giovedì 30 luglio 2020

Festa del Trono: Il Re Mohammed VI chiede una maggiore mobilitazione per superare la crisi del coronavirus

Nel discorso alla nazione in occasione del 21esimo anniversario della sua intronizzazione, il Re Mohammed VI ha elogiato ieri sera lo sforzo collettivo e il lavoro svolto da tutte le parti coinvolte e il rigore e la solidarietà dimostrati dai cittadini per contrastare la pandemia di Covid-19.
Il Sovrano ha puntato il dito sulle principali carenze che devono essere affrontate con urgenza che riguardano in primo luogo i precari e chi svolge lavori nel settore informale.
Il Marocco ha dovuto prendere decisioni difficili ma necessarie per superare questo periodo. 
Il Sovrano ha evocato le ricadute economiche e sociali delle misure di contenimento, ricordando a questo proposito la creazione del Fondo Covid-19 e le diverse iniziative di sostegno alle categorie colpite.
Inoltre, il Re ha chiesto maggiore mobilitazione per una strategia che consenta di gestire il dopo Covid-19 e una revisione del sistema di previdenza sociale per migliorarlo e generalizzarlo.
Il discorso Reale incentrato sulla ripresa economica di cui 120 miliardi di Dirham stanziati saranno investiti nell’economia rappresentano "l’11 per cento del PIL". "Il Marocco è uno dei paesi più coraggiosi nella politica di ripresa economica post-crisi", ha sottolineato il Sovrano ritenendo che fosse necessario creare un fondo strategico d’investimento per sostegno alle attività di produzione, di accompagnamento e di finanziamento dei grandi progetti d’investimento pubblico-privato, in una serie di settori.
Richiesta la generalizzazione della copertura sociale e sottolineata la sua partenza progressiva di questa da gennaio 2021.
Per quanto riguarda la situazione sanitaria, il Sovrano ha chiesto alla vigilanza, alla solidarietà, al rispetto delle misure sanitarie e all’elaborazione di un piano che mantenga la necessaria mobilitazione e consenta di affrontare eventuale seconda ondata della pandemia. "Il nostro lavoro non è solo quello di contrastare la pandemia, il nostro obiettivo è anche quello di porre rimedio alle sue ripercussioni economiche e sociali nel quadro di una visione globale lungimirante che tenga conto degli insegnamenti tratti dal periodo in corso.
Sul Fondo di solidarietà COVID19, il Sovrano ha indicato che sono stati mobilitati 33 miliardi e 700 milioni di DH. Il totale delle spese finora sostenute ammonta a 24 miliardi e 650 milioni di Dirham. Tale somma ha permesso il finanziamento delle misure di sostegno sociale e l’acquisto del materiale medico necessario. 
Nel quadro della ripresa economica, alla Cassa centrale di garanzia (CCG) saranno destinati 5 miliardi di Dirham. 
Infine il capo di Stato  ha spiegato che quest’anno la commemorazione della Festa del Trono coincide con Eid Al-Adha, un momento di sacrificio, lealtà e fermo impegno per la giustizia attraverso la forza duratura di questi legami e la loro piena reciprocità che siamo indissolubilmente uniti, nei tempi buoni come nelle avversità.


martedì 21 luglio 2020

Marocchini d'Italia: "la Regione Emilia Romagna finanzia progetti a persone ignote nei campi di Tindouf in Algeria"

"Folle: anziché pensare a come dare ossigeno a imprese, partite Iva, artigiani, famiglie e cassintegrati stremati dal lockdown, la Regione Emilia-Romagna pensa ai campi algerini di cui è vietato sapere il numero e l'identità delle persone malgrado le risoluzioni dell'ONU e stanzia addirittura 1,2 milioni di euro per finanziare interventi di cooperazione internazionale". 

Così l'addetto dello Spazio Marocchino Italiano per la Solidarietà (SMIS) alle Relazioni Internazionali, Yassine Belkassem, commenta l’approvazione da parte della Giunta dell’Emilia-Romagna del bando rivolto a organizzazioni non governative, soggetti del terzo settore ed enti locali, che potranno presentare il proprio progetto entro il prossimo 7 settembre.

L'attivista italo-marocchino nonché coordinatore nazionale delle Associazioni della Comunità Marocchina in Italia (RACMI) "contesta fermamente la giunta regionale nel descrivere il Marocco come "occupante" del Sahara Marocchino" e lancia allarme "sul gravissimo tentativo di finanziare progetti in una zona vietata per la circolazione dalle Nazioni Unite, cioè non sono "territori liberati" come pretende la regione o i reclutati dell'Algeria". Tale finanziamento viola la legalità internazionale in questa zona", prosegue Yassine.


