giovedì 29 settembre 2016

Marocco. Firmato protocollo d’intesa per la creazione di un sistema industriale della Boeing

TANGERI – Re Mohammed VI del Marocco ha presieduto al Palais Royal di Tangeri, la cerimonia della firma di un protocollo di accordo tra lo Stato marocchino e la Boeing per la creazione di un ecosistema industriale di Boeing in Marocco, un progetto che permetterà all’industria aeronautica locale di migliorare la propria posizione nella realtà mondiale.
Il protocollo di intesa è stato firmato dal ministro dell’Industria, del Commercio, degli Investimenti e l’Economia Digitale marocchino, Moulay Hafid Elalamy, e il presidente della compagnia aerospaziale leader mondiale dell’aeronautica, Raymond Conner, in presenza dei presidenti delle due Camere del Parlamento, di Consiglieri del re, di membri del governo, di rappresentanti del Corpo diplomatico accreditato a Rabat, di operatori economici e di molte altre personalità.
Risultato di un partenariato tra il Regno del Marocco e la Boeing, questo mega progetto consisterà nel strutturare un ecosistema formato di fornitori e di organizzare una piattaforma marocchina, cosa che genererà un fatturato annuale supplementare all’export di 1 miliardo di dollari, comporterà l’instaurazione di 120 fornitori di Boeing e permetterà la creazione di 8.700 nuovi posti di lavoro specializzati, oltre ai programmi di formazione offerti da Boeing per soddisfare i fabbisogni di formazione.
Alla cerimonia è stato illustrato lo sviluppo del settore aeronautico, che per il regno è diventato uno dei settori leader, come dal piano d’accelerazione industriale lanciato il 2 aprile 2014.
Presentando le linee del progetto, Elalamy ha sottolineato che “L’industria aeronautica marocchina ha conosciuto una crescita importante in questi ultimi anni. Il settore è stato moltiplicato da 6 in 10 anni e conta oggi 121 attori”, notando che “il Regno, che si posiziona al 15mo posto in termini d’investimenti aeronautici, ha potuto penetrare nel cerchio molto chiuso dei paesi operanti nel settore”.
Il presidente della Boeing “Commercial Airplanes”, Raymond Conner, ha da parte sua apprezzato la visione del re che ha permesso al Marocco di stabilire un’importante piattaforma nella catena d’approvvigionamento aeronautico mondiale. “Forte di una relazione di fiducia di circa 50 anni con il Marocco, la Boeing è fiera di lavorare con il governo per sviluppare l’industria aeronautica marocchina sostenere le necessità di produzione e la competitività di Boeing”. E “Attraverso la nostra impresa comune a Casablanca, abbiamo potuto già constatare con i nostri occhi le opportunità uniche offerte dal Marocco ai subappaltatori dell’aeronautica per ridurre i loro costi producendo prodotti aeronautici di grande qualità”, ha aggiunto Conner, notando che la Boeing ed il Regno del Marocco hanno sviluppato un programma incoraggiante per stimolare nuovi fornitori di Boeing a stabilirsi in Marocco. “Di più, coopereremo strettamente per formare la manodopera futura del paese”, ha affermato.
Secondo gli osservatori, l’instaurazione dell’ecosistema Boeing viene a confermare, di nuovo, la fiducia nell’attrattiva rappresentata dal Regno nordafricano, la maturità della sua economia e l’eccellenza delle sue risorse umane, altrettanti i vantaggi determinanti, frutto di strategie multidimensionali attuate sotto l’impulso diretto del re e di una stabilità riconosciuta che favorisce investimenti e sviluppo duraturi.
CONTESTO E DATI
La creazione di un ecosistema industriale di Boeing in Marocco, è un progetto strutturante che permetterà all'industria aeronautica marocchina di migliorare il suo posizionamento in modo significativo sulla scala mondiale.
Il progetto Boeing è di grande importanza per il Marocco 1 miliardo di dollari all'anno di fatturati all’export, più di 8000 posti di lavoro che saranno creati.
Questo progetto esprime l'importanza della massima fiducia di cui usufruisce il Regno presso gli investitori internazionali in un contesto internazionale delicato ed in un contesto nazionale segnato dalle elezioni legislative nel paese del 07 ottobre.
Il Marocco è percepito dagli investitori internazionali come paese iscritto durevolmente nel quadro di una normalità politica, che dispone di istituzioni solide e funzionali che riflettono il grande consenso attorno alle scelte strategiche sotto la condotta di un Sovrano, garante della continuità ed attore che agisce per lo sviluppo e la prosperità del Regno, che rappresenta un piattaforma economico principale per i grandi gruppi industriali internazionali e che si proietta suo futuro serenamente ed in tutta fiducia.
Il Marocco è un paese singolare che fa parte di una zona geostrategica in preda a crisi consecutive e non risolte. La scelta portata dagli investitori internazionali fra i più esigenti traduce questa singolarità del Marocco nel suo spazio regionale.
Quest'investimento della Boeing dimostra che l'elezione è un momento normale nella vita politica marocchina che oltrepassa i cambiamenti governativi o politici, il Sovrano vigila “personalmente” lo svolgimento dell'ordine del giorno strategico conformemente agli obiettivi tracciati.
Questo progetto è anche la prova forte dell'apertura del Marocco, sotto l'impulso del suo Sovrano, sul commercio internazionale. Attualmente, il paese ha raggiunto una fase di maturità economica necessaria per iniziare ad approfittare degli accordi che ha concluso, particolarmente le Zone di Libero Scambio.
La strategia, portata dal Sovrano sin dal suo accesso al Trono per dotare il Marocco di infrastrutture di punta e la predisposizione di attrezzi di regolazione e di gouvenance, permette oggi al Marocco di rispondere efficacemente al bisogno degli investitori e collocarsi come un vero spazio d'opportunità economica.  
La garanzia del Sovrano è ben presente a questa strategia e gli ha permesso di prendere il suo cammino.
Questo progetto mette in rilievo la qualità e l'importanza del capitale umano marocchino. La politica proattiva proseguita dal Marocco in materia di formazione ha permesso di posizionare le risorse umane marocchine nella vista delle grandissime società internazionali.
Infine, quest'investimenti, che intervengono in un settore molto tecnologico, permetteranno al capitale umano nazionale di farsi fiorire ed aprirsi su nuovi mestieri. L’effetto sarà più importante. La prova è Boeing.


