venerdì 12 gennaio 2018

Il Governo marocchino non risponde all’opinione dell’avvocato della Corte di Giustizia dell’UE sull’accordo bilaterale di pesca

Un comunicato stampa è stato pubblicato, il 10 gennaio 2018, dalla Corte di Giustizia dell'Unione Europea (CGUE), sulle conclusioni del suo avvocato generale Melchior Wathelet, nel rinvio pregiudiziale che riguarda l'Accordo sulla pesca tra il Marocco e l'Unione europea. Infatti, l’avvocato generale pretende che “l’accordo di pesca concluso tra l’UE e il Marocco è invalido per il fatto di essere applicabile al Sahara”.
Da osservare subito che dai termini del comunicato, l’avvocato della Corte, Melchior Wathelet, ha emesso conclusioni che, dal loro semplicismo ed la loro estrema radicalità, sono fondamentalmente incompatibili con la ricchezza e la profondità delle relazioni tra il Marocco e l'UE, incompatibili con la specificità della questione di Sahara e le prove giuridiche e politiche.
Le conclusioni di Wathelet stupiscono con la loro parzialità, gli argomenti di legalismo dichiarati nascondono male la loro pura natura politica e rivelano un'ignoranza profonda dei fatti e una ignoranza ovvia del diritto internazionale. È da precisare che le sue conclusioni sono individuali, espresse in fase preliminare della procedura (se ci sarà) e non rappresentano la posizione dei giudici della Corte e nemmeno il verdetto finale della Corte, che sarà reso soltanto in fine di procedura.
Ma, se tali conclusioni sono un non-evento dal punto di vista giuridico, sono davvero una fonte d'interrogazione dal punto di vista politico, poiché, fanno sospettare che la questione politica è ben motivata nei contenuti apparsi. Questo sospetto è più che giustificato da quanto questo stesso avvocato aveva emesso, nel settembre 2016, conclusioni politiche sull'Accordo agricolo Unione Europea - Marocco; conclusioni che sono state confutate dai giudici della Corte nel loro verdetto finale che aveva concluso alla legalità accordi tra il Marco e l'UE e alla non-ricevibilità dei ricorsi dei separatisti del “Polisario”, peggio ancora, aveva condannato il “Polisario” per pagare le spesse al tribunale europeo.
Da considerare, che è importante rilevare che il governo marocchino non ha reagito o commentato le opinioni dell’avvocato, ciò dà prova che il Marocco si sente fiducioso dei suoi diritti, sereno nella sua legittimità e forte dell'unità nazionale attorno alla sua Sacra Causa ovvero Sahara marocchino. Il silenzio ufficiale marocchino si spiega, inoltre, con il fatto che il Marocco non è parte nel dossier e, dunque, rimane estraneo dalla procedura aperta dinanzi alla CJUE e non si considera legato dalle conclusioni dell’avvocato.
Ma ogni osservatore informato non possa che respingere queste conclusioni, attraverso le quali l’avvocato del CJUE si è arrogato il diritto di prendere parte su questioni strettamente politiche.
Per non dimenticare che le relazioni tra il Marocco e l'UE hanno dimostrato la loro forza, la loro ricchezza e la loro resilienza. L'Accordo sulla pesca che è uno fra altri elementi di un partenariato diversificato tra le due parti, non è stato mai richiesto dal Marocco, infatti, è stato l'Unione europea a richiederlo e ha insistito sul suo rinnovo che dovrebbe essere nei mesi prossimi. Di concreto, tre giorni fa, la Commissione Europea ha chiesto ufficialmente di rinnovare l'Accordo sulla pesca, prima della sua scadenza a luglio. Allo stesso modo, la Commissione Europea ha dimostrato pubblicamente, in una relazione ufficiale recente, basata su studi in Sahara, che l'Accordo sulla pesca produce vantaggi socioeconomici sostanziali per le popolazioni e contribuisce, pertanto, allo sviluppo.
Se le conclusioni dell’avvocato suonano male nel discorso generale dell'Unione europea in confronto al Marocco, però indicano che una molteplicità sconcertante di alcuni intervenuti e voci nell'UE metterebbero fragile la coerenza delle posizioni dell'Europa e compromettono le basi del partenariato compatto ed affidabile che l'UE ed il Marocco auspicano.
A seguire la logica contestabile dell’avvocato, uno Stato che “non avrebbe diritti” su una parte del suo territorio, non vi avrebbe neppure responsabilità! Questa logica, però, non regge, è smentita ogni giorno dall'UE stessa, per esempio, con chi l'Europa coopera quando si tratta di arginare la minaccia terroristica? Con chi l'Europa lavora nella lotta contro l'immigrazione irregolare? Su chi l'Europa conta quando si tratta di preservare la pace e la stabilità? Verso chi l'Europa si rivolge, certamente verso il Marocco.
Sia il Marocco che l'UE, devono stare sereni ma prudenti, di fronte ai tentativi ripetitivi di compromettere le basi delle loro relazioni e mettere in pericolo l'affidabilità del loro partenariato. Pur denunciando le incoerenze e il doppio linguaggio di alcuni protagonisti europei, che si assumano la piena responsabilità delle loro azioni, occorre salutare la posizione delle Istituzioni e Stati membri dell'UE che hanno ribadito il loro attaccamento al partenariato multidimensionale con il Marocco.


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