giovedì 7 ottobre 2021

Marocco. Il Re Mohammed VI presiede la cerimonia di nomina dei membri del nuovo governo


Il Re Mohammed VI del Marocco, accompagnato dal Principe ereditario Moulay El Hassan e dal Principe Moulay Rachid, ha presieduto giovedì 07 ottobre 2021 al Palazzo Reale di Fès la cerimonia di nomina dei membri del nuovo governo guidato da Aziz Akhannouch, composto da 24 ministri, tra cui 7 donne. 

In questa occasione, i membri del governo nominati hanno prestato giuramento davanti al Re. 

Si tratta del terzo governo marocchino del dopo-riforma costituzionale del 2011. 

Il nuovo capo del governo Aziz Akhannouch è presidente del partito Raduno Nazionale degli Indipendenti il primo partito in Marocco per i seggi parlamentari avuti nelle elezioni dell'8 settembre.

Akhannouch ha scelto la sua squadra in base ai criteri dei profili del rigore, della competenza e del rinnovamento delle élite, in particolare attraverso la presentazione di candidati tra i giovani e le donne. È un governo giovane, progressista, composto esclusivamente da competenze in grado di attuare la strategia di sviluppo del paese e di accompagnare la sua inesorabile marcia verso l'emergenza economica su impulso del Re MohammedVI.

Dopo aver raccolto 270 seggi dei 395 che compongono la Camera dei rappresentanti in occasione dello scrutinio dell'8 settembre, la maggioranza governativa composta dal Raduno Nationale degli Indipendenti (RNI), dal Partito Authenticità e Modernità (PAM) e dal Partito dell'Istiqlal (PI) si è confermata il 5 ottobre con 63 seggi sui 120 nella Camera dei consiglieri. In tal modo è garantita una larga maggioranza a livello di due Camere del Parlamento. 

Ecco la composizione del nuovo governo:

- Aziz Akhannouch: Capo del governo.

- Abdelouafi Laftit: Ministro dell'Interno.

- Nasser Bourita: Ministro degli Affari Esteri, della cooperazione africana e dei marocchini residenti all'estero.

- Abdellatif Ouahbi: Ministro della Giustizia.

- Ahmed Toufiq: Ministro degli Habus e degli Affari Islamici.

- Mohamed Hajoui: Segretario generale di governo.

- Nadia Fettah Alaoui, ministro dell’Economia e delle Finanze

- Nizar Baraka, ministro delle Risorse Idriche.

- Chakib Benmoussa: Ministro dell'Istruzione Nazionale e dello sport.

- Nabila Rmili: Ministro della Sanità e della previdenza sociale.

- Fatima Ezzahra El Mansouri: Ministro dell'Assetto territoriale nazionale e dell'urbanistica. 

- Mohamed Sadiki: Ministro dell’Agricoltura, della pesca marittima, dello sviluppo rurale e delle acque e foreste.

- Younes Sekkouri: ministro dell'Inclusione economica, delle piccole imprese, dell'occupazione e delle competenze.

- Ryad Mezzour: Ministro dell’Industria e del Commercio.

- Fatim-Zahra Ammor: Ministro del Turismo, dell’Artigianato e dell’economia sociale e solidale.

- Abdellatif Miraoui: ministro dell’Istruzione superiore, della ricerca scientifica e dell’innovazione.

- Leila Benali: Ministro della Transizione energetica e dello sviluppo sostenibile.

- Mohamed Abdeljalil: Ministro dei Trasporti e della logistica.

- Mohamed Mehdi Bensaid: Ministro della Gioventù, della cultura e della comunicazione.

- Aouatif Hayar: Ministro della Solidarietà, dell’integrazione sociale e della famiglia.

- Abdellatif Loudiyi: ministro delegato presso il capo del governo incaricato dell’amministrazione della difesa nazionale. 

- Mohcine Jazouli: Ministro delegato presso il capo del governo incaricato degli investimenti, della convergenza e della valutazione delle politiche pubbliche.

- Faouzi Lekjaa, ministro delegato presso il ministro dell’economia e delle finanze, incaricato del bilancio.

