giovedì 22 dicembre 2016

USA e Marocco per una cooperazione strategica multidimensionale

Il Re Mohammed VI del Marocco ha avuto, mercoledì 21 dicembre, un colloquio telefonico con Donald Trump, Presidente degli Stati Uniti d'America, indica un comunicato del Palazzo Reale. I due Capi di Stato hanno deciso “di operare per il rafforzamento dei legami strategici forti, profondi e multidimensionali che uniscono i due paesi”, prosegue il comunicato. Nel corso di questo colloquio, il Re Mohammed VI ha ribadito le sue congratulazioni a Donald Trump per la sua elezione come 45esimo presidente del paese di Zio Sam.

È da ricordare che il Sovrano si era congratulato prima con Donald Trump, il 9 novembre scorso, in occasione della sua elezione come presidente degli Stati Uniti. Il sovrano aveva sottolineato che la vittoria del candidato repubblicano traduce la fiducia e la considerazione di cui usufruisce presso il popolo americano.

POLISARIO HA PERSO TUTTO DAVANTI AL TRIBUNALE UE COMPRESSA LA SPESA DEL PROCESSO

HA PERSO TUTTO COMPRESSA LA SPESA DEL PROCESSO. Cosi l’organizzazione separatista Polisario sostenuta, armata dall’Algeria e basata nei campi di Tindouf nel sud ovest algerino, per destabilizzare Marocco, è stata condannata ieri dalla Corte di Giustizia dell'Unione Europea (CJUE) nella sentenza sull'Accordo agricolo UE.
Infatti, la CJUE “dichiara e decreta: La sentenza del Tribunale dell’Unione europea del 10 dicembre 2015, Polisario/Consiglio (T512/12, EU:T:2015:953) è annullata; Il ricorso del Polisario è respinto in quanto irricevibile; Il Polisario paga le proprie spese nonché quelle sostenute dal Consiglio dell’Unione europea”.
Le parti nella sentenza sono il Consiglio e la Commissione dell’Unione Europea, sostenute dal Regno del Belgio, Repubblica Federale di Germania, Regno di Spagna, Repubblica francese, Repubblica portoghese, la Confédération Marocaine de l’Agriculture e du Développement Rural (COMADER), contro i separatisti del Polisario.
Si legge nella sentenza: “il Tribunale ha esaminato, in primo luogo, gli argomenti del Consiglio e della Commissione secondo i quali il ricorso era irricevibile per il motivo che, da un lato, il Polisario privo di personalità giuridica e di capacità di agire in giudizio e, dall’altro, la decisione non lo riguardava né direttamente né individualmente. In secondo luogo, il Tribunale ha intrapreso l’esame i motivi di annullamento ipotizzati dal Polisario e ha poi respinto ognuno di tali motivi, ritenendo che nessuno consente di stabilire l’esistenza di un divieto assoluto all’UE di stipulare con uno Stato terzo un accordo”. Il Tribunale ha dichiarato che, “tenuto conto, anzitutto, della posizione del Regno del Marocco secondo la quale il Sahara è parte integrante del suo territorio, poi, del fatto che il Consiglio e la Commissione erano a conoscenza di tale posizione al momento della conclusione dell’accordo di associazione”.
La Commissione, il Consiglio dell’UE e gli altri Stati sopraindicati “chiedevano alla Corte l’annullamento della sentenza impugnata; il respingimento del ricorso; e la condanna del Polisario per pagare le spese sostenute dal Consiglio”.
Reagendo sulla sentenza, è stata resa pubblica una dichiarazione comune dell'Alto Rappresentante e vice presidente dell’UE Federica Mogherini e del ministro degli Esteri e della Cooperazione marocchino Salaheddine Mezouar, in cui si legge quanto segue:
