Riceviamo e volentieri pubblichiamo l’interrogazione
pubblica indirizzata dai marocchini d’Italia al Governo italiano:
“In relazione alla
discriminazione subita; all'inganno che ha caratterizzato alcune cittadine
Italiane, vittime della tesi quanto della propaganda separatista; dinanzi ad
una drammatica strumentalizzazione, sistematicamente esercitata sul territorio Italiano
sui bambini e bambine provenienti da Tindouf.
Noi firmatari decidiamo di
presentare la seguente interrogazione pubblica indirizzata. Al
Ministro degli Interni.
Al Ministro degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale. Al
Ministro del Lavoro e per conoscenza a: dott.ssa
Silvia Prodi, Consigliera Regionale E.R. Regione Emilia Romagna, assemblea
Legislativa dell’E.R. Al Presidente della Terza commissione alla Camera dei
Deputati, ai Deputati: Incerti Antonella, Romanini Giuseppe, Gandolfi Paolo,
Maestri Patrizia e Baruffi Davide, all'Associazione “Jaimasaharawi”. Alla
Comunità Marocchina e ai Mass media.
Premesso che –
1-
Il
10 settembre sono state espulse dal territorio marocchino la Consigliera Silvia
Prodi dell'Assemblea Legislativa dell’Emilia-Romagna, insieme a Caterina
Lusuardi, Presidente dell'Associazione pro separatismo “Jaima Sahrawi” e
Fabiana Bruschi;
Lo scopo della visita
in Marocco era ambigua, esplicitato in prima istanza come viaggio di turismo e
solo successivamente motivato come occasione di monitoraggio della condizione
della protezione e salvaguardia dei diritti umani del Sahara Marocchino.
Oltre alla poca
chiarezza del ruolo che hanno dichiarato di assumere, si aggiunge
l'inaccettabile definizione della Provincia marocchina del Sud come
"Territorio occupato” dal nostro Stato, il Regno del Marocco.
In un documento
ufficiale, sempre a proposito delle svariate motivazioni della visita locale,
dichiarano che lo scopo fosse “incontrare alcune persone del “popolo saharawi”,
quando sono riconosciuti i rapporti cordiali ed il sostegno palesato che
l’Associazione e la Regione Emilia Romagna all’Algeria ed ai campi di Tindouf
in Algeria senza mai prima visitare il Marocco.
Le tre persone
pretendono di definirsi “paladine dei diritti umani”, ma nella realtà, sono
vittime di una grande impresa propagandistica di una causa sterile contro il
Marocco amico dell’Italia da oltre 100 anni.
Ci
permettiamo di chiedere
a)
Perché la visita non è
stata comunicata ufficialmente alle autorità marocchine secondo le indicazioni
internazionali in un quadro di visita ufficiale se tale ha la presunzione di
essere?
b)
La registrazione delle
tre persone al sito della Farnesina (Viaggiare Sicuri indovinato) e la visita
dell’ambasciatore e il console italiani per vederli all’aeroporto erano
pianificate per lo scopo mediatico, politico e diplomatico per fini della
stessa propaganda?
c)
Quale accusa si può
rivolgere ad un Paese se le sue autorità considerino un certo straniero
“persona non gradita” in momento in cui i Paesi Europei si sono attrezzati
sulla questione della garanzia della sicurezza nei loro Paesi anche con Eserciti Armati?
2-
I Campi di Tindouf in Algeria non sono regolamentati dal diritto
internazionale e da 40 anni l’Algeria rifiuta sistematicamente l’intervento
dell’Alto Commissariato dell’ONU per i Rifugiati (ACNUR) per effettuare il
censimento della popolazione, unica istituzione in grado di conferire lo
statuto di rifugiato.
Tali luoghi insicuri
sono conosciuti da tutto il mondo come luogo di traffico per eccellenza e
dirottamento organizzata degli aiuti umanitari generosamente concessi dalla
Comunità Internazionale in cui vi è una sistematica violazione dei diritti
fondamentali dell'uomo perpetrata dai miliziani del Fronte Polisario dei
diritti umani in cui i principi di base di democrazia, libertà e legalità sono
negati.