- Mustapha Baitas: Ministro delegato presso il capo del governo incaricato delle relazioni con il parlamento, Portavoce del governo

- Ghita Mezzour: ministro delegato presso il capo del governo incaricato della transizione digitale e della riforma amministrativa. 

In alcuni dipartimenti si procederà in seguito alla nomina di segretari di Stato.




venerdì 11 giugno 2021

Il Parlamento panafricano chiede al Parlamento europeo di rispettare impegni e di non inserirsi nella crisi ispano-marocchina


Il Parlamento panafricano attira l'attenzione del Parlamento europeo sulla crisi diplomatica tra Marocco e Spagna. Il Parlamento europeo non deve essere coinvolto nella crisi tra il Regno del Marocco e il Regno di Spagna, perché si tratta di una crisi bilaterale che può essere risolta con mezzi diplomatici o con un negoziato diretto, ha affermato giovedì il Presidente uscente del Parlamento panafricano (PAP) Roger Nkodo Dang, ecco il testo del comunicato:  
"Il Parlamento panafricano ricorda, tra l'altro, il rigoroso rispetto degli impegni assunti dal Parlamento europeo e dal Parlamento panafricano durante il Vertice dei capi di Stato e di governo dell'Unione africana e dell'Unione europea svoltosi ad Abidjan nel 2017. 
Tutti i problemi tra due Stati che riguardano le relazioni bilaterali tra questi e i due Parlamenti possono intervenire soltanto se questi hanno discusso in precedenza il problema.
E' urgente chiedere al Parlamento europeo di non essere coinvolto nella crisi tra il Regno del Marocco e il Regno di Spagna, sottolineando che questa crisi tra i due paesi è una crisi bilaterale che può essere risolta con mezzi diplomatici o con un negoziato bilaterale diretto.
Il Parlamento panafricano chiede al suo omologo europeo di astenersi da qualsiasi presa di posizione suscettibile di aggravare le tensioni e invita entrambe le parti a risolvere la crisi in un quadro puramente bilaterale.
Il Parlamento panafricano accoglie con favore la decisione di Sua Maestà il Re Mohammed VI per il ritorno di tutti i minori marocchini non accompagnati entrati illegalmente nell'Unione europea. 
I fatti dimostrano che il Regno del Marocco svolge il suo ruolo nella lotta contro il terrorismo, l'immigrazione clandestina e la tratta degli esseri umani, nel rispetto dei principi e delle esigenze del partenariato che l'unisce all'Unione europea e al suo spazio regionale.
Il Marocco svolge anche un ruolo importante nella gestione del dossier della migrazione in Africa, che è stato più volte accolto con favore dai capi di Stato e di governo africani, che hanno designato il Re del Marocco Campione della Migrazione in Africa. Lo stesso vale per la sua politica di condivisione delle esperienze, in particolare per quanto riguarda la migrazione. 
Il Regno del Marocco ha preso l'iniziativa di ospitare il primo centro Africano dedicato allo studio e all'esame di questo flagello, appunto denominato "Osservatorio Africano delle Migrazioni". 

Da ricordare che, a richiesta di Madrid, il Parlamento europeo ha approvato oggi una risoluzione, sui recenti avvenimenti di Sebta, città marocchina occupata da Spagna detta Ceuta, in cui pretende che il Marocco ha usato i migranti come strumento di pressione politica contro la Spagna. La risoluzione pur "rifiuta" la presunta azione di Rabat e non lo condanna ma non ha avuto unanimità voluta da Madrid: approvata solo con 397 voti, e non ha approvato nessun tipo di sanzioni contro Rabat.  
La risoluzione sottolinea inoltre che questa crisi è stata innescata a causa delle tensioni diplomatiche dovute al mancato rispetto spagnolo al partenariato e le regole del buon vicinato con Marocco e anche al trasferimento segreto con identità falsa in Spagna di Brahim Ghali, capo del gruppo Polisario separatista nemico numero uno del Marocco indagato in Spagna di una lunga lista di crimini di genocidio, terrorismo, sequestro di persone e stupro. 

