venerdì 26 ottobre 2018

Alla Farnesina la seconda “Conferenza Ministeriale Italia – Africa”


“54 Paesi Africani, la grande maggioranza  rappresentati a livello ministeriale, e 13 Organizzazioni Internazionali, tra cui l’Unione Africana, per un totale di 350 Delegati, hanno partecipano alla Conferenza Italia-Africa che si è svolta il 25 ottobre alla Farnesina.
Un grande evento che, nelle parole del Ministro degli Affari Esteri e della Cooperazione internazionale Enzo Moavero Milanesi, “rappresenta il principale momento di dialogo strutturato tra l’Italia e gli Stati del continente africano in impetuosa crescita demografica ed economica.
Un’occasione di rilievo peculiare, che sottolinea l’impegno italiano e l’eccellente risposta ricevuta. Da parte nostra è forte la determinazione ad affrontare, in un rapporto di genuina collaborazione e fruttuoso apporto reciproco, i temi e le opportunità che la tradizionale, antica amicizia, l’evidente geopolitica e la storia impongono. La giornata romana costituisce un significativo indicatore del comune desiderio, africano e italiano, di muoversi da attivi protagonisti sui dinamici scenari contemporanei di un mondo globalizzato e sempre più competitivo”.
A testimonianza della priorità che l’Italia attribuisce alle relazioni con l’Africa, i lavori alla Farnesina sono stati aperti dal Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, e conclusi dal Presidente del Consiglio, Giuseppe Conte.
Partendo dalla consapevolezza che i destini dell’Africa e dell’Europa sono, da sempre, fra loro strettamente connessi, l’obiettivo della Conferenza è di individuare soluzioni condivise alle principali sfide in materia di pace, libertà, democrazia e sicurezza; nonché di concordare percorsi di crescita comuni, soprattutto attraverso il coinvolgimento di qualificati esponenti italiani, provenienti dal mondo dell’economia e delle aziende, dell’accademia e delle organizzazioni non governative.
La Conferenza rivolge un’attenzione particolare all'estremamente positiva evoluzione in atto nel cosiddetto Corno d’Africa, a seguito dell’accordo di pace tra Etiopia ed Eritrea, rispetto al quale l’Italia intende assicurare il massimo sostegno, come testimoniato dalla riunione di lavoro fra il Ministro Moavero e i Ministri degli Esteri etiope ed eritreo, organizzata, a inizio ottobre, a margine dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite e seguita dalla recentissima visita del Presidente del Consiglio.
Sullo sfondo più generale, colpisce lo straordinario fermento che sta vivendo il continente africano: una vera festa della democrazia tra la fine del 2018 ed il 2019, con in programma ben 31 consultazioni elettorali. Una realtà inimmaginabile solo un decennio fa. Di certo, questi elementi confortanti continuano - purtroppo - a essere affiancati da situazioni di conflitti e crisi economica che si stanno cercando di superare.
Sia rispetto agli aspetti positivi, sia a quelli negativi, il Governo Italiano conferma il proprio impegno al fianco degli amici dell’Africa. Un impegno concreto, basti ricordare: la partecipazione dell’Italia alle principali missioni di pace in loco (ben 13) sotto l’egida dell’Unione Europea e delle Nazioni Unite; l’intensa attività a favore del rafforzamento delle istituzioni locali; il contrasto alle sfide poste dall’estremismo violento e dai traffici illeciti; la specifica azione volta a facilitare la stabilizzazione in Libia e il processo politico in atto sulla base del piano ONU.
Pace, libertà, sicurezza ed equo sviluppo socio-economico sono essenziali diritti primordiali di tutte le persone e di tutti i popoli. L’Europa che attraverso un pluridecennale percorso di integrazione ha saputo porre fine a secoli di guerre fratricide, dev’essere al fianco dell’Africa nella sua attuale fase storica di sviluppo. I due continenti hanno sistemi economici palesemente complementari, con tante opportunità ancora da mettere a frutto; non dimentichiamoci che l’Africa cresce con tassi medi annuali elevati, intorno al 5%.
La Conferenza della Farnesina, dunque, ha analizzato con attenzione le prospettive di collaborazione economica e di investimento (l’Italia è già fra i principali investitori in Africa); inoltre, il nostro Paese e il nostro sistema universitario e di ricerca sono interessati e disponibili a individuare e approfondire utili fori di cooperazione nel campo formativo e accademico con corrispondenti istituti degli Stati africani.
Non può, infine, mancare il focus sull’interscambio in ambito culturale, considerata la vocazione e la singolare esperienza italiana al riguardo e l’immensa, affascinante varietà delle millenarie culture africane, unita alla loro vivacità dei nostri giorni. Dall’insieme di queste notevoli possibilità, siamo fiduciosi che nascano soprattutto positivi stimoli per le più giovani generazioni africane e italiane, con uno sguardo lungimirante. Un simile approccio dovrebbe, peraltro, essere di giovamento nella doverosa ricerca di idonee soluzioni, vocate a un miglior governo dei flussi migratori e alla lotta contro ogni tipo di traffico illecito.
La Conferenza Italia-Africa della Farnesina, ha ricordato ancora il Ministro Moavero, “rappresenta un momento prezioso e unico per conoscersi meglio, parlarsi, ascoltare il rispettivo punto di vista e le reali esigenze di ciascuno, sui temi che ci legano e che potranno collegarci in futuro. È proprio in quest’ottica, che l’Italia considera anche indispensabile che l’Unione Europea garantisca un più intenso ed efficace impiego di risorse finanziarie nel contesto del prossimo Quadro Pluriennale del bilancio UE. Per parte italiana siamo assolutamente motivati ad agire a tal fine, nel corso del negoziato a Bruxelles, fra l’altro, sostenendo l’introduzione di nuove, genuine e autonome fonti di entrate per il bilancio dell’Unione”.




