giovedì 30 aprile 2015

Parlamento Europeo lancia appello per il censimento della popolazioni di campi di Tindouf in Algeria dopo il rapporto OLAF

Il Parlamento europeo (PE), riunito mercoledì a Strasburgo, ha chiesto una rivalutazione dell'aiuto dell'Unione Europea ed il suo adattamento ai bisogni reali dei campi di Tindouf in Algeria, così come l’organizzazione di censimento delle popolazioni di questi campi, dopo il rapporto di inchiesta dell'Ufficio Europeo della Lotta Anti-Frode, (OLAF) che ha svelato le deviazioni massicce ed organizzate dell'aiuto umanitario internazionale dall'Algeria ed il Polisario a scapito delle popolazioni dei campi.
In questa risoluzione sulla base della relazione concernente l’esecuzione del budget generale dell'UE per l'anno 2013, il PE ha preso atto dei risultati del rapporto dell'OLAF relativo alle deviazioni, e ha chiesto alla Commissione europea di “fornire chiarimenti sulle misure prese in risposta alle sue conclusioni”, e di vigilare che i responsabili algerini e quelli del Polisario incriminati dal suddetto rapporto non abbiano più accessi all'aiuto finanziato dai contribuenti europei”.
Il PE si è preoccupato, inoltre, anche dell'assenza di un censimento della popolazione dei campi “durante un periodo tanto prolungato, circa trenta anni dopo il loro arrivo”, sottolineando che si tratta di una “situazione anormale ed unica nella Storia dell'Alto Commissariato ai Rifugiati delle Nazioni Unite (HCR)”.

La nuova risoluzione rinforza l’appello lanciato dall'associazione dei contribuenti dell'Europa, Taxpayers Associazione of Europa, affinché UE assicura che l'aiuto umanitario, accordato alle popolazioni dei campi di Tindouf e finanziato dal contribuente europeo, non sarà più oggetto di deviazioni dai responsabili algerini ed i dirigenti del Polisario.

Sahara Marocchino: l’ONU reitera suo sostegno a soluzione politica, chiede realismo e compromesso, e il censimento dei profughi in Algeria

Il Consiglio della Sicurezza dell’ONU ha adottato, martedì, all’unanimità, la risoluzione n. 2218 sul Sahara, in cui ha ribadito suo sostegno alla soluzione politica reciprocamente accettabile del conflitto regionale sul Sahara marocchino, e ha riaffermato la “preminenza” dell’Iniziativa Marocchina d’Autonomia nonché il suo appello all’Algeria per la registrazione delle popolazioni nei campi di Tindouf come richiedono le convenzioni sui rifugiati.
Il CS, evidenziando suo apprezzamento agli sforzi seri e credibili del Marocco per avanzare verso una soluzione politica, ha reiterato il suo appello a negoziati sulla base del “realismo e dello spirito del compromesso”.
La risoluzione consacra la dimensione regionale del conflitto, appellando i paesi vicini, particolarmente Algeria di “cooperare con l’ONU” e di implicarsi intensamente per mettere fine all’impasse attuale e di andare avanti verso una soluzione politica”.
Il Consiglio di Sicurezza, tuttavia, riconosce “che la soluzione di questo conflitto di lunga data e il rafforzamento della cooperazione tra gli Stati membri dell’Unione del Maghreb Arabo contribuirebbero alla stabilità e alla sicurezza nella regione del Sahel”.
Inoltre, sulla dimensione umanitaria del conflitto, la risoluzione raccomanda Algeria, per il terzo anno consecutivo, a “impiegare gli sforzi per facilitare il censimento e la registrazione delle popolazioni dei campi di Tindouf (Sud Ovest dell’Algeria), in conformità alle sue obbligazioni internazionali. Da ricordare che il Segretario generale dell'ONU, Ban Ki Moon aveva fatto riferimento nel suo rapporto sul Sahara presentato all’inizio d’aprile al Consiglio al rapporto dell'Ufficio di Lotta Anti-frode (OLAF) dell'Unione Europea che ha denunciato la deviazione organizzata, da anni, in Algeria, degli aiuti umanitari destinati ai Saharawi dei campi di Tindouf. Una delle ragioni che ha reso queste deviazioni possibili è la “sopravvalutazione del numero dei profughi e dunque degli aiuti forniti”, sottolinea OLAF che precisa che “né l'Algeria né il fronte Polisario hanno accettato che un censimento delle popolazioni dei campi sia organizzato”.
Infine, Il Consiglio conferma i passi del Marocco per rafforzare il ruolo delle istituzioni nazionali dei diritti dell’uomo in tutto il Marocco compresso in Sahara, perfezionati dalla interazione costruttiva con le Procedure speciali dell’ONU; e riconosce e si rallegra di misure e iniziative marocchine per rafforzare le commissioni del Consiglio Nazionale dei Diritti dell’Uomo (CNDH) a Dakhla e Laayoune e l’interazione in corso del Marocco con le Procedure speciali del Consiglio dei Diritti dell’Uomo dell’ONU”.


