“Lode a Dio,
Preghiera e salvezza sul Profeta, sulla sua famiglia e i suoi compagni.
Caro popolo,
Celebrare gli
eventi storici non consiste solo nell’evocare i ricordi, ma anche nel
riflettere sui valori e sui principi che hanno ispirato nelle generazioni
precedenti la volontà di costruire il presente e guardare al futuro con
fiducia.
La commemorazione
della gloriosa Rivoluzione del Re e del Popolo non fa eccezione a questa
regola, tanto più che si tratta di una rivoluzione rinnovata il cui testimone
viene passato di generazione in generazione.
Come è foriera di
significati nazionali immutabili che riguardano l’attaccamento dei Marocchini
al loro Re e al sacrificio affrontato per la libertà e l’indipendenza della
loro Patria, così essa è altrettanto carica di significati che illuminano la
collocazione del Marocco nel suo contesto: magrebino ed africano.
Questa tappa
storica era segnata dal coordinamento e dalla solidarietà tra i Capi della
Resistenza marocchina e il Fronte di liberazione nazionale algerino.
Infatti si è
deciso di fare del secondo anniversario della rivoluzione del 20 agosto,
l’occasione per estendere la rivoluzione a tutti i paesi del Maghreb; il che ha
dato luogo a sollevazioni popolari in diverse regioni del Marocco e
dell’Algeria.
Inoltre, la
Resistenza marocchina ha fornito sostegno materiale e morale alla Rivoluzione
algerina, esposta a una violenta campagna avviata contro di lei dalle forze
coloniali intenzionate ad annientarla ancor prima del compimento del suo primo
anniversario.
Questa
sollevazione e questa solidarietà hanno contribuito a ridare vita alla
Rivoluzione algerina.
Tanto e talmente
bene che, alla fine, i due Paesi hanno svolto un ruolo fondamentale nella
liberazione e nell’indipendenza dell’intero continente africano.
Oggi, viste le
circostanze che i popoli arabi e la regione del Maghreb attraversano, abbiamo
bisogno più che mai di questo spirito di solidarietà per poter raccogliere le
sfide comuni in materia di sviluppo e di sicurezza.
Aspiriamo,
dunque, a rinnovare questo impegno e questa sincera solidarietà che unisce da
sempre i popoli algerino e marocchino, allo scopo di continuare a operare
insieme, con sincerità e buona fede, per servire le cause magrebine e arabe e
per affrontare le sfide del continente africano.
Caro popolo,
I problemi che
affliggono i Paesi africani attualmente – in particolare: il sottosviluppo, la
povertà, l’emigrazione, le guerre e i conflitti; oltre alla tentazione, come
ultima spiaggia, di gettarsi tra le braccia di gruppi estremisti e terroristici
– sono altrettanti mali generati dalla politica disastrosa che il colonialismo
ha condotto per decenni.
Questo ha
saccheggiato le ricchezze del continente, ipotecato il potenziale e il futuro
dei suoi cittadini, ostacolato la sua marcia verso lo sviluppo e gettato i semi
della discordia tra i suoi Stati.
Ma nonostante i
grandi danni che il colonialismo ha causato, siamo convinti che l’Africa sia in
grado di garantire il proprio sviluppo e di cambiare essa stessa il proprio
destino, grazie alla forte determinazione dei suoi popoli, al loro potenziale
umano e alle loro risorse naturali.
Infatti, la
Nostra decisione per quanto riguarda la reintegrazione da parte del Marocco del
suo posto naturale all’interno della sua famiglia istituzionale continentale,
non è altro che l’illustrazione di questo impegno nell’andare avanti per far
prevalere le Cause che sono quelle dei suoi popoli.
Perché l’Africa,
per il Marocco, conte più dell’appartenenza geografica e dei legami storici.
Essa evoca, in realtà, sentimenti sinceri di affetto e di considerazione,
legami umani e spirituali profondi e relazioni di cooperazione proficua e di
solidarietà concreta. Essa è, dopo tutto, l’estensione naturale e la profondità
strategica del Marocco.
Questo legame
pluridimensionale fa sì che il Marocco sia nel cuore dell’Africa, e riservi
all’Africa un posto nel cuore dei Marocchini. Ed è per questo che l’abbiamo
posta al centro della politica estera del nostro Paese.