MAROCCO: RE MOHAMMED VI INAUGURA A MARRAKECH STRUTTURE SPORTIVE E INCONTRA PRESIDENTE GRUPPO RENAULT


Il Re Mohammed VI ha tenuto ieri a Marrakech l'inaugurazione della piscina semi-olimpica coperta “Sidi Youssef Ben Ali” e dei campi sportivi locali “Askjour”, due progetti sportivi locali ad alto valore sociale realizzati per un investimento totale di quasi 31 milioni di dirham (2,86 milioni di euro). E ha ricevuto il Presidente del gruppo automobilistico Renault, Carlos Ghosn.
La piscina coperta, la cui realizzazione è parte degli sforzi per promuovere il nuoto, dovrebbe consentire a una grande parte della popolazione di praticare questa disciplina nelle migliori condizioni. Su una superficie complessiva di 4.357 metri quadrati, la nuova piscina, costruita vicino allo stadio di Sidi Youssef Ben Ali, ha una piscina semi-olimpionica (sei corsie), gradinate (200 posti), una sala fitness, spogliatoi, un'infermeria, una caffetteria, una reception e un ufficio di gestione.
Risultato di una collaborazione tra il ministero della Gioventù e dello sport e il Comune di Marrakech, questo progetto fa parte di un programma che prevede anche la realizzazione di cinque piscine coperte per un budget totale di 70 milioni di dihram (6,45 milioni di euro). Delle cinque strutture programmate, M'Hamid ha un tasso di completamento molto avanzato (98 per cento), mentre la costruzione delle altre quattro piscine sarà lanciata a breve con un tempo di completamento di 15 mesi.
Il secondo progetto inaugurato dal Sovrano è quello dei vicini campi “Askjour”. Si tratta della costruzione di 10 campi da calcio in erba sintetica, piste da corsa, un parco giochi per bambini, spazi verdi e attività ricreative, una caffetteria, un'infermeria e spogliatoi.
Con una superficie totale di 20.000 metri quadrati, anche questo progetto è stato realizzato nell'ambito di una partnership tra il ministero della Gioventù e dello sport e la municipalità di Marrakech.
Da notare che il ministero della Gioventù e dello Sport mette in opera, in collaborazione con il ministero dell'Interno, il ministero dell'Economia e delle Finanze, il Fondo di Struttura Comunale ed i Consigli provinciali interessati, un programma nazionale di costruzione di 832 complessi socio-sportivi di prossimità  che mobilita un budget di 600 milioni di DH. Questo programma, che sarà realizzato entro 36 mesi, riguarda varie regioni del Regno, in particolare ad Al Hoceima (70), Souss-Massa (149), Rabat-Sale-Kenitra (45), Marrakech-Safi (171), l'Orientale (41), Laayoune-Sakia El Hamra (13), Guelmim-Oued Noun (42), Fes-Meknes (71), Draa-Tafilalet (72), Dakhla-Oued Eddahab (22), Casablanca-Settat (43), e Beni Mellal-Khenifra (93).
Il Re Mohammed  VI ha sempre messo la gioventù al centro di ogni progetto di riflessione sullo sviluppo umano. Recentemente, nel suo discorso del mese d'agosto 2018, in occasione del 65imo anniversario della Rivoluzione del Re e del Popolo, l'accento è stato messo, chiaramente è inequivocabile, sulla crisi di fiducia che provano i giovani in Marocco. Così, il Sovrano, ha segnalato che: “A questo giovane, dobbiamo offrire del concreto, particolarmente in termini d'istruzione, d'occupazione, di sanità ed in molti altri settori. A questo giovane, dobbiamo dare speranza e fiducia nel suo avvenire”.
Nel contesto “di dare speranza e fiducia” ai giovani, il 25 ottobre 2018, il Sovrano ha ricevuto al Palazzo Reale di Marrakech, il ministro dell'Industria, dell'Investimento, del Commercio e dell'Economia Digitale, Moulay Hafid Elalamy ed il Presidente del gruppo automobilistico Renault, Carlos Ghosn.
In quest'udienza, è stato preso in considerazione il progetto d'ampliamento della società marocchina di costruzioni automobili (SOMACA) mediante il raddoppiamento della sua capacità di produzione per raggiungere 160.000 veicoli all'anno all'orizzonte 2022.
Il progetto mira a raggiungere una capacità di produzione di 01 milione di veicoli mira a soddisfare in particolare i bisogni dei giovani in termini di lavoro, di capacità di impiego e d'inserimento sociale e professionali dei giovani diplomati nelle grandi scuole o dall’Ufficio della Formazione Professionale e l’Edilizia.
Con questo raddoppio della produzione di SOMACA, il gruppo Renault porterà la sua capacità di produzione in Marocco a 500.000 veicoli all'anno, di cui 340.000 prodotti nella fabbrica di Tangeri e ciò nel quadro del Programma d'accelerazione industriale.
Nel 2007, la SOMACA aveva esportato il suo primo veicolo “Made in Morroco”. Da allora, è diventata una vera piattaforma d'esportazione, poiché più di 60 per cento della sua produzione è destinato all’export.
Il settore automobilistico in Marocco registra attualmente un tasso d'integrazione locale di oltre 50 per cento ed impiega 85.000 dipendenti.
Questi due progetti a forte valore sociale aggiunto confermano l'alta sollecitudine reale verso i giovani ed il loro divenire attraverso la creazione di un clima allo stesso tempo sano ed attraente per le loro aspettative mettendoli al riparo da qualsiasi forma che condurrebbe al rischio fra cui la radicalizzazione.

martedì 23 ottobre 2018

MINISTRI DELLA GIUSTIZIA: “RAFFORZARE COOPERAZIONE GIUDIZIARIA TRA ITALIA E MAROCCO”