La Camera dei rappresentanti del Parlamento marocchino deplora che il Parlamento europeo sia strumentalizzato da alcuni deputati che ignorano l’importante partenariato tra il Marocco e l’Unione europea. 
"La crisi maroco-spagnola è legata all’atteggiamento e agli atti della Spagna sulla questione del Sahara Marocchino, causa sacra della nazione marocchina, di tutte le sue istituzioni e delle sue forze vive", sottolinea Camera parlamentare denunciando il contenuto di questa risoluzione che contiene numerose falsità. 


Dalla sua parte il Parlamento dei Paesi arabi ha espresso solidarietà al Marocco invitando il suo omologo europeo di non cascare nella strumentalizzazione da parte di Spagna in una crisi bilaterale ispano-marocchina che dovrebbe essere risolta con il dialogo e il rispetto reciproco tra i due paesi vicini. 





domenica 2 maggio 2021

Scandalo politico-giudiziario. Spagna vuole proteggere un criminale autore di genocidio, tortura, stupro, sequestro e terrorismo?


Scandalo politico-giudiziario. Spagna vuole proteggere un criminale convocato nel 2016 dalla giustizia per genocidio, tortura, stupro, sequestro e terrorismo?

Da 11 anni Khadijatou Mahmoud continua a denunciare Brahim Ghali in varie sedi internazionali e saharawi. Ecco le grandi linee dell'articolo pubblicato dal quotidiano Razon, nella sua edizione di sabato primo maggio 2021, sotto il titolo: "Dramma nel Sahara: avevo solo 18 anni, ero vergine. Brahim Ghali mi ha stuprata."
La donna denuncia suo stupratore, l'attuale capo del Fronte Polisario e presidente della fontoche repubblica "saharawi" in Algeria, lo stupro è avvenuto nell'ufficio di Brahim Ghali allora rappresentante del suo gruppo separatista in Algeri: "Mi ha stuprata quando sono venuta per chiedere un visto per andare in Europa", afferma Khadijatou Mahmoud.
La giovane donna è nata nel luglio 1991 nei campi di Tindouf in Algeria e dal 1996 ha partecipato al programma "Vacanze in Pace". Tornava  spesso nei campi per visitare la sua famiglia biologica, approfittando per lavorare come traduttrice per le ONG a Rabuni.
"Avevo 18 anni quando Brahim Ghali ha abusato sessualmente di me. Ero vergine. e' la cosa peggiore che possa succedere ad una donna, soprattutto nella nostra società fortemente conservatrice. Lo stupro ha avuto luogo in occasione di uno strano incontro ai servizi consolari alle 19.00."
Completamente disorientata, Khadijatou si è recata da un medico privato, accompagnato da un'amica.
Dopo aver ritrovato le sue menti, Khadijatou ha raccontato la sua disavventura alla madre biologica, la quale le ha raccomandato di non denunciare il suo stupratore e di non cercare problemi che rischierebbero di rovinare il suo onore. Di ritorno in Spagna, ha preso il coraggio di fare due passi e nel 2013 ha sporto denuncia presso l'Udienza Nazionale.
Khadijatou gode dello status di apolide, anche se vive con i suoi genitori adottivi spagnoli. Tale situazione ha costituito, a suo parere, un ostacolo al momento di adire la giustizia, in quanto i fatti si sono verificati in Algeria e il suo stupratore è saharawi; nel 2018 l'Udienza Nazionale ha respinto la denuncia.
Khadijatou non si arrende e spera che, dopo l'intervento del movimento #MeToo e il caso di stupro chiamato "la Manada", la sua futura denuncia contro Ghali sarà accettata.
Khadijatou dice di vivere con la speranza che un giorno gli venga fatta giustizia.
La presenza di Ghali in Spagna gli ha fatto rivivere il suo calvario. "Non trovo il sonno da diversi giorni; non riesco a capire come questo signore possa essere entrato in Spagna impunemente. E' un criminale", spiega Khadijatou.
Per Khadijatou, è il momento giusto perché le autorità spagnole lo arrestino o gli proibiscano di lasciare il territorio, poiché è oggetto di procedimenti giudiziari per diversi casi, non essendo l'unica persona a denunciarlo.
La Spagna vive in questi giorni uno scandalo politico-giudiziario senza precedenti. Vuole proteggere un criminale internazionale con identità falsa? Brahim Ghali è munito di un nome falso e passaporto algerino perché il 19 novembre 2016 era convocato dalla giustizia per rispondere alle gravi accuse di genocidio, tortura, stupro, sequestro e terrorismo.
Il governo di Sanchez dovrà rispondere alle domande all'Unione europea all'Onu e l’opinione pubblica spagnola ed internazionale su questo scandalo politico-giudiziario.