lunedì 20 aprile 2015

Saharawi, le ruberie sugli aiuti umanitari al campo profughi di Tinduf e l'allarme fondamentalismo (Repubblica.it)

Rivendevano il cibo per gli sfollati, che erano 90 mila e non 150 mila come era stato denunciato. Dieci anni fa un'inchiesta dell'Olaf - 'Ufficio Antifrode della Commissione Europea  - portava alla luce una inchiesta legata agli aiuti per i profughi Saharawi di Tindouf. Non venne mai pubblicata, ma gli aiuti continuano ancora oggi. Il Parlamento Europeo è venuto a conoscenza del caso ed ora vuole vederci chiaro. Crescono i casi di arruolamento di bambini soldato per Boko Haram e IS.

DI SALVATORE GIUFFRIDA 
 Repubblica.it
ROMA - Rischia di diventare un caso l'inchiesta dell'Ufficio Antifrode della Commissione Europea (Olaf) sui furti ai danni degli aiuti umanitari destinati ai profughi saharawi che vivono nei campi nella regione di Tindouf, nel sud-ovest dell'Algeria: da quaranta anni vivono in questa vasta area desertica in condizioni precarie e senza futuro, dopo aver abbandonato le loro terre nel Sahara occidentale a causa del conflitto nato nel 1975 tra il Fronte Polisario e il Marocco dopo la partenza degli spagnoli. I campi sono quattro, El Aioun, Dakhla, Aousserd, Smara; sono controllati dal Polisario ma dopo le "primavere arabe", la presenza e l'influenza dei fondamentalisti è sempre più forte, specie tra i giovani.
Rivendevano il cibo per gli sfollati, che erano 150 mila, ma 90 mila. La Commissione europea ha sempre fornito assistenza ai profughi di Tindouf; dal 1994, poi, ha inviato tonnellate di cibo di prima necessità per un valore di 10 milioni all'anno per una popolazione stimata dal governo algerino in più di 150mila persone. Nel 1999 arrivano però i primi segnali di furti e nel 2004 un'inchiesta dell'Ufficio Antifrode, l'Olaf, scopre che gli alimenti venivano "deviati" già al loro arrivo nel porto mediterraneo di Orano, stoccati e inviati in Algeria e Mauritania per essere venduti nei mercati delle città. Agli sfollati rimanevano gli scarti. Tutto era ben organizzato e alla luce del sole, per dieci anni, in un territorio vasto e grazie a posizioni istituzionali gestite non solo dai dirigenti del Polisario ma anche dai funzionari del governo algerino: senza di loro sarebbe impossibile una maxi truffa del genere in un territorio vasto più della Francia. Non a caso anche i dati demografici forniti dal governo e dal Polisario erano sbagliati: in realtà i desplazados di Tindouf non superavano i 90mila.
Un caso che sembrava concluso nel 2004. L'Olaf, tuttavia, non lo rese mai pubblico e solo nelle ultime settimane la commissione del Parlamento europeo per il controllo sul budget è venuta in possesso dell'inchiesta. Che è stata subito pubblicata. L'eurodeputata tedesca, Ingeborg Graessle è tra i primi a occuparsi del caso: "non nascondo che siamo molto preoccupati. Anche perché sembra che la situazione sia più o meno la stessa e che non sia cambiato molto". Il flusso degli aiuti, infatti, continua: Kristalina Georgieva, vicepresidente bulgara della Commissione, ha assicurato che "sono state prese contromisure", ma ha riconosciuto che in sostanza non esiste un vero sistema di controllo su Tindouf.
Cancellati i nomi di persone e compagnie coinvolti nell'inchiesta. Nella copia fornita alla Commissione parlamentare sono stati accuratamente cancellati tutti i nomi di persone e compagnie coinvolte nell'inchiesta. Contattato dopo diversi tentativi, l'ufficio stampa dell'Olaf ha spiegato che "in genere i report non sono resi pubblici per difendere la privacy e le informazioni rimosse sono in regola con la normativa". Insomma funzionari e compagnie sono protetti dalla privacy perché non ritenuti di pubblico interesse. Ma anche questo non convince, tanto che l'eurodeputato tedesco, Michael Theurer ha chiesto in via formale alla Commissione di chiarire se i funzionari coinvolti sono stati rimossi o sono ancora al loro posto. "Sono scioccato, quelli sono soldi dei contribuenti europei ed è inaccettabile che possano sparire così senza alcun controllo", conclude. Secondo alcune indiscrezioni, solo dal prossimo anno sarà fissato un sistema di controllo efficace, pena lo stop agli aiuti; l'impressione è che il caso Tindouf possa far scuola ed essere applicato anche ad altri casi sensibili.

