mercoledì 29 gennaio 2014

La passeggiata selettiva di Christopher Ross in Algeria e Mauritania

di Yassine Belkassem
Mustapha Salma Ould Sidi Mouloud ex ispettore generale della polizia polisariana, allontanato dai campi verso Mauritania perché è favorevole al Piano marocchino di autonomia del Sahara fa il punto sull’allarmante situazione drammatica che vivono gli esseri umani nei campi di Tindouf in Algeria, caratterizzata da gravi violazioni dei diritti umani perpetrate da oltre 37 anni: detenzioni arbitrarie, tortura, sequestri, sparizioni, schiavitù, negazione dei diritti più fondamentali di espressione, circolazione, censimento, lo sfruttamento algerino alla popolazione dei campi e la passeggiata selettiva in Algeria e Mauritania di Christopher Ross Inviato personale del Segretario generale dell’ONU per il Sahara, scrivendo che:  
“Dopo una lunga attesa, il signor Christopher Ross, l’inviato personale del Segretario generale delle nazioni Unite per il Sahara, è passato dai campi saharawi nella zona di Tindouf algerina, nei quali si è detto che ha girato per vedere le realizzazioni del Fronte Polisario sul terreno.
La sua anormale accoglienza era nel campo “Aousred” e non nel campo “Smara”, come era previsto, per non vedere le proteste in corso in questo ultimo campo. Ross ha terminato la sua visita senza incontrare i rappresentati dei manifestanti concentranti in sit-in all’oltranza davanti agli uffici del Commissariato per i Rifugiati incaricato dello scambio delle visite e la costruzione della fiducia.
Dopo, Ross è passato da Nouakchott capitale della Mauritania dove ho la residenza e dove sto soffrendo da più di tre anni dalla separazione familiare, il divieto di viaggio e l’attività politica.
Siccome aspettavo una sua risposta della sua promessa a me data nella sua precedente visita (ottobre 2013) che provvederà con le parti interessate una regolarizzazione volta al raggruppamento della nostra famiglia. Per procurare i fattori della realizzazione di questa promessa ho sospeso la mia protesta davanti all’ufficio dell’ACNUR a Nouakchott e ho smesso la mia attività mediatica, al punto che non potevo nemmeno pubblicare un comunicato di sdegno (quello il minimo della credenza) quando il piombo di miliziani del ministero del Polisario e le forze dell’Esercito algerino, colpiva la vita dei nostri figli a Sabti e Nouqtat 75 nei territori algerini che racchiude i campi saharawi, e vietano i loro familiari e loro amici di montare le loro tende e di protestare davanti alle sedi dell’ACNUR, malgrado le proteste del Polisario e della diplomazia algerina che hanno coinvolto le organizzazioni internazionali sullo smantellamento del campo “Gdeim Izik” e il caso del decesso di “Said Denbar” con un colpo di fuoco.
Se il mondo è preoccupato oggi del caso dell’embargo del campo “Al yarmok” che raggruppa rifugiati palestinesi in Siria, il caso dell’embargo dei campi di profughi saharawi sul territorio algerino non è per l’appunto diverso per niente. Non ha bisogno di prova ma ha bisogno in modo urgente che il mondo e in particolare la mass media e le organizzazioni internazionali dei diritti dell’uomo di andare a vedere le procedure della sicurezza eccesiva che le autorità algerine e il Polisario hanno iniziato nel cuore della primavera araba per proibire ogni eventuale protesta, con la pretesa di la sicurezza dei campi dopo il rapimento di cooperanti stranieri (ottobre 2011) in circostanze non chiare sulle quali  l’Algeria e Polisario non si sono affermati ancora.   Procedure cominciate con la costruzione dei muri di sabbia attorno ai campi, e dietro questi muri accerchiate da basi militari algerine in tutte direzioni, poi sono stati incaricati i miliziani del Polisario per assediare i quattro campi, oltre alle forze della gendarmeria, la polizia all’interno di ogni campo.
Ross è passato nelle sue tre prime stazioni: Algeria, campi di Tindouf e Mauritania, rifiutando di ascoltare ogni voce fuori del rango del Poliasrio e Algeria.
Il paradosso che è stato detto che Ross abbia incontrato la delegazione saharawi negoziante composta da persone non hanno alcuna relazione con il conflitto, queste persone ci sono esodi dal nord di Mauritania, dalla zona di Tindouf algerina e altre non sono nemmeno provenienti di tribù saharawi.
Con il suo passaggio, la speranza dei figli di Saguia Alhamra e Oued Eddahab è stata vaporizzata quelli che si sono trasferiti ai territori algerini nella metà degli anni settanta, nel trovare chi ascolta le loro sofferenze oppure chi li fanno partecipare nella discussione sulle soluzioni della loro autodeterminazione.
Per sbloccare l’embargo sulle nostre famiglie e sulla mia persona, e poiché la mia causa è ancora sospesa malgrado tutti i miei tentativi con l’ACNUR, oltre al rifiuto del Ministero dell’Interno mauritano di concedermi un passaporto e la rinuncia dell’ambasciata algerina di prolungare la durata del mio vecchio passaporto scaduto presenterò una demanda alle autorità marocchine tramite la loro rappresentanza diplomatica in Mauritania per concedermi un passaporto come hanno fatto tantissimi saharawi che vivono nel territorio che hanno vari punti di vista.
I nostri familiari subiscono l’embargo, l’eliminazione e la fame. I nostri familiari sono usati dall’Algeria per difendere i propri interessi nella regione a scapito degli interessi di nostri familiari che non li trovano mai fuori il loro territorio qualunque siano le loro rivendicazioni. I nostri familiari hanno bisogno di chi ascolta la loro voce e apporta le loro sofferenze all’opinione pubblica, come abbiamo bisogno di godere il nostro diritto alla circolazione e all’espressione della nostra opinione con tutta libertà”.

