non è coincidenza attribuire al gruppo creato e teleguidato da Algeri il numero 213, ossia il prefisso telefonico internazionale del paese.
Il gruppo 213 invita "tutti gli Stati a far rispettare il diritto internazionale, compreso il diritto internazionale umanitario, nel Sahara", ma non nei campi di Tindouf in Algeria, intendiamoci!
Peggio ancora, Algeria tramite il "213" esorta l'Alto Commissariato per i Rifugiati a pubblicare il fasullo rapporto algerino del marzo 2018 sulla situazione nei campi di Tindouf in sud ovest.

Ecco, è bello divertirsi! perché l'intossicazione mediatica algerina è così fallita davanti alle Nazioni Unite e tutto il mondo. Non è servito a niente la disinformazione riciclata due anni fa dalla TV italiana RAI dell'inganno dello stesso rapporto! Non c'è alcun riconoscimento di una relazione incredibile!

E’ più scandaloso per un paese che sequestra sul proprio territorio alcune centinaia di cittadini marocchini e li utilizza come moneta di scambio con l’obiettivo di distogliere l’attenzione dell’opinione pubblica internazionale sui suoi problemi interni, prendendo così in ostaggio i popoli del Gran Maghreb, ostacolando loro l’opportunità di un’integrazione regionale forte e prospera.
Un paese del petrolio e del gas che chiede aiuti internazionali per alleviare le sofferenze degli ospiti?! Algeria si congratula con sé stessa?!
Si', e' cosi'! Il ruolo del governo algerino è fondamentale in questo dramma umanitario nei campi, nella persistenza del conflitto e nel blocco della situazione.

In effetti, Algeri è responsabile della creazione di un conflitto artificiale intorno al Sahara che perdura da oltre 40 anni. E’ stato Algeri a difendere la sua agenda internazionale, finanziando i suoi lobbisti, manipolando la giustizia europea e le organizzazioni internazionali, armando gli avversari del Regno Marocchino con il pretesto di difendere il "diritto all’autodeterminazione" e alimentando il separatismo.

Poiché si dice che gli aiuti internazionali destinati a questi sequestri sono diminuiti, è opportuno ricordare che è stato l’ACNUR a ridurre i suoi aiuti e, prima di lui, il PAM, a causa delle irregolarità constatate nella loro gestione e del rifiuto delle autorità algerine di procedere a organizzare un censimento credibile dei beneficiari.

Nel 2005, infatti, il Programma Alimentare Mondiale (PAM) aveva effettuato una missione d’ispezione in Algeria che aveva rivelato diverse irregolarità nel trasporto degli aiuti umanitari destinati alla popolazione di Tindouf e decise di ridurre il suo aiuto, che in precedenza era basato su stime errate del numero delle persone nei campi. 

In seguito alle stesse rivelazioni, anche l'ACNUR aveva ridotto i suoi aiuti e chiesto alle autorità algerine un censimento immediato delle popolazioni di Tindouf.

Qualche anno dopo, una relazione dell’Ufficio Europeo per la Lotta Anti-Frode (OLAF) rivela un abuso su vasta scala degli aiuti umanitari europei da parte del polisario e dell’Algeria.
L’OLAF sottolinea, infatti, che diverse quantità dell’assistenza finanziata dalla Commissione europea sono state sottratte dai loro destinatari da diversi anni. Il documento precisa che la distribuzione dell’aiuto alimentare  pianificata sulla base delle istruzioni stabilite da una cellula chiusa ad Algeri.
L’OLAF sorprende tutti e rivela che i leader dei separatisti sono chiaramente considerati responsabili di questi abusi con il sostegno logistico e organizzativo dell’Algeria.
L’OLAF dalla sua parte che l’aiuto è stato concesso sulla base di numero errato, in quanto non è mai stato effettuato un censimento della popolazione.

Algeria rifiuta sempre il censimento dei saharawi dei campi malgrado le pertinenti risoluzioni del Consiglio di sicurezza dell'ONU, addirutura, gli abitanti dei campi di Tindouf proviene dal Sahara Marocchino sono meno di 20 per cento, secondo il militante dei diritti umani Hamada El Bihi che ha vissuto 40 anni in suddetti campi, presidente della Lega di Sahara per la Democrazia e dei Diritti Umani, una ONG saharawi attiva a Laayoune in Sahara. Il resto sono cittadini dell'Algeria, Mauritania, Mali, Niger e Ciad.

Sin dall’inizio del conflitto, Algeria ha aumentato il numero di abitanti di questi campi per perpetuare il conflitto e per ottenere maggiore assistenza dai paesi donatori e dalle organizzazioni internazionali.