sabato 13 marzo 2021

Berlino non collabora con Marocco sulla presenza di foreign fighter in Germania (reportage)


L’emittente televisiva privata francese "M6" ha trasmesso un’inchiesta esclusiva sul pericolo del ritorno dei terroristi dalla Siria e dai teatri di guerra mediorientali in Europa. 
L’inchiesta lancia l’allarme su quello che definisce come una futura "Germanistan" per il ritorno di numerosi foreign fighter nel territorio tedesco tramite i Balcani da Siria e Iraq dopo la sconfitta dello Stato islamico sul terreno. 
Il reportage denuncia il fatto che numerosi foreign fighter siano riusciti a spostarsi dalla Siria in Germania senza essere seguiti dalle forze di sicurezza dei Paesi europei. 
Sulla falsariga di quella che è stato definito in passato "Londonistan", per la presenza di terroristi in Gran Bretagna come il noto Abu Hamza, l’inchiesta lancia l’allarme per la nascita di quello che definisce una futura "Germanistan". 
In particolare, si denuncia la mancanza di cooperazione con i Paesi impegnati in prima linea nell’ambito della lotta al terrorismo come il Marocco da parte delle autorità tedesche come nel caso del marocchino Mohammed Hajib noto per la sua adesione ad al Qaeda come dimostrato da diversi video apparsi in rete. 
Il reportage parla di circa 500 combattenti fuggiti dalla Siria, Iraq e Turchia in Europa con la caduta del califfato del cosiddetto "Daesh". 
Questi foreign fighter si trovano ora in Germania dove si sono riconvertiti in diverse attività professionali grazie al fatto che le forze di sicurezza tedesche le considerano come persone normali. 
Il reportage mostra il video di Samir, un terrorista dello Stato islamico che in alcuni filmati veniva ripreso mentre giocava con la testa delle sue vittime e che attualmente risiederebbe con sua moglie nel sud della Germania, al confine con la Francia. 
Si fa l’esempio, infine, di altri due terroristi segnalati dall’intelligence marocchina per la loro presenza in Germania. La loro segnalazione è stata ignorata dalle autorità di Berlino. 
Il video mostra le foto di un altro membro dello Stato islamico, Majid, individuato in Germania come proprietario di diverse attività commerciali realizzate con fondi arrivati dalla Turchia. 
Il reportage, infine, accusa Berlino di non rispondere alle segnalazioni sulla presenza di queste persone considerate altamente pericolose per la sicurezza europea nel proprio Paese. 

domenica 21 febbraio 2021

Una repressione volontariamente sorda” e grave crisi: quando un diplomatico europeo decripta i metodi del regime algerino


La redazione del giornale online “Algérie Part Plus” ha fatto sapere ieri che un diplomatico europeo, in servizio presso una cancelleria occidentale ad Algeri, ha messo in luce, in una nota indirizzata alla Commissione europea a Bruxelles, le “pratiche liberticide del regime algerino e i loro meccanismi di repressione politica”. In questa nota, il diplomatico ha affermato che “per non ritrovarsi sul banco degli imputati, il regime algerino ha stabilito una strategia di arresti di massa volta ad asfissiare gli spazi di dialogo, a ridurre la stampa e a intimidire i militanti”. Inoltre, ha sottolineato che “le poche misure di pacificazione sono destinate a preparare gli spiriti per le prossime elezioni presidenziali”, per poi “inasprire la situazione della sicurezza”, sapendo che “la giustizia è ancora sotto gli ordini dell’istituzione militare”.