giovedì 22 settembre 2016

Marocchini d’Italia indignati e scrivono al governo italiano sulla discriminazione e lo sfruttamento politico dei bambini saharawi in Italia

Riceviamo e volentieri pubblichiamo l’interrogazione pubblica indirizzata dai marocchini d’Italia al Governo italiano:
“In relazione alla discriminazione subita; all'inganno che ha caratterizzato alcune cittadine Italiane, vittime della tesi quanto della propaganda separatista; dinanzi ad una drammatica strumentalizzazione, sistematicamente esercitata sul territorio Italiano sui bambini e bambine provenienti da Tindouf.
Noi firmatari decidiamo di presentare la seguente interrogazione pubblica indirizzata. Al Ministro degli Interni. Al Ministro degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale. Al Ministro del Lavoro e per conoscenza a: dott.ssa Silvia Prodi, Consigliera Regionale E.R. Regione Emilia Romagna, assemblea Legislativa dell’E.R. Al Presidente della Terza commissione alla Camera dei Deputati, ai Deputati: Incerti Antonella, Romanini Giuseppe, Gandolfi Paolo, Maestri Patrizia e Baruffi Davide, all'Associazione “Jaimasaharawi”. Alla Comunità Marocchina e ai Mass media.
Premesso che –
1-           Il 10 settembre sono state espulse dal territorio marocchino la Consigliera Silvia Prodi dell'Assemblea Legislativa dell’Emilia-Romagna, insieme a Caterina Lusuardi, Presidente dell'Associazione pro separatismo “Jaima Sahrawi” e Fabiana Bruschi;
Lo scopo della visita in Marocco era ambigua, esplicitato in prima istanza come viaggio di turismo e solo successivamente motivato come occasione di monitoraggio della condizione della protezione e salvaguardia dei diritti umani del Sahara Marocchino.
Oltre alla poca chiarezza del ruolo che hanno dichiarato di assumere, si aggiunge l'inaccettabile definizione della Provincia marocchina del Sud come "Territorio occupato” dal nostro Stato, il Regno del Marocco.
In un documento ufficiale, sempre a proposito delle svariate motivazioni della visita locale, dichiarano che lo scopo fosse “incontrare alcune persone del “popolo saharawi”, quando sono riconosciuti i rapporti cordiali ed il sostegno palesato che l’Associazione e la Regione Emilia Romagna all’Algeria ed ai campi di Tindouf in Algeria senza mai prima visitare il Marocco.
Le tre persone pretendono di definirsi “paladine dei diritti umani”, ma nella realtà, sono vittime di una grande impresa propagandistica di una causa sterile contro il Marocco amico dell’Italia da oltre 100 anni.
Ci permettiamo di chiedere
a)    Perché la visita non è stata comunicata ufficialmente alle autorità marocchine secondo le indicazioni internazionali in un quadro di visita ufficiale se tale ha la presunzione di essere?
b)    La registrazione delle tre persone al sito della Farnesina (Viaggiare Sicuri indovinato) e la visita dell’ambasciatore e il console italiani per vederli all’aeroporto erano pianificate per lo scopo mediatico, politico e diplomatico per fini della stessa propaganda?
c)    Quale accusa si può rivolgere ad un Paese se le sue autorità considerino un certo straniero “persona non gradita” in momento in cui i Paesi Europei si sono attrezzati sulla questione della garanzia della sicurezza nei loro Paesi anche con Eserciti Armati?
2-           I Campi di Tindouf in Algeria non sono regolamentati dal diritto internazionale e da 40 anni l’Algeria rifiuta sistematicamente l’intervento dell’Alto Commissariato dell’ONU per i Rifugiati (ACNUR) per effettuare il censimento della popolazione, unica istituzione in grado di conferire lo statuto di rifugiato.