Roma 23 ottobre 2018 -Intensificare i rapporti bilaterali nel settore della giustizia anche per favorire la stabilizzazione dell’area del Mediterraneo e la sicurezza interna ai due Paesi: questo l’obiettivo principale dell’incontro tra il ministro della giustizia Alfonso Bonafede e il collega del Marocco, Mohamed Aujjar.
Il bilaterale, svoltosi questa mattina in via Arenula, è stato l'occasione per uno scambio di riflessioni e proposte su come rendere ancor più efficace la cooperazione giudiziaria tra l’Italia e i Paesi della sponda sud del Mediterraneo, a partire proprio dal Marocco, condividendo in particolar modo il cruciale impegno per il contrasto al radicalismo violento e all’estremismo, per la gestione ordinata dei flussi migratori e per la lotta al terrorismo e al traffico di droga e di esseri umani.
Il Guardasigilli, introducendo i temi della discussione, ha manifestato apprezzamento per la riforma costituzionale realizzata in Marocco, “che ha sancito la piena separazione dei poteri e ha permesso alla giustizia di diventare un potere indipendente e autonomo rispetto alla politica e agli altri poteri, facilitando ulteriormente i rapporti bilaterali e rafforzando il ruolo strategico del Marocco.”
Altri due temi al centro del dialogo sono stati la collaborazione per il trasferimento dei detenuti marocchini presenti nelle strutture carcerarie italiane e la gestione dei casi dei minori sottratti. Per entrambe le questioni, il ministro Aujjar ha assicurato “massima disponibilità a lavorare insieme in modo da trovare le soluzioni più adatte e condivise”.
Le due delegazioni hanno, a questo proposito, rinnovato l’intenzione di convocare un tavolo tecnico entro la fine dell’anno, in modo da superare le disomogeneità tra gli ordinamenti, rendendo così più efficiente la cooperazione. Il ministro Bonafede ha anche annunciato l’individuazione e la nomina del magistrato di collegamento a Rabat, “figura che faciliterà lo scambio di informazioni e consentirà una conclusione più rapida delle varie procedure.”
Bonafede Aujjar hanno, inoltre, convenuto sull’importanza di investire sull’amministrazione penitenziaria, anche attraverso il progetto di gemellaggio amministrativo con le autorità marocchine, per “potenziare il monitoraggio dei rischi di radicalizzazione in carcere, ampliando anche i progetti di rieducazione dei detenuti basati sul lavoro e la cultura che entrambi i Paesi stanno già portando avanti.”
In conclusione dell’incontro, il ministro Mohamed Aujjar ha invitato il ministro  Alfonso Bonafede ad una visita in Marocco, per “potersi rendere conto direttamente degli sforzi che il Marocco sta compiendo per consolidare lo Stato democratico di diritto e fungere così da modello virtuoso per tanti altri Paesi africani”.

[GP]

Fonte 

sabato 13 ottobre 2018

Marocco. Inaugurata la seconda sessione del Parlamento: Continuano i cantieri delle riforme


Il Parlamento marocchino ha iniziato, venerdì 12 ottobre, la nuova sessione di legislatura dando priorità all’esame del progetto di legge finanziaria del 2019, che si focalizzerà soprattutto su istruzione, salute, sicurezza sociale e occupazione giovanile.
Come prevede la Costituzione marocchina, il Re Mohammed VI ha inaugurato l’apertura ufficiale della seconda sessione legislativa con un discorso con il quale ha messo l’accento sulle questioni legate alla creazione dei posti di lavoro, al rafforzamento di strutture agrarie che potrebbero contribuire al benessere ed al consolidamento della cultura della solidarietà e della coesione sociale mediante l’apertura di un cantiere che dovrebbe arrivare tra tre anni. Il discorso avviene sulla scia dei due precedenti del Sovrano in occasione della festa del Trono e della commemorazione della Rivoluzione del Re e del Popolo. Il Sovrano ha messo in evidenza le questioni seguenti fissando misure concrete e scadenze precise.

Il mondo rurale al centro delle riforme
Il mondo rurale resta al centro delle preoccupazioni e deve costituire il luogo per far emergere una classe media che potrebbe cambiare il senso dell’esodo dalle campagne, e ciò tramite un impegno sostenuto di riforme finanziarie e fondiarie.
Il Sovrano ha messo l’accento sulla mobilitazione generale di tutte le forze della nazione per attuare con successo tutte le riforme strategiche per il futuro del paese e del suo popolo.

Unità nazionale e sostegno ai partiti politici
Facendo richiamo alla forza dell’unità, il Re chiamato i deputati a operare in modo unitario per l’interesse nazionale, il quale deve prevalere sugli interessi particolari. L’essenziale è di registrare i risultati attraverso un lavoro collettivo, ha richiamato il Sovrano. E poiché è impossibile aprire i cantieri senza un lavoro politico di qualità, il Re ha chiesto di aumentare il sostegno economico statale ai partiti politici affinché possano finanziare i lavori di riflessione ed attirare le competenze per un migliore lavoro politico: “È una misura incitatrice perché i nostri partiti politici possano creare i loro think tank”.

