Rivendevano il cibo per gli sfollati, che erano 90 mila e non 150 mila come era stato denunciato. Dieci anni fa un'inchiesta dell'Olaf - 'Ufficio Antifrode della Commissione Europea - portava alla luce una inchiesta legata agli aiuti per i profughi Saharawi di Tindouf. Non venne mai pubblicata, ma gli aiuti continuano ancora oggi. Il Parlamento Europeo è venuto a conoscenza del caso ed ora vuole vederci chiaro. Crescono i casi di arruolamento di bambini soldato per Boko Haram e IS.
DI SALVATORE GIUFFRIDA
Repubblica.it
ROMA - Rischia di diventare
un caso l'inchiesta dell'Ufficio Antifrode della Commissione Europea (Olaf) sui
furti ai danni degli aiuti umanitari destinati ai profughi saharawi che vivono
nei campi nella regione di Tindouf, nel sud-ovest dell'Algeria: da quaranta
anni vivono in questa vasta area desertica in condizioni precarie e senza
futuro, dopo aver abbandonato le loro terre nel Sahara occidentale a causa del
conflitto nato nel 1975 tra il Fronte Polisario e il Marocco dopo la partenza
degli spagnoli. I campi sono quattro, El Aioun, Dakhla, Aousserd, Smara; sono
controllati dal Polisario ma dopo le "primavere arabe", la presenza e
l'influenza dei fondamentalisti è sempre più forte, specie tra i giovani.
Rivendevano il cibo per
gli sfollati, che erano 150 mila, ma 90 mila. La Commissione europea ha sempre
fornito assistenza ai profughi di Tindouf; dal 1994, poi, ha inviato tonnellate
di cibo di prima necessità per un valore di 10 milioni all'anno per una
popolazione stimata dal governo algerino in più di 150mila persone. Nel 1999
arrivano però i primi segnali di furti e nel 2004 un'inchiesta dell'Ufficio
Antifrode, l'Olaf, scopre che gli alimenti venivano "deviati" già al
loro arrivo nel porto mediterraneo di Orano, stoccati e inviati in Algeria e
Mauritania per essere venduti nei mercati delle città. Agli sfollati rimanevano
gli scarti. Tutto era ben organizzato e alla luce del sole, per dieci anni, in
un territorio vasto e grazie a posizioni istituzionali gestite non solo dai
dirigenti del Polisario ma anche dai funzionari del governo algerino: senza di
loro sarebbe impossibile una maxi truffa del genere in un territorio vasto più
della Francia. Non a caso anche i dati demografici forniti dal governo e dal
Polisario erano sbagliati: in realtà i desplazados di Tindouf non superavano i
90mila.
Un caso che sembrava
concluso nel 2004. L'Olaf, tuttavia, non lo rese mai pubblico e solo nelle
ultime settimane la commissione del Parlamento europeo per il controllo sul
budget è venuta in possesso dell'inchiesta. Che è stata subito pubblicata.
L'eurodeputata tedesca, Ingeborg Graessle è tra i primi a occuparsi del caso:
"non nascondo che siamo molto preoccupati. Anche perché sembra che la
situazione sia più o meno la stessa e che non sia cambiato molto". Il
flusso degli aiuti, infatti, continua: Kristalina Georgieva, vicepresidente
bulgara della Commissione, ha assicurato che "sono state prese
contromisure", ma ha riconosciuto che in sostanza non esiste un vero
sistema di controllo su Tindouf.
Cancellati i nomi di
persone e compagnie coinvolti nell'inchiesta. Nella copia fornita alla
Commissione parlamentare sono stati accuratamente cancellati tutti i nomi di
persone e compagnie coinvolte nell'inchiesta. Contattato dopo diversi
tentativi, l'ufficio stampa dell'Olaf ha spiegato che "in genere i report
non sono resi pubblici per difendere la privacy e le informazioni rimosse sono
in regola con la normativa". Insomma funzionari e compagnie sono protetti
dalla privacy perché non ritenuti di pubblico interesse. Ma anche questo non
convince, tanto che l'eurodeputato tedesco, Michael Theurer ha chiesto in via
formale alla Commissione di chiarire se i funzionari coinvolti sono stati
rimossi o sono ancora al loro posto. "Sono scioccato, quelli sono soldi
dei contribuenti europei ed è inaccettabile che possano sparire così senza
alcun controllo", conclude. Secondo alcune indiscrezioni, solo dal
prossimo anno sarà fissato un sistema di controllo efficace, pena lo stop agli
aiuti; l'impressione è che il caso Tindouf possa far scuola ed essere applicato
anche ad altri casi sensibili.
Intanto cresce l'allarme fondamentalismo a Tindouf. In base a una
denuncia della rete delle associazioni delle comunità marocchine in Italia
(Racmi), a Tindouf si moltiplicano i casi di arruolamento di bambini soldato
tra le sigle fondamentaliste della zona come il Mujao, il gruppo Almouaqaoune
Biddam dell'algerino Mokhtar Belmokhtar, il Boko Haram nigeriano; e di recente
anche l'IS, che sfrutta i vicini campi di addestramento nel nord del Mali.
Yassine Belkassem, coordinatore di Racmi, chiede che si faccia un censimento:
"la popolazione dei campi non è stata mai censita, malgrado le numerose
risoluzioni del Consiglio di Sicurezza. Per questo esortiamo l'ONU a
organizzare il censimento".
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