Tali luoghi insicuri sono conosciuti da tutto il mondo come luogo di traffico per eccellenza e dirottamento organizzata degli aiuti umanitari generosamente concessi dalla Comunità Internazionale in cui vi è una sistematica violazione dei diritti fondamentali dell'uomo perpetrata dai miliziani del Fronte Polisario dei diritti umani in cui i principi di base di democrazia, libertà e legalità sono negati.
3-      Diminuzione del sostegno al separatismo:
Dopo la caduta del Blocco dell’Est e negli ultimi anni, particolarmente dopo la denuncia dell’Office della Lotta Anti-Frode dell’UE (OLAF) della deviazione degli aiuti umanitari dall’Algeria e dal Polisario, è fortemente diminuito anche in Italia il sostegno alla propaganda separatista, grazie anche alle numerose risoluzioni delle Nazioni Unite volte ad arrivare ad una soluzione giusta e pacifica come mostra essere in modo credibile e autorevole la proposta marocchina di una vasta autonomia locale del Sahara. Oggi, di fatto, grazie alla nuova Costituzione marocchina del 2011 l’ottima soluzione si manifesta nel grande e credibile progetto della Regionalizzazione Avanzata, proprio con la stessa modalità con cui l’Italia aveva risolto le questioni del separatismo in Trentino-Alto Adige, Sicilia e Padania;
4-      La strumentalizzazione politica dei bambini in Italia continua ancora
Durante l’estate, periodo in cui un centinaio di bambini provenienti dai campi di Tindouf dell’Algeria con passaporto dello stesso Paese sono stati vittime di sfruttamento politico e di immagine in Italia, strumento utilizzato dai separatisti del Polisario e da alcuni eletti italiani scivolati nel sostegno all'impresa della propaganda in Toscana e nell’Emilia-Romagna, a titolo di esempio, come avevano esibito ultimamente il Sindaco di Pisa e la Presidente dell’Assemblea Legislativa dell’Emilia-Romagna;
5-      La Presidente del Parlamento dell'Emilia-Romagna discrimina i marocchini.
Sono in corso inaccettabili atti di chiusura, esclusione e discriminazione da parte della Presidente del Parlamento dell'Emilia-Romagna, Simonetta Saliera, nei confronti dei marocchini, infatti, ancora in attesa di un incontro informativo e conoscitivo richiesto da oltre un anno e mezzo;
Addirittura, dopo ben 366 giorni lunghi dalla richiesta abbiamo ricevuto una conferma per l’incontro ma la Presidente l’ha revocato a soli 20 ore dall’orario fissato;
6-      Appello sincero a Jaimasaharawi.
Chiediamo se la Jaimasaharawi abbia le carte in regola per esercitare il ruolo di “monitoraggio” su un paese straniero, sovrano ed indipendente, come il Marocco? Se tutto ok, invece di utilizzare la clandestinità ed i sotterfugi come modalità, invitiamo l’associazione a visitare alla luce del sole le città marocchine di Dakhla e Laayoune insieme con una nostra delegazione, per turismo nel deserto e sulle spiagge dell’Oceano, ma anche per incontrare gli imprenditori siano essi marocchini, italiani e spagnoli, i politici eletti democraticamente dal popolo, i sindacati, le associazioni culturali, sociali e sportive ed i luoghi di informazione locali.
A seguito, in nome di un'onestà intellettuale doverosa da parte di membri di associazioni chiediamo di raccontare solo la realtà vista e vissuta nella visita, sperimentata e profondamente conosciuta.
