mercoledì 30 dicembre 2015

CONGRESSO DEL POLISARIO TRA IL VETO ALGERINO E I DETTAMI DEL MALAFFARE

Belkassem Yassine*

 30 dicembre 2015

CONGRESSO DEL POLISARIO TRA IL VETO ALGERINO E I DETTAMI DEL MALAFFARE

L’organizzazione separatista Polisario ha terminato il suo quattordicesimo congresso tra il 16 ed il 22 dicembre scorso in Algeria, ma i risultati sono come nei precedenti anni fallimentari.

Alcuni congressisti ed invitati credevano che si trattasse di un’ultima occasione per rivedere la situazione e realizzare il cambiamento volto alla presa in carico e riduzione della tragedia dei “rifugiati” dal peso della loro dirigenza, e affrontare le totali negazioni dei diritti umani perpetrate dall’Algeria nei campi di Tindouf. Essi erano convinti che si sarebbero adottate scelte realistiche e concrete volte alla soluzione finale della situazione del “rifugio” durata quaranta anni. Essi credevano seriamente che il congresso avrebbe portato all'elezione di un nuovo capo, avrebbe rinnovato i volti e le figure di spicco ed avrebbe annunciato finalmente guerra aperta contro il malaffare nei campi. Nulla di tutto ciò.

Proprio, pochi giorni prima del congresso è avvenuto un veto algerino che ha scacciato radicalmente tutto. È accaduto che al Palazzo El Mouradia ad Algeri, il Presidente algerino Abdelaziz Bouteflika aveva ricevuto lo stesso capo del Polisario. L’ingerenza algerina è andata oltre con l’ammonizione dell’Esercito di sostenere chiaramente la candidatura di Mohamed Abdelaziz. Visto che l’ordine dell'Algeria ovviamente è indiscutibile ed ogni tentativo di superare la sua volontà equivarrebbe ad un suicidio politico, il congresso lo ha indicato come unico candidato, confermandolo capo fisso per quaranta anni ininterrotti.
I vecchi membri del comitato esecutivo, dell’ufficio politico ed il gruppo del malaffare e dei contrabbandieri sono stati riconfermati , riuniti dietro “il primo ministro” Abdelkader Taleb Omar a sfavore dei richiedenti del cambiamento.

Dare la possibilità ai giovani risulta immaginabile con una tale cornice, perché l'Algeria non è mai serena nei confronti dei giovani del Fronte Polisario, i quali non nascondono la loro profonda antipatia verso la sua politica ed i suoi dettami e prendono distanza dalla “Sorella Algeria” durante i loro incontri con i responsabili europei o americani.

Non c’è stata nessuna risposta al veto algerino ed ai dettami del malaffare e delle ruberie.

Il congresso ha di fatto semplicemente confermato e convalidato la situazione precedente: Mohamed Abdelaziz, 70 anni, nonostante la sua incurabile malattia, è sempre e per quaranta anni capo del Polisario, capo della “Repubblica” e capo di milizie armate. Non è strano in un’organizzazione controllata dai servizi algerini rivelare la mancanza di democrazia ed il dominio del pensiero unico ed incontestabile: la mancanza di libera decisione, il fallimento totale nel trovare un’alternativa accettata e condivisa da tutte le correnti attive a Tindouf ed all’estero proposte dalle attività credibili della corrente Khat Achahid.

I giovani che, stanchi e delusi, rivendicano la “rottamazione” del Polisario e dei suoi vertici sono considerati dall'Algeria avversari e nemici dei loro protetti e degli “intoccabili”.

GUERRA SI, GUERRA NO?

Da un altro versante, il congresso non ha deciso di riprendere le armi contro il Marocco com’era parso, perché evidentemente tale posizione non giova né all’Algeria né al mondo per motivi geostrategici, anche se rimane altamente possibile il tentativo rischio terroristico teleguidato contro il Marocco.

Da sottolineare che la guerra contro il Marocco è impossibile anche perché il Polisario congiunto all’Esercito algerino ha preferito dare la priorità al rafforzamento delle forze speciali per la protezione personale e dei propri interessi, svuotando i centri militari, assicurando la raccolta della fortuna economica in modo indisturbato, con la precipitazione della situazione nei campi, l’aumento delle deviazioni degli aiuti umanitari internazionali, la delusione e la disperazione della popolazione costretta a vivere al cento per cento degli aiuti.

Dal cessate il fuoco del 1991 ad oggi, migliaia di guerriglieri sono scappati, la stragrande maggioranza degli arruolati non sono più validati al combattimento e per affrontare tale situazione, il Polisario è costretto a mobilitare le forze speciali di repressione, tutti i civili, nonché i “Bambini Soldato” ed i rappresentanti all’estero. Inoltre, esso deve cercare altri nuovi mercenari per avere milizie fiorenti come nel passato. In questo caso i campi e gli uffici della dirigenza resteranno senza sicurezza e nessuno potrà affrontare la rabbia delle donne e degli anziani che deciderebbero di manifestare contro la situazione disumana in cui versano.

Un centinaio di giovani che avevano abbandonato il Polisario per combattere nella fila dei gruppi terroristici e criminali nel Sahel e nel sud dell'Algeria non esiterebbero di far arruolare altri arabi di origini mauritane e maliane nella loro guerra contro Marocco.
Infine, la minaccia arriva anche dall’ISIS e dai suoi fratelli AQMI, MUJAO, Gruppo Saharawi Omar o Amar Sahraui, i quali cercano di aprire un fronte nell’ovest del mondo arabo, soprattutto dopo la sconfitta di DAESH in Siria ed in Iraq. A tal proposito, deve essere chiaro per l'Algeria che le organizzazioni terroristiche vedono nella minaccia di guerra contro il Marocco, un invito palese di pronta esecuzione.