1.   L'Alto Rappresentante dell'UE per la Politica Estera e di Sicurezza ed il ministro degli Esteri del Regno del Marocco hanno preso atto del giudizio reso questo giorno dalla Corte di Giustizia dell'Unione Europea (CJUE), sull'Accordo Agricolo tra il Marocco e l'Unione europea.
2.   Le due parti constatano che la CJUE ha giudicato il ricorso d’annullamento contro il suddetto Accordo introdotto dal “Front Polisario” irricevibile.
3.   Le due parti constatano anche che la Corte annulla la sentenza del Tribunale di Primo grado dell'UE del 10 dicembre 2015, che dà cosى ragione al Consiglio dell'UE che aveva contestato questa prima sentenza su richiesta di tutti gli Stati membri.
4.   La decisione del Consiglio dell'UE riguardante l'attuazione dell'Accordo agricolo Ue-Marocco rimane a questo titolo in vigore. Le due parti esaminano tutte le implicazioni possibili del giudizio della Corte e lavoreranno insieme su ogni questione riguardante la sua applicazione, nello spirito del partenariato privilegiato Ue-Marocco e dei meccanismi previsti a questo proposito.
5.   Le due parti confermano la vitalità di questo partenariato privilegiato ed intendono lavorare attivamente al suo sviluppo in tutti i settori d'interesse reciproco”.
Nella stessa linea il governo marocchino ha fatto sapere che il Regno prende nota della decisione presa dalla CJUE. “Favorevole al rifiuto del ricorso presentato dal “Polisario”, giudicato come “irricevibile”, la CJUE si mette in coerenza con la posizione delle altre istituzioni dell'UE che considerano che quest'entità “non è concernente” dagli accordi conclusi tra il Marocco e l'UE.
 “Il Polisario”, cosى, è stato condannato a pagare tutte le spese generate dalla procedura giudiziaria.
La Corte ha, anche, deciso di annullare la decisione del Tribunale di Primo grado, reso il 10 dicembre 2015, che era stato contestato dal Marocco e stato oggetto impugnazione introdotta dal Consiglio dell'UE, all'unanimità dei suoi Stati membri.
Con questa decisione, la CJUE corregge le aberrazioni giuridiche, rettifica le valutazioni politiche erronee ed annulla le conclusioni infondate del Tribunale di Primo grado.
Il Regno del Marocco constata, d'altra parte, che le conclusioni della Corte non rimettono in discussione la legalità e la legittimità della conclusione da parte del Marocco di accordi internazionali che coprono la regione di Sahara Marocchino.
Il Marocco è pienamente fiducioso che l'UE continuerà a rispettare i suoi impegni e di onorare tutti i suoi obblighi che derivano dall'Accordo agricolo.
In questo contesto, il Regno del Marocco, forte del suo diritto, è pronto a proseguire la discussione con i suoi partner europei, nel quadro delle strutture del Partenariato Marocco-UE.
Il Marocco ringrazia gli Stati membri dell'UE che hanno segnato il loro attaccamento al Partenariato Marocco - Ue, in particolare i paesi amici che si sono implicati attivamente nella procedura dinanzi alla Corte.”
Dall’altra parte però, gli avversari dell'integrità territoriale del Marocco si trovano cosi rigettati dalla giustizia che ha definitivamente chiuso questa faccenda smontando le argomentazioni messe davanti dal Polisario ed i suoi avvocati pagati d’Algeri, pur precisando che questo ultimo sconosciuto per la Corte europea non ha vocazione per difendere gli interessi economici della popolazione. La CJUE è stata molto prudente evitando di inserirsi “politicamente” come voleva Algeria nella questione del Sahara che è di competenza dell'ONU.