Un’altra richiesta a Jaimasaharawi è quella di attivarsi presso l'Algeria per autorizzare ACNUR a entrare nei campi e concedere lo status di rifugiati alla popolazione e i relativi diritti;
7-      Il racconto di un'italiana trascurato, perché?
Vi sottoponiamo questo racconto di una attivista italiana Manola Mambrini Presidente dell’Associazione “Gdeim Izik” di Piombino che ha visitato l'Algeria il 18 gennaio 2016: “Negli aeroporti (di Algeria) un clima diverso. Attenzione massima. Tant’è che sono stata sottoposta a controlli che non mi erano mai capitati. Ad Algeri, durante il cambio dell’aereo per Roma sono stata fermata e portata al posto di polizia. Volevano avere spiegazioni su quello che trasportavo nel bagaglio in stiva... Le donne della scuola nei campi profughi (di Tindouf) mi avevano dato delle medaglie artigianali d’argilla destinate a dei volontari emiliani... niente di metallico. 20 kg di materiale che ho dovuto spiegare un po’ in francese e un po’ in arabo, ma avevo la bolla d’accompagnamento. Ho pure dichiarato che, se necessario, le avrei lasciate”. Evidente che la situazione è difficile. “Ai campi (di Tindouf) sembrava una cosa buffa, scorta armata fino a dove vai a dormire, poi, per 15 giorni, massima libertà di girare tra le tendopoli di Tindouf senza scorta ma solo con la macchina del protocollo (miliziani armati). Prima ci si muoveva con ogni tipo di mezzo. Ora controlli e presidi militari. Controlli pure all’arrivo a Roma”;
Ecco, è un racconto che gli interroganti dovrebbero già prendere in considerazione in passato per assumere una posizione contro l'Algeria. Perché non è stato fatto niente? Non basta, ovviamente, sconsigliare il viaggio da parte di “Viaggiare sicuri” della Farnesina.
Sulla scorta di quanto sopra presentato, chiediamo ai Ministri degli Interni, degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale e del Lavoro:
a.    Se siano a conoscenza del confuso episodio creato dalla consigliera regionale dell’Emilia-Romagna Silvia Prodi e dalle rappresentanti dell’associazione “JaimaSahrawi” in visita in Marocco;
b.    Se non ritengano necessario assumere una forte presa di posizione politica e diplomatica di rispetto dei diritti dei minori saharawi non accompagnati e di tutelarli da ogni strumentalizzazione politica in Italia;
c.    Se e Come intendano procedere sulla questione della discriminazione della Presidente Saliera contro la nostra comunità?
d.    Se non ritengano necessario salvaguardare l’immagine della Repubblica Italiana dalla propaganda separatista e dalla strumentalizzazione di un conflitto regionale artificiale costruito a tavolino attorno all’integrità territoriale marocchina durante la guerra fredda e a causa dell’egemonia del defunto Colonnello Gheddafi e dell’Algeria;
e.    Se il Ministero del Lavoro e della Direzione Generale dell’Immigrazione e delle Politiche di Integrazione (DGIPI) ed il Comitato Nazionale dei Minori non ritengano necessario prendere provvedimenti e sanzioni contro l’abuso che viola palesemente la modalità di soggiorno dei minori accolti e l’affidabilità dei contenuti di programmi solidaristici umanitari di accoglienza temporanea previsti dalla DGIPI;
f.     Se non ritengano necessario assumere una forte presa di posizione politica e diplomatica, in accordo con i partner europei e con le istituzioni comunitarie, volta a favorire l'effettivo riconoscimento del diritto alla circolazione, al censimento e la registrazione presso HCR della popolazione dei campi di Tindouf come raccomanda il Consiglio di Sicurezza dell’ONU da anni;