Intanto cresce l'allarme fondamentalismo a Tindouf. In base a una denuncia della rete delle associazioni delle comunità marocchine in Italia (Racmi), a Tindouf si moltiplicano i casi di arruolamento di bambini soldato tra le sigle fondamentaliste della zona come il Mujao, il gruppo Almouaqaoune Biddam dell'algerino Mokhtar Belmokhtar, il Boko Haram nigeriano; e di recente anche l'IS, che sfrutta i vicini campi di addestramento nel nord del Mali. Yassine Belkassem, coordinatore di Racmi, chiede che si faccia un censimento: "la popolazione dei campi non è stata mai censita, malgrado le numerose risoluzioni del Consiglio di Sicurezza. Per questo esortiamo l'ONU a organizzare il censimento".

sabato 18 aprile 2015

Speciale Forum Sociale Mondiale Tunisi 2015. Algeria sotto processo.

Alla nostra uscita dall'aeroporto internazionale Carthage di Tunisi, il 22 marzo, il primo taxista, senza pensare due volte, ci ha risposto alla nostra domanda concernente il terrorismo che ha colpito Bardo: “i tunisini amano la vita, il terrorismo è estraneo dal nostro paese!”, ecco perché al Forum Sociale Mondiale 2015, organizzato dal 24 al 28 marzo in Tunisia, sono venuti da 120 paesi, le persone registrate e paganti sono state all'incirca cinquantamila. Gli organizzatori raccontano che cosa ha voluto dire trovarsi due settimane prima dall'inizio, di fronte a un grave episodio di attacco al sito web del Forum, da parte di Hacker, probabilmente algerini. Gli stessi riferiscono che cosa ha voluto fare trovarsi a pochi giorni dall'apertura del Forum, in un paese sotto attacco terroristico a Bardo. Dicono dei camion con tutte le attrezzature - per la traduzione, per la costruzione degli stand – a cui le forze dell’ordine hanno impedito, per ragioni di sicurezza, di entrare nel campus universitario. Loro si scusano per gli inconvenienti, ma a tutti fa capire che miracolo è stato andare avanti lo stesso.
Erano molto attive le associazioni e le ONG marocchine, particolarmente, quelle studentesche e giovanili come UEPS e quelle del Sahara di Laayoune, Dakhla e Boujdour, nella stragrande maggioranza erano capitanate da donne, che hanno illustrato il grandissimo sviluppo sociale in corso in Sahara e il paragone della situazione tra l’epoca nera del colonialismo spagnolo e l’attuale situazione avanguardista dopo la liberazione nel 1975. Inoltre, erano protagoniste con argomenti documentate e temi che stanno a cuore dell’umanità, l’Associazione dei Marocchini Vittime dell’Espulsione Arbitraria dall’Algeria (AMVEAA), la Rete delle Associazioni della Comunità Marocchina in Italia (RACMI), il Consiglio delle Relazioni Islamiche Italiane (CRII), Associazione Nuovo Orizzonte e altre. Da un lato, la loro fruttuosa partecipazione apprezzata dai tunisini è stata la risposta adeguata contro gli atti ignobili e terroristici che hanno colpito il museo Bardo in cui sono morti tunisini e stranieri il 18 marzo. Le loro attività sono state apprezzate da tutto il mondo. “Ascoltate tunisini! Complimenti Tunisia! non sei da sola! Marocchini e tutto il mondo sono con voi!”, aggiungendo che “il terrorismo non ha colpito solo la Tunisia ma tutta l’umanità”. Ha scandito un attivista marocchino all’apertura e in diverse manifestazioni quotidiane al Forum.
Ma purtroppo, dall’altro lato, gli sforzi marocchini hanno suscitato l’invidia e le provocazioni dell’Algeria che ha tentato di disturbare ogni attività che riguarda le negazioni dei diritti dell’essere umano sul suo suolo e nelle organizzazioni e gruppi armati non-statali come, Polisario, MUJAO, AQMI ed IS in Algeria e Boko Haram in Nigeria.
FSM accoglie la proposta dai Marocchini d’Italia per lotta contro terrorismo:
 “Sì alla Pace e al diritto alla vita: No alle minacce terroristiche che provengono dai campi di Tindouf e dal sud algerino”. Questo incontro del 26 marzo, che era molto partecipativo grazie anche alla presenza algerina prima agitata poi si è calmata grazie al dialogo aperto degli organizzatori, ha come obbiettivo di mettere al centro del FSM la condanna e la lotta contro le menacce terroristiche e contro i gruppi armati criminali provenienti dai campi di Tindouf e dal sud algerini, perché la sacralità della vita, la sicurezza e la pace sono diritti naturali, umani e fondamentali che devono essere protetti mai violati, e per chiedere l’ingerenza internazionale affinché il terrorismo sia sradicato in questa famigerata zona insicura. Da sottolineare che nell’attuale edizione del Forum, intitolata, “diritti e dignità”, RACMI, FAT, CRII e Associazione Oued Eddahab erano gli unici a proporre al FSM questo tema, chiedendo la presa di posizione dello stesso Forum. La proposta è stata ben accolta del FSM e inserita nella Dichiarazione di BARDO del 28 marzo 2015 dei movimenti sociali e civili della regione Maghreb Machrek, in cui la Dichiarazione invita “l’istituzione di una rete di movimenti sociali, civili nella regione per una lotta globale contro il terrorismo dei gruppi islamisti estremisti e contro il progetto dello Stato Islamico che divide i popoli sulle basi religiose e confessionali e si oppone alle loro aspirazioni, alla loro emancipazione e alla libertà, nonché ai cambiamenti democratici”.
I diritti negati del bambino dei campi di Tindouf nel deserto e in Italia e la responsabilità palese algerina:
 “Crimini contro l'umanità a Tindouf in Algeria: Lo sfruttamento e il reclutamento de bambino Soldato in seno dei movimenti armati”, tramite questa specifica attività, sono state delucidate le varie forme dello sfruttamento e delle negazioni di diritti dei bambini in seno dei gruppi e dei movimenti armati non-statali in generale e in particolare nei campi di Tindouf e la responsabilità algerina. Tra queste forme sono evidenziate: il sequestro, discriminazione razziale, schiavitù, reclutamento militare, Bimbo Soldato, tratta delle persone, e la manipolazione politica dei bambini di Tindouf durante l’estate in Toscana, Emilia Romagna e Spagna, da parte del Polisario. L’attività chiede all’ONU, UE e al FSM di difendere i diritti dei bambini, la pace e il rifiuto della violenza attraverso la legittima ingerenza internazionale in Algeria e l’espulsione immediata dei movimenti e gruppi armati e i loro sostenitori dai forum regionali, continentali e internazionali.
Sono state registrate altre attività di risalto umanitario da parte di marocchini d’Italia come “Stop alla discriminazione e al razzismo contro gli stranieri nell'Unione Europea”; e “Insieme per un fronte euro-mediterraneo di cittadinanza e di equità”.
Conflitto tra Algeria e Marocco sulla questione del Sahara marocchino apparso anche nel FSM:
Il Forum Sociale Mondiale 2015 è stato ovviamente lo specchio del conflitto storico diretto tra Algeria e Marocco sulla questione del Sahara marocchino. Il conflitto artificiale attorno al territorio è stato creato a tavolino durante gli anni della Guerra fredda e conseguenza degli appetiti egemonici dell’Algeria.In una regione massacrata dalla guerra, dai conflitti e dal terrore gli unici incidenti contro la convivenza pacifica nel Forum sono stati causati da una enorme delegazione algerina, pagata e inviata dal governo. Milleduecento persone, associazioni di regime che hanno cercato di distruggere il dialogo fra società civile marocchina e saharawi - preparato con molta cura con il pieno coinvolgimento di Tindouf. È stato un peccato. Al tempo stesso, però, è un segno dell’importanza del Forum nella regione - altrimenti perché un regime dovrebbe spendere così tanto denaro ed energie a cercare di rovinarlo?” relaziona Raffaella Bolini, membro del Consiglio Internazionale del FSM.
Figuraccia partecipazione algerina con inaccettabile disturbo della delegazione del regime:
Il Comitato d’organizzazione del FSM ha rivelato che alla metà di febbraio Algeria ha registrato solo settantadue partecipazioni però in una settimana è arrivata oltre 1200 con non più di trentuno attività. Lo stesso Comitato ha svelato che tra 120 paesi, Algeria è stato il primo paese per la partecipazione ma l’ultimo per le attività, sottolineando che il gruppo perturbatore non aveva né attività, né rapporti con la cultura del Forum o con la società civile. Peggio ancora, dalle 31 attività registrate non ha svolto alcuna. Quindi, “niente società civile in Algeria”, giudicano gli osservatori.
Per capire cosa successo nel Forum, la presenza provocatoria della delegazione algerina preordinata per sopportare una causa fallita ovvero il separatismo, per cercare di far tacere quei pochi oppositori algerini che sono riusciti ad arrivare a Tunisi e, anche per sostenere l’estrazione del gas di scisto, fortemente osteggiata nel paese e nell’attuale edizione del FSM poiché provocherebbe devastazioni ambientali. Le provocazioni avevano nel mirino, oltretutto, di disturbare con tutte le maniere, le attività che svelano la responsabilità algerina nei crimini contro l’umanità, perpetrati sul suo territorio; di disordinare la Tunisia tramite la creazione delle difficoltà alle forze dell’ordine che erano molto impegnate nella sicurezza del paese e nella lotta al terrorismo; di destabilizzare il FSM perché è un processo di scambi e di alternative; e di perseguire l’opposizione algerina non allineata al regime anche all’estero, come successo per gli attivisti di Ghardaia, Amazigh della Kabilia, Mozabiti, i progressisti e gli islamisti.
Il Comitato Organizzativo, il Consiglio Internazionale del FSM e tutto il mondo hanno protestato e condannato questi provocatori, esprimendo la solidarietà alle vittime: giornalisti, attivisti marocchini, algerini, tunisini, forze dell’ordine tunisine, membri del Consiglio Internazionale e i membri del Comitato Organizzativo. È stato denunciato questo comportamento incivile presso le autorità giudiziarie tunisine, al governo tunisino e all’ambasciata algerina.
Fallito tentativo algerino di sequestro di massa all’Hotel Africa:
Gli algerini non hanno risparmiato il disturbo nemmeno alla conferenza stampa sulla violenza e il vandalismo del gruppo della delegazione “officiale” algerina, organizzata dal Comitato del FSM, nell’Hotel Africa, ben lontano dal campus universitario, il 27 marzo. Hanno interrotto i lavori della conferenza, con un gravissimo atto minaccioso di un algerino che ha chiuso la porta della sala urlando: “Nessuno esce”, quindi ha seminato il panico e ha tentato di sequestrare di massa il comitato del FSM, le vittime presenti e rappresentanti di mass media tunisini e internazionale, tra loro anche l’inviato del giornale online NOTIZIEGEOPOLITICHE. Grazie al brillante lavoro svolto dalla polizia tunisina, la porta è stata aperta, l’incolumità dei presenti è stata garantita, mentre il giornalista Hicham Medraoui presidente del sindacato della stampa marocchina è stato altamente scortato e allontanato subito a un luogo sicuro dal pericolo delle milizie. Da apportare che Medraoui fu aggredito da algerini nella precedente edizione del FSM, e nel 2009 è stato espulso dall’Algeria mentre andava a fare un’inchiesta sugli aiuti umanitari internazionali concessi alla popolazione dei campi di Tindouf.
Le convergenze dell’azione :
Alcune sono state cancellate come quella dei movimenti sociali magrebini e internazionali. Sono continuati i dibattiti il consenso per una agenda comune per le principali mobilitazioni della società civili mondiali.
Migrazione, è emerso che  sia necessario cambiare radicalmente le politiche dell’UE sull'accoglienza dei migranti. È stato richiesto al Parlamento europeo di fare un minuto di silenzio per le vittime dell'ultima, ennesima, strage nel Mediterraneo e l’assunzione di responsabilità.