Una saggezza ben conosciuta e riconosciuta dell’Europa di fronte alla leggerezza algerina. Disorientato della sconfitta e dalla pesantezza della decisione, Algeri servirà alla sua opinione pubblica, come sempre, una versione gridando “vittoria” per salvare gli strumenti della grande impresa di propaganda, ma la realtà è molto diversa. Il Polisario non avendo, secondo la corte di giustizia europea, alcun diritto di far valere davanti gli accordi dell'UE con il Marocco, ciò rende impossibile la loro contestazione future, questo vuole dire che la garanzia giuridica degli accordi di cooperazione dell'UE con il Marocco è mantenuta. 

venerdì 16 dicembre 2016

Crimini di Gdeim Izik in Marocco: Famiglie di vittime parte civile nel processo penale

Le immagini di corpi stesi sul suolo e i criminali urinano sopra a Gdim Izik in sud del Marocco non sono ancora cancellate dalle memorie. Sei anni dopo, la ferita resta sempre aperta per le famiglie, gli amici ed i vicini delle vittime. Sei anni che queste stesse famiglie conducono una lotta in Marocco e nel mondo per difendere la memoria dei loro cari morti un’8 novembre 2010 mentre svolgevano il loro lavoro, erano in totale 11 tra forze dell’ordine e la Protezione civile. È in questo senso che l'Associazione di Coordinamento delle Famiglie ed Amici delle Vittime di Gdim Izik è istituita ultimamente.
Le famiglie hanno scelto una data molto simbolica di costruire quest'associazione, cioè il 10 dicembre: La giornata internazionale dei diritti dell'uomo. “Abbiamo scelto questa data per significare la nostra convinzione che il più sacro dei diritti umani è il diritto alla vita; un diritto spogliato ai nostri undici figli assassinati con sangue freddo in occasione dell'esercizio del loro dovere professionale, l'8 novembre 2010, nella periferia della città di Laayoune” in Marocco, affermano i soci fondatori di quest'associazione e assicurano di far conoscere i componenti delle forze dell'ordine assassinate e di farli riconoscere come Martiri del dovere nazionale.
Occorre dire che la questione dei crimini di Gdim Izik ha preso una nuova svolta in seguito alla decisione della Corte di Cassazione marocchina di rinviare il dossier degli imputati dinanzi alla Corte d'Appello il 26 dicembre 2016.
Nel frattempo, l'Associazione è decisa “ad intraprendere tutte le iniziative necessarie per seguire le diverse tappe di questo processo, e di costituirsi parte civile con lo scopo di informare il tribunale di alcuni aspetti della sofferenza delle famiglie delle vittime e presentare le loro rivendicazioni legittime a questo proposito”.
Le famiglie delle vittime hanno lanciato appello, attraverso la loro associazione, tutte le organizzazioni e tutte le persone che credono nella giustizia delle loro rivendicazioni a sostenerle.
I fondatori dell'associazione ritengono che il trasferimento della cartella dinanzi alla Corte d'Appello “costituisca un'opportunità di più per mettere in evidenza le nostre sofferenze come famiglie delle vittime e affrontare tutti i tentativi che mirano ad occultare il carattere penale di questa cartella che presentano i colpevoli come vittime ed omettere completamente i nostri figli che sono le vittime autentiche”.
Mohamed Atartour, presidente dell'Associazione di Coordinamento delle Famiglie ed Amici delle Vittime di Gdim Izik, ha annunciato la decisione dell'associazione di costituirsi parte civile dinanzi alla Corte d'Appello. L'idea per quest'organizzazione è di tenere il tribunale informato degli aspetti di sofferenza delle famiglie delle vittime e presentare le loro rivendicazioni legittime su questa questione.
In questo senso, il Consiglio Nazionale dei Diritti dell'Uomo (CNDH) ha annunciato, attraverso il suo segretario generale Mohamed Sebbar, che le famiglie hanno la possibilità di costituirsi parte civile, dopo che questa questione è stata deferita dinanzi alla Corte d'appello di Rabat, spiegando che le vittime che non potevano costituirsi parte civile dinanzi al tribunale militare ma oggi dispongono di questa possibilità grazie all'emendamento della legge e la presentazione di tutti gli imputati dinanzi alla Corte d'Appello di Rabat.