Il Polisario è altresì oggetto di una denuncia in Spagna per frode su fondi stimati a 20 milioni di euro e per appropriazione indebita degli aiuti destinati alle popolazioni di Tindouf. Tale frode riguarda la manipolazione dei dati relativi al numero dei beneficiari degli aiuti nei campi, la sottrazione di fondi e la vendita di prodotti alimentari nei paesi vicini.

È così il "213" si congratula con sé stesso!

sabato 20 giugno 2020

OMS si rallegra dell'iniziativa del Re Mohammed VI nell'aiutare africani in anticoronavirus


L'Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) ha accolto con favore, in una nota indirizzata oggi alla Missione del Regno del Marocco di Ginevra, l'iniziativa di Sua Maestà il Re Mohammed VI di concedere aiuti medicinali ai paesi africani, accogliendo con favore un atto di generosità benevolo e "una manifestazione autentica e tangibile della solidarietà regionale" nella lotta contro la pandemia di Covid-19. 
L'organizzazione mondiale s'è, inoltre, congratulata con le imprese marocchine che hanno fabbricato i prodotti e le attrezzature di protezione forniti ai paesi africani, conformemente alle norme dell'OMS. 
Da ricordare che nell'ambito dell’interesse particolare accordato dal Sovrano al rafforzamento della cooperazione interafricana, il Re aveva dato la settimana scorsa disposizioni per l’invio di aiuti medicinali d’urgenza ai 15 Paesi africani nella lotta contro Covid19: Burkina Faso, Camerun, le Comore, Congo, Swaziland (Eswatini), Guinea, Guinea-Bissau, Malawi, Mauritania, Niger, Repubblica democratica del Congo, Senegal,Tanzania, Ciad e Zambia.  
Tutti i prodotti e le attrezzature di protezione gli aiuti sanitari e medicali spediti verso i paesi africani sono fabbricati in Marocco da imprese marocchine e sono conformi alle norme dell’Organizzazione Mondiale della Sanità.



mercoledì 17 giugno 2020

Il Re Mohammed VI riceve auguri di pronta guarigione a seguito del successo dell'intervento chirurgico

Il Gabinetto Reale del Marocco ha pubblicato ieri un comunicato sulle conversazioni telefoniche di auguri di pronta guarigione e di buona salute con Sua Maestà il Re Mohammed VI che ha avuto un successo intervento sul cuore il 14 giugno alla clinica del Palazzo Reale a Rabat.
Così il Sovrano ha avuto scambi telefonici con:
- Il Servitore dei luoghi sacri dell'Islam Re Salmano Ben Abdelaziz Al Saud.
- Sua Altezza Reale il Principe Mohamed Ben Salmane Al Saud, Principe Ereditario del Regno d'Arabia Saudita.
- Sua Maestà il Re Abdellah II, Re del Regno Hachemita di Giordania.
- Sua Altezza Cheikh Tamim bin Hamad Al Thani, Emiro dello Stato del Qatar.
- Sua Maestà il Re Hamad Ben Issa Al Khalifa, Re del Regno del Bahrein.

martedì 16 giugno 2020

Brutta aria che tira in Algeria.. Esercito uccide civili

Alle ore 20 del 15 giugno è salito il numero delle persone uccise dall'esercito a nuove in Algeria.
Sono in corso manifestazioni pacifiche per chiedere diritti elementari per una vita dignitosa.
Così, l'Esercito algerino che vive sui nervi per l'annuncio della ripartenza delle manifestazioni organizzate dal movimento di protesta denominato Hirak per chiedere uno "Stato civile non militare", nelle settimane prossime, intende di anticipare la repressione sanguinosa contro ogni manifestazione cominciando da ciò che fatto ieri con le popolazioni Tuareg che soffrono della discriminazione economica e razziale in Algeria.

Dettagli 

Lunedì 15 giugno è scoppiata una manifestazione a Tinzaouatine, a 550 km a sud-ovest di Tamanrasset in Algeria, per protestare contro la scarsità d’acqua. La protesta pacifica è stata brutalmente repressa dall'esercito, le forze antisommossa e da elementi della gendarmeria algerina.
Lo scontro con le forze dell’ordine che hanno fatto uso di proiettili veri e in gomma ha provocato più di un morto e una decina di feriti gravi tra i manifestanti, ha riportato diverse fonti locali. 

Così il numero delle persone uccise è salito a 9.

Il comune situato al confine con il Mali soffre di una grave carenza d’acqua, in particolare dopo l’istituzione di una barriera in filo spinato che impedisce agli abitanti di accedere a un fiume che era la loro principale fonte di approvvigionamento idrico.
Così, per richiamare l’attenzione delle autorità sui problemi di questa regione isolata ed emarginata del paese, decine di cittadini sono usciti a manifestare, ma sono stati violentemente repressi da elementi della gendarmeria, riportano testimoni oculari.