Consolidare la cultura di solidarietà sociale
La questione delle disparità territoriali e sociali costituisce la preoccupazione maggiore per il Sovrano. Ha così tenuto a ricordare che la cultura del popolo marocchino ha sempre privilegiato la condivisione e la coesistenza nel paese. Occorre a questo proposito adottare politiche sociali efficaci per preservare la coesione sociale.
Occorre d’altra parte semplificare le procedure che rallentano lo sviluppo degli atti di solidarietà ed incoraggiare il settore privato ad operare in tal senso. Molte aziende partecipano attivamente alle operazioni di solidarietà in conformità con i loro impegni nel quadro dei principi della responsabilità sociale dell’impresa. Occorre passare ora ad un quadro giuridico e fiscale che aumenti il grado dei loro impegni a favore della coesione e la solidarietà sociale.

Il servizio militare per tutti i marocchini, senza distinzione
I grandi cantieri dell’istruzione, della formazione e del servizio militare restano prioritari. Impegnarsi nel servizio militare è un dovere per tutti i marocchini indipendentemente dalle loro origini sociali o i loro diplomi. Il servizio militare è una reale opportunità per molti giovani nel settore della formazione e dell’accesso al lavoro.

Riforma della formazione professionale ed incoraggiamento all’investimento
La formazione professionale come fonte di lotta contro la disoccupazione deve essere riformata e deve aprirsi su settori come l’agricoltura ed i lavori della sanità. Le modifiche devono toccare lo statuto delle terre collettive e le leggi che disciplinano l’esercizio della medicina. Molti investitori e di proprietari di ospedali internazionali sono pronti ad investire e poter contribuire alla valorizzazione della qualità delle cure. Occorre di conseguenza modificare il quadro giuridico per attirare gli investimenti.

Marocchini del mondo
Le competenze marocchine all’estero devono trovare il clima che permette loro di lavorare nel loro paese e di poter mettere le loro competenze scientifiche e professionali al servizio del Marocco.

Uomini di Stato sinceri
In questo discorso il sovrano ha affermato che il Marocco ha bisogno, oggi più che mai, di veri patrioti animati dalla volontà di difendere gli interessi del loro paese, dei loro concittadini, e che siano impegnati nell’unità. “Il Marocco ha così bisogno di uomini di Stato sinceri ed impegnati a prendersi con abnegazione le loro responsabilità”.

Il Marocco è un paese di opportunità e non di opportunisti.
“Il nostro paese affronta poste in gioco e sfide multipli ed implicati gli uni negli altri”. Per affrontarli “non sono affatto permessi” l’esagerata attesa ed i calcoli stretti, ha avvertito il Re sottolineando che il Marocco deve affermarsi come paese di opportunità e non di opportunisti. Chiunque sia, ogni cittadino marocchino deve usufruire delle stesse possibilità per servire il suo paese ed essere nella stessa uguaglianza con i suoi compatrioti per trarre vantaggio dalle ricchezze nazionali e dalle occasioni d’espansione e d’ascensione sociale.


venerdì 12 ottobre 2018

Perché Algeria rifiuta il censimento della popolazione dei campi di Tindouf?


