Nota sul rapimento di tre volontari, l’Italiana Rossella Urro e due
spagnoli avvenuto 22 ottobre 2011 in Algeria: Ambiguità e sconforto
Yassine Belkassem*
Rinnovando
la condanna al vile rapimento di tre
volontari, l’Italiana Rossella Urro e due
spagnoli, avvenuto il 22 ottobre 2011 in Algeria,
chiedendo la liberazione immediata degli ostaggi e rinnovando altresì la
solidarietà e la vicinanza alle vittime e ai loro familiari. Ma la facilità dell’esecuzione del rapimento e la
reazione tardiva delle autorità competenti impongono numerosi interrogativi. Credo che sia prioritario di
sapere dove, come e perché è avvenuto questa operazione terrorista.
Luogo
di rapimento. È accaduto nei campi dei “rifugiati” che si trovano a Tindouf in
Algeria, una zona altamente sorvegliata in ragione che vi si trovano le più
grandi basi militari algerine, i depositi delle armi e munizioni e gli alloggi
di tutti i dirigenti del “Polisario“ (“Polisario“ organizzazione armata basata
a Tindouf, creata e sostenuta dall’Algeria e Gheddafi, chiede di separarsi dal
Marocco).
La zona è
sottoposta a una rete di sicurezza algerina che controlla ogni movimento dei
miliziani stessi e di tutto ciò che accade dentro e fuori i campi.
L’alloggio dei volontari
si trova a Rabouni a 500 metri dalla residenza dei visitatori europei e a meno
di 900 metri dal Segretariato generale (La sede di Mohammed Abdelaziz capo del “Polisario”)
e a circa 1500 metri dal cosiddetto “Ministero della difesa”.
Nello stesso
giorno del rapimento si è svolta una larga riunione (civili e miliziani) della
Direzione generale del “Polisario“ fino alle ore 20.00 (900 metri dalla residenza dei volontari).
Perché i
terroristi hanno scelto i volontari europei? I volontari disturbano? I volontari controllano che gli aiuti umanitari
arrivino ad ogni campo e ne verificano la distribuzione in funzione di norme e
criteri specifici. Per evitare ogni probabile manipolazione di tali aiuti
umanitari, essi stessi acquistano tutti i prodotti dal mercato di Tindouf.
La presenza dei volontari
disturba i dirigenti del “Polisario“ che dirottano e rubano facilmente gli
aiuti umanitari prima ancora di mostrarli ai volontari per la verifica.
Il lungo soggiorno
dei volontari e il loro continuo spostamento all’interno dei campi per il loro
controllo dell’acquisto e della distribuzione ha dato l’opportunità di iniziare
un processo di scoprire il numero esatto della popolazione nei campi, “segreto”
che l’Algeria ed i dirigenti del “Polisario“ non permettano mai a nessuno di
conoscerlo, malgrado le raccomandazioni del Consiglio di Sicurezza dell’ONU,
dell’ACNUR e delle ONG internazionali per organizzare un censimento.
Per questa
ragione alcuni dirigenti del “Polisario“ desiderano liberarsi dei volontari e
riaffidare la funzione di acquisto e distribuzione al “Polisario“ e per
mantenere il “segreto”.
Ancora
oscurità nella “zona grigia”: Il rapimento si
evidenzia impossibile senza la complicità interna di elementi del “Polisario” e
dell’Algeria, che sapevano precisamente dove si trovavano gli europei, i posti di blocco, le basi militari algerine, le
strade …
Un Flash back
doveroso, nel 1984 l’organizzazione separatista “Polisario“ ha avviato un
assalto per deportare numerose famiglie
arabe di beduini dal nord del Mali (Barabiche), per aumentare il numero degli
abitanti dei campi e moltiplicare le unità militari. Questo assalto ha lasciato
cicatrici indimenticabili e profonde nelle famiglie e nelle tribù del nord del
Mali. Per questo i maliani hanno una certa ostilità verso “Polisario“.
I problemi tra i
ranghi del “Polisario“ sono aumentati dopo la fine della guerra fredda e ultimamente
dopo la Primavera araba; tutta l’attenzione si concentrata sulla vita
quotidiana e la ripartizione equa degli aiuti umanitari che costituiscono la
sola fonte di arricchimento dei leader del “Polisario“. Per affrontare questa
situazione, la direzione separatista ha incoraggiato l’immigrazione verso la Spagna
per “svuotare” i campi dagli “indesiderati”, e ha chiuso l’occhio sulle gang
del contrabbando, che hanno trovato nei campi una base sicura e ideale per rifugiarsi
dagli inseguimenti delle autorità algerine e mauritane.
La responsabilità, in primo luogo, è algerina,
semplicemente perché il rapimento è avvenuto proprio in questo paese,
roccaforte dell’AQMI, con grave difficoltà di controllare le proprie frontiere con il mediterraneo, Marocco,
Mauritania, Mali, Niger, Libia, Tunisia. Per affrontare la questione della
sicurezza nei campi ha affidato il controllo al “Polisario“. Ma invece di
impegnarsi in questo mandato questo ultimo si è limitato ad affrontare le sfide
della sua esistenza nei campi sulle spalle della sicurezza del paese ospitante.
Il meccanismo di sicurezza non funziona per niente e l’inseguimento iniziato
solo ore dopo il rapimento quando i terroristi erano già al sicuro.
Certamente la
situazione di anarchia nei campi ha creato le condizioni che permettono ai
terroristi di commettere il loro crimine.
Le
raccomandazioni italiane, marocchine e francesi: Le
cancellerie delle ambasciate italiane, marocchine e francesi avevano già
rilevato il pericolo che regna nei campi, ma invece di prendere in serio le
preoccupazioni straniere, i separatisti criticano fino ad accusare Marocco e
Francia di diffondere false notizie di probabile attentato terroristico contro
gli occidentali a Tindouf.
La Farnesina
ha raccomandato in modo assoluto di sospendere i viaggi nei campi di Tindouf per
evitare il pericolo del terrorismo e dell’insicurezza. Non è la prima volta che
le autorità italiane, già tre anni fa le cancellerie dell’Ambasciata italiana ad
Algeri hanno avvisato la Regione Toscana di questo pericolo.
La
Comunità Internazionale deve agire con urgenza: La
Comunità internazionale è chiamata, con urgenza, di misurare il pericolo che
rappresentano oggi i miliziani dei separatisti, non solo per i saharawi trattenuti
nei campi e che non hanno come sempre, né la libertà di circolazione, né la
libertà di espressione, e nemmeno il diritto di essere censiti come esige
urgentemente l’Alto Commissariato dei Rifugiati dell’ONU, ma anche di misurare
la loro minaccia diretta che pesa sulla stabilità dei paesi del Maghreb, del
Sahel e dell’Europa.
È
prioritario arrestare e processare i colpevoli davanti ad un Tribunale italiano
o spagnolo: È pressante e prioritario che la Comunità
internazionale deve agire rapidamente e far pressione sull’Algeria per
garantire la sicurezza degli stranieri in Algeria, affinché gli attentati terroristici non si ripetano
mai e, affinché non sentiamo più che un volontario umanitario è stato rapito a
Tindouf. Nello stesso modo deve agire per l’immediata
liberazione degli ostaggi, arrestare e processare i colpevoli davanti ad un
Tribunale in Italia o in Spagna.
Siena 12 marzo 2012
*Coordinatore nazionale della Rete delle
associazioni della comunità marocchina in Italia
Segretario
generale della Federazione Africana in Toscana