Appello a Tabboune

Durante questa manifestazione, è stato interpellato il presidente algerino Abdelmadjid Tebboune per informarlo delle sofferenze causate dalla mancanza di acqua potabile e, al contempo, per interrogarlo sui progetti che avrebbero dovuto essere realizzati nella regione ma che non hanno mai visto la luce, in particolare l’annuncio, due anni fa, di un "presunto" progetto di trasferimento delle acque nella regione che sarebbe stato e' stato congelato negli armadi della Wilaya (regione).
I rappresentanti della società civile hanno interpellato diversi responsabili in merito e hanno addirittura inviato una lettera al Wali (governatore) di Tamanrasset per chiedergli, tra l'altro, di sostituire la barriera di filo spinato con un muro con porte.

Sonatrach detta leggi 

Ma le loro lamentele sono rimaste senza risposta, perché la società petrolifera Sonatrach che detta la legge nella regione e i suoi pozzi petroliferi a Tamanrasset sono prioritari in materia di approvvigionamento idrico. 

Ministero Difesa ammette 

Tramite un comunicato il ministero della Difesa nazionale algerino ammette che l'esercito "ha colpito un individuo tra la folla e sfortunatamente morto per le sue ferite".
Ma avendo il fuoco nelle mani, il ministero della Difesa ha preteso che "questi eventi si riferiscono a un tentativo, condotto da persone note per le loro attività sospette nel contrabbando e nella criminalità organizzata, di deteriorare il muro di sicurezza".

Brutta aria che tira in Algeria.. Nel mirino Hirak che chiede "Stato civile non militare"?


lunedì 15 giugno 2020

Il terrore del gruppo Polisario in Algeria suscita l'indignazione delle ONG saharawi

Laayoune - Il clima di terrore instaurato dai separatisti armati dall'Algeria bei campi di Tindouf suscita l’indignazione delle organizzazioni della società civile a Laayoune in Sahara Marocchino detto impropriamente Sahara occidentale che chiedono all’Algeria di assumersi la propria responsabilità giuridica e morale ponendo fine alle massicce violazioni dei diritti umani commesse sul suo territorio dal gruppo "Polisario".
Così la Lega del Sahara per la Democrazia e Diritti dell’uomo ha criticato, da parte sua, il "clima di paura e di terrore" in corso nei campi di Tindouf, e la negazione ai sequestri i loro diritti di espressione e di movimento.

Il presidente della Lega Hamada El Bihi ha svelato l’ondata di sparizioni forzate e di arresti arbitrari che ha colpito nelle ultime settimane gli oppositori e gli attivisti dei diritti umani nei campi.
Una volta arrestate, queste persone sono vittime di processi ingiusti dinanzi ai cosiddetti tribunali militari delle milizie in violazione del diritto e delle convenzioni internazionali, ha spiegato El Bihi, che ha anche subito gli orrori del sequestro a Tindouf e della deportazione a Cuba e in Venezuela.
Dopo aver deplorato l'assenza di reazione da parte delle organizzazioni internazionali alla repressione che è stata eretta in modalità di governance nei campi, il presidente della Lega del Sahara per la democrazia e i diritti dell'uomo ha invitato lo Stato algerino ad assumersi i suoi obblighi per la protezione dei sequestrati, in quanto i suoi processi militari e le sue massicce violazioni dei diritti dell'uomo avvengono sul suo territorio e ad impegnarsi nella ricerca di una soluzione a tale controversia sulla base dell’autonomia proposta dal Marocco per porre fine alle sofferenze dei sequestrati.
 
 

Il clima di terrore creato dal Polisario in Algeria suscita l'indignazione dell'OSPDH

Laayoune - Il clima di terrore instaurato dai separatisti armati dall'Algeria nei campi di Tindouf suscita l’indignazione delle organizzazioni della società civile a Laayoune in Sahara Marocchino detto impropriamente Sahara occidentale che chiedono all’Algeria di assumersi la propria responsabilità giuridica e morale ponendo fine alle massicce violazioni dei diritti umani commesse sul suo territorio dal gruppo "Polisario".

Così, la rete indipendente per i Diritti dell’Uomo ha denunciato le violazioni "sistematiche" dei diritti delle persone sequestrate a Tindouf, l’ultima delle quali è la condanna di una settantenne innocente a cinque anni di reclusione, per distogliere l’attenzione dell’opinione pubblica sulla collusione tra il "Polisario" e le reti di traffico di droga e della criminalità organizzata.

La ONG è preoccupata del "mutismo" osservato dalla comunità internazionale e dalle organizzazioni per i diritti umani di fronte all’ondata di repressione contro gli oppositori nei campi di Lahmada e chiede di rispettare i diritti di espressione, di movimento e di un processo equo dei cittadini marocchini di origine saharawi.

La rete esorta l’Algeria ad esercitare pressioni sul suo gruppo Polisario per fermare questa sanguinosa repressione contro le persone che si trovano sul suo territorio.