Occorre precisare infine che la presentazione degli imputati degli eventi di Gdeim Izik dinanzi alla Corte d'appello di Rabat “avvenuta in seguito ad un memorandum presentato dal CNDH nel luglio scorso per l'emendamento della procedura della giustizia”, ha spiegato, ricordando che tutte le persone implicate in quest'eventi tragici erano proseguite dinanzi al tribunale militare.

DRAMMA D’IMMIGRATI AFRICANI ESPULSI DALL’ALGERIA VERSO NIGER. MAROCCO INVIA AIUTI D’URGENZA

In seguito alla crisi migratoria e umanitaria conseguente dell’espulsione massiccia di persone subsahariane dall’Algeria verso Niger, il Re Mohammed VI del Marocco ha dato le sue indicazioni affinché un aiuto d’urgenza sia accordato a queste persone espulse e che si trovano in situazione di precarietà estrema in un centro nel nord di Niger.
Si tratta di un aiuto di 116 tonnellate di prodotti alimentari, coperte e tende è stato donato dalla Fondazione Mohammed V per la Solidarietà, l’Agenzia Marocchina di Cooperazione Internazionale (AMCI) e dal ministero dell’Interno.
Il Marocco protagonista di azioni di solidarietà attiva con i paesi e popoli africani, in questo caso, con Niger per affrontare la situazione eccezionale che potrebbe avere una evoluzione umanitaria drammatica.
Da ricordare che Algeria ha intrapreso il 6 dicembre operazioni d’espulsione e deportazione di 1400 persone di varie nazionalità verso Tamanrasset, regione frontaliera con Niger, dove la loro situazione è “molto precaria” secondo diverse associazioni dei diritti dell’Uomo.

Per accogliere e rispettare la dignità dei subsahariani, il Marocco ha avviato il 15 dicembre una seconda e vasta regolarizzazione dei “sans papiers”. Una decisione presa il 12 dicembre dal Re Mohammed VI dopo il suo tour in Africa e in sintonia con la nuova politica d’integrazione degli stranieri in Marocco.