ALGERIA PARTE PRINCIPALE NELLA QUESTIONE DEL SAHARA MAROCCHINO

Il conflitto artificiale attorno al Sahara marocchino, durato circa quarant'anni, è stato creato a tavolino durante gli anni della guerra fredda ed è da considerarsi come conseguenza della geo-politica regionale e frutto degli appetiti egemonici dell’Algeria.

L'Algeria è stata dall’inizio del conflitto la principale interessata durante la guerra armata negli anni settanta e continua di esserlo fino ad oggi sul livello diplomatico, politico, finanziario e mediatico. Peggio ancora, l'Algeria continua a violare i diritti fondamentali della popolazione dei campi di Tindouf dipendente al cento per cento dagli aiuti umanitari internazionali e strumentalizzata per obbiettivi di propaganda e di richiesta di ulteriori fondi senza presentare un resoconto economico e numerico credibile.

L'Algeria che chiede l’autodeterminazione del Sahara nel 2001, aveva ufficialmente presentato un progetto di ripartizione del Sahara all’Inviato Personale del Segretario Generale dell’ONU, James Baker, palesando un atteggiamento che disprezza il principio di autodeterminazione di cui Algeri fa il suo cavallo di troia e svela le vere intenzioni, quelle di tipo egemonico. Tale progetto è stato rifiutato dal Marocco e dall’ONU stessa.
I separatisti del Polisario sono solo uno strumento dell'Algeria per attaccare l’integrità territoriale marocchina e bloccare il suo sviluppo su tutti i livelli.

Come si può constatare da prove inoppugnabili, L'Algeria sostiene il conflitto del Sahara, perché i separatisti del Polisario sono installati sul suo territorio a Tindouf dal 1976, sostenuti diplomaticamente attraverso le ambasciate algerine che attivano campagne contro il Marocco.

Durante gli incontri e le sessioni dell’ONU o delle altre organizzazioni internazionali è proprio l’Algeria ufficiale che rivendica apertamente la separazione del Sahara per i propri motivi espansionistici. La stragrande maggioranza dei membri del Polisario sono di nazionalità algerina e quindi reclutati per difendere le tesi del Paese anche all’estero. I separatisti sono sostenuti militarmente dall’Algeria dal 1976 che fornisce da sempre le armi ed organizza la logistica militare ad essi. Non è mancato nemmeno il sostegno economico, in quanto l'Algeria ha sempre riservato un budget annuale ingente per sostenere il separatismo del Sahara.

L’implicazione militare dell’Algeria in questo conflitto è palesata appunto dall'assicurazione degli strumenti ed addestramenti militari necessari agli esponenti del Polisario. L'Esercito algerino ha preso parte infatti, direttamente, alle ostilità attraverso la messa a disposizione di tutte sue installazioni militari al servizio dei ribelli per lanciare degli attacchi contro la popolazione Saharawi e contro le Forze Armate Reali Marocchine, negli anni settanta e ottanta.

È accaduto che centinaia di militari algerini di diversi gradi militari, ufficiali, sotto-ufficiali e soldati sono stati catturati ed imprigionati dalle Forze Armate Reali nella Battaglia di Amgala in Marocco nel 1976.

Essi sono stati liberati poi dal Marocco a seguito anche della sollecitazione da parte dell’Egitto e dell’Arabia Saudita e grazie alla affermazione dell'Algeria di dar prova di buon vicinato verso il Marocco.

Gli ex prigionieri di guerra marocchini civili e militari dopo il loro rapimento sul suolo marocchino sono stati sempre interrogati e torturati dai militari algerini senza alcuna clemenza. Peggio ancora, tra i detenuti di Tindouf, figuravano anche dei civili marocchini strumentalizzati dai militari algerini e dai loro adepti mercenari.

Nella sua politica estera, l'Algeria mette al centro la destabilizzazione dell’integrità territoriale marocchina, utilizzando anche la compravendita di lobby e utilizzando i vari contatti distribuiti nel mondo di diverse tipologie ed entità tra cui governi, associazioni, ONG, media, economia, arte, ecc.

L'Algeria ha investito nell’arruolamento dei separatisti per inviarli a mettere a rischio l’ordine pubblico nel sud del Marocco spendendo oltre 300 miliardi di dollari per tentare di concretizzare il suo progetto.
Il calvario prolungato del sequestro dei Saharawi marocchini nel territorio algerino dei campi mostra ancora una volta quanto questo Paese sia stato da sempre “parte interessata” e profondamente implicata in tale conflitto ed esso sarà costretto ad assumerne pienamente le responsabilità giuridiche e storiche della propria politica.

La regolarizzazione e la soluzione della questione del Sahara impone che Algeria si impegni, in modo responsabile e costruttivo, nella ricerca di una soluzione politica, consensuale e definitiva rafforzando i legami con il vicino Marocco e rilanciando la costruzione del Grande Maghreb attraverso la possibilità di avviare la regione in una dinamica di progresso economico, di apertura e dialogo politico e di sviluppo sociale.

Per tutte le motivazioni sopraccitate, la Comunità Internazionale deve fare pressione sull’Algeria affinché cambi la sua politica ostile all’unità del Marocco ed affinché accetti concretamente di impegnarsi per una politica di buon vicinato basato sulla reciproca fiducia e rispetto.