Siamo convinti
che l’interesse del Marocco sia anche l’interesse dell’Africa e che il suo
divenire non possa essere concepito senza di lei. Pensiamo che il progresso e
la stabilità o sono condivisi o non sono affatto.
Il Marocco dà
sempre ai popoli del suo continente, senza aspettare di ricevere una
contropartita. Il suo impegno per le Cause e le preoccupazioni dell’Africa non
è mai stato motivato da un desiderio di sfruttamento delle sue ricchezze e
delle risorse naturali, a differenza di ciò che si intende con il termine
“neocolonialismo”.
Se è naturale che
il Marocco tragga vantaggio dalla cooperazione con i suoi fratelli africani,
esso considera sempre indispensabile che tale processo sia reciproco.
Noi non
consideriamo l’Africa come un mercato per vendere e smerciare i prodotti
marocchini, o un contesto adatto a ottenere rapidi profitti; ma come uno spazio
d’azione comune per lo sviluppo della regione, a servizio del cittadino
africano.
È in questo
contesto che il Marocco, a fianco degli Stati africani, concorre alla
realizzazione di progetti di sviluppo umano e prestazioni sociali d’impatto
diretto sulla vita delle popolazioni della regione.
Così il Marocco
non si limita a esportare i medicinali, ma vuole costruire dei laboratori
farmaceutici ed edificare istituti e centri sanitari.
Inoltre realizza
infrastrutture e centri di formazione professionale e tecnica, così come dei
progetti che generano occupazione e reddito stabile, come i villaggi di
pescatori. Supporta inoltre i piccoli agricoltori e promuove la conservazione
degli ecosistemi.
La prova migliore
è la realizzazione del progetto di protezione e di valorizzazione della Baia di
Cocody ad Abidjan, come parte di un modello originale di cooperazione tra le
imprese pubbliche coinvolte, in Marocco e Costa d’Avorio, con l’adesione attiva
del settore privato in entrambi i Paesi.
Questa visione
solidale integrata che disciplina le relazioni del Marocco con i suoi fratelli
in Africa richiede a tutti gli attori a cui abbiamo aperto la possibilità di
inserirsi in questo percorso che si assumano le loro responsabilità e che
onorino i loro impegni per mantenere intatta la credibilità del Marocco.
L’Africa, per
noi, non è un obiettivo; è piuttosto una vocazione al servizio del cittadino
africano, ovunque si trovi.
L’interesse che
abbiamo per il miglioramento delle condizioni di vita nel nostro Paese, è
rivolto ugualmente ai migranti africani in Marocco, contrariamente a quanto
essi sopportano in molte regioni del mondo.
Caro popolo,
Il Marocco è tra
i primi Paesi del Sud ad aver adottato una politica solidale autentica per
accogliere i migranti sub-sahariani, secondo un approccio umano integrato, che
protegge i loro diritti e preserva la loro dignità.
Per attuare
questa politica, il nostro Paese, senza condiscendenza né arroganza né
denigrazione né discriminazione, ha proceduto alla regolarizzazione dei
migranti, conformemente a criteri ragionevoli ed equi, creando per loro le
condizioni appropriate per stabilirsi, lavorare e vivere con dignità nella
società.
Questo non ha
niente di sorprendente se si considera l’accoglienza riservata dai Marocchini
ai loro ospiti.
In effetti, le
qualità dell’ospitalità, della gentilezza e della cordialità, sono radicate
nella nostra cultura e nelle nostre tradizioni secolari.
Naturalmente, i
nostri fratelli africani incontrano qualche difficoltà in Marocco, ma non sono
legate al colore della loro pelle, né alla nazionalità, né allo status di
migranti.
Peraltro essi
godono degli stessi diritti.
Notiamo con
grande considerazione e soddisfazione quel che rende questi immigrati
particolari: una buona morale e una buona condotta verso gli altri, il
desiderio di lavorare, il rispetto della legge, dei valori e delle costanti
sacre dei Marocchini.
Tengo a ribadire
che noi non facciamo altro che adempiere al nostro dovere nei confronti di
questa categoria, considerato che si tratta di persone che hanno rischiato la
vita ed abbandonato le loro famiglie e il loro Paese a causa di condizioni
d’insicurezza.
Questa politica
umanitaria ha reso possibile al nostro Paese copresiedere, insieme alla
Germania, il Forum mondiale per la migrazione e lo sviluppo nel 2017 e 2018.