Siena, 22/09/2016

I PRIMI FIRMATARI

1.    Yassine Belkassem – Rete delle Associazioni della Comunità Marocchina in Italia – RACMI, Italia.
2.    Joud Mahjoub, Segretario Organizzazione Italo - marocchina Amicizia e Cooperazione di Reggio Emilia e Provincia - OIMAC/RE.
3.    Bensadiq Abdellah, Associazione marocchina nell’Emilia Romagna.
4.    Fikri Hamid, UAM Liguria, Genova.
5.    khallouk Fatima - Forum Italo Marocchino per le Relazioni Bilaterali, Torino.
6.    Diop M’baye, Federazione Africana in Toscana - FAT, Firenze.
7.    Samira El Midaoui, intellettuale, Italia.
8.    EL Matouat Yahya, intellettuale, Milano.
9.    Nadif Mustapha - Associazione – AVS Maniago Volontari Solidali Maniaghese, Pordenone.
10. Said Ben Cheikh – Associazione culturale Marocco – Italia, Piacenza e Provincia.
11. Hammada Said - Associazione Al Yamama, Torino.
12. Berriria Abdellah, Associazione Assalam, Piombino.
13. Rouissam Fatiha, Associazione Mondo Insieme dei Mediatori Culturali. Treviso.
14. Said Meghrass, cittadino marocchino, Brescia.
15. Douiri Charaf, cittadino marocchino, Val d’Aosta.
16. Batal Hassan, interprete, Roma.
17. Idrissi Abderrazzak, cittadino marocchino, Bologna.
18. Abjilini Abdelghafour Associazione Culturale Regionale Alwidadya Umbria.
19. Sellak M’hamed Associazione Oued Eddahab, Siena.
20. Daasane Abdelkader Associazione Futuro, Bergamo.
21. Bouhadi Abdeslam, Associazione Libertà, Brescia.
22. Mohamed Mouharrir - Associazione Amicizia Sardegna - Marocco.
23. Rabia Amadid, politica italiana, Sassuolo.
24. Balboula Abdelilah, Attivista marocchino, Arezzo.
25. Hajraoui Mustapha, Associazione culturale, Torino.
26. Nour Eddine fatty, Artista, Association Assafa, Roma.
27. Abderrahim Naghim, cittadino marocchino, Cuneo.
28. Zouhair El Youbi,Federazione Islamica della Lombardia.
29. Basraoui Abdelmoula, cittadino marocchino, Reggio Emilia.”


venerdì 16 settembre 2016

Giamaica non riconosce più la repubblica dei campi di Tindouf in Algeria

Rabat,16 settembre 2016 — Giamaica ha deciso di ritirare suo riconoscimento alla cosiddetta “rasd”, repubblica dei campi di Tindouf basata in Algeria, indica, ieri, un comunicato del Ministero degli Esteri e della Cooperazione marocchino.
“In un documento ufficiale del suo Ministero degli Esteri e del Commercio Estero, del 14 settembre 2016, la Giamaica dichiara d’aver “deciso di ritirare suo riconoscimento dell’autoproclamata “rasd”””, sottolinea la stessa fonte.
In questo stesso documento, consegnato a Nasser Bourita, Ministro Delegato presso il Ministro degli Esteri e la Cooperazione marocchino, in visita in questo paese dei Caraibi, “la Giamaica esprime con il suo desiderio sincero che la sua posizione di neutralità ed il suo costante sostegno al processo dell'ONU in corso invieranno il messaggio forte che si tiene presso la Comunità internazionale nel suo sforzo per arrivare ad una soluzione giusta e pacifica a questa vertenza regionale prolungata”.
La decisione della Giamaica di ritirare il suo riconoscimento della pseudo “rasd” - che aveva riconosciuto nel settembre 1979 - sarà debitamente trasmessa alle Nazioni Unite, aggiunge il comunicato.
Questa decisione apre importanti prospettive di cooperazione tra Marocco e Giamaica, in numerosi settori che sono state oggetto delle discussioni del Ministro Delegato Nasser Bourita con le alte autorità giamaicani, sottolinea il comunicato.
Riunioni tra esperti marocchini e giamaicani sono già previste entro le prossime settimane per attuare questa cooperazione, mediante il completamento di importanti accordi di cooperazione tecnica ed economica tra i due paesi, in particolare nei domini dell'agricoltura, dell'irrigazione, della sicurezza e del turismo.
È da ricordare che, dall'anno 2000 sono ben 34 paesi che hanno ritirato loro riconoscimento dell'entità fantoccio, di cui 9 Stati della regione dei Caraibi, secondo la stessa fonte.
La “rasd” basata sul territorio algerino, creata e sostenuta nell’ambito della guerra fredda dal colonnello Gheddafi e Algeria, non è riconosciuta né dall’ONU, né dall’UE, né la Liga Araba o la Conferenza della Cooperazione Islamica, sarà cacciata via dall’Unione Africana nei prossimi mesi come sostengono oltre 30 Stati africani perché non ha le carte in regola come Stato