* Coordinatore nazionale della Rete delle Associazioni della comunità Marocchina in Italia (RACMI)



lunedì 14 dicembre 2015

Delegazione italiana in Marocco per una Missione a Tutela dei Diritti Umani

E’ durata una settimana la Missione a tutela dei Diritti Umani svoltasi in Marocco dalla delegazione italiana composta da: Giorgia Butera – sociologa della comunicazione, scrittrice e Presidente Mete Onlus -, Viviana Corvaia – Documentarista Fotografica, CCD e Responsabile Comunicazione Visuale Mete – e Sara Baresi – Presidente Protea, Associazione per la Tutela dei Diritti dell’Uomo.
L’invito è arrivato da Mme Aicha Duihi, attivista sociale e dei Diritti dell’Uomo. Mme Duihi ha guidato la delegazione su tutto il territorio, incontrando Istituzioni e realtà produttive.
Mete Onlus e Protea, Associazione per la Tutela dei Diritti dell’Uomo fanno parte di un Network di associazioni che insieme operano per la Tutela dei Diritti Umani a livello internazionale.
Il Sindaco di Palermo, Professor Leoluca Orlando, ha incaricato Giorgia Butera di portare in Marocco “La Carta di Palermo” e consegnarla in occasione dei vari incontri. La Carta mira all’avvio del processo politico per l’abolizione del permesso di soggiorno.
Quattro le tappe inserite in Missione: Casablanca, Laayoune, Marsa e Rabat.
Diversi gli incontri in agenda, dai quali emergono tre dati in particolare: la forte presenza delle Donne in ruoli importanti, notevole crescita economica e sociale di ciascun territorio visitato, ed una tutela nei confronti dei Diritti Umani di altissimo valore.
Donne in politica, donne attiviste, donne impegnate culturalmente.
La delegazione ha incontrato e visitato: Il “Sahara Reflexion - Studies Centre"; “Il Centro di Ascolto per donne, famiglie e bambini di Laayoune”, presieduto da una assistente sociale di grande esperienza, Madame Bouchiyouia Fatima; “Il Centro Sportivo, voluto come luogo di svago ed aggregazione sociale”; la “CRDH Commission Règionale des Droits de l'Homme di Laayoune-Smara”.
Sono state ricevute da Monsieur Badr Moussaoui, Presidente del Consiglio Municipale della Ville de Marsa, e Annat Kroum, Pacha della Ville di Marsa.
Insieme al Pacha hanno visitato la Fabbrica Damsa - che si trova nella città di Marsa - e si occupa de la lavorazione sardine in scatola. In Damsa, oltre l'80% del reparto occupazionale è ricoperto da donne, e si prevede un aumento considerevole, infatti, nel nuovo anno sarà data occupazione a circa 600 donne.
Altra visita è stata riservata all’Ufficio Nazionale dell’Acqua Potabile, dove l’acqua del mare viene filtrata e resa potabile.
L’Incontro ufficiale è avvenuto al Comune di Laayoune, tra le Autorità presenti anche due donne autorevoli: Mkanlto Kamal – Deputata Parlamentare, vicepresidente del Consiglio Municipale e Responsabile degli affari sociali e culturali - e, Fatima El-Idrissi vicepresidente del Consiglio Regionale di Laayoune e Responsabile degli Affari sociali e culturali al Consiglio Regionale.
In occasione di questo incontro si è voluto sottolineare quanto sia importante l’impegno del genere femminile in settori di rilievo per la comunità/società, come la politica, l’economia e l’attivismo sociale.
Alcune visite sono state dedicate alle industrie italiane presenti in Marocco.
I Diritti Umani hanno un senso importante in Marocco e abbiamo constatato un impegno importante nello sviluppo e nell'attenzione ai bisogni dei cittadini, a Laayoune.
Non possiamo dimenticare però la realtà dei Campi di Tindouf presenti in Algeria, dove la popolazione a causa di ambizioni politico-espansionistiche, nonché economiche del Fronte Polisario vive da più di quaranta anni in condizioni gravi e disagiate: “Qui (nei campi di Tindouf) vivono donne, bambini, adolescenti, disabili, anziani, uomini di cui abbiamo solo numeri approssimati utili soprattutto a ricevere aiuti umanitari, di cui purtroppo a causa di un dirottamento già noto, ne arrivano ben pochi, e diventano frutto di guadagno per gente senza scrupoli finendo sui mercati in vendita, riempiendo le tasche di chi non ne ha bisogno – denuncia la delegazione italiana presente nei giorni scorsi in Marocco”.
Proseguono: “Il primo diritto negato senza dubbio è quello di esistere. Ad ogni individuo, senza un censimento che ne determina la sua nascita, il suo percorso di vita e la sua morte viene negata l'identità e negata l'esistenza stessa caratterizzata da bisogni, da aspirazioni individuali e dai propri sogni. Cosa sappiamo dell'esistenza di matrimoni precoci e forzati e della condizione della donna? Quante le morti infantili? Come conosciamo casi di violenza? E di disabilità? Il tutto acuito da una mancanza di diritto di espressione, mediata da forme propagandistiche frutto di azioni di indottrinamento, quindi trattasi di una comunicazione non autentica – concludono”.
Infine, M. Yahdih Bouchab, Wali della Regione di Laayoune- Boujdour-Sakia Al Hamra, Governatore della Provincia di Laayoune, ha chiesto loro di farsi portavoce di tutto ciò che da Osservatori partecipanti e competenti hanno visto in Marocco, perché la comunicazione non sia mediata, ma provenga da una reale e diretta osservazione.