L’Osservatorio del Sahara per la pace, la democrazia e i diritti umani (OSPDH) si schiera energicamente contro i processi arbitrari e gli arresti di blogger, giornalisti e attivisti per i diritti umani recentemente operati dalle milizie del "Polisario" per mettere a tacere qualsiasi opposizione alla loro politica suicida.

È in corso una rivolta nei campi

"Si tratta di una rivolta senza precedenti contro la corruzione, il dirottamento degli aiuti umanitari e il pensiero unico che regna in questi campi", denuncia la presidentessa dell'OSPDH, Aicha Duihi, sottolineando che questo clima di "rivolta" è il risultato della mancanza di qualsiasi prospettiva di soluzione al calvario che i sequestri hanno dovuto sopportare, a causa del rifiuto dei separatisti di ogni tipo di offerta seria di soluzione alla controversia sul Sahara.
Duihi ha invitato l’Algeria, che avrebbe delegato al gruppo "Polisario" l’autorità in una parte del suo territorio, ad assumersi la sua responsabilità morale e giuridica, ponendo fine alle ripetute violazioni dei diritti umani e dell’integrità fisica di oppositori, giornalisti e attivisti dei diritti umani commesse sul suo territorio, esortando la comunità internazionale ad esercitare pressioni su Algeri per adempiere ai suoi obblighi in virtù della Carta delle Nazioni Unite e del diritto internazionale.


Marocco: intervento chirurgico riuscito per Re Mohammed VI a Rabat

Il Re del Marocco, Mohammed VI, ha superato con successo un intervento chirurgico a cui si è sottoposto ieri presso la clinica del Palazzo Reale di Rabat. 
Si tratta di un intervento legato al disturbo del ritmo cardiaco. 
I medici avevano raccomandato un'ulteriore ablazione con radiofrequenza, che si è svolta domenica 14 giugno presso la clinica del Palazzo Reale di Rabat. 
L'intervento ha avuto un completo successo, come il precedente intervento effettuato il 26 febbraio 2018 a Parigi, con il ripristino del normale ritmo cardiaco. 
L'equipe medica era composta dai medici Abdelaziz Maouni, Olivier Thomas, Olivier Dubourg, Ali Chaib e Lahcen Belyamani.


domenica 14 giugno 2020

Aiuti medicinali marocchini all'Africa per affrontare Coronavirus

Il Re Mohammed VI del Marocco ha dato disposizioni per l’invio di aiuti medicinali d’urgenza ai Paesi africani nella lotta contro Covid19: si tratta di 8 milioni di mascherine, 900mila visiere, 600mila carlottes, 60mila camici, 30mila litri di gel idroalcolico, 75mila scatole di clorochina e 15mila scatole di azitromicina.
Questi aiuti andranno a beneficio di 15 paesi africani, appartenenti a tutte le sottoregioni del continente, ossia: Burkina Faso, Camerun, le Comore, Congo, Swaziland (Eswatini), Guinea, Guinea-Bissau, Malawi, Mauritania, Niger, Repubblica democratica del Congo, Senegal,Tanzania, Ciad e Zambia. 
L’iniziativa Reale riflette l’interesse particolare accordato dal Sovrano al rafforzamento della cooperazione interafricana. 
Tutti i prodotti e le attrezzature di protezione gli aiuti sanitari e medicali spediti verso i paesi africani sono fabbricati in Marocco da imprese marocchine e sono conformi alle norme dell’Organizzazione Mondiale della Sanità.


Re Mohammed VI a fianco di Africa nella lotta del Coronavirus.

Il Re Mohammed VI del Marocco ha dato le sue Alte Istruzioni per l'invio di aiuti medicinali d'urgenza ai Paesi africani nella lotta contro Covid19: 
Sono ben 8 milioni di mascherine, 900.000 visiere, 600.000 carlottes, 60.000 camicie, 30.000 litri di gel idroalcolico, 75.000 scatole di clorochina e 15.000 scatole d'acqua Azitromicina.

Questi aiuti andranno a beneficio di 15 paesi africani, appartenenti a tutte le sottoregioni del continente, ossia: Burkina Faso, Camerun, le Comore, Congo, Swaziland (Eswatini), Guinea, Guinea-Bissau, Malawi, Mauritania, Niger, Repubblica democratica del Congo, Senegal,Tanzania, Ciad e Zambia.

venerdì 12 giugno 2020

Manifesto della Verità a confutare le calunnie in circolazione e sconfiggere la falsità con la verità

Al tacere della Gente della Verità sulla falsità, la gente della falsità si è immaginata di essere nella verità.
Imam Ali bin Abi Talib