di Yassine Belkassem

Questo contributo intende di spiegare e di sensibilizzare del rifiuto sistematico dell’Algeria di assumere la sua responsabilità circa il censimento e la registrazione della popolazione dei campi e di sanare questioni umanitarie che interpellano le vive coscienze del mondo ad intervenire. Questa popolazione non ha il diritto (carta) di rifugiato. Si tratta di un caso unico nella Storia dei profughi.
I “profughi” sahrawi creati ad ogni pezzo dal Governo algerino e dal defunto il Gheddafi per obiettivi egemonici per farne uno strumento di contestazione contro il recupero del Marocco dei suoi territori sotto dominio spagnolo, e questo dopo la conclusione dell'Accordo di Madrid tra Marocco, Spagna e Mauritania nel 1975.
Questi rifugiati/sequestrati, trasferiti/deportati delle loro case in Sahara e segregati con la forza nei campi militari in Algeria da parte dell'Esercito algerino e le milizie del Polisario.
Il Consiglio di Sicurezza dell’ONU chiede da anni all’Alto Commissariato dei Rifugiati ad organizzare il censimento della popolazione sopraindicata. Queste raccomandazioni rispecchiano l’attenzione della comunità internazionale sulla dimensione umanitaria in questi campi ben conosciuti da oltre 40 anni di orribili negazioni e violazioni dei diritti umani, di cui questi campi si sono trasformati in prigione aperta sottomessa ad un muscoloso e feroce sistema militare che impedisce le libertà della circolazione e l’espressione oltre alle varie forme della tortura e il terrore.
Perché occorre un censimento della popolazione dei campi di Tindouf?
Con forti risoluzioni, il Consiglio di Sicurezza dell’ONU raccomanda e insiste sul censimento per dare risposta alla necessita pressante delle sofferenze della popolazione privata dalle minime condizioni della dignità umana. Di tutto ciò, l’operazione del censimento non si semplifica in una operazione tecnica ma ha diverse estensioni di cui:
Elencare il numero esatto dei rifugiati è un meccanismo che autorizza l’Alto Commissariato dei Rifugiati dell’ONU (ACNUR) ad assegnare l’aiuto umanitario in modo efficace. L’assenza del censimento non permette mai a determinare i bisogni umanitari in modo trasparente e preciso, ma contribuisce allo spreco delle risorse dell’ACNUR con le deviazioni degli stessi aiuti umanitari internazionali offerti generosamente da anni, a base di un numero molto esagerato della popolazione.
Di fronte alla mancanza del censimento ufficiale ACNUR e il Pian Alimentare Mondiale (PAM) avevano considerato 90mila nel 2005, ma anche questo numero era molto esagerato secondo i saharawi dei campi, mentre Algeria pretende 164mila. Senza parlare di alcune associazioni in Italia che divulgano la cifra 500mila persone per scopo di propaganda e che potrebbe essere lucrativo.
Il censimento permette di identificare le persone sia quelle d’origine saharawi e di altri Stati che dimorano nei campi. Questa operazione aiuta ACNUR a svolgere suo lavoro nell’aprire interviste individuali con i saharawi sul loro desiderio se rimangano nei campi (Algeria), ritornare in Marocco o scegliere un altro paese terzo.
Questa operazione apre anche lo spazio a nuove opzioni per risolvere il conflitto in rispetto totale della volontà degli interessati.