venerdì 2 settembre 2016

Esponenti del Polisario indagati per traffico internazionale organizzato di droga

La Brigata Nazionale della Polizia Giudiziaria marocchina (BNPJ) ha aperto, ieri 01 settembre, un'indagine in seguito allo smantellamento di una rete di traffico internazionale di droga avente legami con persone originarie di Tindouf (Algeria), indica la Direzione Generale della Sicurezza Nazionale (DGSN).
Gli elementi preliminari dell'indagine rivelano che le Forze Armate Reali (FAR) dispiegate nel muro di sicurezza a 280 km Sud-Est di Boujdour, sono riuscite, dopo i tiri di fuoco d’intimidazione, a mettere in fallimento un'operazione di traffico di una grande quantità di droga, sottolineano la DGSN, precisando che quest'operazione ha portato all'arresto di 4 persone e di sequestro di circa 500 kg di droga (Chira).
Le indagini rilevano che gli imputati provengono dai campi di Tindouf (Algeria) ed hanno legami stretti con l’organizzazione “Polisario” e fra i quali appare Majidi Ida Ibrahim Hamim, figlio di Ida Ibrahim Hamim, ex-wali (governatore) del cosiddetto campo “Es-Smara” a Tindouf e l'attuale “ministro dello sviluppo” della sedicente “rasd”, aggiunge il comunicato.
Tutte le persone fermate, la droga e gli oggetti sequestrati sono stati messi a disposizione della BNPJ per approfondire l'indagine, determinare gli altri eventuali complici e smascherare tutte le ramificazioni ed i legami di questa banda criminale.
Non è la prima volta che esponenti del Polisario vengono presi in flagranza in atti illeciti, infatti, nel 27 agosto scorso è stato sequestrato una grande quantità di droghe, in una delle automobili delle milizie dei mercenari del Polisario a Guerguerate nelle frontiere tra Marocco e Mauritania. Invece nel febbraio scorso, una vasta operazione di sicurezza condotta in Mauritania aveva sequestrato una grande quantità di cocaina (2 tonnellate) a bordo di una nave nell’Oceano Atlantico e ha arrestato molti trafficanti fra cui membri del Polisario. Questa rete di narcotraffico serviva a fornire armi ed munizioni ai jihadisti d’AQMI e di altri gruppi armati in Mali e nella regione sub sahariana.
La NATO aveva rivelato che i campi di Tindouf, nel sud-ovest algerino, fanno parte delle zone di transito di traffico di armi. È anche uno degli itinerari privilegiati per i passeurs di cocaina proveniente dall'America latina.
Il Segretario generale dell’ONU ripete nei suoi rapporti presentati al Consiglio di Sicurezza che le zone Est e Sud fuori il muro di sicurezza marocchino confinate con Algeria (Tindouf) e Mauritania si considerano pericolosi per la presenza di bande di criminalità organizzata e di gruppi terroristici.
Tali zone sono sconsigliate di visite e di transito da tutti i governi del mondo compressa la Farnesina. Per molti osservatori tutta la zona desertica dal nord di Mauritania via Algeria e Sahel fino al Mar Rosso è considerata zona di traffico internazionale illecito e del terrorismo.