Chi è Mustapha Salma Ould Sidi Mouloud? Quale è la sua storia?
Il 6 ottobre 1979, quando aveva appena 11 anni, Mustapha Salma Ould Sidi Mouloud fu rapito dalla sua città natale, Smara in sud del Marocco, con sua madre e quattro sue sorelle da una milizia del Polisario armata dall’Esercito algerino e il regime del Gheddafi, che uccise altre due sorelle e ferì il padre, uno sceicco molto rispettato della grande tribù dei Reguibat Labeihat, e che abita tuttora a Smara.
Egli venne poi deportato in Algeria nei campi di Tindouf, poi seguì un corso scolastico e universitario, ottenendo una laurea in fisica, prima di qualificarsi col grado di ufficiale dalla scuola di Polizia di Algeri nel 1991, all’età di 23 anni.
Successivamente Mustapha Salma avanzò nella gerarchia del Polisario, diventando Direttore centrale della “Sicurezza pubblica e delle investigazioni”, poi segretario generale e ispettore generale della polizia.
Nel 2010, dopo una visita familiare in Marocco, ove era entrato Mustapha Salma Ould Sidi Mouloud ha annunciato, nel corso di una conferenza stampa tenuta il 9 agosto a Smara, che intendeva aprire il dialogo col Marocco sull’iniziativa di autonomia.
In tre decenni, Laayoune, Smara, Boujdour, Dakhla, una volta erano villaggi quasi deserti, sono diventati veri e propri centri urbani con conseguenti cambiamenti e miglioramenti sulla qualità della  vita delle persone.
Mustapha Salma si rende conto della perversità della propaganda Polisario che oscura volutamente la situazione nel Sahara per mantenere la sua presa sulla popolazione nei campi di Tindouf.
 Mustapha Salma giunge quindi alla conclusione che la soluzione definitiva del conflitto del Sahara risiede nel piano di autonomia proposto dal Marocco, e ha deciso di tornare a Tindouf per spiegare e difendere il piano.
Egli ha chiesto alla direzione del Fronte di lasciargli esprimere liberamente le sue opinioni all’interno dei campi, dove lo aspettano sua moglie, i suoi quattro figli e due fratelli. Prima di lasciare il Marocco.
Mustapha Salma Ould Sidi Mouloud è stato arrestato il 21 settembre 2010, lo stesso giorno del suo rientro nei campi di Tindouf e la sua famiglia è stata torturata. Nonostante la protesta internazionale ed i diversi appelli per la sua liberazione, Mustapha Salma Ould Sidi Mouloud è stato ristretto in un luogo desertico in Algeria, privo di ogni diritto di circolazione.
Sotto la pressione di organizzazioni non governative per i diritti umani e media internazionali, il Polisario è costretto a rilasciarlo nel mese di dicembre 2010. Il fronte separatista, però, rifiuta al suo ex dirigente il diritto di raggiungere i suoi bambini, rimasti nei campi di Tindouf.
Su insistenza della richiesta di un rientro di Mustapha Salma a Tindouf, l'ACNUR ha trovato un compromesso con la promessa di un soggiorno temporaneo sul territorio della Mauritania in attesa di una soluzione duratura e permanente.
Dopo sei mesi di esilio mentalmente estenuante, Mustapha Salma ha iniziato un sit-in davanti agli uffici dell'ACNUR a Nouakchott per chiedere la fine di tale assurdità.
Nell’ottobre 2012, Mustapha Salma è stato ascoltato da Christopher Ross, l’Inviato personale del Segretario generale dell’ONU per il Sahara nella sua visita in Mauritania.