martedì 13 dicembre 2016

IMMIGRATI SUB-SAHARIANI TRA CACCIA ALL’UOMO NERO IN ALGERIA E L’ACCOGLIENZA IN MAROCCO

Mentre è in corso in Algeria la caccia all’uomo nero Immigrato sub-sahariano e le espulsioni di massa e la deportazione di queste persone verso il deserto meridionale algerino, il Marocco ha deciso per la seconda volta in due anni la regolarizzazione e l’integrazione degli immigrati in situazione irregolare che si trovano sul suo territorio.
La Commissione Nazionale Incaricata della Regolarizzazione e l'Integrazione degli Immigrati in Marocco che fa parte del ministero dell’Interno, ha fatto sapere, ieri, tramite un comunicato che a base di istruzioni del Re Mohammed VI e conformemente alla nuova politica migratoria del Regno il Marocco decide di regolarizzare tutti gli immigrati presenti sul suo territorio.
La commissione ha sottolineato che durante il tour del Re in Africa subsahariana, diversi Capi di Stato si sono congratulati con il Marocco, “per la sua politica migratoria, che riguarda l'integrazione economica e sociale di persone in situazione irregolare provenienti soprattutto dai paesi africani subsahariani”. La commissione aggiunge che Mohammed VI aveva affermato nel suo discorso del 20 agosto 2016, in occasione della Festa della Rivoluzione del Re e del Popolo che: “il Marocco si conta fra i primi paesi del Sud (del mondo) d’aver adottato una politica solidale autentica per accogliere gli immigrati subsahariani, con un approccio umano integrato, che protegge loro diritti e preserva la loro dignità (…) per attuare questa politica, nostro paese, senza condiscendenza, né arroganza, né denigrazione né discriminazione, ha proceduto alla regolarizzazione degli immigrati, conformemente a criteri ragionevoli ed equi, creando per loro le condizioni adeguati a stabilirsi, lavorare e vivere degnamente nella società marocchina. Notiamo con molta considerazione e soddisfazione ciò che fa particolarità di quest'immigrati, cioè una buona moralità ed una buona condotta in relazione ad altrui, l'ardore al lavoro, il rispetto della legge, dei valori e delle costanti sacre dei Marocchini”. “Tengo a ribadire che facciamo solo il dovere che ci spetta riguardo a questa categoria, dato che si tratta di persone spinte dalla precarietà a rischiare la loro vita e a lasciare le loro famiglie ed il loro paese. Ha detto il Re concludendo che “Il Marocco ha a lungo accusato i metodi seguiti da alcuni per trattare le questioni della migrazione, metodi che, peraltro, si sono rivelate inoperanti. Invece, è (il Marocco) fiero dell'azione che conduce nel settore dell'accoglienza e dell'integrazione degli immigrati e non ritornerà su quest'approccio pratico ed umanitario”.
Il Marocco sull'argomento, è molto accogliente. Tradizionalmente paese d'emigrazione, è successivamente diventato un paese di transito poi oggi d'immigrazione.
Mentre in Algeria c’è un’altra realtà, infatti, è in corso dal primo dicembre il blitz contro gli immigrati africani nei quartieri di Algeri, che vengono deportati a Tamanrasset 1900 km a sud per essere espulsi. Si tratta di ben 1400 immigrati subsahariani provenienti in maggioranza da Nigeria, Niger, Liberia, Camerun, Mali e Guinea.
Gli immigrati sono stati arrestati in Algeri dalle forze di polizia nelle loro case, nei luoghi di lavoro o per strada. Il blitz non ha risparmiato le persone malate, gli anziani, le donne incinte, i bambini, gli immigrati regolarmente residenti, i richiedenti d’asilo e profughi, come notificano diverse ONG internazionali come Human Rights Watch che ha denunciato “l’espulsione massiccia e sommaria di immigrati fra i quali uomini e donne che sono forse fuggiti dalle persecuzioni o lavorano in Algeria da anni” si tratta di “una violazione dei loro diritti”. La HRW apporta che i gendarmi algerini hanno usato manganelli, gas lacrimogeno ed insulti nei confronti di numerose persone, in particolare delle donne e dei bambini per costringerli a montare sugli autobus, denunciando le gravissime dichiarazioni di Farouk Ksentini, presidente della Commissione Nazionale Consultiva di Promozione e di Tutela dei Diritti dell’Uomo in Algeria, (CNCPPDH), un’istituzione pubblica che dipende dalla Presidenza, che ha detto che “la presenza degli immigrati e dei profughi africani in molte località del paese può causare problemi agli Algerini; egli espone, in particolare “il rischio della propagazione dell’AIDS diffusa fra questa Comunità”. Cosi invece di difendere i diritti umani Ksentini incoraggia l’espulsione arbitraria degli immigrati africani e giustifica “per fermare questa catastrofe che c’è impostata”.
Inoltre, il sindacato autonomo algerino SNAPAP ha denunciato la detenzione arbitraria e violenta degli immigrati africani qualificandola “la più grande caccia all’uomo nero dopo l’indipendenza” nel 1963.