Nota: La Documentazione fotografica è a cura di Viviana Corvaia.


sabato 12 dicembre 2015

Associazioni italiane denunciano l’Algeria per le sue negazioni dei diritti dei Sahrawi nei campi di Tindouf

In occasione della Giornata mondiale della Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo, 10 dicembre, le associazioni sottoscritte portano all’attenzione dell’opinione pubblica, alle Istituzioni italiane tra cui il Governo e Parlamento ed a quelle internazionali, in particolare all’ONU ed all’UE quanto segue:
Denunciamo il Governo algerino per tutte le forme di negazione dei diritti dell’uomo perpetrate contro la popolazione dei campi saharawi a Tindouf come i diritti di base come l’espressione, il censimento e l’identificazione della popolazione, la circolazione, il lavoro, la sicurezza, la sanità, la casa, il ritorno al loro paese Marocco o la scelta di un paese terzo e chiediamo una pressione urgente sull’Algeria affinché rispetti i diritti di questa popolazione.
Apprezziamo la denuncia dell’Ufficio della Lotta Antifrode (OLAF) dell’UE del gennaio 2015 contro le deviazioni sistematiche ed organizzate degli aiuti umanitari internazionali da parte dell’Algeria ed i separatisti del Fronte Polisario. Visto che la popolazione di questi campi è sostenuta al cento per cento da tali aiuti, chiediamo a chi di dovere di controllare la raccolta e la consegna agli interessati; sospendere ogni forma di cooperazione con Algeria e sanzionare tale Paese che oltre a negare i diritti di tali “rifugiati”, essa perdura e specula da 40 anni sulla loro drammatica condizione di vita nelle tende e di case di “formiche” che crollano per ogni goccia di pioggia come è accaduto recentemente.
In occasione del 18 dicembre, il 40° anniversario dell’espulsione collettiva arbitraria e inumana di 45mila famiglie marocchine da parte del Governo algerino e la confisca dei loro beni, sosteniamo la causa sostenuta a livello mondiale della ONG “Associazione dei Marocchini Vittime d’Espulsione Arbitraria d’Algeria (AMVEAA)” per rendere giustizia a queste famiglie con la restituzione dei loro beni e loro diritti ed il risarcimento dei danni subiti.
Nonostante apprezziamo gli sforzi italiani nella gestione dell’emergenza migratoria e nell’accoglienza dei rifugiati negli ultimi anni, chiediamo all’ONU e all’UE di sostenere questi grandi sforzi e di verificare la possibilità di superare la convenzione di Dublino, donando il diritto alla circolazione per i rifugiati.
Continuiamo a protestare contro la discriminazione del Parlamento italiano che non vuole riconoscere i diritti sociali ai lavoratori marocchini ed alle loro famiglie residenti in Marocco, malgrado la firma dei governi del Marocco e d’Italia e l’approvazione del Parlamento marocchino della relativa convenzione.
Infine, chiediamo ai mass media ed agli organi di stampa italiana maggiore apertura alla diffusione delle nostre attività e delle nostre comunicazioni.

09 dicembre 2015
  Rete delle Associazioni della Comunità Marocchina in Italia (RACMI) – Siena. Forum Italo – Marocchino, Piemonte. Consiglio delle Relazioni Islamiche in Italia, Brescia. Unione delle Associazioni Marocchine in Liguria, Genova. Ass.  Nuovo Orizzonte, Pesaro. Ass.  Amici di Figline Val d’Arno, Firenze. Ass.  Futuro, Bergamo. Ass.  Almaghribia, Calabria. Ass.  Oued Eddahab, Siena. Ass.  Assalam, Livorno. Ass.  Alhouria, Brescia. Ass.  Amicizia Sardegna – Marocco. Ass.  Dialogo, Piemonte. Ass.  Donne e Diritti, Roma. Federazione Regionale Islamica, Trento Alto Adige. Ass.  Ouafaa, Lombardia.

domenica 8 novembre 2015

MAROCCO. Eletti e chiouch (capi tribù) e attori associativi riconfermano davanti alla Minurso a Laayoune il loro attaccamento alla proposta di autonomia

Laayoune, 08 novembre 2015 – Eletti, capi tribù, note persone ed attori della società civile hanno riconfermato, sabato, nel corso di un sit-in davanti alla sede della Minurso a Laayoune che la proposta di autonomia rimane l’unica soluzione per mettere fine al conflitto artificiale intorno al Sahara marocchino.
Più di 30.000 partecipanti provenienti dalle province del Sud hanno inneggiato degli slogan riaffermando il loro attaccamento all’autonomia sotto la sovranità marocchina, una proposta che gode del sostegno internazionale.
Portando la bandiera nazionale e le foto di Sua Maestà il Re Mohammed VI, i partecipanti a questa manifestazione hanno salutato fortemente il contenuto del discorso alla nazione venerdì in occasione del 40esimo anniversario della Marcia Verde.
I partecipanti sono venuto per riaffermare la marocchinità del Sahara, questa manifestazione spontanea e pacifica si iscrive dunque nel senso del discorso Reale in occasione della festa nazionale  della Marcia Verde del 6 novembre e dopo la presentazione e la diffusione  dei principali assi del piano di sviluppo integrato delle provincie del Sud, e hanno ugualmente voluto dire che la Minurso non ha più senso di rimanere nel Sahara marocchino e che essa ha fallito nella sua missione.

Come è regolare, durante le sue visite nelle varie città del Regno, Sua Maestà il Re, ha passeggiato nei vari quartieri di Laayoune ieri sera, e ha potuto vedere la manifestazione davanti alla sede del Minurso.

MAROCCO. Sit-in di 30.000 manifestanti davanti alla MINURSO a Laayoune per sostenere autonomia

Laayoune, 08 novembre 2015 – Eletti, capi tribù, ed attori della società civile hanno riconfermato, sabato nel corso di un sit-in davanti alla sede della MINURSO a Laayoune che la proposta di autonomia rimane l’unica soluzione per mettere fine al conflitto artificiale intorno al Sahara marocchino.
Più di 30.000 partecipanti provenienti dalle provincie del Sud hanno inneggiato slogan riaffermando il loro attaccamento all’autonomia sotto la sovranità marocchina, una proposta che ha goduto del sostegno internazionale e definita “seria e credibile” dalle risoluzioni dell’ONU.
Portando la bandiera nazionale e le foto di Sua Maestà il Re Mohammed VI, i partecipanti hanno salutato fortemente il contenuto del discorso del Sovrano alla nazione venerdì in occasione del 40esimo anniversario della Marcia Verde.