L’identificazione della popolazione e della loro provenienza permette, inoltre, di:
1.    Conoscere davvero chi proclama il diritto all’autodeterminazione.
2.    Concedere la protezione internazionale effettiva della popolazione saharawi.
3. Obbligare Algeria (paese che ospita questi rifugiati) di assumere la responsabilità internazionale nella protezione di questi rifugiati a base della Convenzione di Ginevra del 1951 sui rifugiati.
Algeria non vuol sentire del censimento, ecco perché:
Algeria vuole che il conflitto che ha creato perdura nella regione per obiettivi egemonici.
Algeria ha timore che i risultati del censimento la condannano perché non superano 50mila persone di cui la maggioranza non sono saharawi ma provengono dall’Algeria, Mauritania, Mali e Niger:  Dal 1976, un flusso grosso di nomadi verso i campi di Tindouf, è stato insediato dalle autorità d’Algeri. Lo scopo era di gonfiare le file dei profughi in previsione di un referendum di autodeterminazione e di impressionare la comunità internazionale cercando di far credere l'idea che la maggior parte dei sahrawi hanno lasciato il territorio del Sahara per paura di sedicenti persecuzioni da parte del Marocco.
Algeria non vuole che il mondo sappia che migliaia di abitanti dei campi votano nelle elezioni di Mauritania (Zouirat, Attar) e Algeria (Tindouf) e che un numero grande dei membri del Polisario che hanno acquisito una cittadinanza straniera continuano ad approfittare dell’aiuto umanitario a scapito della popolazione dei campi.
Algeria che continua a chiedere gli aiuti a nome della popolazione dei campi, si trova in difficoltà abusando della generosità dei donatori con l’avanzo di un numero di persone falso e di conseguenza il resoconto non torna mai e le deviazioni degli aiuti umanitari la mettono in guai davanti al mondo un’altra volta. Le ultime reazioni sono arrivate dall’Unione Europea: Con le gravissime rivelazioni del rapporto dell'Ufficio Europeo Anti-Frode (OLAF), l'UE ha preso una serie di misure per limitare le deviazioni massicce e sistematiche degli aiuti umanitari destinati alle popolazioni nei campi algerini di Tindouf da parte dell’Algeria e Polisario.
Ali Najab
Per il pilota capitano delle Forze Armate Reali Ali Najab  che ha vissuto 25 anni di prigionia nei campi di Tindouf in Algeria: “L'ONU è responsabile per non aver imposto all'Algeria dal 1976 l'organizzazione di un censimento dei cosiddetti profughi dei campi di Tindouf. Dato che queste popolazioni deportate dall'Esercito algerino all'inizio del conflitto in Sahara, erano soltanto alcune migliaia (circa 15.000) mentre il più grande numero della popolazione sahrawi è rimasto in Sahara a Laayoune, Smara, Boujdour, Dakhla ed altrove. Le persone che il Polisario esibisce nei campi di Tindouf non sono tutte originarie di Sahara “occidentale”. Per gonfiare il numero, l'Algeria ed il Polisario hanno iniettato nei campi degli Haratini riportati dalla Mauritania, degli abitanti presi sulla popolazione di Tindouf stesso e di Bechar (città algerine)”.
Infine, Algeria ha paura che il mondo scopre la bugia del secolo di una sedicente “RASD” senza popolo, senza territorio, senza riconoscimento valido e con una popolazione ignota, ma introdotta all’Unione Africana proprio dall’Algeria e dal defunto Gheddafi.