sabato 10 dicembre 2016

ALGERIA: È CACCIA ALL’UOMO NERO IMMIGRATO

10 dicembre, Giornata mondiale dei Diritti Umani. Dal primo dicembre è in corso in blitz contro i migranti africani nei quartieri di Algeri, che vengono deportati in un campo a Tamanrasset 1900 km a sud per essere espulsi, senza alcuna spiegazione delle autorità algerine. Si tratta di ben 1400 i migranti subsahariani provenienti in maggioranza da Nigeria, Niger, Liberia, Camerun, Mali e Guinea.
Ad Algeri tutti i quartieri dove vivono i migranti dell’Africa subsahariana sono stati circondati dalla polizia. I migranti sono stati arrestati nelle loro case, nei luoghi di lavoro o per strada. Le retate non risparmiano le persone malate, gli anziani, le donne incinte, i bambini, gli immigrati regolarmente residenti, i richiedenti d’asilo e profughi.
Nel suo report, Human Rights Watch pubblicato ieri denuncia “l'espulsione massiccia e sommaria di migranti fra i quali uomini e donne che sono forse fuggiti dalle persecuzioni o lavorano in Algeria da anni costituirebbero una violazione dei loro diritti”. La HRW apporta che  i gendarmi algerini hanno usato manganelli, gas lacrimogeno ed insulti nei confronti di numerose persone, in particolare delle donne e dei bambini per costringerli a montare sugli autobus, denunciando la gravissima dichiarazione di Farouk Ksentini, avvocato e presidente della Commissione nazionale consultiva di promozione e di tutela dei diritti dell'uomo in Algeria, (CNCPPDH), un'istituzione pubblica che dipende dalla Presidenza, che ha detto che “la presenza dei migranti e dei profughi africani in molte località del paese può causare problemi agli Algerini; egli espone, in particolare il rischio della propagazione dell'AIDS e altre malattie sessualmente trasmissibili”. L'avvocato ha aggiunto che “questa malattia è diffusa fra questa Comunità”. Cosi l’avvocato dei diritti umani incoraggia le autorità del suo paese ad espellere i migranti africani “per fermare questa catastrofe che c'è impostata”, ha detto.
Inoltre, le associazioni locali dei diritti dell'uomo hanno denunciato questi arresti massicci di migranti e la loro detenzione arbitraria e violenta. Il sindacato autonomo algerino, SNAPAP, ha denunciato “la più grande caccia all’uomo nero dopo l’indipendenza”.
Non è la prima volta che il governo algerino usa le maniere forti per rispedirli indietro, violando i diritti umani e ogni convenzione internazionale sui rifugiati.
Già nel 2012 un rapporto del Jesuit Refugee Service, presentato a Bruxelles, denunciava un aumento dei rimpatri forzati e delle violazioni dei diritti umani dei migranti in Algeria. Ma nulla è stato fatto né dall’ONU né dall’UE né dall’UA.
Don Mussie Zerai, sacerdote scalabriniano eritreo diventato un riferimento per molti profughi. In Algeria “Ormai non viene attuata nemmeno la Convenzione di Ginevra, che impedisce queste deportazioni di massa: non si verificano le reali situazioni e le condizioni di quelle persone e se hanno i requisiti per essere riconosciute come rifugiate”.
Lo scorso 30 settembre Amnesty International ha lanciato l’allarme in un rapporto sulle condizioni dei migranti subsahariani in Algeria, denunciando, oltre alle deportazioni le violazioni dei diritti umani, lo sfruttamento e il razzismo di cui sono vittima.
“Ad Algeri viviamo dentro i cantieri abbandonati, lavoriamo in quelli aperti, i padroni ci chiamano “schiavi”.
L'Algeria è firmataria della convenzione del 1951 relativa allo status dei rifugiati. Questa convenzione impedisce gli Stati di espellere o di allontanare un rifugiato verso un luogo dove la sua vita o la sua libertà sarebbero minacciate.
Inaccettabile! 