“Ecco da che parte sta la neonata giunta: non dà soldi alle attività economiche in crisi o l'acquisto di mascherine e tutto che riguarda la Sanità, ma riesce violare la legalità internazionale a finanziare progetti nei campi in Algeria a Tindouf teatro di deviazione sistematica degli umanitari internazionali. L’emergenza Covid 19 dovrebbe fare non solo ripensare le priorità della Regione, ma anche di prendere in considerazione le denunce anti-deviazioni degli aiuti umanitari dell'UE in cosiddetti campi presentate ultimamente all'Unione Europea", conclude Yassine chiedendo, "nel quadro della partecipazione attiva e democratica un incontro urgente con la regione Emilia Romagna". 



Ufficio Stampa di Spazio Marocchino Italiano per la Solidarietà (SMIS)

venerdì 17 luglio 2020

Europa reagisce a scandalo aiuti campi Tindouf in Algeria

17 LUGLIO 2020 

I comitati di controllo e sviluppo del bilancio del Parlamento europeo sono entrambi attivamente coinvolti nelle indagini sul caso di appropriazione indebita di aiuti umanitari nei campi profughi di Tindouf, nel sud dell’Algeria. L’eurodeputato francese Nicolas Bay, vicepresidente del gruppo “Identità e democrazia” del Parlamento, ha sollevato la questione dell’indagine del 2003-07 sul caso OLAF, l’ufficio antifrode dell’Unione europea. 
Nel gennaio 2015 è stato pubblicato un rapporto dell’Ue, redatto nel 2007 dall’Ufficio europeo per la lotta antifrode, che rivela un sistema di appropriazione indebita di aiuti umanitari orchestrato dal gruppo ‘Polisario’ in Algeria. 
Questo rapporto sostiene che il numero reale di rifugiati nei campi di Tindouf nell’Algeria occidentale è sconosciuto. Le autorità algerine vietano all’Ue di inviare una missione per valutare la situazione. Un’audizione al Parlamento europeo nel luglio 2015 ha persino rivelato che l’Algeria, che riceve aiuti nel porto di Orano, avrebbe il 5 per cento degli aiuti inviati. 
L’eurodeputato Dominique Bilde, ha parlato ultimamente durante un’audizione presso la commissione per lo sviluppo del Parlamento al fine di confrontarsi con il commissario europeo Janez Lenarčič, responsabile dell’aiuto umanitario. Invocando delle indagini ha dichiarato: “Parte degli aiuti umanitario sarebbe venduta per aiutare ad acquistare attrezzature militari e il numero di rifugiati sarebbe enormemente sopravvalutato al fine di ottenere più sussidi”. Janez Lenarčič, commissario europeo per la gestione delle crisi ha confermato “che spesso ci sono dubbi sulle cifre reali nelle aree alle quali non possiamo accedere”. 
L’Algeria rifiuta qualsiasi censimento della popolazione, nonostante le molteplici richieste da parte delle organizzazioni internazionali come le Nazioni Unite e l’Unhcr.


giovedì 16 luglio 2020

Caso Khalil. La moglie scrive al neo presidente algerino per avere notizie sulla sua sorte

Nel quadro degli sforzi compiuti dai figli e dalla moglie di Ahmed Khalil sparito nel 2009 ad Algeri, e a seguito dell'obbligo dell'Algeria a rispondere al Gruppo di Lavoro delle Nazioni Unite sulla Detenzione Arbitraria (GTDA/ONU) sulla denuncia  presentata nel 2016 dalla moglie e d
avanti al rifiuto dell'ex presidente Abdelaziz Bouteflika di dare chiarimenti sulla vittima, la moglie dello scomparso ha inviato nuovamente una lettera al neo presidente algerino Abdelmajid Tebboun, nella cui chiede suo intervento di liberare Ahmed Khalil  dalla prigionia se sia ancora vivo; chiarire la sua sorte; le circostanze della sua scomparsa o per rivelare il luogo della sua detenzione e i motivi del suo arresto.

Si ricorda che Ahmed Khalil è stato nominato responsabile della "sicurezza armata" dei campi di Tindouf poi nominato consulente per i diritti umani presso il segretario generale del gruppo polisario basato nei campi algerini prima del suo rapimento ad Algeri. 
Il rapimento è avvenuto a causa di un'inchiesta che portava avanti sulla morte misteriosa di circa 160 saharawi nei campi di Tindouf, tra cui donne e bambini, tra il 1980 e il 1990.