Algeria si posiziona a 146 nella classifica mondiale della libertà di stampa 2020 secondo Reporters Senza Frontiere, in un contesto politico instabile, le libertà d’espressione e non solo in Algeria continuano a essere fortemente minacciate.

Sabato 20 febbraio è stato rilasciato il giovane attivista Laalami Brahim, una delle figure di spicco dell'Hirak ovvero il movimento di protesta nella regione di Bordj Bou Arreridj. Laalami non ha espresso alcuna gioia, anzi è crollato in lacrime: “No, non sono felice. Non sarò mai felice fintanto che viviamo ancora sotto l’influenza di un sistema haggar (umiliante), una dittatura ingiusta. Finché non costruiremo un nuovo sistema di governance e istituzioni degne di uno Stato di diritto (Dawla Madannia Machi Ascaria ovvero uno Stato civile non uno Stato Militare), non potremo mai essere felici. Sono pronto a tornare in prigione”.

Dalla sua parte, l’ex candiato alle presenziali all’epoca di Bouteflika, Rachid Nekkaz, rilasciato sabato, dopo essere incarcerato arbitrariamente per oltre 14 mesi, ha chiaramente suggerito di avviare negoziati diretti con il presidente Abdelmadjid Tebboune pubblicamente contestato. Nekkaz non ha mancato di sottolineare che “il Presidente Tebboune è attualmente malato e indebolito, non potrà continuare a gestire la situazione attualmente critica dell’Algeria”.

Un regime sempre screditato all’estero. Dopo il caso dell'attivista Amir DZ, un'altra umiliante sconfitta per il regime sulla scena internazionale, infatti, l’Organizzazione Internazionale di Polizia criminale (Interpol) ha ufficialmente respinto un mandato d’arresto internazionale contro il caporedatore del giornale online “Algérie Part Plus”, Abdou Semmar rifugiato politico a Parigi protetto dalle disposizioni della Convenzione di Ginevra sullo status dei rifugiati. Il rifiuto dell'Interpol alla giustizia algerina dimostra che il regime algerino è screditato sulla scena internazionale a causa delle sue pratiche liberticide contrarie ai principi elementari delle convenzioni internazionali che legano le nazioni di tutto il mondo.

Secco calo di produzione del petrolio in Algeria. Dall’inizio del 2021, la produzione di petrolio algerina è diventata una delle produzioni più deboli dell’Organizzazione dei paesi esportatori di petrolio (OPEC). Tale calo è dovuto al progressivo esaurimento delle riserve nazionali di idrocarburi, ma anche alle molteplici disfunzioni che minano la gestione dell’impianto di produzione di Sonatrach, la compagnia nazionale degli idrocarburi, destabilizzata da una profonda crisi di instabilità e di cattiva governance. Il declino del petrolio in Algeria è il simbolo dell’attuale decadenza economica e finanziaria del paese. Ciò dimostra che, dall’inizio del 2021, l’Algeria appena produce 850mila barili di petrolio al giorno, è ridicolo rispetto a quello degli altri paesi dell’OPEC, come l’Arabia Saudita e i suoi 9,1 milioni di barili e l’Iraq 3,8 milioni di barili.

Una “grazia” che non convince nessuno. Il presidente Tebboune ha decretato la “grazia” per dozzine di prigionieri dell’Hirak. Ma secondo la stampa nazionale Tebboune tenta così “di calmare un clima di proteste crescenti in tutto il paese”, a causa della profonda crisi economica e sociale, aggravata in quest’ultimo anno dalla pandemia e da una durissima repressione da parte delle forze di sicurezza.

Molto inquietante per Algeri I’aumento dei prezzi dei prodotti alimentari di base sui mercati mondiali a partire dallo scorso gennaio. L’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’alimentazione e l’agricoltura (FAO) lancia l’allarme per i paesi fragili come l’Algeria fortemente dipendente dall’estero per nutrire la sua popolazione, che sono esposti a rischi elevati a causa della loro incapacità cronica di salvaguardare la loro sicurezza alimentare.


