domenica 21 febbraio 2021

Una repressione volontariamente sorda” e grave crisi: quando un diplomatico europeo decripta i metodi del regime algerino


La redazione del giornale online “Algérie Part Plus” ha fatto sapere ieri che un diplomatico europeo, in servizio presso una cancelleria occidentale ad Algeri, ha messo in luce, in una nota indirizzata alla Commissione europea a Bruxelles, le “pratiche liberticide del regime algerino e i loro meccanismi di repressione politica”. In questa nota, il diplomatico ha affermato che “per non ritrovarsi sul banco degli imputati, il regime algerino ha stabilito una strategia di arresti di massa volta ad asfissiare gli spazi di dialogo, a ridurre la stampa e a intimidire i militanti”. Inoltre, ha sottolineato che “le poche misure di pacificazione sono destinate a preparare gli spiriti per le prossime elezioni presidenziali”, per poi “inasprire la situazione della sicurezza”, sapendo che “la giustizia è ancora sotto gli ordini dell’istituzione militare”.


Algeria si posiziona a 146 nella classifica mondiale della libertà di stampa 2020 secondo Reporters Senza Frontiere, in un contesto politico instabile, le libertà d’espressione e non solo in Algeria continuano a essere fortemente minacciate.

Sabato 20 febbraio è stato rilasciato il giovane attivista Laalami Brahim, una delle figure di spicco dell'Hirak ovvero il movimento di protesta nella regione di Bordj Bou Arreridj. Laalami non ha espresso alcuna gioia, anzi è crollato in lacrime: “No, non sono felice. Non sarò mai felice fintanto che viviamo ancora sotto l’influenza di un sistema haggar (umiliante), una dittatura ingiusta. Finché non costruiremo un nuovo sistema di governance e istituzioni degne di uno Stato di diritto (Dawla Madannia Machi Ascaria ovvero uno Stato civile non uno Stato Militare), non potremo mai essere felici. Sono pronto a tornare in prigione”.

Dalla sua parte, l’ex candiato alle presenziali all’epoca di Bouteflika, Rachid Nekkaz, rilasciato sabato, dopo essere incarcerato arbitrariamente per oltre 14 mesi, ha chiaramente suggerito di avviare negoziati diretti con il presidente Abdelmadjid Tebboune pubblicamente contestato. Nekkaz non ha mancato di sottolineare che “il Presidente Tebboune è attualmente malato e indebolito, non potrà continuare a gestire la situazione attualmente critica dell’Algeria”.

Un regime sempre screditato all’estero. Dopo il caso dell'attivista Amir DZ, un'altra umiliante sconfitta per il regime sulla scena internazionale, infatti, l’Organizzazione Internazionale di Polizia criminale (Interpol) ha ufficialmente respinto un mandato d’arresto internazionale contro il caporedatore del giornale online “Algérie Part Plus”, Abdou Semmar rifugiato politico a Parigi protetto dalle disposizioni della Convenzione di Ginevra sullo status dei rifugiati. Il rifiuto dell'Interpol alla giustizia algerina dimostra che il regime algerino è screditato sulla scena internazionale a causa delle sue pratiche liberticide contrarie ai principi elementari delle convenzioni internazionali che legano le nazioni di tutto il mondo.

Secco calo di produzione del petrolio in Algeria. Dall’inizio del 2021, la produzione di petrolio algerina è diventata una delle produzioni più deboli dell’Organizzazione dei paesi esportatori di petrolio (OPEC). Tale calo è dovuto al progressivo esaurimento delle riserve nazionali di idrocarburi, ma anche alle molteplici disfunzioni che minano la gestione dell’impianto di produzione di Sonatrach, la compagnia nazionale degli idrocarburi, destabilizzata da una profonda crisi di instabilità e di cattiva governance. Il declino del petrolio in Algeria è il simbolo dell’attuale decadenza economica e finanziaria del paese. Ciò dimostra che, dall’inizio del 2021, l’Algeria appena produce 850mila barili di petrolio al giorno, è ridicolo rispetto a quello degli altri paesi dell’OPEC, come l’Arabia Saudita e i suoi 9,1 milioni di barili e l’Iraq 3,8 milioni di barili.

Una “grazia” che non convince nessuno. Il presidente Tebboune ha decretato la “grazia” per dozzine di prigionieri dell’Hirak. Ma secondo la stampa nazionale Tebboune tenta così “di calmare un clima di proteste crescenti in tutto il paese”, a causa della profonda crisi economica e sociale, aggravata in quest’ultimo anno dalla pandemia e da una durissima repressione da parte delle forze di sicurezza.

Molto inquietante per Algeri I’aumento dei prezzi dei prodotti alimentari di base sui mercati mondiali a partire dallo scorso gennaio. L’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’alimentazione e l’agricoltura (FAO) lancia l’allarme per i paesi fragili come l’Algeria fortemente dipendente dall’estero per nutrire la sua popolazione, che sono esposti a rischi elevati a causa della loro incapacità cronica di salvaguardare la loro sicurezza alimentare.


Nel paese guidato dalla casta militare, “prigionieri torturati e stuprati”, intitola il quotidiano italiano “Il Manifesto” un lungo articolo firmato da Stefano Mauro che ha aggiunto “la denuncia del giovane (torturato e stuprato) Walid Nekkiche mobilita gli attivisti che chiedono la chiusura dei luoghi di tortura”. “La testimonianza – continua Stefano Mauro - della scorsa settimana di Walid Nekkiche, studente di 25 anni arrestato a fine novembre 2019 ad Algeri durante una marcia degli studenti dell’Hirak, ha affermato di essere “stato torturato e stuprato da membri dei servizi di sicurezza” nella caserma Antar, conosciuta come luogo di interrogatorio da parte dei servizi di sicurezza”. Secondo Stefano Mauro, Nacera Hadouche, avvocata del network ha detto che “il suo stupro è lo stupro di tutti noi come popolo, società civile e attivisti, proprio per questo abbiamo sporto denuncia e richiesto alla giustizia di intervenire secondo le leggi algerine e internazionali”. Stefano Mauro cita “un tentativo di Tebboune di prendere misure urgenti per far fronte alla profonda crisi economica, sociale e sanitaria, con l’obiettivo di placare un clima di proteste sempre maggiore che comprende i partiti delle opposizioni e i militanti dell’Hirak”.



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