3- Diminuzione
del sostegno al separatismo:
Dopo la caduta del
Blocco dell’Est e negli ultimi anni, particolarmente dopo la denuncia
dell’Office della Lotta Anti-Frode dell’UE (OLAF) della deviazione degli aiuti
umanitari dall’Algeria e dal Polisario, è fortemente diminuito anche in Italia
il sostegno alla propaganda separatista, grazie anche alle numerose risoluzioni
delle Nazioni Unite volte ad arrivare ad una soluzione giusta e pacifica come
mostra essere in modo credibile e autorevole la proposta marocchina di una
vasta autonomia locale del Sahara. Oggi, di fatto, grazie alla nuova
Costituzione marocchina del 2011 l’ottima soluzione si manifesta nel grande e
credibile progetto della Regionalizzazione Avanzata, proprio con la stessa
modalità con cui l’Italia aveva risolto le questioni del separatismo in
Trentino-Alto Adige, Sicilia e Padania;
4- La
strumentalizzazione politica dei bambini in Italia continua ancora
Durante l’estate,
periodo in cui un centinaio di bambini provenienti dai campi di Tindouf
dell’Algeria con passaporto dello stesso Paese sono stati vittime di
sfruttamento politico e di immagine in Italia, strumento utilizzato dai
separatisti del Polisario e da alcuni eletti italiani scivolati nel sostegno
all'impresa della propaganda in Toscana e nell’Emilia-Romagna, a titolo di
esempio, come avevano esibito ultimamente il Sindaco di Pisa e la Presidente
dell’Assemblea Legislativa dell’Emilia-Romagna;
5- La
Presidente del Parlamento dell'Emilia-Romagna discrimina i marocchini.
Sono in corso
inaccettabili atti di chiusura, esclusione e discriminazione da parte della
Presidente del Parlamento dell'Emilia-Romagna, Simonetta Saliera, nei confronti
dei marocchini, infatti, ancora in attesa di un incontro informativo e
conoscitivo richiesto da oltre un anno e mezzo;
Addirittura, dopo ben
366 giorni lunghi dalla richiesta abbiamo ricevuto una conferma per l’incontro
ma la Presidente l’ha revocato a soli 20 ore dall’orario fissato;
6- Appello sincero a Jaimasaharawi.
Chiediamo se la Jaimasaharawi abbia le carte in
regola per esercitare il ruolo di “monitoraggio” su un paese straniero, sovrano
ed indipendente, come il Marocco? Se tutto ok, invece di utilizzare la
clandestinità ed i sotterfugi come modalità, invitiamo l’associazione a
visitare alla luce del sole le città marocchine di Dakhla e Laayoune insieme
con una nostra delegazione, per turismo nel deserto e sulle spiagge
dell’Oceano, ma anche per incontrare gli imprenditori siano essi marocchini,
italiani e spagnoli, i politici eletti democraticamente dal popolo, i
sindacati, le associazioni culturali, sociali e sportive ed i luoghi di
informazione locali.
A seguito, in nome di
un'onestà intellettuale doverosa da parte di membri di associazioni chiediamo
di raccontare solo la realtà vista e vissuta nella visita, sperimentata e
profondamente conosciuta.
Un’altra richiesta a
Jaimasaharawi è quella di attivarsi presso l'Algeria per autorizzare ACNUR a
entrare nei campi e concedere lo status di rifugiati alla popolazione e i
relativi diritti;
7- Il racconto
di un'italiana trascurato, perché?
Vi sottoponiamo questo
racconto di una attivista italiana Manola Mambrini Presidente dell’Associazione
“Gdeim Izik” di Piombino che ha visitato l'Algeria il 18 gennaio 2016: “Negli
aeroporti (di Algeria) un clima diverso. Attenzione massima. Tant’è che sono
stata sottoposta a controlli che non mi erano mai capitati. Ad Algeri, durante
il cambio dell’aereo per Roma sono stata fermata e portata al posto di polizia.
Volevano avere spiegazioni su quello che trasportavo nel bagaglio in stiva...
Le donne della scuola nei campi profughi (di Tindouf) mi avevano dato delle
medaglie artigianali d’argilla destinate a dei volontari emiliani... niente di
metallico. 20 kg di materiale che ho dovuto spiegare un po’ in francese e un
po’ in arabo, ma avevo la bolla d’accompagnamento. Ho pure dichiarato che, se
necessario, le avrei lasciate”. Evidente che la situazione è difficile. “Ai
campi (di Tindouf) sembrava una cosa buffa, scorta armata fino a dove vai a
dormire, poi, per 15 giorni, massima libertà di girare tra le tendopoli di
Tindouf senza scorta ma solo con la macchina del protocollo (miliziani armati).
Prima ci si muoveva con ogni tipo di mezzo. Ora controlli e presidi militari.
Controlli pure all’arrivo a Roma”;
Ecco, è un racconto che
gli interroganti dovrebbero già prendere in considerazione in passato per
assumere una posizione contro l'Algeria. Perché non è stato fatto niente? Non
basta, ovviamente, sconsigliare il viaggio da parte di “Viaggiare sicuri” della
Farnesina.