martedì 6 dicembre 2016

Costa d'Avorio ribadisce suo sostegno al ritorno del Marocco nell'UA

Il ministro degli Esteri di Costa d'Avorio, Amon Tanoh Marcel ha ribadito, lunedì ad Abidjan, il sostegno del suo paese al ritorno del Marocco all’Unione Africana, sottolineando che quest'appoggio “non soffre da alcuna tergiversazione”. Tanoh ha deplorato il fatto che a livelli diversi: a livello dell’Unione Africana, della Commissione africana e di alcuni paesi, “ci sono ritardi che non hanno senso”. “Questa situazione è completamente surreale”, poiché di fronte ad un'entità marionetta, che non è riconosciuta dall'ONU, né dalla Lega araba, c'è il Regno del Marocco, che è “un paese rispettato, un paese riconosciuto dall'ONU, dall'Organizzazione della Cooperazione Islamica (OCI), e da parte dell’UA”, ha detto, ricordando che “è stato il Regno di lasciare l’UA e non questa organizzazione che l’aveva escluso”. “Il Marocco ha numerosi amici nel continente africano, e per noi suo ritorno all’UA è ritorno di un membro della famiglia nell'ambito della sua famiglia naturale”, ha precisato, facendo osservare che la Costa d'Avorio sostiene completamente quest'iniziativa del Marocco e saluta il coraggio del Sovrano d’aver deciso di reintegrare l’UA. “Faremo del tutto affinché il Regno può recuperare il suo posto naturale nella famiglia africana il presto possibile e ciò dal prossimo vertice dell’UA. La nostra diplomazia si impiegherà per questo”, ha detto Amon Tanoh, qualificando la cooperazione tra Marocco e Costa d’Avorio “d’esemplare, storica e millenaria”, ricordando che questo partenariato promettente è stato incentivato all'origine, da due grandi amici: i defunti Hassan II e Felix Houphouet-Boigny. “Oggi, nello stesso spirito e nell'estensione di questa dinamica, il Presidente Alassane Ouattara e Sua Maestà il Re Mohammed VI hanno sviluppato una relazione d'amicizia e di fraternità in grado di potenziare maggiormente i legami tra i due paesi”, ha continuato. Per Tanoh, “la cooperazione si svolge molto bene”, citando per esempio il progetto della sistemazione e della valorizzazione della baia di Cocody e diversi settori di cooperazione con Marocco in particolare, nelle banche, le assicurazioni, l’immobiliare, l'industria, la pesca, il settore alberghiero, e la formazione.
Il partenariato tra il Marocco e la Costa d'Avorio avanza molto bene ed i due paesi rimangono impegnati a potenziare la loro cooperazione a livello più elevato conformemente alla visione illuminata dei due capi di Stato, ha concluso Amon Tanoh.



Progetto Gasdotto Nigeria – Marocco “Piano Marshall africano”. Sostegno di Costa d’Avorio

Il Re Mohammed VI del Marocco e Muhammadu Buhari Presidente di Nigeria hanno avviato, sabato scorso ad Abuja, il progetto di realizzazione di un gasdotto regionale destinato a collegare le risorse del gas della Nigeria, passando da diversi paesi africani dell'Ovest ed il Marocco. Non si tratta di un semplice quadro bilaterale, ma è un stimolo allo sviluppo e di crescita che andrebbe a vantaggio di tutta la regione occidentale africana e permetterà tra l'altro una ristrutturazione globale simile a quella del piano Marshall europeo. A questo progetto sono collegati altri progetti paralleli che contribuiranno direttamente la creazione di ricchezza e lo sviluppo dell'infrastruttura locale.
La reazione dei paesi limitrofi non è ritardata, infatti, il ministro degli Esteri ad interim di Costa d'Avorio, Amon Tanoh Marcel salutando la decisione ha sottolineato che “Il Presidente della Repubblica di Costa d'Avorio, Alassane Ouattara è stato molto onorato della squisitezza di decidere che un progetto di gasdotto vedrà il giorno, che attraverserebbe 10 paesi della sottoregione occidentale africana, fra cui la Costa d'Avorio, per estendersi in Europa. Ouattara si rallegra dell'impegno vigoroso del Sovrano a favore dell'Africa”, ha detto notando l'importanza del progetto “per l'economia della Costa d'Avorio come per molte altre economie dell'Africa occidentale in termini di lavoro, produzione d'energia, e di prodotti derivati”.
Amon Tanoh ha comunicato, in questa occasione, l'appoggio totale del suo paese a questo progetto, ricordando che il finanziamento del gasdotto è stato allacciato dai due principali finanziatori vale a dire: il Marocco e la Nigeria, e che finanziamenti addizionali sono attesi dai partner classici allo sviluppo.


sabato 3 dicembre 2016

Tour del Re Mohammed VI continua in Africa. Firmati accordi di cooperazione strategica con Nigeria