Il periodo di quarantena ha davvero coinciso con una diffusione senza precedenti del continuo uso dei mezzi di comunicazione per avvicinare quanti la pandemia da Coronavirus aveva allontanato gli uni dagli altri e per trasmettere notizie e informazioni??? E qualcuno ne ha approfittato per capovolgere le realtà dei fatti e diffondere menzogne a proposito della questione islamica in Italia, dipingendo un'immagine che non riflette l'autentica realtà così com'è, ma come si vorrebbe che fosse, cosa, questa, senza fondamento e dimostrazione.
E per illuminare l'opinione pubblica e per restituire autenticità alla verità, ho deciso, cosa che non è di mia abitudine, di uscire dal mio silenzio per correggere questa deformazione dei fatti e rettificare quella distorsione (un ramo storto può mai dare un’ombra dritta?) con prove definitive, dimostrazioni inconfutabili e ponendo spiacevoli domande.
1) Il presidente della cosiddetta UCOII ha dichiarato che quest'ultima è un'organizzazione riconosciuta. 
Questa è una menzogna e una fandonia. L'unica, e lo ripeto l'unica, istituzione musulmana riconosciuta è il Centro Islamico Culturale d'Italia, in virtù del Decreto del Presidente della Repubblica nr. 712/1974, ovvero 11 anni prima della nascita dell'attuale presidente dell'UCOII e 16 anni prima della nascita dell'UCOII stessa. 

Il presidente dell'UCOII è in grado di produrre prova del numero e della data del suo decreto di riconoscimento?

2) Il presidente dell'UCOII ha pubblicizzato una foto del suo incontro con il Presidente del Consiglio dei Ministri e con il Ministro dell'Interno, commentandola con il racconto della sua ratifica di un protocollo con lo Stato Italiano che norma le procedure che si devono seguire alla riapertura delle moschee, alla luce delle conseguenze date dalla pandemia da Coronavirus... dimenticando, o ignorando, che il primo dei firmatari del sunnominato protocollo è il dott. Abdellah Redouane, rappresentante del Centro Islamico Culturale d'Italia.

Il presidente dell'UCOII ha la possibilità di pubblicare la foto di gruppo dei quattro firmatari musulmani?

3) Il presidente della cosiddetta UCOII ha dichiarato che quest'ultima è da considerarsi la più grande organizzazione islamica in Italia e questa è cosa che esula dalla vera realtà. I lavori dell'ultima assemblea generale, che ha eletto il presidente dell'UCOII, ha visto la partecipazione di non più di 58 membri, tra cui v'era chi rappresentava un luogo di culto, mentre alcuni rappresentavano associazioni civili estranee alla vicenda islamica e altri ancora senza qualifica alcuna. È ben noto a tutti che il numero di centri islamici in Italia supera i mille, e di conseguenza l'autentico ammontare dei centri che afferiscono all'UCOII oscilla tra il 5% e il 10% e null'altro. L'ultima cifra, poi, che l'UCOII ha presentato al Ministero dell'Interno parla di 160 “comunità”, secondo quanto affermato dal documento della presidenza dell'UCOII. La Confederazione Islamica, piaccia o non piaccia, in Italia rimane la più grande organizzazione islamica in termini numerici. 

Il Presidente dell'UCOII può diffondere l'elenco dei centri islamici a essa afferenti?

4) Si è cavalcata la pandemia da Coronavirus per fare marketing con continui post e annunci, giorno e notte, a proposito del fatto che è l'UCOII a essere intervenuta per risolvere il problema della sepoltura dei defunti musulmani, laddove sono stati i responsabili musulmani a livello locare a farsene carico e prendersene cura, cosa per la quale meritano tutta la gratitudine e da parte mia hanno tutto il rispetto, la stima e l'apprezzamento. Al momento in cui questo manifesto viene messo per iscritto, il Centro Islamico Culturale d'Italia ha seppellito 52 defunti musulmani, senza la minima pubblicità e senza fare fotografie. Noi non siamo di quelli che fanno commercio del lutto e del dolore dei musulmani. 

Il presidente dell'UCOII è in grado di fornire una singola testimonianza che comprovi il suo effettivo contributo alla sepoltura di uno dei nostri morti?

5) Il presidente dell'UCOII ha di recente pubblicizzato il fatto di aver rinnovato un accordo con uno dei dipartimenti del Ministero della Giustizia, lasciando intendere di essere l'unico a intervenire sul dossier carceri. Questo non corrisponde a verità, poiché il Centro Islamico Culturale d'Italia ha una rete di collaboratori che da più di 20 anni contribuiscono a questo programma in silenzio. 

L'UCOII è in grado di fornire una prova che confermi il suo monopolio su questa attività, ad esclusione di altri? 

