IL CASO/ Micalessin: così Al Qaeda si sta espandendo in tutto il Norddell'Africa
Gian Micalessi
domenica 5 agosto 2012
Tutto ciò che sta avvenendo nel Sahel si inserisce in un contesto
più ampio che è quello che fa seguito alla progressiva espansione di Al Qaeda
nel Maghreb e in tutto il Nord dell'Africa. Si va dal Sud dell'Algeria, al Mali
sino a tutti quei territori dell'area spagnola dove un tempo operava il Fronte
Polisario e che oggi sono, di fatto, sotto controllo di molti gruppi di Al
Qaeda che sono implicati nel contrabbando di droga, armi e traffici umani.
Proprio in quella zona è stata rapita Rossella Urru ad opera di un gruppo Al
Qaedista. L'Africa è un porto franco da dove per le cellule di Al Qaeda è molto
facile passare: oltre a controllare il Sahel, Al Qaeda è impiantata nel Niger,
in Somalia, nel Nord del Kenya. Inoltre, nel bacino delle Primavere Arabe sono fioriti
gruppi fondamentalisti che garantiscono sostegno e complicità a gruppi
terroristici. Accanto all'Egitto, la zona del Sinai è ormai completamente fuori
controllo.
La caduta
del regime libico ha avuto un peso in questo nuovo assetto?
Certamente, perchè ha aperto una
sorta di vaso di Pandora. Abbattuti i confini libici, sono passati carichi di
armi, razziati dai depositi di Gheddafi, per mano di quegli stessi Tuareg
arruolati dall'ex Raìs all'interno del proprio esercito.
Lei parlava del
rapporto fra il Fronte Polisario ed Al Qaeda. Qual è il peso di questa alleanza
nell'equilibrio della regione?
Da circa due anni sono stati
segnalati contatti fra ex esponenti del Polisario e Al Qaeda. Questi ultimi,
considerata la crisi in corso dopo l'armistizio fra il Polisario e l'Algeria
che, fra l'altro, ha prodotto campi profughi che traboccano delle popolazioni
delle ex aree spagnole ormai da trent'anni, sono stati non solo affascinati
dall'ideologia Al Qaedista ma anche attirati dalla possibilità di ottenere
facili guadagni commerciando in armi.
E'
ipotizzabile che questo tipo di cellule terroristiche venga esportato in
Europa?
C'è questo rischi da mesi, da quando sono stati razziati i
depositi di armi appartenute a Gheddafi: fra queste c'erano centinaia di
missili terra-aria o portatili che sono praticamente scomparsi: alcuni sono
sicuramente finiti nel Nord del Mali. Si tratta di missili “in libertà” che
potrebbero essere utilizzati per abbattere aerei civili. Ipotesi che ci riporta
agli anni '70 quando in Italia fu ritrovato un missile terra-aria pronto per
essere utilizzato. Del resto, il tratto di Mare Mediterraneo che divide il Nord
Africa dall'Europa è molto stretto e le armi potrebbero tranquillamente
passare.
Ieri in
Spagna, la polizia ha arrestato tre presunti membri di Al Qaeda, pronti a far
saltare un bus. Non provenivano, però, dal nord dell'Africa ma si trattava di
due ceceni e un turco. Il terrorismo Al Qaedista sta arruolando in paesi non
tradizionalmente legati a questo tipo di terrorismo?
La rete di Al Qaeda è virtuale e si
basa su collegamenti via internet ma poi diventa effettiva perchè permette alle
varie cellule di avere punti di riferimento e di spostarsi agevolmente. Non
dimentichiamo che, proprio in Spagna già durante gli attacchi alla stazione di Atocha
nel 2004, c'è sempre stata la presenza di cellule.
Lei pensa
che l'Italia sia a rischio in questo periodo?
Nel nostro Paese si è sviluppato un
grosso controllo del territorio: inoltre, la vasta rete criminale che comprende
mafia e camorra fa da deterrente alla formazione di cellule terroristiche
perchè vogliono detenere il completo controllo dei traffici di armi. Gli
esponenti mafiosi sono i primi ad informare la polizia della presenza di
eventuali infiltrazioni terroristiche.
ilsussidiario.net
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