giovedì 11 ottobre 2018

FIDU. Il Marocco, esempio da seguire in materia dei diritti umani per molti paesi della regione


I progressi realizzati dal Marocco in materia dei diritti dell'uomo e della libertà d'espressione hanno fatto del Regno un modello da seguire per molti paesi in Nord Africa ed in Medio Oriente, ha sottolineato il presidente della Federazione Italiana dei Diritti dell’Uomo Antonio Stango che faceva parte di una delegazione Italiana dei diritti dell'uomo, che ha visitata recentemente il Marocco.
Stango, oltre a mettere in risalto i progressi concretizzati nel settore della libertà d’espressione, grazie alla  Costituzione del 2011 ed alle riforme condotte in vari settori, ha salutato i progressi realizzati in materia dei diritti dell'uomo nelle province del sud del Regno, precisando che questi progressi sono stati conosciuti realmente da parte della delegazione durante la visita a Laayoune e durante gli incontri con molti attori della società civile e chioukh (capi) di tribù di Sahara.
Fra le riunioni tenute in questo quadro, ha citato quella con i rappresentanti del Consiglio Regionale dei Diritti dell'Uomo a Laayoune, di cui la delegazione è stata informata dei report elaborati in tutta libertà ed indipendenza da questa istituzione, sui piani nazionali e regionali, e delle diverse proposte presentate al governo, ai poteri pubblici ed al parlamento per l’aggiornamento della legislazione relativa ai diritti dell'uomo. Si è rallegrato in questo ambito del fatto che questa istituzione usufruisce di un'indipendenza totale, indirizzando liberamente le sue critiche al governo ed ai vari organismi dello Stato.
Stango ha rilevato che la delegazione italiana, che ha preso conoscenza dei programmi di sviluppo lanciati dal Marocco nelle province del sud in vari settori, fra cui i progetti dell'Ufficio Chérifien dei Fosfati (OCP), ha effettuato una visita al porto di Laayoune e ad un'impresa di prodotti alieutici e di conservazione di pesce, che riflette il grande progresso e lo sviluppo che conosce la regione di cui la popolazione locale ne beneficia ampiamente.
La delegazione è stata informata di vari progetti d'energia rinnovabile, ha proseguito, notando che questa regione dispone di importanti prospettive socioeconomiche e che le autorità non risparmiano alcuno sforzo per migliorare le condizioni di vita della popolazione.
Per quanto riguarda la situazione nei campi di Tindouf in Algeria, il militante dei diritti dell'uomo ha fatto sapere che le testimonianze raccolte dai Chioukh di tribù di Sahara confermano il deterioramento delle condizioni di vita dei sequestrati.
D'altra parte, ha ricordato che una riunione è stata tenuta con il presidente della Comunità ebraica a Casablanca durante la quale “abbiamo evocato il patrimonio ebraico in Marocco”, che si rallegra per il fatto che il Regno è un paese islamico dove coabitano armoniosamente i musulmani, gli ebrei ed i cristiani, che costituiscono così un'eccezione rispetto ad altri paesi.
La delegazione italiana, che si è resa in Marocco dal 5 al 9 settembre, comprendeva anche il presidente dell'Istituto delle Ricerche Economiche e Politiche Internazionale Domenico Letizia e l'avvocato Margherita Cattolico specializzata in materia dei diritti umani.