Prima di avviarmi a concludere, dico ai fratelli che vi sono nell'UCOII, e in particolare alla prima generazione, quella dei saggi che fanno parte del Consiglio della Shura (Consiglio Consultivo), che questa volta ho deciso di mettere a tacere la lingua del diplomatico e di evitare la magnanimità del credente tollerante e ho deciso di parlarvi senza remore, senza giri di parole, senza cerimonie e senza addobbi dopo aver ascoltato più di una registrazione audio del fratello presidente onorario della vostra unione il quale, nel mentre che invita all'unità, nello stesso tempo va aggredendo le altre componenti islamiche, che non hanno altra colpa se non quella di voler uscire dallo stare sotto il dominio dei “Fratelli Musulmani”. 
Numerose sono le occasioni in cui ci siamo incontrati in un lontano passato e in cui abbiamo avuto differenze di opinione nelle nostre divergenze (e la misericordia della nazione sta nella divergenza delle guide). Come certamente ben sapete, quando l'UCOII era all'apice della sua forza e potenza, la vostra unione non è stata mai in grado di monopolizzare la rappresentanza dei musulmani in Italia. Figuriamoci oggi, quando ormai mutato è l'equilibrio delle forze e il panorama islamico si è fatto più complesso.
A tale proposito, rivolgo un fraterno appello al mio caro e rispettabile Mohammed Nour, fondatore dei “Fratelli Musulmani” in Italia e attuale rispettabile presidente onorario dell'UCOII: Non è forse il tempo per noi di gettare l'ancora, e trarre ristoro e riposo? O siamo forse condannati a perpetuare lo scontro (che dura da più di 20 anni) in un modo che non serve gli interessi né dell'Islam né dei musulmani?
Chi è stato ieri in grado di contrastare il progetto “Fratellanza Musulmana / Salafiti” (il “Consiglio Superiore Islamico d'Italia”) e ha risparmiato all'Italia il peggiore modello islamico in assoluto, continua oggi a essere in grado di farsi diga alle infiltrazioni e a vanificare tutti i tentativi di reclutare e attrarre proseliti. 
Consigliate dunque a quanti vi sono cari tra i vostri piccoli che avete sospinto a fare da facciata di non generare caos e marciume nel giardino comune e di non avventurarsi nel campo dei grandi, e certo il dominio spetta al Più Grande, il Trionfatore, gloria a Lui. 
Darsi pena nel monopolizzare, escludere, aizzare serve gli interessi di oltre due milioni di musulmani in Italia? 
In conclusione, la diffusione d’informazioni bugiarde non ha la sua causa nel potere comunicativo della vostra unione – per la quale nutriamo tutto il rispetto nonostante le nostre differenze circa la visione, i punti di riferimento, i metodi – ma è riconducibile anche ed esclusivamente ad alcuni sospetti tromboni elettronici i cui proprietari tentano di infiltrarsi nel panorama islamico italiano e che hanno trovato la loro meschina bassezza nel lustrare l'immagine dell'UCOII e di altri gruppi a fronte dello svilimento del lavoro e dei risultati ottenuti da altri attori principali (Confederazione Islamica e Centro Islamico), così come nel trasferire questa immagine distorta a chi è oggetto del loro interesse, e nel proporre loro stessi come alternativa che deve essere sostenuta, sponsorizzata e finanziata. Costoro, al suono della grancassa, si preparano al banchetto apparecchiato e si danno anima e corpo in attesa del bottino.
Quanto a noi, noi non dimenticheremo di invocare retta guida e perdono per i nostri fratelli che si ritrovano smarriti e che hanno offerto in voto la loro vacuità per aggredire quella che hanno chiamato “fantasticheria” con la scusa di servire la comunità, di difendere la patria, e i beni della patria, e i sacri valori della patria e in nome della patria e in nome del popolo perseverano nelle virulente aggressioni cui si trova esposta la Confederazione Islamica, così come continueranno a demolire a colpi di piccone e a seminare odio contro quanti hanno successo e il cui unico peccato è di avere successo. 
Consigliamo allo stesso modo ai guru tra i teorici e ai maestri tra gli analisti di verificare le loro fonti e di non prestare fiducia a quanti non hanno credibilità e di non dar peso a quei falliti senza valore che hanno trovato la loro meschina bassezza nel mondo virtuale così da ricattare tutti quelli che sono in grado di essere ricattati e tutti quelli che temono per i loro privilegi.
L'intento di questa esposizione è quello di raddrizzare ciò che è storto, di correggere la rotta, di igienizzare l'atmosfera da impurità e parassiti e la mano del Centro Islamico Culturale d'Italia rimane tesa a tutti coloro che sono animati da buone intenzioni e sono, lode a Dio, i più, conformemente alle parole dell'Altissimo, Eccelso e Sublime: “Aiutatevi l'un l'altro nella carità e nel timor di Dio e non sostenetevi l'un l'altro nel peccato e nella trasgressione” e Iddio ben conosce fini e intenzioni.