Nel paese guidato dalla casta militare, “prigionieri torturati e stuprati”, intitola il quotidiano italiano “Il Manifesto” un lungo articolo firmato da Stefano Mauro che ha aggiunto “la denuncia del giovane (torturato e stuprato) Walid Nekkiche mobilita gli attivisti che chiedono la chiusura dei luoghi di tortura”. “La testimonianza – continua Stefano Mauro - della scorsa settimana di Walid Nekkiche, studente di 25 anni arrestato a fine novembre 2019 ad Algeri durante una marcia degli studenti dell’Hirak, ha affermato di essere “stato torturato e stuprato da membri dei servizi di sicurezza” nella caserma Antar, conosciuta come luogo di interrogatorio da parte dei servizi di sicurezza”. Secondo Stefano Mauro, Nacera Hadouche, avvocata del network ha detto che “il suo stupro è lo stupro di tutti noi come popolo, società civile e attivisti, proprio per questo abbiamo sporto denuncia e richiesto alla giustizia di intervenire secondo le leggi algerine e internazionali”. Stefano Mauro cita “un tentativo di Tebboune di prendere misure urgenti per far fronte alla profonda crisi economica, sociale e sanitaria, con l’obiettivo di placare un clima di proteste sempre maggiore che comprende i partiti delle opposizioni e i militanti dell’Hirak”.



domenica 7 febbraio 2021

"Udu Lwatankom": la canzone che denuncia l'uso dei bambini soldato arruolati dal gruppo Polisario in Algeria

La nuova canzone, "Udu Lwatankom" del famoso cantante Jbara e del musicista/youtuber Mohamed Ayouch, lancia un forte messaggio e chiede il ritorno in patria dei compatrioti che il gruppo Polisario ha sequestrato contro la loro volontà in Algeria.
Proprio nel sud del Marocco, nella provincia di Assa-Zag, Jbara e Ayouch girato il video della canzone Udu Lwatankom (Tornate nella vostra patria). 
Perché è stato scelto questo luogo? 
Perché proprio nella provincia marocchina Assa-Zag, e precisamente a Mahbes, si svolgerebbe una guerra fittizia inventata dai separatisti del gruppo Polisario e la Tv algerina con immagini false riciclate anche in Italia da persone e siti inaffidabili.
Si tratta quindi, grazie alla musica, di ristabilire diverse verità per contrastare la propaganda condotta dall'Algeria e il suo Polisario su diversi fronti: attraverso le fake news, e di denunciare l’arruolamento dei bambini.

I bambini soldato delle milizie in Algeria un crimine ancora non punito anche se l'Onu è chiarissima sui diritti dell’infanzia. Purtroppo il bambino nei campi vive tra l’uso algerino e l’oppressione delle milizie armate del gruppo Polisario creato, armato e sostenuto dall’Algeria per motivi egemonici in Nord Africa e per destabilizzare il Marocco.
Il filmato realizzato da Youssef Kamili racconta il percorso attraverso il deserto di un bambino soldato, arruolato dal gruppo Polisario, che fugge dal luogo in cui era detenuto fino ad oggi. Prende una lunga strada attraverso il Sahara marocchino per ricercare una vita migliore. Incontra un gruppo di musicisti marocchini che viaggiano, liberi, attraverso il loro paese. Con loro, il bambino Soldato scopre la bellezza dei paesaggi di questo paese, che è anche il suo, di cui è stato privato dal Polisario, nonché la magia della musica, che non ne ha assaggiato alcuna gioia dell’infanzia e avendo avuto solo armi da fuoco per i giocattoli in Algeria. 
Per Youssef Kamili, nato da una madre saharawi, questo argomento lo rimanda alla sua storia familiare e alle sue sofferenze. Solo negli anni '80, infatti, venne a conoscenza di una parte della sua famiglia, che tornò alla patria dopo essere stata sequestrata con la forza a Tindouf. 
"Ho visto i membri della mia famiglia per la prima volta e ho sentito le storie della loro detenzione, le torture che hanno subito, tutte le violenze di cui sono stati oggetto", spiega dolorosamente. Quindi, quando Youssef Kamili sente parlare del gruppo Polisario si ribella e dice: "Conosco bene questa mafia, nella sua verità e nelle sue atrocità".
Filmare un bambino soldato rappresenta un dovere, in un momento in cui i video di arruolamento di bambini nei campi del Polisario è anche strumento di propaganda, ignorando le leggi internazionali di protezione dell’infanzia. "Quando vedo i video di questi bambini soldato, penso che alcuni di loro potrebbero essere parte della mia famiglia", denuncia il regista. 
Le parole scritte da Mohamed Ayouch chiedono invece il ritorno al paese. L’artista di musica hassania, originario di Guelmim e residente in Germania dal 2008, rivolge in questa canzone un vibrante appello ai compatrioti trattenuti contro la loro volontà nei campi di Tindouf.
"Torna nel paese ... la terra del Marocco, tuo padre te l'ha lasciata ... liberati, libera la tua mente ... Non voglio vederti prigioniero... La terra di tua madre ti aspetta", canta così accompagnato da Jbara che introduce la lingua spagnola in questa canzone patriottica (il Sahara Marocchino era occupato dalla Spagna fino al 1975).