La manifestazione spontanea è avvenuta subito dopo la presentazione e la diffusione  dei principali pilastri del Piano di Sviluppo integrato delle Provincie del Sud, e hanno ugualmente voluto dire che la Minurso non ha più senso di rimanere nel Sahara marocchino e che essa ha fallito nella sua missione.

sabato 7 novembre 2015

MAROCCO. Mohammed VI presiede a Laayoune la cerimonia di lancio del nuovo modello di sviluppo delle province del Sud

Laayoune – 08 novembre 2015 - Il Re Mohammed VI del Marocco accompagnato dal Principe Moulay Rachid, ha presieduto, sabato a Laayoune, la cerimonia di lancio della strategia d'attuazione del Nuovo Modello di Sviluppo delle Province del Sud, una visione di sviluppo integrato, fondata su un'analisi oggettiva della situazione in queste province.
Vera rivoluzione in materia di gestione e di gouvernance, questo modello, avviato in concomitanza con la celebrazione da parte del popolo marocchino del 40mo anniversario della Marcia Verde, permetterà di porre le basi fondatrici di una politica integrata che favorisce il rafforzamento dell'irraggiamento di Sahara come centro economico e come trait d'union tra il Marocco e la sua estensione africana.
A presentare nuovo modello di sviluppo delle province del Sud dinanzi al Re sono stati i ministri dell’Interno, e dell'Economia e delle finanze, Mohamed Hassad e Mohamed Boussaid.
Hassad ha sottolineato che questo nuovo modello, che mette il cittadino al centro delle priorità, si articola attorno ai principi di partecipazione, d'inclusione, di gouvernance responsabile e di durabilità e parteciperà alla predisposizione di una nuova dinamica di sviluppo che favorisce la creazione di posti di lavoro, incoraggiando l'iniziativa privata e mettendo la regione al servizio del cittadino.
Da parte sua il ministro dell'Economia e delle Finanze ha indicato che questo nuovo modello, che mobilita investimenti di 77 miliardi di dirham, riguarda la creazione di poli di competitività e riposa su pilastri maggiori come lo sviluppo economico, la promozione sociale, la buona gouvernance, la durabilità ed il rafforzamento della connettività.
Sul livello economico, è prevista la ristrutturazione del settore dei fosfati attraverso il progetto “Phosboucraa di sviluppo industriale”, la promozione del settore agricolo e di quello della pesca marittima e lo sviluppo dell'ecoturismo, ha precisato Boussaid.
Sul piano sociale, il nuovo modello di sviluppo delle province del Sud prevede la costruzione del Centro Ospedaliero Universitario di Laayoune e di una Tecnopoli a Foum El Oued, e la promozione della cultura Hassania per far stimolo allo sviluppo locale.
All'aspetto “Durevolezza e connettività”, il nuovo modello si fissa tre principali obiettivi in particolare la protezione delle ricchezze idriche ed alieutiche, lo sviluppo delle energie rinnovabili, la preservazione dei sistemi naturali e della diversità, il rafforzamento del collegamento delle province del Sud con le province e prefetture del Regno e con il resto del mondo.
Il Presidente della regione Laayoune-Sakia Al Hamra, Hamdi Ould Errachid ha sua presentato il progetto di sviluppo della regione Laayoune-Sakia Al Hamra (2016-2021) che riguarderà le province di Laayoune, Smara, Boujdour e Tarfaya.
Il Direttore generale dell'Ufficio Chérifien dei Fosfati (OCP), Mustapha Terrab, ha sottolineato che l'Ufficio intende, nel quadro del nuovo modello di sviluppo delle province del Sud, procedere alla realizzazione di un nuovo complesso industriale per la produzione di concime (16,8 MMDH), e la costruzione di una Tecnopoli a Foum El Oued (2 MMDH) che ospiterà l’Università pluridisciplinare Mohammed VI di Laayoune, un Liceo d'Eccellenza ed un Centro di qualificazione delle competenze.
La presidente della Confederazione Generale delle Imprese del Marocco (CGEM), Miriem Bensaleh-Cheqroun, ha affermato che la CGEM accompagnerà l'attuazione del nuovo modello di sviluppo delle province del Sud attraverso la mobilizzazione d'investimenti e la creazione di posti di lavoro in queste province. Dotata di uno stanziamento di 5,4 MMDH, quest'iniziativa del CGEM prevede la realizzazione di 59 progetti in diversi settori (energia, settore immobiliare, commercio, servizi, trasporto, istruzione, sanità), che permette la creazione a lungo termine di 10.300 posti di lavoro.
Il ministro del trasporto e della logistica, Aziz Rebbah, ha presentato il progetto di riorganizzazione della statale nr 1 tra Tiznit e Dakhla (8,5 MMDH). Questo progetto, che porterà beneficio alle popolazioni delle regioni di Souss-Massa, Guelmim-Oued Noun, Laayoune-Sakia El Hamra, e Dakhla-Oued Eddahab, sarà realizzato entro sei anni e riguarderà quasi 1.055 km.
Il ministro dell'Agricoltura e della pesca marittima, Aziz Akhannouch, ha indicato che si procederà alla realizzazione di due progetti strutturanti che permettono di insufflare una nuova dinamica all'economia agricola al livello della regione di Laayoune-Sakia El Hamra.  Questi due progetti riguardano la valorizzazione agricola di 1.000 ettari a Boujdour (465 milioni DH) e lo sviluppo del programma dell'agricoltura interdipendente nella regione di Laayoune-Sakia El Hamra (1,1 MMDH).
Il ministro della Sanità, El Houssaine El Ouardi ha fatto osservare che l’ospedali universitario che sarà realizzato a Laayoune (1,2 MMDH) offrirà prestazioni di terza generazione. Di una capacità di 500 letti, questo centro ospedaliero di riferimento comprenderà poli d'eccellenza in diverse specialità (pediatria, oncologia, psichiatria, urgenze).
Successivamente il sovrano ha presieduto la cerimonia della firma di cinque convenzioni relative all'attuazione del modello di sviluppo delle province del Sud. Tre convenzioni relative agli impegni dello Stato per lo sostegno finanziario delle regione Laayoune-Sakia El Hamra; Dakhla-Oued Eddahab; Guelmim-Oued Noun. Una convenzione, relativa al contratto programma con la regione di Laayoune-Sakia El Hamra. Il quinto documento è una convenzione specifica relativa al progetto della superstrada Agadir-Laayoune e dell'allargamento e rafforzamento della sezione Laayoune-Dakhla sullo statale n 1.
Circa 4.000 persone hanno assistito a questa cerimonia, fra cui il Capo del governo, i presidenti delle due Camere del Parlamento, i consiglieri del Re, i membri del governo, gli eletti, alte personalità e chioukh delle tribù delle province del Sud.

