venerdì 19 giugno 2015

RACMI in Giornata mondiale del rifugiato: Algeria è responsabile di tutte le negazioni dei diritti del rifugiato a Tindouf

All’occasione della Giornata mondiale del rifugiato, 20 giugno, la Rete delle Associazioni della Comunità Marocchina in Italia (RACMI) dedica questa nota alla situazione incettabile nei campi di Tindouf in Algeria, mondialmente condannata. All’impotenza di chi ha il dovere di protezione dei rifugiati ovvero dell’Alto Commissariato dell’ONU dei Rifugiati (HCR). E all’aberrazione dell’Algeria che concede armi bellicose ai separatisti Polisario ma riduce alla fame l’intera popolazione dei campi.
La situazione delle persone che si trovano in questi campi, definiti “carcere a cielo aperto”, è irregolare secondo il Diritto internazionale umanitario. La presa in ostaggio di popolazione intera, uomini, donne e bambini per scopo politico; la persistenza di questa situazione da quaranta anni; il carattere militare e l’arruolamento del Bambino soldato; le deviazioni degli aiuti umanitari internazionali; la tratta delle persone; e peggio ancora l’essenza di cifre esatte sul numero delle persone che vivono in questi campi, sono elementi che conferiscono a tale situazione un carattere fuori norma nel mondo.
Se, in generale, la situazione dei diritti dell’uomo sta tra zona di non-diritto e territorio d’eccezione in quanto è assente il quadro giuridico della popolazione, oltre alla localizzazione geografica sul territorio algerino, coniugata con la presunta gestione di fatto dall’organizzazione separatista Polisario è dunque doppiamente inaccettabile. Dal fatto che non si accorda una “delega” di sovranità e quindi la responsabilità da parte di uno Stato ad una organizzazione militare non-statale (Polisario). Proprio questa assurdità scelta algerina che ha portato all’assenza della protezione alla popolazione da parte dell’HCR.
Quanto alla situazione individuale dei diritti dell’Uomo in questa zona, la violazione è quotidianamente sistematica di tutti i diritti fondamentali senza aver alcun mezzo al ricorso giuridico. Niente libertà di circolazione, è vietato abbandonare i campi controllati 24/24h, presenza di una infinità di blocchi di controllo tra i campi per evitare ogni tentativo di fuga … Niente libertà d’associazione o espressione. Niente diritto all’istruzione e alla scolarizzazione nelle scuole algerine, i bambini si trovano spesso inviati nei paesi lontani, come Cuba, senza il consenso dei loro parenti.  Niente diritto di lavoro in Algeria. Niente diritto di scegliere la residenza o domicilio fuori i campi. La popolazione dei campi è dipendente al cento per cento dagli aiuti umanitari internazionali, i cui le organizzate deviazioni da parte di algerini e del Polisario, sono ben note e confermate dai rapporti del PAM, HCR, OLAF e l’UE.
Questa drammatica situazione ha una responsabilità precisa: Algeria. Paese di “accoglienza” che rifiuta di applicare le sue obbligazioni relative al diritto internazionale della protezione dei rifugiati di Tindouf, rifiuta tutti gli appelli del HCR e tutte le raccomandazioni del Consiglio di Sicurezza dell’ONU per il censimento e la registrazione. Ovviamente, dietro le negazioni dei diritti di queste persone oltre a povertà, malattie, isolamento dal mondo, ci sono interessi egemonici, politici ed economici algerini.
Quindi, visto il diritto internazionale legittima l’ingerenza per proteggere i rifugiati, e in difesa e in solidarietà con la popolazione nei campi di Tindouf, RACMI condanna la politica algerina e lancia appello pressante e urgente alle istituzioni italiane locali e nazionali, l’ONU, l’UE, le ONG internazionali dei diritti umani, l’opinione pubblica nazionale ed internazionale e alla mass media di fare pressione sull’Algeria per permettere ai rifugiati saharawi sul suo territorio di godere di tutti i diritti garantiti dalle Convenzioni internazionali relative ai rifugiati, alle quali Algeria ha aderito, in particolare il diritto di essere censiti ed immatricolati presso HCR, la libertà di circolazione e la possibilità d’accedere ad un lavoro dignitoso. E chiede alle Istituzioni europee e italiane, per affrontare le deviazioni, di attuare meccanismi per garantire l’arrivo degli aiuti umanitari ai loro beneficiari nei campi.


19 giugno 2015

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