martedì 14 luglio 2020

Tribunale di Tel Aviv respinge le allegazioni d'Amnesty per revocare licenza NSO

La giustizia israeliana ha reso pubblica lunedì 13 luglio 2020 una decisione che respinge la richiesta dell'ONG Amnesty International (AI) di revocare la licenza d'esportazione di un software di spionaggio dell'azienda NSO, utilizzato secondo Amnesty Int.  per spiare il giornalista marocchino Omar RADI "a causa del suo giornalismo e attivismo".
Nel giugno 2020, la AI aveva chiesto la revoca della licenza d'esportazione rilasciata dal Ministero della difesa israeliano alla società NSO, ritenendo che "se le autorità marocchine sono responsabili della pirateria illegale di attivisti e giornalisti come Omar Radi, il NSO Group ha contribuito a questi abusi mantenendo il governo marocchino come cliente attivo almeno fino al gennaio 2020".
Nella sentenza del tribunale di Tel Aviv, il giudice Rachel Barakai ha sottolineato che "non è stato dimostrato che sia stato svolto un tentativo per sorvegliare un attivista per i diritti umani nel tentativo di entrare nel suo telefono". 
Secondo lo stesso giudice, il dipartimento che controlla le esportazioni in seno al Ministero della Difesa ha dato prova di "grande vigilanza" prima di concedere una licenza di commercializzazione o di esportazione.


sabato 4 luglio 2020

ONU. Algeria è responsabile delle violazioni diritti umani nei campi di Tindouf

Nel quadro della sua 87a sessione il Gruppo di Lavoro delle Nazioni Unite sulla Detenzione Arbitraria (GTDA/ONU) ha reso pubblica la sua decisione in merito alla denuncia dell'oppositore alla direzione del polisario, El Fadel Breica, contro lo Stato algerino, per sequestro, tortura e detenzione illegale nel territorio algerino per oltre 40 mesi, da parte delle milizie del gruppo polisario e dei servizi di sicurezza algerini, per del suo attivismo per la difesa dei diritti dell'uomo dei saharawi nei campi di Tindouf.
In particolare il rapimento di Breica è avvenuto dopo la sua partecipazione ad un sit-in di protesta davanti all'ambasciata algerina a Madrid per chiedere la sorte di El Khalil Ahmed Braih, dirigente del polisario scomparso dopo suo rapimento nel gennaio 2009 ad Algeri dai servizi di intelligence algerini.
Gli esperti dell’ONU deliberano che la responsabilità dell’Algeria è chiara finché El Fadel Breica era a Tindouf, sul territorio algerino e quindi sotto la competenza territoriale dell’Algeria".
Poi, "la detenzione di El Fadel Breica è il risultato dell'esercizio pacifico dei suoi diritti alla libertà di espressione e di associazione, che è stato oggetto di sequestro senza che gli sia stato presentato alcun mandato di cattura, che non è stato neppure informato dei motivi del suo arresto, che non è stato presentato dinanzi a un giudice durante i quattro mesi di detenzione e che il suo diritto è stato altresì violato un ricorso effettivo".
GTDA/ONU giudica che "l’arresto e la detenzione di Breica non hanno base giuridica e sono arbitrari".
Preoccupati per la proliferazione delle pratiche di detenzione arbitraria nei campi di concentramento, gli esperti del GTDA/ONU hanno chiesto allo Stato algerino di facilitare loro una visita in questo paese "al fine di avviare un dialogo con il suo governo al riguardo", invitando le autorità algerine, sul caso specifico di Breica, ad adottare le misure necessarie per avviare un’indagine approfondita e indipendente sulle circostanze della privazione arbitraria della libertà di Breica, di prendere le misure necessarie contro i responsabili della violazione dei suoi diritti e per il risarcimento dei danni subiti, in particolare sotto forma di risarcimento in conformità del diritto internazionale", invitando nel contempo il governo algerino a riferire al GTDA/ONU in merito all’attuazione di tali raccomandazioni.
È chiara questa decisione, che ha spazzato via le manovre dell'Algeria volte a seminare l'ambiguità sulla sua responsabilità per i crimini abietti perpetrati impunemente sul suo territorio, dal suo Esercito e dal suo polisario, nei confronti dei saharawi trattenuti nei campi.
Così, questo organo dell'ONU ha aperto la strada alle centinaia di vittime e ai loro aventi diritto per chiedere conto ai loro carnefici e una riparazione materiale e morale ai loro protettori algerini che sono ormai immersi nella turbolenza della procedura di controllo dell'attuazione della decisione del GTDA/ONU rispetto al caso di Breica, dato che lo Stato algerino dovrà informare il gruppo di lavoro delle Nazioni Unite entro 6 mesi sulle misure adottate, in particolare per quanto riguarda l'apertura di un'inchiesta relativa all'arresto e alla detenzione arbitraria di Breica e al suo risarcimento, nonché al perseguimento degli autori di tali abusi.
Un altro merito importante della decisione del GTDA/ONU è il vero volto dei presunti difensori dei diritti umani che dimostrano piena cecità rispetto alle atrocità commesse contro le popolazioni dei campi di Tindouf dai loro ordinanti, la cui "generosità" ha acuito in modo sproporzionato la sensibilità di questi imprenditori dei diritti umani per renderli sempre favorevoli alla propaganda fallace dei separatisti contro il Marocco. Amnesty International, Human Rights e F. Kennedy sono sempre fuori il mondo delle violazioni perpetrate nei campi di Tindouf.