L'unico torto commesso da Mustapha Salma è di avere espresso un parere contrario alla posizione del Polisario sul conflitto nel Sahara, annunciando pubblicamente il suo sostegno all'iniziativa marocchina sull'autonomia.

giovedì 23 gennaio 2014

Frugando tra i segreti algerini si scopre il perché dei guai libici

Analisi di Pio Pompa

Il Foglio del 23.01.2014

Poco più di un anno fa (16 gennaio 2013), alle prime ore del mattino, un commando jihadista attaccava il complesso gasiero di In Amenas, nel sud dell’Algeria, uccidendo e sequestrando decine di lavoratori quasi tutti stranieri. Sin dall’inizio fu chiaro che si trattava di un’operazione suicida, destinata a concludersi in un bagno di sangue. Nessuno sospettava che su una tragedia del genere il governo di Algeri potesse stendere una coltre di silenzio rendendo difficile la ricostruzione dei fatti e, persino, l’accertamento del numero esatto delle persone, tra vittime e assalitori, rimaste uccise. Ancora oggi si è fermi al bilancio, reso noto due giorni dopo la conclusione del sequestro, secondo cui 37 cittadini stranieri di otto diverse nazionalità, una guardia di sicurezza algerina e 29 terroristi rimasero uccisi all’interno del sito gasiero. Dati che, da subito, suscitarono perplessità giacché risultava che il commando fosse composto da almeno 40 elementi.
Una versione vicina alla realtà la fornì il quotidiano arabo el Watan rivelando l’uccisione di oltre 30 jihadisti mentre altri sette sarebbero stati catturati dalle forze algerine. “Il fatto è – confida al Foglio una fonte – che passato l’iniziale smarrimento, l’esercito e gli apparati di sicurezza algerini rifiutarono qualsiasi aiuto straniero e ogni forma di negoziato scegliendo la linea dura del blitz militare. Non potevano consentire che alla figuraccia si aggiungessero alcune imbarazzanti scoperte.
Primo: molti dei terroristi erano algerini per lungo tempo nascosti nei campi saharawi di Tindouf e, segnatamente, in quelli di Auserd e Smara ritenuti, per via della loro povertà, terreno d’elezione per il reclutamento di giovani saharawi da avviare al jihad e al martirio delle operazioni suicide. E’ in quei campi che hanno soggiornato l’ideatore della strage di In Amenas, Mokhtar Belmokhtar, e i suoi due luogotenenti, Abderrahmane el Nigiri e Lamine Bencheneb, entrambi morti nel sito gasiero.
Secondo: la presenza di jihadisti, da tempo infiltrati tra le maestranze che avevano offerto al commando terrorista sostegno informativo e logistico. I seguaci di Moktar Belmokhtar, nella sola Algeria, ammontano a oltre duemila unità in continuo movimento soprattutto a ridosso dei confini con la Libia. Nonostante la repressione delle autorità algerine, i membri del nuovo gruppo terrorista guidato da Belmokhtar, al Mourabitoun, hanno fondato diverse scuole per l’addestramento di giovani kamikaze alcuni dei quali si sono già immolati in Mali, Libia e Siria.
Terzo: l’accidentale uccisione di ostaggi da parte delle truppe speciali algerine”.