mercoledì 3 ottobre 2018

Il Re Mohammed VI presiede sessione per aggiornamento della formazione professionale e metodi pedagogici in Marocco


Il Re Mohammed VI del Marocco ha presieduto, lunedì 01 ottobre al Palazzo Reale di Rabat, una seduta di lavoro dedicata all’aggiornamento dell'offerta di formazione professionale alla diversificazione e la valorizzazione dei mestieri e l'ammodernamento dei metodi pedagogici in Marocco.
Questa riunione interviene nel quadro dell’esecuzione delle priorità e le misure fissate dal Sovrano, particolarmente quelle annunciate nel Discorso del Trono il 29 luglio scorso e quello dell’anniversario della “Rivoluzione del Re e del Popolo”, 20 agosto. Le priorità riguardano il settore della formazione professionale, in quanto leva strategica e via maestra promettente di preparazione della gioventù al lavoro e l'inserimento professionale.
infatti, il Re aveva attirato di nuovo l'attenzione sulla questione del lavoro dei giovani, in relazione particolarmente con la problematica dell'adeguamento tra formazione e lavoro.
Durante questa riunione, il Sovrano ha preso conoscenza delle prime proposte e misure da prendere per i dipartimenti concernenti. Si tratta della ristrutturazione del settore della formazione professionale, la creazione di una nuova generazione di centri di formazione e di qualifica dei giovani, la creazione del consiglio d’orientamento verso settori professionali, lo sviluppo della formazione alternativa, l'apprendimento delle lingue, e la promozione dell'imprese dei giovani nei loro campi di competenza.
Il Sovrano ha dato le Direttive per lo sviluppo delle nuove formazioni nei settori e mestieri portatori aggiornando le formazioni nei mestieri detti classici che rimangono i principali fornitori di lavoro per i giovani, come quelli legati ai settori dell'industria, i servizi, l’edilizia, l'agricoltura, la pesca, l'acqua, l'energia e l'artigianato.
A questo argomento, il Sovrano ha messo l'accento sulla necessità di sviluppare ancora l'offerta della formazione professionale, adottando nuovi standard di qualità, particolarmente nel settore della professione alberghiera e del turismo in modo da stimolare e di accompagnare lo sviluppo essenziale di questo settore strategico.
Evidenziata anche la Formazione professionale nel settore della sanità, i mestieri paramedici e di tecnici di salute, la manutenzione delle attrezzature mediche dove esiste un grande potenziale di lavoro.
Il Re ha dato orientamenti per elaborare formazioni qualificate di circa quattro mesi, integrante di moduli linguistici e tecnici destinati alle persone con un'esperienza nel settore informale, e questo in vista di offrirgli l'opportunità di integrare il settore formale e di valorizzare così il loro saper-fare ed attitudini.
Nella stessa riunione, il Sovrano ha dato istruzioni affinché questa commissione presieduta dal capo del governo elabora e sottometta entro tre settimane un programma di progetti e misure precise e di applicazione immediata che saranno finanziati dal Fondo Hassan II. La commissione presenterà lo stato di avanzamento dei preparativi dell'Incontro nazionale sul lavoro e la formazione previsto prima della fine di questo anno.
La seduta di lavoro si è svolta in presenza del Capo del governo; Consiglieri di Re; ministri dell’Interno; dell'educazione nazionale della Formazione professionale dell'insegnamento superiore e della Ricerca scientifica; dell'Industria; dell'Infrastrutture, Trasporto, Logistica e dell'Acqua; della Sanità; del Turismo; del Lavoro e dell'Inserimento professionale; e la Direttrice generale dell’Ufficio di Formazione professionale.