All’occasione della Giornata mondiale del rifugiato, 20 giugno, la Rete
delle Associazioni della Comunità Marocchina in Italia (RACMI) dedica questa
nota alla situazione incettabile nei campi di Tindouf in Algeria, mondialmente
condannata. All’impotenza di chi ha il dovere di protezione dei rifugiati
ovvero dell’Alto Commissariato dell’ONU dei Rifugiati (HCR). E all’aberrazione
dell’Algeria che concede armi bellicose ai separatisti Polisario ma riduce alla
fame l’intera popolazione dei campi.
La situazione delle persone che si trovano in questi campi, definiti
“carcere a cielo aperto”, è irregolare secondo il Diritto internazionale
umanitario. La presa in ostaggio di popolazione intera, uomini, donne e bambini
per scopo politico; la persistenza di questa situazione da quaranta anni; il
carattere militare e l’arruolamento del Bambino soldato; le deviazioni degli
aiuti umanitari internazionali; la tratta delle persone; e peggio ancora
l’essenza di cifre esatte sul numero delle persone che vivono in questi campi,
sono elementi che conferiscono a tale situazione un carattere fuori norma nel
mondo.
Se, in generale, la situazione dei diritti dell’uomo sta tra zona di
non-diritto e territorio d’eccezione in quanto è assente il quadro giuridico
della popolazione, oltre alla localizzazione geografica sul territorio
algerino, coniugata con la presunta gestione di fatto dall’organizzazione
separatista Polisario è dunque doppiamente inaccettabile. Dal fatto che non si
accorda una “delega” di sovranità e quindi la responsabilità da parte di uno
Stato ad una organizzazione militare non-statale (Polisario). Proprio questa
assurdità scelta algerina che ha portato all’assenza della protezione alla
popolazione da parte dell’HCR.
Quanto alla situazione individuale dei diritti dell’Uomo in questa zona,
la violazione è quotidianamente sistematica di tutti i diritti fondamentali
senza aver alcun mezzo al ricorso giuridico. Niente libertà di circolazione, è
vietato abbandonare i campi controllati 24/24h, presenza di una infinità di blocchi
di controllo tra i campi per evitare ogni tentativo di fuga … Niente libertà
d’associazione o espressione. Niente diritto all’istruzione e alla
scolarizzazione nelle scuole algerine, i bambini si trovano spesso inviati nei
paesi lontani, come Cuba, senza il consenso dei loro parenti. Niente diritto di lavoro in Algeria. Niente
diritto di scegliere la residenza o domicilio fuori i campi. La popolazione dei
campi è dipendente al cento per cento dagli aiuti umanitari internazionali, i
cui le organizzate deviazioni da parte di algerini e del Polisario, sono ben
note e confermate dai rapporti del PAM, HCR, OLAF e l’UE.
Questa drammatica situazione ha una responsabilità precisa: Algeria.
Paese di “accoglienza” che rifiuta di applicare le sue obbligazioni relative al
diritto internazionale della protezione dei rifugiati di Tindouf, rifiuta tutti
gli appelli del HCR e tutte le raccomandazioni del Consiglio di Sicurezza
dell’ONU per il censimento e la registrazione. Ovviamente, dietro le negazioni
dei diritti di queste persone oltre a povertà, malattie, isolamento dal mondo,
ci sono interessi egemonici, politici ed economici algerini.
Quindi, visto il diritto internazionale legittima l’ingerenza per
proteggere i rifugiati, e in difesa e in solidarietà con la popolazione nei
campi di Tindouf, RACMI condanna la politica algerina e lancia appello
pressante e urgente alle istituzioni italiane locali e nazionali, l’ONU, l’UE,
le ONG internazionali dei diritti umani, l’opinione pubblica nazionale ed
internazionale e alla mass media di fare pressione sull’Algeria per permettere
ai rifugiati saharawi sul suo territorio di godere di tutti i diritti garantiti
dalle Convenzioni internazionali relative ai rifugiati, alle quali Algeria ha
aderito, in particolare il diritto di essere censiti ed immatricolati presso
HCR, la libertà di circolazione e la possibilità d’accedere ad un lavoro
dignitoso. E chiede alle Istituzioni europee e italiane, per affrontare le
deviazioni, di attuare meccanismi per garantire l’arrivo degli aiuti umanitari
ai loro beneficiari nei campi.
19 giugno 2015
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