Diritti e dignità; Sulle questioni prioritarie dei diritti e della dignità nel maghreb, è stato istituito il comitato di sostegno studentesco e giovanile internazionale. L’assemblea costitutiva dei rappresentanti delle organizzazioni, movimenti e sindacati giovanili ha approvato l’istituzione del comitato di sostegno e un coordinamento per la preparazione del congresso internazionale, che si terrà in Marocco in cui parteciperanno oltre 98 organizzazioni dall’Africa, Europa, America e Asia. Ha come obbiettivi di sostenere la proposta dell’autonomia locale del Sahara nell’ambito dell’unità marocchina e maghrebina, e alla riattivazione dell’Unione del Maghreb Arabo (UMA).
L’assemblea del clima ha tracciato le azioni e delle mobilitazioni che si terranno in diversi continenti durante 2015, e si concluderanno, a dicembre, a Parigi sotto forma di contro-summit dei popoli.
L’assemblea dell’acqua e della terra, che ha continuato la riflessione del FSM Dakar 2011  ha elaborato una dichiarazione dettagliata ritenendo che l’acqua e la terra sono beni pubblici e non merci.
La proposta dell’assemblea dei media liberi ha insistito sul rafforzamento dell’informazione e della comunicazione al servizio dei movimenti sociali.
L’assemblea sul futuro del FSM, è stata un teatro di tema trasversale durante il FSM, era presente all’ordine del giorno del consiglio internazionale, nella riunione di valutazione.
Forum Parlamentare Mondiale che è stato un appuntamento molto partecipato. Erano noti  i temi della pace, con relatori provenienti da Marocco, India, Algeria. Presenti all'appuntamento parlamentari di venti nazioni e di diversi schieramenti politici; al termine della discussione sono state adottate cinque mozioni sui temi del debito, delle multinazionali e del rispetto dei diritti umani, della pace, delle politiche migratorie e del tema del reddito minimo sociale.
La chiusura del FSM e la Palestina che chiama il mondo:
FSM 2015 s’è concluso il 28 marzo con una marcia dall’inizio del Viale del defunto Re Mohamed V, il nonno di Mohammed VI l’attuale Sovrano marocchino fino all’ambasciata palestinese, con un breve intervento dell’ambasciatore in cui ha apprezzato l’evento e ha chiesto ai partecipanti di aiutare lo Stato di Palestina tramite sostegno al suo riconoscimento nei paesi che non hanno ancora fatto; di richiedere al Consiglio di Sicurezza dell’ONU di mettere fine all’occupazione israeliana e l’instaurazione della Stato palestinese; di sostenere il popolo palestinese per introdurre i dirigenti militari, politici e gli occupanti israeliani criminali di guerra contro l’umanità davanti alla Corte Penale internazionale; e di boicottare tutti i prodotti alimentari, industriali e culturali israeliani.  
Cancellare il debito europeo è la sincera solidarietà internazionale con la Tunisia e contro il terrorismo:
è emerso nella manifestazione internazionale anti-terrorismo di domenica 29 marzo promossa dal governo tunisino, con la partecipazione di delegati internazionali come il Presidente francese François Hollande e il Primo ministro italiano Matteo Renzi, che la sincera solidarietà in cui ha bisogno Tunisia oggi sarebbe quella di cancellare i debiti francesi, italiani e europei, oltre al sostegno economico internazionale, per far sollevare il peso della crisi economica post-rivoluzione e reggere la nuova democrazia.
La sfida più importante vinta dal FSM 2015, arrivederci in Canada!:
È stata quella di realizzare un evento/processo mondiale della società civile, a porte aperte, nel Maghreb, nonostante il terrorismo, i tentativi di sabotaggio con pretesa di “mancanza di sicurezza”, l’atteggiamento negazionista algerino di impedire le vere associazioni alla partecipazione al FSM e la sua ostilità mediatica sul presunto fallimento del FSM, la presenza delle milizie algerine disturbatrici e l’inclemente meteo tra pioggia e tempesta.