Oggi il complesso gasiero di In Amenas è divenuto una fortezza impenetrabile e Algeri ha provveduto a dispiegare lungo il confine con la Libia oltre 20 mila uomini. Alcuni degli automezzi usati dal commando jihadista provenivano dalla regione libica della Cirenaica e avevano sfilato nel settembre 2012 a Derna, la stessa città dove venerdì scorso sono stati sequestrati i due operai edili italiani, Francesco Scalise e Luciano Gallo, durante una parata militare di formazioni filoqaidiste. Tuttavia ciò che si è cercato di nascondere a In Amenas è emerso dopo un anno con chiarezza: l’algerino Mokhtar Belmokhtar, che via radio impartiva gli ordini al commando jihadista, ha ancora milizie e basi operative sia in Algeria sia in Libia dove si è più volte rifugiato. Intanto, alcuni mesi dopo la strage di In Amenas, anche la Francia è corsa ai ripari attivando un dispositivo di sorveglianza aerea, tramite due caccia Rafale di stanza a N’Djamena, nel Ciad, lungo i confini con la Libia e tra il Niger e la Libia, per individuare i veicoli sospetti provenienti dal sud di quella “polveriera libica”che tutti ormai temono ed evitano.

giovedì 16 gennaio 2014

Mauritius non riconosce più l’organizzazione separatista “Polisario”

16 gennaio – Il Governo della Repubblica di Mauritius ha deciso, tramite un comunicato pubblicato sul sito della Presidenza del governo, di ritirare il suo riconoscimento alla pseudo “RASD” nel quadro della revisione della sua posizione su certe questioni internazionali.
Il governo di Mauritius ha espresso nello stesso comunicato “la sua determinazione di continuare a sostenere gli sforzi delle Nazioni Unite per trovare una soluzione giusta, equa e accettabile da tutte le parti in conflitto attorno al Sahara”.
Mauritius si aggiunge  ad una lunga lista lunga di Stati che non riconoscono più la cosiddetta Rasd, (repubblica araba saharawi democratica) che esiste nella realtà solo nell’immaginario dei nemici dell’integrità territoriale marocchina e di coloro che tentano di bloccare le aspirazioni della popolazione del tutto il Marghreb nell’integrazione come necessità strategica. Tale situazione blocca, inoltre, tutti gli sforzi della Comunità internazionale per la sicurezza regionale.
Nell’arco di due mesi, dopo Panama e il Paraguay ecco Mauritius evidenzia senza mezze parole che non è possibile continuare a riconoscere una entità che non esiste proprio. Sono diversi i paesi che hanno chiuso o congelato le relazioni con i separatisti e ci saranno altri paesi che romperanno i loro rapporti con loro.
La nuova posizione di Mauritius è in sintonia con le risoluzioni del Consiglio di Sicurezza dell’Onu, il quale dal 2007 appoggia il Piano marocchino di larga autonomia del Sahara nell’unità e la sovranità del Marocco. Il conflitto artificiale del Sahara marocchino è stato creato nel periodo della guerra fredda dall’Algeria per motivi di interessi.
L’organizzazione separatista del “Polisario” sostenuta, finanziata ed armata in passato da Gheddafi e dall’Algeria per destabilizzare il Marocco, ha la propria sede nei campi di Tindouf in Algeria, area presso la quale sono sconsigliati i viaggi dalle varie autorità del mondo, compresa la Farnesina, per la mancanza di sicurezza; tant’è che nel 2011 è stata rapita proprio presso uno dei campi la cooperante del CISP Rossella Urru, liberata dopo nove mesi grazie al pagamento di un riscatto.

