martedì 25 settembre 2018

Quell'angolo di Africa che tutti dimenticano


di Domenico Letizia
Comprendere la questione di un popolo abbandonato in un ‘limbo’ d’indifferenza attraverso l’Osservatorio del Sahara per la pace, la democrazia e i diritti umani (OSPDH): un territorio conteso, ormai da troppi anni, tra Marocco, Algeria e Fronte Polisario 
Quella del Sahara Occidentale del Marocco è una problematica poco dibattuta a livello internazionale, ma molto conosciuta nel Nord Africa, a causa dei conflitti che sono in corso e del gioco diplomatico che coinvolge più Stati regionali. Il Sahara Occidentale fu una colonia spagnola per quasi un secolo: un esteso territorio sulla costa atlantica con circa mezzo milione di abitanti, conteso a causa della sua ricchezza di fosfati. Fu annesso dal Marocco nel 1975 e, un anno dopo, il Fronte Polisario,  sostenuto dall’Algeria,  proclamò la nascita della Rasd (Repubblica araba dei Sahrawi), reclamando l’istituzione di un referendum di autodeterminazione che non rispecchiava le convenzioni internazionali e delle Nazioni Unite. 
Le due parti, Marocco e Polisario, non hanno mai trovato un accordo sui termini del referendum e su chi avesse diritto al voto. Purtroppo, nonostante gli sforzi della monarchia marocchina, le interferenze dell’Algeria creano numerosi problemi, che il Regno del Marocco tenta di affrontare con pragmatismo, attenzione e collaborazione con le istituzioni internazionali.
Durante i lavori della missione dell’Istituto di Ricerca di Economia e Politica internazionale (Irepi) e della Federazione italiana Diritti umani (Fidu), nella città di Laâyoune abbiamo avuto modo di approfondire la problematica con i rappresentanti locali della Ong: Osservatorio del Sahara per la pace, la democrazia e i diritti umani (OSPDH). La città di Laâyoune è situata a circa 30 chilometri dalla costa atlantica, sulla sinistra del Uadi Saguia El-Hamra ed è facilmente raggiungibile tramite collegamento aereo.
La città è la più grande del Sahara Occidentale. Il Re del Marocco ha investito molto nell’area desertica. E numerosi sono i progetti per lo sviluppo e l’implementazione dell’economia locale, nel tentativo di far crescere le zone martoriate dal lungo conflitto. In queste aree, la priorità umanitaria resta la questione migrazioni e migranti. Ci sono, infatti, 1500 migranti che vivono nel distretto cittadino, i quali lavorano negli ingranaggi del settore primario dell’agricoltura e della pesca, con ottimi rapporti commerciali con le Isole Canarie, distanti solamente 80 chilometri dalla città. L’Ong lavora all’integrazione e alla valorizzazione dei migranti, ma numerosi sono i problemi denunciati legati ai finanziamenti, poiché la propaganda e il conflitto creano difficoltà nella raccolta fondi e nelle richieste progettuali a Ong europee e a istituzioni internazionali. 
Chiarissime sono le parole della presidente della struttura, Aicha Duihi: “Noi vogliamo che le Ong europee ascoltino la nostra voce”. I rappresentanti dell’organizzazione descrivono, con dovuta attenzione, il lavoro delle istituzioni del Marocco nella zona: le persone ospitate negli accampamenti hanno una regolare documentazione, che certifica il loro status di rifugiati. E quasi tutti lavorano senza discriminazioni da parte delle autorità o dei cittadini. Molti sono i prodotti che l’Unione europea ha inviato nei campi di Tindouf, come sardine e farina, che spariscono prima di giungere nei territori a causa delle interferenze del Polisario. 
Il parlamento europeo, secondo quanto ci dicono i rappresentanti dell’organizzazione, ha chiesto più volte al Polisario di conoscere le statistiche e la cifra esatta delle persone presenti nei campi, ma ancora oggi non si conosce il numero esatto della popolazione nelle zone soggette al controllo del Fronte Polisario. 
“Il Polisario”, afferma Aicha Duihi, “continua a mentire. E noi chiediamo statistiche certe sui numeri e le difficoltà dei campi. Noi non abbiamo capito chi rappresenta il Polisario. Il 95% del popolo del Sahara vive qui, nelle regioni del Marocco. I rappresentanti del Polisario sono gli stessi dal 1977 e loro parlano di democrazia. Solo in Marocco ho conosciuto le libere elezioni, democratiche e trasparenti e sono stata libera di votare senza costrizioni. Noi chiediamo una soluzione pacifica, decisa e definitiva della problematica del Polisario. E chiediamo ai rappresentanti di tale pseudo-governo di avanzare proposte precise, per intraprendere un vero processo di pace e democrazia. L’Unione europea e il mondo intero non può ignorare quello che noi denunciamo. Noi sappiamo che lo scopo dell’Algeria è quello di estendersi verso il mare e questo è il ‘sunto’ del conflitto del Polisario. Un Paese pieno di miniere di ferro, che vuole espandere i propri confini, mentre il Regno del Marocco avanza proposte specifiche di pace e democrazia. Abbiamo solo due scelte: o il conflitto cessa con una soluzione pacifica, oppure si estenderà ancora per tanto tempo, senza alcuna soluzione”. Le armi migliori della Ong sono quelle dell’educazione e dell’approccio pedagogico, con lo svolgimento e la stesura di progetti per l’educazione e la pace che gli attivisti del Sahara vorrebbero far conoscere meglio alle istituzioni della Ue e al parlamento europeo. “Il nostro sogno”, ribadisce Aicha Duihi, “è quello di continuare con la programmazione dei progetti. Ci occupiamo di migrazione, sviluppo sostenibile, lavori sociali. E siamo fieri che la nostra partecipazione sia popolare e riconosciuta dai cittadini. Giuridicamente”, concludono senza mezzi termini i rappresentanti dell’Organizzazione non governativa, “il territorio è sotto l’amministrazione del Marocco, ma numerose sono le interferenze da parte dell’Algeria”.