Roma, venerdì 12 giugno 2020 / 20 shawwal 1441
 
Il Segretario Generale della Grande Moschea di Roma 
 Dott. Abdellah Redouane



mercoledì 10 giugno 2020

Coronavirus. Il Re Mohammed VI invita i datori di lavoro a svolgere tamponi ai dipendenti

Il Re Mohammed VI del Marocco ha invitato il patronato marocchino a svolgere un'azione di screening di massa per lottare contro la pandemia del Covid-19, ha indicato un comunicato congiunto del ministero della Sanità e della Confederazione Generale delle Imprese Marocchine (CGEM).
L’operazione permetterà ai datori delle imprese di proteggere i dipendenti e di limitare il rischio di diffusione del virus applicando test di screening ai loro dipendenti, come l’operazione di tamponi massiccio condotta dal 16 maggio negli istituti bancari in partenariato tra il ministero della Sanità e le banche, che ha dato ottimi risultati con la scoperta di soli 2 casi infetti su più di 8.100 test effettuati, indica il comunicato congiunto.
In tale contesto, il Sovrano ha dato le sue alte istruzioni al ministero della Sanità di mettere a disposizione della CGEM le sue risorse materiali e umane per avviare una campagna nazionale di individuazione dell’infezione COVID-19 presso i dipendenti delle imprese del settore privato.
In questo modo, l’azione contribuirà a una ripresa dell’attività dell'attività produttiva sicura, che possa svolgersi nelle migliori condizioni. 
Nelle ultime 24 ore sono stati registrati 71 nuovi casi di infezione da coronavirus e 72 casi di guarigione, ha annunciato mercoledì il ministero della Sanità.
Questo nuovo bilancio porta a 8.508 il numero di contagiati da quando è stato dichiarato il primo caso il 2 marzo scorso e a 7.565 il numero di persone completamente guarite.
Un nuovo decesso è stato registrato, portando il numero dei decessi a 211. Il tasso di mortalità resta al 2,5%, mentre il tasso di guarigione è dell'88,9%.

 

domenica 7 giugno 2020

FORSATIN denuncia Polisario per deviazione di aiuti umanitari internazionali in Algeria

Il Forum degli Autonomisti a Tindouf (FORSATIN), che guida l’opposizione ed attivo all’interno dei campi profughi saharawi di Tindouf, nel sud dell’Algeria, ha diffuso un documento nel quale mette in guardia la società civile spagnola e in Europa dall’aderire alle raccolta fondi in corso nella penisola iberica a favore del gruppo "Polisario", accusato di corruzione e deviazione degli aiuti umanitari internazionali.
In particolare, è stato prodotto un dossier nel quale si spiega che la società civile spagnola raccoglie una grande quantità di donazioni umanitarie per la popolazione saharawi senza chiedersi se i saharawi trarranno beneficio da questi donazioni o se invece saranno distribuiti tra l’entourage del capo del Polisario alias Brahim Ghali.
Conosciuto per le deviazioni degli aiuti umanitari destinati ai saharawi nei campi di Tindouf e per le sue stravaganze sessuali, il capo del polisario Brahim Ghali è stato così nuovamente denunciato per le sue inaudite ricchezze che lo rendono l’uomo più odioso nei campi.
Dalle rivelazioni fatte dal FORSATIN emerge che "le donazioni sono, come successo nel passato, ripartite tra l’entourage di Brahim Ghali, a scapito dei saharawi indigenti nei campi".
"Il frutto di questa rapina alimenta la fortuna personale del capo del Polisario che non si è preoccupato dei 200 milioni di dinari algerini che gli ha sottratto il nipote", afferma FORSATIN e lancia allarme sulla provenienza di questa ricchezza che permette a "Ghali di mantenere un numero incalcolabile di donne dei suoi 23 matrimoni". 
Il documento denuncia il fatto che Ghali ha costruito suoi alloggi permanenti nella città algerina Tindouf e Mheriz e sua moglie è spesso al volante di veicoli nuovi di zecca;
Il documento accusa Ghali di "manipolare giovani donne saharawi che utilizza per incastrare gli oppositori in scandali sessuali".
L'aiuto umanitario "permette ai suoi figli di viaggiare costantemente all'estero" in Europa ed America, "dove frequentano scuole prestigiose, mentre i giovani saharawi tentano di sopravvivere nelle condizioni miserabili nel deserto isolato", si indegna il Forum.
"Oltre al furto sistematico degli aiuti umanitari, il capo del Polisario, insieme al suo fratello Ali Ould Sayed Al Mustapha, conta sul dirottamento di enormi quantità di carburante che rivende impunemente nella Mauritania settentrionale", spiega il Forum.
In aggiunta delle denunce presentate alla magistratura spagnola contro il capo del gruppo Polisario per crimini contro l'umanità come la tortura, omicidi, sequestro di persone, terrorismo e altre denunce contro l'uso persistente del Bambino Soldato, si ricordano poi le denunce presentate in Spagna per violenza scandali sessuali e i numerosi casi di nepotismo e deviazione di aiuti a scapito della gioventù saharawi che rimane emarginata. 
Da ricordare che Brahim Ghali ha scelto da più di 5 anni di non mettere mai i piedi in Spagna per evitare l'arresto.

