Le immagini di corpi stesi sul suolo e i criminali urinano
sopra a Gdim Izik in sud del Marocco non sono ancora cancellate dalle memorie.
Sei anni dopo, la ferita resta sempre aperta per le famiglie, gli amici ed i vicini
delle vittime. Sei anni che queste stesse famiglie conducono una lotta in
Marocco e nel mondo per difendere la memoria dei loro cari morti un’8 novembre
2010 mentre svolgevano il loro lavoro, erano in totale 11 tra forze dell’ordine
e la Protezione civile. È in questo senso che l'Associazione di Coordinamento
delle Famiglie ed Amici delle Vittime di Gdim Izik è istituita ultimamente.
Le famiglie hanno scelto una data molto simbolica di costruire
quest'associazione, cioè il 10 dicembre: La giornata internazionale dei diritti
dell'uomo. “Abbiamo scelto questa data per significare la nostra
convinzione che il più sacro dei diritti umani è il diritto alla vita; un
diritto spogliato ai nostri undici figli assassinati con sangue freddo in
occasione dell'esercizio del loro dovere professionale, l'8 novembre 2010,
nella periferia della città di Laayoune” in Marocco, affermano i soci fondatori
di quest'associazione e assicurano di far conoscere i componenti delle forze
dell'ordine assassinate e di farli riconoscere come Martiri del dovere
nazionale.
Occorre dire che la questione dei crimini di Gdim Izik ha
preso una nuova svolta in seguito alla decisione della Corte di Cassazione marocchina
di rinviare il dossier degli imputati dinanzi alla Corte d'Appello il 26
dicembre 2016.
Nel frattempo, l'Associazione è decisa “ad intraprendere
tutte le iniziative necessarie per seguire le diverse tappe di questo processo,
e di costituirsi parte civile con lo scopo di informare il tribunale di alcuni
aspetti della sofferenza delle famiglie delle vittime e presentare le loro
rivendicazioni legittime a questo proposito”.
Le famiglie delle vittime hanno lanciato appello,
attraverso la loro associazione, tutte le organizzazioni e tutte le persone che
credono nella giustizia delle loro rivendicazioni a sostenerle.
I fondatori dell'associazione ritengono che il
trasferimento della cartella dinanzi alla Corte d'Appello “costituisca
un'opportunità di più per mettere in evidenza le nostre sofferenze come
famiglie delle vittime e affrontare tutti i tentativi che mirano ad occultare
il carattere penale di questa cartella che presentano i colpevoli come vittime
ed omettere completamente i nostri figli che sono le vittime autentiche”.
Mohamed Atartour, presidente dell'Associazione di
Coordinamento delle Famiglie ed Amici delle Vittime di Gdim Izik, ha annunciato
la decisione dell'associazione di costituirsi parte civile dinanzi alla Corte
d'Appello. L'idea per quest'organizzazione è di tenere il tribunale
informato degli aspetti di sofferenza delle famiglie delle vittime e presentare
le loro rivendicazioni legittime su questa questione.
In questo senso, il Consiglio Nazionale dei Diritti
dell'Uomo (CNDH) ha annunciato, attraverso il suo segretario generale Mohamed
Sebbar, che le famiglie hanno la possibilità di costituirsi parte civile, dopo
che questa questione è stata deferita dinanzi alla Corte d'appello di Rabat, spiegando
che le vittime che non potevano costituirsi parte civile dinanzi al tribunale
militare ma oggi dispongono di questa possibilità grazie all'emendamento della
legge e la presentazione di tutti gli imputati dinanzi alla Corte d'Appello di
Rabat.
Occorre
precisare infine che la presentazione degli imputati degli eventi di Gdeim Izik
dinanzi alla Corte d'appello di Rabat “avvenuta in seguito ad un memorandum
presentato dal CNDH nel luglio scorso per l'emendamento della procedura della
giustizia”, ha spiegato, ricordando che tutte le persone implicate in
quest'eventi tragici erano proseguite dinanzi al tribunale militare.
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