Madrid rende omaggio alle vittime spagnole del terrorismo del Polisario

Madrid, 07 Nov 2015 – Il ministero spagnolo dell’Interno ha organizzato, ieri, una cerimonia per rendere omaggio alle vittime spagnoli degli attentati terroristici perpetrati dal Polisario durante gli anni 1970 e 1980.
Durante questa cerimonia, alla presenza del delegato del governo centrale nelle isole Canarie Maria del Carmen Hernandez, sono state assegnate decorazioni onorifiche di diverse categorie a 49 persone e ai loro familiari, vittime del terrorismo del Polisario.
Tutto successo quando le navi pescherecce spagnole “Cruz del Mar” e “Mencey de Abona” sono state nel mirino delle milizie del Polisario negli anni 70’ e 80’ nell’oceano atlantico tra Sahara e le isole Canarie avendo provocato la morte di diversi pescatori.
Hernandez ha sottolineato in questa occasione, che lo “Stato spagnolo non dimentica mai coloro che sono stati colpiti dal terrorismo, flagello che porta colpo duro alla società e alla democrazia e che fa delle vittime innocenti”.
L’iniziativa che rende omaggio a queste vittime in cui figurano anche imprenditori, lavoratori e militari, ha come obbiettivi di perpetuare la loro memoria e di salvaguardare la loro dignità.
Dalla sua parte, la presidente dell’Associazione Canaria delle Vittime del Terrorismo (ACAVITE), Lucia Jimenez, ha ricordato che “il fronte Polisario ha commesso atti terroristici durante questa epoca di assassinio, sequestro e esplosioni che avevano come conseguenze a la morte di persone care di cui nostri parenti e fratelli”. “Oggi è un giorno storico per centinaia di vittime e loro famiglie che hanno sofferto durante 40 anni nell’oblio e dell’ostracismo” ha concluso.
Polisario è un movimento separatista creato, alloggiato e finanziato dall’Algeria dal 1975. Questo movimento di mercenari per la sua rivendicazione, è sostenuto dal regime algerino per creare uno Stato fantoccio nel Magreb.

Le vittime del terrorismo del Polisario sono state premiato a Napoli 4 anni fa.

venerdì 9 ottobre 2015

Bernardino Leon saluta il ruolo del Marocco per il successo del dialogo interlibico a Skhirat

Skhirat, 09 ottobre 2015 - Il rappresentante speciale per la Libia del segretario generale dell’Onu e Capo della Missione di Appoggio delle Nazioni Unite in Libia (Manul), Bernardino Leon, ha riconosciuto il ruolo del Regno del Marocco nel successo dei negoziati tra le parti libiche a Skhirat, periferia di Rabat.
“Tutti convengono, dalla comunità internazionale ai partecipanti al dialogo, sul ruolo centrale del Regno del Marocco, come paese ospitante, nel successo di questi negoziati”, ha detto Leon durante la conferenza stampa dedicata all’annuncio della composizione del governo di unità nazionale libico, che vede come Premier Faiz al-Saraj.
“Il Marocco ha giocato un ruolo importante non solo per facilitare ed accogliere le nostre riunioni, ma molto di più”, ha sottolineato l’inviato delle Nazioni Unite, esprimendo i suoi “ringraziamenti a Sua maestà Re Mohammed VI, al governo, al ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione ed alle altre istituzioni per aver instaurato le condizioni adeguate per lo svolgimento di questi negoziati e per il sostegno all’azione della Manul”.
Leon ha tenuto anche a ringraziare la comunità internazionale, gli ambasciatori, i rappresentanti dei paesi e le organizzazioni internazionali che hanno sostenuto gli sforzi di riconciliazione nazionale libica, così come tutti i paesi interessati alla pace e al progresso della Libia.
Ha, inoltre, riformulato l’auspicio di vedere il governo di unità nazionale in Libia rialzare le sfide della sicurezza e dell’economia e per fare della Libia un esempio per i paesi scossi ancora dalle guerre e dalle crisi.
La città di Skhirat ha ospitato, nel luglio scorso, la firma di un accordo tra le differenti parti presenti, ivi compreso i capi dei partiti politici che hanno preso parte del sesto round delle trattative politiche interlibiche sotto gli auspici dell’Onu, ma nell’assenza dei rappresentanti del Congresso generale nazionale (CGN).
Dalla caduta del regime Gheddafi la Libia è immersa in una crisi politica e della sicurezza senza precedenti per la lotta per il potere tra il governo provvisorio e la Camera dei rappresentanti“di Tobruk”, riconosciuti dalla comunità internazionale da una parte, ed il Congresso nazionale generale, il cui mandato è scaduto, e il governo nazionale “di Tripoli” dall’altra.