Il Marocco ha
respinto, per diverso tempo, i metodi utilizzati da alcuni per il trattamento
delle questioni legate alla migrazione; metodi che, d’altra parte, si sono
rivelati inefficaci. In compenso, esso è orgoglioso dell’azione che conduce nel
settore dell’accoglienza e dell’integrazione degli immigrati. E non metterà in
discussione questo approccio pratico e umanitario.
Quanto a coloro
che lo criticano, questi farebbero meglio, prima di attaccar briga, a offrire
agli immigrati anche solo una minima parte di ciò che abbiamo realizzato in
questo settore.
Ci rammarichiamo
delle derive che hanno segnato la gestione delle questioni relative alla
migrazione nello spazio mediterraneo, trascurando tutta la politica reale di
inserimento degli immigrati.
Ciò che viene
loro offerto, al massimo, sono opportunità di lavoro soggette a condizioni
redibitorie, difficili da rispettare per molti di loro.
Caro popolo,
Tutto il mondo
parla della questione migratoria e delle tragedie umane subite dagli immigrati.
Questa situazione
continua a peggiorare a causa della diffusione del fenomeno dell’estremismo e
del terrorismo e del tentativo di ricollegarlo, a torto o a ragione, agli
immigrati, soprattutto in Europa.
In questo
contesto, incoraggio i Marocchini residenti all’estero a restare attaccati ai
valori della loro religione e alle loro tradizioni secolari dinnanzi a tale
fenomeno che è estraneo a loro.
Li esorto anche a
preservare la buona reputazione per cui sono noti, ad armarsi di pazienza
dinnanzi a questa difficile congiuntura, a unirsi e a essere sempre in prima linea
tra i difensori della pace, della concordia e del vivere-insieme nei loro
rispettivi Paesi di residenza.
Valutiamo le
difficoltà che incontrano a causa della perversione dell’immagine dell’Islam e
degli attentati terroristici che sono costati la vita a molti di loro.
Inoltre subiscono
in pieno le reazioni di alcuni e le accuse da questi mosse in ragione
della loro confessione.
Naturalmente,
condanniamo con forza l’uccisione di innocenti e siamo convinti che l’omicidio
di un prete è un atto illecito secondo la legge divina, e che la sua uccisione
all’interno di una chiesa è una follia imperdonabile. Perché è un essere umano
e un uomo di religione, anche se non è un musulmano.
Inoltre, l’Islam
ha raccomandato di trattare bene l’ “Ahl al-Kitab” (“Gente del Libro”), come
dimostrano i seguenti versetti: “Noi non facciamo distinzione tra i Suoi
Messaggeri” e “L’uomo buono è quello che crede in Dio, nell’Ultimo Giorno,
negli angeli e nei profeti”.
I terroristi che
agiscono in nome dell’Islam non sono musulmani e non hanno alcun legame con
l’Islam se non l’alibi di cui si avvalgono per giustificare i loro crimini e la
loro pazzia.
Si tratta di
individui smarriti condannati all’inferno per sempre.
L’ignoranza li
incoraggia a credere che le loro azioni rientrino nel Jihad. Ma da quando in
qua il Jihad prevede di uccidere persone innocenti? L’Altissimo ha detto: “Non
siate trasgressori; Dio non ama i trasgressori”.
È concepibile che
Dio, il Compassionevole, il Misericordioso, possa ordinare a un individuo di
farsi esplodere o di uccidere degli innocenti? Eppure l’Islam, come è ben noto,
non autorizza alcuna forma di suicidio, per nessun motivo, come evidenziato nel
versetto che recita: “Chi ha ucciso un uomo che non ha ucciso, o che non ha
commesso violenza sulla terra, è considerato come se avesse ucciso tutti gli
esseri umani”.
L’Islam è una
religione di pace, come indicato nel Sacro Corano: “Oh voi che credete, entrate
tutti nella pace”.
Nell’Islam, il
Jihad è soggetto a condizioni rigorose, compreso il fatto che esso non è
concepibile se non per necessità di auto-difesa, e non per commettere un
omicidio o un’aggressione, poiché attentare alla vita in nome del Jihad è un
atto illegale.
Tra le condizioni
della sua validità, vi è anche il fatto che la chiamata al Jihad è compito
della “Commanderie des Croyants” e non può provenire da nessun individuo né
gruppo.
