lunedì 15 giugno 2020

Il clima di terrore creato dal Polisario in Algeria suscita l'indignazione dell'OSPDH

Laayoune - Il clima di terrore instaurato dai separatisti armati dall'Algeria nei campi di Tindouf suscita l’indignazione delle organizzazioni della società civile a Laayoune in Sahara Marocchino detto impropriamente Sahara occidentale che chiedono all’Algeria di assumersi la propria responsabilità giuridica e morale ponendo fine alle massicce violazioni dei diritti umani commesse sul suo territorio dal gruppo "Polisario".

Così, la rete indipendente per i Diritti dell’Uomo ha denunciato le violazioni "sistematiche" dei diritti delle persone sequestrate a Tindouf, l’ultima delle quali è la condanna di una settantenne innocente a cinque anni di reclusione, per distogliere l’attenzione dell’opinione pubblica sulla collusione tra il "Polisario" e le reti di traffico di droga e della criminalità organizzata.

La ONG è preoccupata del "mutismo" osservato dalla comunità internazionale e dalle organizzazioni per i diritti umani di fronte all’ondata di repressione contro gli oppositori nei campi di Lahmada e chiede di rispettare i diritti di espressione, di movimento e di un processo equo dei cittadini marocchini di origine saharawi.

La rete esorta l’Algeria ad esercitare pressioni sul suo gruppo Polisario per fermare questa sanguinosa repressione contro le persone che si trovano sul suo territorio.

L’Osservatorio del Sahara per la pace, la democrazia e i diritti umani (OSPDH) si schiera energicamente contro i processi arbitrari e gli arresti di blogger, giornalisti e attivisti per i diritti umani recentemente operati dalle milizie del "Polisario" per mettere a tacere qualsiasi opposizione alla loro politica suicida.

È in corso una rivolta nei campi

"Si tratta di una rivolta senza precedenti contro la corruzione, il dirottamento degli aiuti umanitari e il pensiero unico che regna in questi campi", denuncia la presidentessa dell'OSPDH, Aicha Duihi, sottolineando che questo clima di "rivolta" è il risultato della mancanza di qualsiasi prospettiva di soluzione al calvario che i sequestri hanno dovuto sopportare, a causa del rifiuto dei separatisti di ogni tipo di offerta seria di soluzione alla controversia sul Sahara.
Duihi ha invitato l’Algeria, che avrebbe delegato al gruppo "Polisario" l’autorità in una parte del suo territorio, ad assumersi la sua responsabilità morale e giuridica, ponendo fine alle ripetute violazioni dei diritti umani e dell’integrità fisica di oppositori, giornalisti e attivisti dei diritti umani commesse sul suo territorio, esortando la comunità internazionale ad esercitare pressioni su Algeri per adempiere ai suoi obblighi in virtù della Carta delle Nazioni Unite e del diritto internazionale.


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