Il Forum, voluto da un gruppo di giovanissimi attivisti delle forti lotte studentesche del Quebec, si terrà ad agosto del 2016 a Montreal, in Canada.

giovedì 16 aprile 2015

RACMI ai parlamentari italiani: Fate pressioni sull'Algeria per effettuare censimento nei campi di Polisario e rispettare le convenzioni HCR

Il Governo italiano ha presentato al Parlamento, il 18 febbraio 2015, un progetto Decreto-legge sulle “Misure urgenti per il contrasto del terrorismo, anche di matrice internazionale, nonché proroga delle missioni internazionali delle Forze armate e di polizia, iniziative di cooperazione allo sviluppo e sostegno ai processi di ricostruzione e partecipazione alle iniziative delle Organizzazioni internazionali per il consolidamento dei processi di pace e di stabilizzazione”.

Durante le discussioni nelle due Camere del Parlamento, sono state presentante cosiddette mozioni a favore del “popolo saharawi”, da certi eletti conosciuti per il loro partito e la loro tendenza a promuovere e difendere le tesi separatiste. Questi parlamentari ci hanno accostumati nell’approfittare di ogni genere d’opportunità per sviluppare posizioni che esprimono la loro animosità verso il Marocco e che portano pregiudizi alle relazioni italo - marocchine.

La nostra Rete delle Associazioni della Comunità Marocchina in Italia (RACMI) desidera ricordare che, in conformità alle Risoluzioni del Consiglio di Sicurezza dell’ONU, la soluzione del conflitto del Sahara non possa essere che politica, definitiva, negoziata e consensuale. Ogni altri passi non possano che complicare e vedere anche ritardare la soluzione del conflitto, e per conseguenza prolungare le sofferenze delle popolazioni degli accampamenti a Tindouf.