Coloro che
incitano all’omicidio e all’aggressione, che indebitamente escludono le persone
e che fanno del Corano e della Sunna una lettura conforme ai loro interessi,
non fanno che diffondere delle menzogne in nome di Dio e del Profeta.
È questa la vera
miscredenza, come dimostra la parola di Dio che dice: “Chi è più ingiusto di
colui che mente su Dio e di colui che nega la Verità, quando essa li raggiunge?
Non vi è forse nella Geenna un posto riservato ai miscredenti?”, e lo conferma
l’Hadith del Nostro Antenato, il Profeta, preghiera e salvezza su di lui: “Colui
che mente deliberatamente su di me, si prepari ad occupare il suo posto
nell’Inferno”.
Inoltre, essi
strumentalizzano alcuni giovani musulmani, in particolare in Europa, e
sfruttano la loro ignoranza della lingua araba e del vero Islam per trasmettere
i loro messaggi errati e le loro promesse traviate.
La ragione
ammette forse che il Jihad venga premiato dalla possibilità di godere di un
certo numero di huri? Il buon senso ammette forse che chi ascolta la musica sia
destinato a essere inghiottito nelle viscere della Terra, e molte altre
mistificazioni?
I terroristi e i
radicali compiono di tutto per portare i giovani a unirsi a loro e a combattere
le società imbevute dei valori di libertà, apertura e tolleranza.
Inoltre, molti
gruppi e organismi islamici ritengono di disporre di un sistema di riferimento
tratto dalla religione e di rappresentare, perciò, il vero Islam, il che
significa che non è così per gli altri. Ma in realtà essi sono ben lontani
dall’Islam e dai suoi valori di tolleranza.
Questo
atteggiamento favorisce la diffusione dell’ideologia estremista, di esclusione
e terroristica. Poiché gli apologeti del
terrorismo pensano che sia la strada che conduce al’Islam autentico.
Inoltre, sta a
questi misurare la parte di responsabilità che spetta loro nei crimini e nelle
tragedie umane che sono causati in nome dell’Islam.
Siamo tutti
interessati. Chiunque pensa o crede in quello che dico è un potenziale
bersaglio per il terrorismo, che ha già colpito il Marocco, poi l’Europa e
diverse regioni del mondo.
Di fronte alla
proliferazione degli oscurantismi diffusisi in nome della religione, tutti,
musulmani, cristiani ed ebrei, devono erigere un fronte comune per contrastare
il fanatismo, l’odio e il ripiegamento su se stessi sotto tutte le forme.
La Storia
dell’umanità è la prova migliore del fatto che il progresso non può realizzarsi
in qualsiasi società afflitta dall’estremismo e dall’odio, che insieme
costituiscono il principale fattore di insicurezza e instabilità.
Inoltre, la
civiltà umana è ricca di modelli di successo che confermano che l’interazione e
la coesistenza interreligiosa generano società civilizzate aperte, dove regnano
affetto e concordia, benessere e prosperità.
Lo testimoniano
le civiltà islamiche, in particolare quelle di Baghdad e di Al-Andalous, che
sono state tra le civiltà umane più avanzate e più aperte.
Caro popolo,
Le risposte
nazionali fornite dal Marocco su molte questioni complesse, regionali e
internazionali, come lo sviluppo, le migrazioni e la lotta al terrorismo, sono
in linea con il suo fermo impegno al servizio dei popoli dell’Africa.
Ciò non è
sorprendente dal momento che il Marocco è sempre stato in prima linea tra i
sostenitori dell’emancipazione del nostro continente. In questo, camminiamo
sulle orme dei Nostri Antenati che, precursori nell’avere fede nell’Africa,
hanno lavorato sinceramente per l’unità, per l’apertura e per il progresso dei
suoi popoli. In tale occasione il nostro pensiero pieno di raccoglimento e di
deferenza va alla memoria immacolata degli eroi della gloriosa Rivoluzione del
Re e del Popolo, i Nostri Nonno e Padre venerati, Sua Maestà il Re Mohammed V e
Sua Maestà il Re Hassan II, che Dio benedica le loro tombe, e la memoria di
tutti i valorosi martiri della Patria.
Wassalamou alaikoum warahmatoullahi wabarakatouh”.
20 agosto 2016
Traduzione non
ufficiale