venerdì 3 luglio 2020

Il PE si occupa della deviazione degli aiuti umanitari da parte del polisario e d’Algeria

La Commissione per lo Sviluppo (DEVE) del Parlamento europeo si è ufficialmente occupata giovedì 2 luglio della questione delle deviazioni degli aiuti umanitari destinati alle popolazioni sequestrate nei campi di Tindouf, in territorio algerino.
In occasione di un’audizione del commissario europeo per la gestione delle crisi Janez Lenarcic, tenutasi al Parlamento europeo a Bruxelles, la Commissione DEVE ha seguito l’intervento dell’eurodeputata Dominique Bilde che denuncia il continuo dell’appropriazione indebita degli aiuti umanitari europei da parte del gruppo Polisario e dell’Algeria e chiede un’indagine su tale frode.
L'europarlamentare denuncia: "Una parte dell'aiuto umanitario sarebbe venduta per acquistare armamenti, come carri armati e missili per il gruppo Polisario; il numero dei rifugiati sarebbe ampiamente sopravvalutato per raccogliere più sussidi; l’Algeria, che ha sempre rifiutato d'effettuare un censimento dei rifugiati nonostante le ripetute richieste dell’ONU, riscuoterebbe una tassa del 5 per cento su tale aiuto; i sequestri dei campi di Tindouf subiscano nel frattempo i peggiori abusi cui si aggiunge la crisi del Coronavirus sulla quale il Polisario mantiene l’omerta totale.
L'eurodeputata ha inoltre osservato che "questo sistema è documentato dall'indagine dell'Office europeo di Lotta Anti Frode (OLAF) nel 2015", chiedendosi "quando la Commissione europea avrà il coraggio di porre fine a questo scandalo e mettere finalmente lo Stato algerino di fronte alle sue responsabilità?"
Tuttavia, ha affermato che "per quanto riguarda il numero dei beneficiari dell’aiuto umanitario, spesso ci sono dubbi sulle cifre reali nelle zone in cui non è possibile accedere". 
Infatti, i campi di Tindouf costituiscono una zona di non legge in cui gli organismi e gli osservatori internazionali non possono accedere liberamente per effettuare un censimento delle popolazioni, che viene sistematicamente rifiutato dall’Algeria che ospita tali campi sul suo territorio.
Lo stesso blackout ha inoltre circondato la comunicazione sul numero di persone colpite o decedute dal Coronavirus in quei campi in cui la situazione sanitaria è deplorevole. 
Nelle ultime settimane, in particolare nel periodo della pandemia, è tornato in primo piano il caso dell’appropriazione indebita degli aiuti umanitari europei da parte del  gruppo Polisario e dell’Algeria. 
Le indagini indipendenti e le testimonianze schiaccianti hanno confermato le preoccupazioni degli eurodeputati in merito al perseguimento di questa frode, nonostante le misure adottate dalla Commissione europea.
Senza assumere la sua responsabilità davanti alla drammatica situazione della popolazione dei campi e nel contesto della crisi sanitaria, l’Algeria ha recentemente moltiplicato gli appelli rivolti ai donatori e agli organismi umanitari per fornire aiuti umanitari alle popolazioni sequestrate sul proprio territorio.
L'eurodeputato Ilhan Kyuchyuk si è interessato a questa situazione chiedendosi come mai l'Algeria disponga di mezzi per acquistare armi al Polisario e gridi in soccorso per chiedere aiuto alimentare per i sequestri di Tindouf?
In una recente interrogazione scritta all’Alto rappresentante dell’UE per la Politica Estera e di Sicurezza, Josep Borrell, Kyuchyuk afferma che è noto che il Polisario è pesantemente armato e dispone di un budget importante per la manutenzione delle sue attrezzature militari e, allo stesso tempo, sfrutta costantemente la situazione umanitaria nei campi di Tindouf per chiedere aiuto alimentare, nonostante i numerosi appelli del Consiglio di sicurezza dell'ONU, l'Algeria ha rifiutato all'ACNUR di organizzare un censimento della popolazione dei campi di Tindouf. 
Kyuchyuk ha chiesto all'UE di prendere provvedimenti per monitorare gli aiuti umanitari inviati in questi campi e per garantire che il denaro dei contribuenti europei non sia sprecato.