giovedì 17 settembre 2015

ENEL punta al sole del Marocco. Vuole un impianto da un miliardo. FIAT sta ancora valutando la possibilità d’investimento in Algeria

Rabat - 17 settembre 2015 - Sono emersi importantissimi progetti nel corso di una missione, in Algeria e Marocco, del ministro per lo Sviluppo economico (Mise), Federica Guidi, affiancata da un folto gruppo di imprenditori, come la valutazione di Fiat, Iveco e Piaggio della possibilità di realizzare in Algeria fabbriche per costruire auto, camion e scooter. Però, di concreto, Enel installata dejà in Marocco, sta partecipando a un bando per realizzare in Marocco un impianto eolico da un miliardo di euro e l'Italia e il Marocco stanno aumentando la collaborazione in settori strategici come quelli automobilistico, aerospaziale, tessile e delle energie da fonti rinnovabili. L'Italia é il quinto partner commerciale del Marocco, con la presenza di più di 200 aziende italiane operanti in diversi settori come l'automobile, l'agro-alimentare, il trasporto marittimo e la logistica.
Per la sua sicurezza, la sua stabilità politica, la sua posizione in quanto porta d’ingresso in Africa e la sua credibilità, “Il Marocco è diventato un hub nel continente e un trampolino di lancio verso i paesi dell'Africa”, ha detto Guidi nel suo discorso di apertura del forum economico italo-marocchino, organizzato dall'ambasciata d'Italia a Rabat, in collaborazione con il Consiglio per lo sviluppo e la solidarietà.
Nell’incontro di Guidi e Abdelilah Benkirane, Capo del governo marocchino, le due parti hanno salutato la qualità delle relazioni d’amicizia e di cooperazione che uniscono Marocco e Italia, e hanno chiesto l’accelerazione dei risultati di concertazione in corso. Guidi ha espresso la “sua soddisfazione delle prospettive di cooperazione e di partenariato iniziati durante le concertazioni tra i responsabili marocchini e italiani e tra gli imprenditori dei due paesi” e ha reiterato la volontà del settore privato italiano d’investire in Marocco.
Da parte sua, il ministro marocchino dell'Industria, del Commercio, degli Investimenti e dell'Economia Digitale, Moulay Hafid El Alamy, ha confermato che suo paese può rappresentare per l'Italia una “testa di ponte” verso i mercati emergenti africani e un partner per competere sui mercati internazionali. “Il Marocco offre molti vantaggi competitivi”, ha detto el Alamy, invitando le imprese italiane a sfruttare il piano per lo sviluppo industriale approntato dal governo di Rabat, individuando nei settori automobilistico, aeronautico, tessile, turismo, infrastrutture, agro-alimentare e delle energie rinnovabili i comparti economici dove esiste maggior spazio di collaborazione.
L’Amministratore delegato di Enel Green Power Francesco Venturini che ha partecipato alla riunione tra il Ministro Guidi e Benkirane, ha affermato: “Il Marocco è stato un pioniere delle energie rinnovabili nel Nord Africa, stabilendo obiettivi ambiziosi e promuovendo un quadro normativo stabile e chiaro per lo sviluppo del settore. Abbiamo avviato la nostra attività nel Paese aprendo un sede locale e ora puntiamo a crescere con l'installazione di megawatt, contribuendo così al raggiungimento degli obiettivi energetici del Paese.” Enel sottolinea: “il Marocco offre rilevanti prospettive di crescita nelle rinnovabili grazie ad abbondanti risorse eoliche e solari, a condizioni macroeconomiche favorevoli, coniugate ad una crescente domanda di energia elettrica e a un quadro normativo affidabile”.
In Algeria, invece, oltre ai problemi dell’insicurezza e degli attentati terroristici, “il crollo del prezzo del petrolio e del gas sta creando problemi a una economia che trae oltre l’80% delle sue rendite pubbliche dagli idrocarburi”, puntano gli osservatori. In Algeria “ci sono grosse opportunità di investire — spiega Guidi — perché il governo di Algeri vuole continuare a portare avanti una politica di diversificazione dell’economia sviluppando infrastrutture e facendo crescere il settore privato”. Per fare nascere questo però bisognerebbe prima rimuovere alcune misure protezionistiche come quella che impone che in una impresa il capitale straniero debba essere limitato al 49%. “Abbiamo ribadito l’importanza che ha per noi il partenariato economico strategico bilaterale con l’Algeria — precisa il ministro — ma servono ovviamente concreti segnali di amicizia, sia attraverso l’adozione di norme che non impediscano gli investimenti stranieri, sia attraverso l’attribuzione di commesse a aziende italiane». Roberto Colaninno, presidente di Piaggio, anche lui a Algeri, illustra: “Siamo qui per verificare l’interesse del governo locale a investire nella mobilità: venendo dall’aeroporto ho visto che ne hanno molto bisogno, il traffico soffocante di Algeri assomiglia molto a quello di Roma e i mezzi che circolano, molto vecchi e inquinanti, sarebbero fuorilegge sulle strade italiane”.


lunedì 31 agosto 2015

RACMI condanna i giornalisti francesi che ricattavano il Marocco


Noi di Rete delle Associazioni della Comunità Marocchina in Italia (RACMI), condanniamo con forza l’azione criminale dei due giornalisti francesi, Eric Laurent e Catherine Graciet, che ricattavano il Marocco e Sua Maestà Re Mohammed VI, con la loro richiesta di pagamento di tre milioni d’euro, al cambio di non pubblicare un loro libro contro il Marocco.