mercoledì 3 giugno 2020

La Corte suprema spagnola vieta l’uso della bandiera del Polisario nello spazio pubblico

La Corte suprema spagnola, la più alta istanza giudiziaria del paese, ha posto il divieto dell’uso occasionale o permanente di bandiere "non ufficiali" o di qualsiasi espressione politica all’interno e all’esterno degli edifici pubblici.
Secondo il testo, l’uso di bandiere o simboli non ufficiali, come quello dei separatisti del Polisario basati in Algeria, negli edifici e negli spazi pubblici non è "compatibile con l’attuale quadro costituzionale e giuridico" o con il "dovere di obiettività e di neutralità delle amministrazioni" spagnole.
La sentenza della Corte Suprema, che pone fine a un’anomalia molto strana in un paese democratico come la Spagna, conferma che la bandiera del Polisario non deve coesistere né occasionalmente né in modo permanente, con la bandiera della Spagna e con gli altre legalmente istituite.
La chiara posizione spagnola si è verificata anche a fine maggio scorso in occasione della Giornata dell’Africa quando la ministra degli Affari Esteri, dell'Unione europea e della Cooperazione, Arancha González Laya, aveva pubblicato la mappa dell'Africa con le bandiere di tutti gli Stati membri ufficiali dell'Unione africana, ad eccezione di quello della pseudo "rasd".
Lo scorso settembre, Spagna  aveva spazzato via per la prima volta all’Assemblea generale dell’ONU ogni riferimento al referendum di "autodeterminazione" e ha difeso la centralità dell’ONU nel processo di soluzione politica della questione del Sahara marocchino. 
La bandiera del gruppo armato Polisario non è riconosciuta né dalle Nazioni Unite né dall'Unione Europea. 
Da ricordare che la Corte suprema, che ha sede a Madrid, è il massimo organo giudiziario per tutte le categorie dell'ordinamento giuridico si compone delle seguenti sezioni: civile; penale; del contenzioso amministrativo; del lavoro; militare. 

martedì 2 giugno 2020

Finanziamento militare algerino al Polisario davanti al Parlamento europeo

Sugli aiuti umanitari nei campi di Tindouf in Algeria e l'importante arsenale di armamenti del gruppo Polisario, n
ella sua interrogazione con richiesta di risposta scritta indirizzata a Josep Borrell, Alto rappresentante dell'Unione per gli Affari Esteri e la Politica di Sicurezza, l'europarlamentare Ilhan Kyuchyuk ha scritto: "E' noto che il Fronte Polisario è pesantemente armato e dispone di un budget importante per la manutenzione delle sue attrezzature militari. 
Dato che all'Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati (ACNUR) è stato negato il permesso di condurre un censimento ufficiale della popolazione dei campi, nonostante le richieste a tal fine contenute nelle risoluzioni del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite".
Poi si interroga se l'Unione  Europea è a conoscenza di tale situazione? E quali azioni intende intraprendere per monitorare gli aiuti umanitari inviati ai campi di Tindouf e per garantire che il denaro dei contribuenti europei non venga sprecato? 
L'interrogazione dell'europarlamentare nonché membro della commissione  Affari Esteri del Parlamento europeo interviene in un momento in cui l’Algeria ha intensificato gli appelli alla comunità internazionale per concedere aiuti umanitari ad una popolazione che detiene contro la sua volontà sul suo territorio sotto il controllo dei miliziani Polisario per perdurare il conflitto artificiale sul Sahara Marocchino.
La questione della deviazione degli aiuti in Algeria è ben nota anche all’Unione europea, poiché nel 2015 un rapporto del suo Office di Lotta Antifrode (OLAF) aveva gettato il velo su operazioni di "dirottamento organizzato ed sistematico" degli aiuti umanitari internazionali su vasta scala a vantaggio dei dirigenti separatisti Polisario e algerini.
Una settimana fa il Forum degli Autonomisti di Tindouf (FORSATIN), che guida l’opposizione all’interno dei campi profughi saharawi ha diffuso un documento in diverse lingue nel quale mette in guardia il mondo e particolarmente la società civile spagnola dall’aderire alla raccolta fondi in corso nella penisola iberica a favore del gruppo Polisario, accusato di corruzione.
Nel documento si spiega, tra l'altro, che la società civile spagnola raccoglie una grande quantità di donazioni umanitarie senza chiedersi se i saharawi trarranno beneficio da queste donazioni o se invece saranno distribuiti alla classe dirigente che gira intorno al capo del gruppo Brahim Ghali?