Il Giappone ha fatto sapere lo scorso ottobre il proprio sospetto che il “Polisario” sia in qualche modo legato ad al-Qaeda, come pure diversi media e centri di studi internazionali vedono la vicinanza di alcuni elementi del “polisario” ai terroristi attivi nel Sahel e in Algeria.

Yassine Belkassem

sabato 4 gennaio 2014

PARAGUAY NON RICONOSCE PIÙ I SEPARATISTI “POLISARIO”

04/01/14
Il ministero paraguayano degli Affari Esteri ha annunciato ieri il ritiro definitivo del riconoscimento dello Stato di Paraguay alla pseudo RASD, confermando che gli effetti di questo ritiro si traducono nell'annullamento di ogni relazioni diplomatiche con i separatisti.
Già 20 giorni fa, il Presidente della Alta Camera del Parlamento paraguayano, Julio Cesar Velazquez, aveva anticipato che “dopo aver discusso le conseguenze negative della decisione unilaterale presa nel 2011 dall’ex consigliere Jorge Lara Castro che aveva costituito rapporti con la cosiddetta rasd, condotta da una organizzazione separatista armata “polisario” la Presidenza della Alta Camera ha espresso il proprio sostegno alla legalità internazionale e all’opzione dei negoziati per risolvere questo conflitto, così come la sospensione di ogni forma di relazione con “polisario””.
La nuova posizione di Paraguay è in sintonia con le risoluzioni del Consiglio di Sicurezza dell’ONU che dal 2007 apprezza il Piano marocchino di larga autonomia del Sahara nell’unità e la sovranità del Marocco. Il conflitto artificiale del Sahara marocchino è stato creato nel periodo della guerra fredda dall’Algeria per motivi egemonici.
L’organizzazione separatista “polisario” sostenuta, finanziata ed armata nel passato dal Gheddafi e per sempre dall’Algeria per destabilizzare il Marocco, ha la sede nei campi di Tindouf in Algeria, sconsigliati per i viaggi dalla Farnesina e dai governi del mondo, per l’insicurezza e il terrorismo. Proprio in questa rischiosa e pericolosa zona, la cooperante del CISP Rossella Urru è stata rapita, sequestrata per nove mesi poi è stata liberata grazie di riscatto pagato dal governo italiano. Elencata ultimamente nella lista nera del terrorismo internazionale dal Giappone accanto ad Al Qaeda, numerose autorevoli mass media italiane ed internazionali e diversi Centri di studi strategici internazionali confermano il nesso tra elementi del “polisario” e i gruppi criminali e terroristici in Algeria ed in Sahel che minacciano la sicurezza e la stabilità in tutta Africa e nel Mediterraneo.
La rottura del Paraguay con i separatisti avviene dopo due settimane che Panama ha cacciato via il rappresentante del “polisario”. Nessun paese europeo, nessun paese arabo o musulmano salvo Algeria e Siria, nessun paese asiatico salvo Timor Est e Corea del Nord riconosce “polisario”. In Africa solo qualche paesi guidati da militari corrotti e comprati dal Gheddafi e Algeria che la riconoscono. Nell’America latina rimane solo Cuba che riceve ancora bambini minori deportati dai campi di Tindouf per “la rieducazione e l’arruolamento militare”.



Yassine Belkassem