lunedì 20 aprile 2015

Saharawi, le ruberie sugli aiuti umanitari al campo profughi di Tinduf e l'allarme fondamentalismo (Repubblica.it)

Rivendevano il cibo per gli sfollati, che erano 90 mila e non 150 mila come era stato denunciato. Dieci anni fa un'inchiesta dell'Olaf - 'Ufficio Antifrode della Commissione Europea  - portava alla luce una inchiesta legata agli aiuti per i profughi Saharawi di Tindouf. Non venne mai pubblicata, ma gli aiuti continuano ancora oggi. Il Parlamento Europeo è venuto a conoscenza del caso ed ora vuole vederci chiaro. Crescono i casi di arruolamento di bambini soldato per Boko Haram e IS.

DI SALVATORE GIUFFRIDA 
 Repubblica.it
ROMA - Rischia di diventare un caso l'inchiesta dell'Ufficio Antifrode della Commissione Europea (Olaf) sui furti ai danni degli aiuti umanitari destinati ai profughi saharawi che vivono nei campi nella regione di Tindouf, nel sud-ovest dell'Algeria: da quaranta anni vivono in questa vasta area desertica in condizioni precarie e senza futuro, dopo aver abbandonato le loro terre nel Sahara occidentale a causa del conflitto nato nel 1975 tra il Fronte Polisario e il Marocco dopo la partenza degli spagnoli. I campi sono quattro, El Aioun, Dakhla, Aousserd, Smara; sono controllati dal Polisario ma dopo le "primavere arabe", la presenza e l'influenza dei fondamentalisti è sempre più forte, specie tra i giovani.
Rivendevano il cibo per gli sfollati, che erano 150 mila, ma 90 mila. La Commissione europea ha sempre fornito assistenza ai profughi di Tindouf; dal 1994, poi, ha inviato tonnellate di cibo di prima necessità per un valore di 10 milioni all'anno per una popolazione stimata dal governo algerino in più di 150mila persone. Nel 1999 arrivano però i primi segnali di furti e nel 2004 un'inchiesta dell'Ufficio Antifrode, l'Olaf, scopre che gli alimenti venivano "deviati" già al loro arrivo nel porto mediterraneo di Orano, stoccati e inviati in Algeria e Mauritania per essere venduti nei mercati delle città. Agli sfollati rimanevano gli scarti. Tutto era ben organizzato e alla luce del sole, per dieci anni, in un territorio vasto e grazie a posizioni istituzionali gestite non solo dai dirigenti del Polisario ma anche dai funzionari del governo algerino: senza di loro sarebbe impossibile una maxi truffa del genere in un territorio vasto più della Francia. Non a caso anche i dati demografici forniti dal governo e dal Polisario erano sbagliati: in realtà i desplazados di Tindouf non superavano i 90mila.
Un caso che sembrava concluso nel 2004. L'Olaf, tuttavia, non lo rese mai pubblico e solo nelle ultime settimane la commissione del Parlamento europeo per il controllo sul budget è venuta in possesso dell'inchiesta. Che è stata subito pubblicata. L'eurodeputata tedesca, Ingeborg Graessle è tra i primi a occuparsi del caso: "non nascondo che siamo molto preoccupati. Anche perché sembra che la situazione sia più o meno la stessa e che non sia cambiato molto". Il flusso degli aiuti, infatti, continua: Kristalina Georgieva, vicepresidente bulgara della Commissione, ha assicurato che "sono state prese contromisure", ma ha riconosciuto che in sostanza non esiste un vero sistema di controllo su Tindouf.
Cancellati i nomi di persone e compagnie coinvolti nell'inchiesta. Nella copia fornita alla Commissione parlamentare sono stati accuratamente cancellati tutti i nomi di persone e compagnie coinvolte nell'inchiesta. Contattato dopo diversi tentativi, l'ufficio stampa dell'Olaf ha spiegato che "in genere i report non sono resi pubblici per difendere la privacy e le informazioni rimosse sono in regola con la normativa". Insomma funzionari e compagnie sono protetti dalla privacy perché non ritenuti di pubblico interesse. Ma anche questo non convince, tanto che l'eurodeputato tedesco, Michael Theurer ha chiesto in via formale alla Commissione di chiarire se i funzionari coinvolti sono stati rimossi o sono ancora al loro posto. "Sono scioccato, quelli sono soldi dei contribuenti europei ed è inaccettabile che possano sparire così senza alcun controllo", conclude. Secondo alcune indiscrezioni, solo dal prossimo anno sarà fissato un sistema di controllo efficace, pena lo stop agli aiuti; l'impressione è che il caso Tindouf possa far scuola ed essere applicato anche ad altri casi sensibili.

Intanto cresce l'allarme fondamentalismo a Tindouf. In base a una denuncia della rete delle associazioni delle comunità marocchine in Italia (Racmi), a Tindouf si moltiplicano i casi di arruolamento di bambini soldato tra le sigle fondamentaliste della zona come il Mujao, il gruppo Almouaqaoune Biddam dell'algerino Mokhtar Belmokhtar, il Boko Haram nigeriano; e di recente anche l'IS, che sfrutta i vicini campi di addestramento nel nord del Mali. Yassine Belkassem, coordinatore di Racmi, chiede che si faccia un censimento: "la popolazione dei campi non è stata mai censita, malgrado le numerose risoluzioni del Consiglio di Sicurezza. Per questo esortiamo l'ONU a organizzare il censimento".

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