Esprimiamo la nostra soddisfazione e il nostro ringraziamento alle forze dell’ordine e della giustizia francesi del brillante lavoro svolto per l’arresto in flagranza, avvenuto il 27 agosto scorso a Parigi, e poi convalidato con la libertà vigilata il 29 agosto, per reati di ricatto ed estorsione, di questi due pericolosi sedicenti giornalisti.

Sottolineiamo che tale vile azione è chiaramente contraria alla nobile deontologia del giornalismo responsabile e alla ricerca scientifica obiettiva.

Apportiamo alle istituzioni e all’opinione pubblica italiane ed europee, che questi vergognosi atti sono, purtroppo, spesso usati, particolarmente nel bacino del Mediterraneo, da alcuni sedicenti giornalisti indipendenti, ricercatori, reporter o freelance, per tentare di destabilizzare un paese amico della stessa Europa: il Marocco, paese sovrano, stabile ed esemplare del mondo africano, arabo e musulmano per la sua singolarità - elogiata da tutto il mondo - di democrazia, d’apertura, di sviluppo e di sicurezza, davanti ai gravi scenari dopo la cosiddetta “Primavera araba” e davanti alle feroci guerre civili africane; e per tentare di colpire la sua unità e la sua integrità territoriale tramite la pubblicazione di tendenziose scritture  sul Sahara marocchino.

Infine, orgogliosi del nostro paese del nostro Re Mohammed VI e, fiduciosi delle ottime relazioni bilaterali tra Marocco e Francia e il resto d’Europa, confermiamo che il ricorso ai metodi illegali di disinformazione, di ricatto e d’estorsione non riusciranno mai ad impedire lo sviluppo, la stabilità e l’unità del nostro paese il Marocco o inquinare l’amicizia radicata e la cooperazione fruttuosa tra Marocco e Europa.

 

Bologna, 31 agosto 2015

domenica 23 agosto 2015

Stop allo sfruttamento dei bambini saharawi dal PD: Algeria è responsabile delle negazioni dei loro diritti nei campi di Tindouf

Noi nella Rete delle Associazioni della Comunità Marocchina in Italia (RACMI) esprimiamo la nostra sorpresa e il nostro sdegno della strumentalizzazione politica in cui sono stati vittime i bambini provenienti dai campi di Algeria, alla festa del PD di Reggio Emilia, e protestiamo con forza sull’atteggiamento ostile all’integrità territoriale del Marocco espresso dal signor Andrea Costa, responsabile di questa festa.
Ribadiamo, come abbiamo fatto sempre, che è apprezzabile l’azione umanitaria, ma, è nostro dovere attirare l’attenzione sullo sfruttamento di questi piccoli per ragioni politiche e la loro strumentalizzazione per i bisogni della propaganda dei separatisti del Polisario che non perdono occasione per servirsi delle popolazioni dei campi – quali che siano le loro età e le loro sensibilità – per utilizzarli a fini politici, militari e soprattutto sfruttare le loro sofferenze ed il dramma che vivono per ottenere più aiuti e fondi. Da sottolineare che il Bambino Soldato è sempre reclutato nelle milizie armate dei campi algerini.
Da informare, altresì, che arrivano in Italia solo i figli privilegiati dei capi del Polisario, mentre i figli dei poveri o dei schiavi di colore nero non avranno mai la possibilità di uscire dai campi d’isolamento.
In questi campi il bambino, come il resto della popolazione, non ha diritti di spostarsi o d’integrarsi in Algeria; è affamato e malnutrito perché la sua razione offerta dal mondo viene dirottata da algerini come denuncia, nel gennaio 2015, un rapporto dell’Ufficio Europeo della Lotta Anti Frode (l’OLAF); è gravemente malato come testimoniano alcuni medici di Bologna; mai censito malgrado le numerose risoluzioni dell’ONU; è insicuro perché nei campi algerini regnano i pericoli dell’incertezza nel futuro, dell’insicurezza per la presenza di varie sigle di terrorismo internazionale, proprio per questo, sia la Farnesina che tutto il mondo sconsigliano le visite a questi campi.
Sottolineiamo che Algeria è la responsabile di questi crimini contro l’umanità e chiediamo ai Piddini marocchini, e alla nostra comunità marocchina di protestare contro questo grave atteggiamento del responsabile del PD reggiano; e chiediamo a tutti che hanno a cuore i diritti del fanciullo di rispettare i diritti dei bambini e di far pressione su Algeria per rispettare i diritti dei bambini.

Sabato 22 agosto 2015

Yassine Belkassem, Coordinatore nazionale di RACMI, Siena
Koubi Elhassane, Associazione Hilal, Bologna
Naima Daoudagh, Associazione INSIEME, Brescia
Abdallah Khezraji, Circolo ricreativo Hilal, Treviso
Bensadiq Abdellah, Unione dei Centri di Cultura Islamica nell'Emilia-Romagna
Federazione Islamica dell'Emilia Romagna
Abdesselam Bouhadi, Associazione Alhoria, Brescia
Berriria Abdellah, Associazione Marocchina Assalam, Piombino e Val di Cornia, Livorno
Nezha El Ouafi, Forum Marocco delle Competenze
Zouhair El Youbi, Consiglio delle Relazioni Islamiche in Italia, Brescia
Rabia Amadid, Unione Associazioni Marocchine in Emilia Romagna
Balboula Abdel Ilah, Federazione Regionale Islamica, Toscana