Noi domandiamo, dunque, a tutte le buone volontà di attivarsi per pervenire a una soluzione giusta e duratura a questo conflitto, che garantisce, da una parte, la sovranità dello Stato marocchino e del suo diritto all’integrità territoriale, e da un’altra parte, l’autogestione delle popolazioni dei loro affari, inspirandosi dalle esperienze italiane, come nell’Alto Adige e nella Sicilia.

La nostra RACMI non è contro gli aiuti umanitari destinati ai campi dei rifugiati, soprattutto che la situazione negli accampamenti è segnata dall’assenza totale di risorse e di prospettive di sostanza, se non c’erano questi aiuti.

Tuttavia, noi teniamo di esprimere la nostra sorpresa riguardo l’estimazione fatta del numero dei rifugiati che sarebbe di 160.000, nel momento in cui le indagini effettuate da personalità e organismi operanti nel campo dell’assistenza umanitaria, confermano che il numero degli abitanti non supera 90.000.

Noi ci meravigliamo ugualmente che gli onorevoli parlamentari non hanno abbordato la questione delle deviazioni degli aiuti umanitari internazionali, particolarmente quelli forniti dall’Italia. In questo oggetto, noi chiediamo l’attuazione di meccanismi che permettono di controllare e di garantire l’arrivo degli aiuti alle popolazioni che sono in una estrema necessità, e di impedire la loro deviazione verso i mercati dell’Algeria, della Mauritania e del mali. Si tratta di un dovere, di un segno di fedeltà e di rispetto per i sacrifici consentiti dal contribuente italiano.

Noi ci interroghiamo sulle ragioni per le quali i parlamentari promotori di queste mozioni hanno ignorato il rapporto dell’Officio della Lotta Anti-Frode (OLAF), organismo europeo imparziale, che ha svelato con la contribuzione di una società italiana, la gravità delle deviazioni che durano da quaranta anni.

La nostra RACMI, che apprezza e rispetta la volontà degli onorevoli deputati di mantenere l’aiuto umanitario a favore dei nostri fratelli nei campi, insiste tassativamente di:

1- Attuare meccanismi che garantiscono l’arrivo degli aiuti ai loro beneficiari.

2- Fare pressione sull’Algeria e il Polisario affinché l’Alto Commissariato per i Rifugiati (HCR) possa effettuare il censimento nei campi dei rifugiati, condizione sine qua non per determinare i bisogni reali degli abitanti dei campi.

3- Fare pressione sull’Algeria per permettere ai rifugiati saharawi sul suo territorio di godere di tutti i diritti garantiti dalle Convenzioni internazionali relative ai rifugiati, alle quali Algeria ha aderito, in particolare il diritto di essere immatricolati presso il HCR, la libertà di circolazione e la possibilità d’accedere a un lavoro dignitoso.

Siena 13 aprile 2015

Rete delle Associazioni della Comunità Marocchina in Italia (RACMI)

sabato 4 aprile 2015

È istituito comitato sostegno studentesco internazionale alla proposta dell’autonomia locale del Sahara

Tunisi 27 marzo 2015 - Dopo una serie di consultazioni riguardanti le questioni prioritarie dei diritti e della dignità, avviate dall’Ufficio Esecutivo dell’organizzazione studentesca Unione degli Studenti delle Province Saharawi marocchine (UEPS), con diverse associazioni, organizzazioni e sindacati studenteschi e giovanili partecipanti al Forum Sociale Mondiale Tunisi 2015, è stato istituito il comitato di sostegno studentesco e giovanile alla proposta dell’autonomia locale del Sahara nell’ambito dell’unità marocchina e maghrebina, e alla riattivazione dell’Unione del Maghreb (Marocco, Tunisia, Mauritania, Libia, Algeria).

L’assemblea costitutiva dei rappresentanti delle organizzazioni, movimenti e sindacati giovanili ha approvato l’istituzione del comitato di sostegno e un coordinamento per la preparazione del congresso internazionale dedicato ai temi dei diritti, dignità e solidarietà, che si terrà in Marocco in cui parteciperanno oltre 98 organizzazioni dall’Africa, Europa, America e Asia.