La seconda parte del tour africano del Re del Marocco Mohammed VI, iniziata con le visite ufficiali in Etiopia ed in Madagascar prosegue in Nigeria la grande potenza economica e demografica del continente dove è arrivato giovedì pomeriggio. Questa prima visita del Sovrano ribadisce la ferma volontà del Regno del Marocco di differenziare i suoi partenariati in Africa e di estendere il modello di cooperazione Sud-Sud sviluppato dal Marocco con i suoi partner tradizionali nel continente.
Come al solito durante le sue visite in Africa e nei paesi musulmani, il Sovrano ha effettuato la preghiera collettiva del venerdì insieme al Presidente nigeriano Muhamadu Buhari nella Moschea Nazionale della capitale Abuja e ha donato 10mila copie del Corano alle moschee di Nigeria offerte dalla Fondazione Mohammed VI.
Il Re Mohammed VI ha avuto colloqui con il Presidente della Repubblica Federale Buhari, venerdì.
Al termine di questi colloqui, i due capi di Stato hanno presieduto la cerimonia di lancio di un partenariato strategico per lo sviluppo dell'industria dei fertilizzanti in Nigeria. Sono stati anche firmati molti convenzioni bilaterali nei settori dell'agricoltura, della pesca marittima, dei servizi aerei e delle energie rinnovabili.
Il grande partenariato strategico Sud-Sud per lo sviluppo dell'industria dei concimi in Nigeria si iscrive nel quadro di una visione comune, del Marocco e della Nigeria, per lo sviluppo dell'Africa ed una volontà forte per rafforzare i legami economici tra i due paesi. Il Progetto prevede lo sviluppo di una piattaforma di produzione di concime in Nigeria e il rafforzamento del suo mercato locale a prezzi competitivi con l'obiettivo di sviluppare la sostenibilità agricola nigeriana e migliorare la vita degli agricoltori.
Successivamente, il Re ed il Presidente di Nigeria hanno presieduto la cerimonia della firma di due convenzioni relative a questo partenariato. La prima convenzione è un accordo tra l’OCP-SA e Dangote Industries Limited per lo sviluppo di una piattaforma di produzione di concime in Nigeria. La seconda convenzione è un protocollo di accordo tra il gruppo OCP-SA e l'associazione dei produttori e dei fornitori di concime della Nigeria per lo sviluppo del mercato dei concimi in Nigeria.
I due capi di Stato hanno presieduto anche la firma di cinque convenzioni di cooperazione bilaterale. Si tratta di un accordo sull'esenzione dai visti per i passaporti ufficiali diplomatici e di servizio;  servizi aerei; pesca marittima; agricoltura; energie rinnovabili.
Da evidenziare che il ministro nigeriano degli Affari Esteri Goeffrey Onyeama ha annunciato una quindicina di convenzioni previste da firmare durante la visita reale nel paese. Si tratta in particolare di un grande e ambizioso progetto di gasdotto che collegherà l'ovest della Nigeria al Marocco passando dai paesi della costa dell'Africa occidentale ed eventualmente all'Europa.
La cooperazione per la sicurezza potrebbe non mancherà: Nigeria potrebbe aver bisogno del sostegno del Marocco, diventato inevitabile nella lotta contro il terrorismo, per affrontare il gruppo terroristico Boko Haram.
Altro tema di cooperazione è la religione: Nigeria è diretto da un musulmano sunnita e conta un'importante popolazione musulmana che occupa un posto importante in Africa fra la quale la Confraternita Tariqa Tijania, in cui suo leader Sidi Ahmed Tijani è sepolto a Fes in Marocco. Va considerato anche che il Marocco ha accolto nel gennaio scorso, 53 imam nigeriani nell'Istituto Mohammed VI di Formazione degli Imam di Rabat per una formazione ad un Islam moderato e contro la radicalizzazione e l'estremismo.
Il Re Mohammed VI è accompagnato, durante questa visita, da una delegazione di 300 membri.