giovedì 4 febbraio 2021

Algeria accanto ad Afghanistan, Iraq e Siria per insicurezza secondo la classifica degli USA


Gli Stati Uniti d'America hanno alzato il livello di insicurezza dell’Algeria a 4. E’ il livello più alto di insicurezza nella loro scala che conta 4.
 A questo livello, il Paese figura in una lista di Paesi ad alto rischio accanto all’Afghanistan, l’Iraq e la Siria.
Il Dipartimento di Stato americano giustifica tale classifica con le continue minacce terroristiche e rapimento di stranieri in Algeria come successiva nel passato anche nei campi "saharawi" di Tindouf in sud ovest algerino. 
Tuttavia gli USA sconsigliano viaggiatori americani di avvicinarsi alle frontiere algerine con la Libia e la Tunisia, nonché a tutte le parti sahariane dell’Algeria a causa dei rischi di attacchi terroristici a livello di tali regioni dove che le forze armate algerine subiscono diversi attacchi.



giovedì 28 gennaio 2021

Marocco. Il Re Mohammed VI lancia la campagna nazionale di vaccinazione contro Covid-19


Il Re Mohammed VI ha avviato oggi giovedì 28 gennaio al Palazzo Reale di Fes la campagna nazionale di vaccinazione contro il virus di Covid-19.
In questa occasione, Re Mohammed VI ha ricevuto la prima dose del vaccino contro Covid-19. 
Secondo le Alte Istruzioni Reali, la vaccinazione sarà gratuita per tutti i cittadini, con l'obiettivo di immunizzare tutte le componenti del popolo marocchino (30 milioni per vaccinare circa l'80% della popolazione), di ridurre e quindi di eliminare i casi di contaminazione e di decessi dovuti dall'epidemia e di contenere la diffusione del virus, nella prospettiva di un ritorno graduale ad una vita normale. 
Questa campagna nazionale si svolgerà in modo graduale e a tappe e andrà a beneficio di tutti i cittadini marocchini e stranieri residenti di età di oltre 17 anni.

lunedì 25 gennaio 2021

Algeria: Gruppo Polisario reprime proteste a Tindouf


Nell'isolamento totale dal mondo continua la repressione sistematica armata contro la popolazione sequestrata in Algeria, così le milizie del Fronte Polisario nei campi di Tindouf armate e protette dall'esercito algerino hanno usato ieri 22 gennaio la forza contro i "profughi" saharawi detenuti, per impedire loro di protestare contro la politica della leadership del gruppo Polisario che rifiuta la proposta di autonomia regionale del Sahara proposta dal Marocco. 


Il Centro Europeo per la Pace e la Risoluzione dei Conflitti riferisce che le milizie del Polisario nei campi di Tindouf in Algeria hanno represso i rifugiati saharawi, per impedire loro di protestare, mostrando un video scioccante su Twitter che riprende queste violenze armate. 

https://twitter.com/EU_Center/status/1353295803671064576?s=19