mercoledì 5 settembre 2018

Missione FIDU italiana dei diritti umani in Marocco per supervisionare i diritti umani in Sahara


E’ in corso da oggi la missione di una delegazione italiana dei diritti umani fino a 9 settembre per supervisionare la situazione dei diritti umani nelle province sud del Marocco.
La delegazione è composta dal presidente della Federazione Italiana dei Diritti dell’Uomo (FIDU), Antonio Stango, il presidente dell’Istituto di Ricerche Economiche e Politiche Internazionali (IRPI), Domenico Letizia, l’avvocato Margherita Cattolico esperta in diritti umani e la vice presidente dell’istituto di ricerche.
La delegazione avrà la possibilità di vedere la situazione dei diritti umani nelle province meridionali del Marocco; conoscere come era il Sahara prima della decolonizzazione nel 1975 e come diventato oggi; vedere le infrastrutture e il gigantesco sviluppo socioeconomico realizzati e la larga partecipazione multidimensionale alla vita locale, nazionale e internazionale della popolazione.
Con un programma ricco, la delegazione incontrerà a Rabat, Driss Yazami presidente del Consiglio Nazionale dei Diritti Umani del Marocco (CNDH) ed il presidente delle Relazioni Esteri della stessa organizzazione.
A Laayoune sono state fissate diverse riunioni con il Wali (governatore) della Regione Laayoune Sakia El Hamra, gli eletti regionali e locali, il sindaco del comune di Layoune, i Chioukh ( capi notabili) delle tribù sahrawi.
Nella stessa città la delegazione incontrerà il Consiglio Regionale dei Diritti dell’Uomo, la realtà della società civile locale.
Alla fine della visita è previsto un rapporto della missione.
La Federazione Italiana Diritti Umani (FIDU) con la sede a Roma ed opera sull’intero territorio nazionale e all'estero, è attiva nella tutela dei diritti umani stessi come sanciti dalla Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo del 1948, dal Patto Internazionale sui Diritti Civili e Politici e dal Patto Internazionale sui Diritti Economici, Sociali e Culturali del 1966 e dagli altri rilevanti documenti internazionali.
La FIDU è attiva anche per diffondere la conoscenza dei diritti umani, monitorarne e denunciarne le violazioni, creare maggiore sensibilità nell’opinione pubblica, esercitare influenza sugli Stati affinché essi si attengano agli impegni sottoscritti in materia di diritti umani.