Un comunicato stampa è stato
pubblicato, il 10 gennaio 2018, dalla Corte di Giustizia dell'Unione Europea
(CGUE), sulle conclusioni del suo avvocato generale Melchior Wathelet, nel
rinvio pregiudiziale che riguarda l'Accordo sulla pesca tra il Marocco e
l'Unione europea. Infatti, l’avvocato generale pretende che “l’accordo di pesca
concluso tra l’UE e il Marocco è invalido per il fatto di essere applicabile al
Sahara”.
Da osservare subito che dai termini del comunicato,
l’avvocato della Corte, Melchior Wathelet, ha emesso conclusioni che,
dal loro semplicismo ed la loro estrema radicalità, sono fondamentalmente
incompatibili con la ricchezza e la profondità delle relazioni tra il Marocco e
l'UE, incompatibili con la specificità della questione di Sahara e le prove
giuridiche e politiche.
Le conclusioni di Wathelet stupiscono con la loro
parzialità, gli argomenti di legalismo dichiarati nascondono male la loro pura natura
politica e rivelano un'ignoranza profonda dei fatti e una ignoranza ovvia del
diritto internazionale. È da precisare che le sue conclusioni sono individuali,
espresse in fase preliminare della procedura (se ci sarà) e non rappresentano
la posizione dei giudici della Corte e nemmeno il verdetto finale della Corte,
che sarà reso soltanto in fine di procedura.
Ma, se tali conclusioni sono un non-evento dal punto
di vista giuridico, sono davvero una fonte d'interrogazione dal punto di vista
politico, poiché, fanno sospettare che la questione politica è ben motivata nei
contenuti apparsi. Questo sospetto è più che giustificato da quanto questo stesso
avvocato aveva emesso, nel settembre 2016, conclusioni politiche sull'Accordo
agricolo Unione Europea - Marocco; conclusioni che sono state confutate dai
giudici della Corte nel loro verdetto finale che aveva concluso alla legalità
accordi tra il Marco e l'UE e alla non-ricevibilità dei ricorsi dei separatisti
del “Polisario”, peggio ancora, aveva condannato il “Polisario” per pagare le
spesse al tribunale europeo.
Da considerare, che è importante rilevare che il
governo marocchino non ha reagito o commentato le opinioni dell’avvocato, ciò dà
prova che il Marocco si sente fiducioso dei suoi diritti, sereno nella sua
legittimità e forte dell'unità nazionale attorno alla sua Sacra Causa ovvero Sahara
marocchino. Il silenzio ufficiale marocchino si spiega, inoltre, con il fatto che
il Marocco non è parte nel dossier e, dunque, rimane estraneo dalla procedura
aperta dinanzi alla CJUE e non si considera legato dalle conclusioni
dell’avvocato.
Ma ogni osservatore informato non possa che respingere
queste conclusioni, attraverso le quali l’avvocato del CJUE si è arrogato il
diritto di prendere parte su questioni strettamente politiche.
Per non dimenticare che le relazioni tra il Marocco e
l'UE hanno dimostrato la loro forza, la loro ricchezza e la loro resilienza.
L'Accordo sulla pesca che è uno fra altri elementi di un partenariato diversificato
tra le due parti, non è stato mai richiesto dal Marocco, infatti, è stato
l'Unione europea a richiederlo e ha insistito sul suo rinnovo che dovrebbe
essere nei mesi prossimi. Di concreto, tre giorni fa, la Commissione Europea ha
chiesto ufficialmente di rinnovare l'Accordo sulla pesca, prima della sua scadenza
a luglio. Allo stesso modo, la Commissione Europea ha dimostrato pubblicamente,
in una relazione ufficiale recente, basata su studi in Sahara, che l'Accordo
sulla pesca produce vantaggi socioeconomici sostanziali per le popolazioni e
contribuisce, pertanto, allo sviluppo.
Se le conclusioni dell’avvocato suonano male nel
discorso generale dell'Unione europea in confronto al Marocco, però indicano che
una molteplicità sconcertante di alcuni intervenuti e voci nell'UE metterebbero
fragile la coerenza delle posizioni dell'Europa e compromettono le basi del
partenariato compatto ed affidabile che l'UE ed il Marocco auspicano.
A seguire la logica contestabile dell’avvocato, uno
Stato che “non avrebbe diritti” su una parte del suo territorio, non vi avrebbe
neppure responsabilità! Questa logica, però, non regge, è smentita ogni giorno
dall'UE stessa, per esempio, con chi l'Europa coopera quando si tratta di
arginare la minaccia terroristica? Con chi l'Europa lavora nella lotta contro
l'immigrazione irregolare? Su chi l'Europa conta quando si tratta di preservare
la pace e la stabilità? Verso chi l'Europa si rivolge, certamente verso il
Marocco.
Sia il Marocco che l'UE, devono stare sereni ma
prudenti, di fronte ai tentativi ripetitivi di compromettere le basi delle loro
relazioni e mettere in pericolo l'affidabilità del loro partenariato. Pur
denunciando le incoerenze e il doppio linguaggio di alcuni protagonisti
europei, che si assumano la piena responsabilità delle loro azioni, occorre
salutare la posizione delle Istituzioni e Stati membri dell'UE che hanno
ribadito il loro attaccamento al partenariato multidimensionale con il Marocco.
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