Sulla scorta
di quanto sopra presentato, chiediamo
ai Ministri degli Interni, degli Affari Esteri e della Cooperazione
Internazionale e del Lavoro:
a.
Se siano a conoscenza
del confuso episodio creato dalla consigliera regionale dell’Emilia-Romagna
Silvia Prodi e dalle rappresentanti dell’associazione “JaimaSahrawi” in visita
in Marocco;
b.
Se non ritengano
necessario assumere una forte presa di posizione politica e diplomatica di
rispetto dei diritti dei minori saharawi non accompagnati e di tutelarli da
ogni strumentalizzazione politica in Italia;
c.
Se e Come intendano
procedere sulla questione della discriminazione della Presidente Saliera contro
la nostra comunità?
d.
Se non ritengano
necessario salvaguardare l’immagine della
Repubblica Italiana dalla propaganda separatista e dalla
strumentalizzazione di un conflitto regionale artificiale costruito a tavolino
attorno all’integrità territoriale marocchina durante la guerra fredda e a
causa dell’egemonia del defunto
Colonnello Gheddafi e dell’Algeria;
e.
Se il Ministero del
Lavoro e della Direzione Generale dell’Immigrazione e delle Politiche di
Integrazione (DGIPI) ed il Comitato Nazionale dei Minori non ritengano
necessario prendere provvedimenti e sanzioni contro l’abuso che viola palesemente
la modalità di soggiorno dei minori accolti e l’affidabilità dei contenuti di
programmi solidaristici umanitari di accoglienza temporanea previsti dalla
DGIPI;
f. Se non ritengano necessario assumere una forte presa di posizione
politica e diplomatica, in accordo con i partner europei e con le istituzioni
comunitarie, volta a favorire l'effettivo riconoscimento del diritto alla
circolazione, al censimento e la registrazione presso HCR della popolazione dei
campi di Tindouf come raccomanda il Consiglio di Sicurezza dell’ONU da anni;
Siena,
22/09/2016
I PRIMI FIRMATARI
1. Yassine
Belkassem – Rete delle Associazioni della Comunità Marocchina in Italia –
RACMI, Italia.
2. Joud
Mahjoub, Segretario Organizzazione Italo - marocchina Amicizia e Cooperazione
di Reggio Emilia e Provincia - OIMAC/RE.
3. Bensadiq
Abdellah, Associazione marocchina nell’Emilia Romagna.
4. Fikri
Hamid, UAM Liguria, Genova.
5. khallouk
Fatima - Forum Italo Marocchino per le Relazioni Bilaterali, Torino.
6. Diop
M’baye, Federazione Africana in Toscana - FAT, Firenze.
7.
Samira El Midaoui, intellettuale, Italia.
8.
EL Matouat Yahya,
intellettuale, Milano.
9. Nadif
Mustapha - Associazione – AVS Maniago Volontari Solidali Maniaghese, Pordenone.
10. Said Ben
Cheikh – Associazione culturale Marocco – Italia, Piacenza e Provincia.
11. Hammada
Said - Associazione Al Yamama, Torino.
12. Berriria
Abdellah, Associazione Assalam, Piombino.
13. Rouissam
Fatiha, Associazione Mondo Insieme dei Mediatori Culturali. Treviso.
14. Said
Meghrass, cittadino marocchino, Brescia.
15. Douiri
Charaf, cittadino marocchino, Val d’Aosta.
16. Batal
Hassan, interprete, Roma.
17. Idrissi
Abderrazzak, cittadino marocchino, Bologna.
18. Abjilini
Abdelghafour Associazione Culturale Regionale Alwidadya Umbria.
19. Sellak
M’hamed Associazione Oued Eddahab, Siena.
20. Daasane
Abdelkader Associazione Futuro, Bergamo.
21. Bouhadi
Abdeslam, Associazione Libertà, Brescia.
22. Mohamed
Mouharrir - Associazione Amicizia Sardegna - Marocco.
23. Rabia
Amadid, politica italiana, Sassuolo.
24. Balboula
Abdelilah, Attivista marocchino, Arezzo.
25. Hajraoui
Mustapha, Associazione culturale, Torino.
26. Nour Eddine fatty, Artista, Association Assafa, Roma.
27. Abderrahim Naghim, cittadino marocchino, Cuneo.
28. Zouhair El Youbi,Federazione Islamica della Lombardia.
29. Basraoui Abdelmoula, cittadino marocchino, Reggio Emilia.”
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