È morto il 31 maggio in America il
marocchino denominato Ahmatou Oueld Khlili Oueld Mohamed Bachir, alias “Mohamed
Abdelaziz”, classe 1947, originario di Marrakech, per 41 anni capo del gruppo
Polisario a Tindouf.
La sua
attività durante questi anni a capo del Polisario è stata caratterizzata di
essere sostenuto e armato dal Gheddafi e dall’Algeria per tentare di
destabilizzare Marocco, e da Fidel Castro per motivi ideologici.
Il suo movimento è reso responsabile
di una lista lunghissima di crimini contro l’umanità, reclutamento di Bambino
Soldato, sequestro di persone, tortura, deviazione e ruberia degli aiuti
umanitari internazionali con mobiliari personali in Algeria e Spagna,
sparizione forzata delle persone, terrorismo in Africa e in Spagna e la complicità
con le bande della criminalità organizzata e terroristiche (AQMI, MUJAO, Omar
Saharawi, Al Mourabitoune, Stato islamico in Sahara).
La sua
morte è insignificante, tantoché dalla creazione del gruppo Polisario in
Algeria non c’era mai stata una sua indipendenza o autonomia dal diktat e
dall’indirizzo politico algerino, non comandava, infatti, per niente.
Certamente, la sua morte non è un
evento da un punto di vista politico, e priva di ogni impatto sulla questione
di Sahara. Ma, come per qualsiasi decesso, è spiacevole, in particolare per la
famiglia ed i parenti. Il defunto, come il suo movimento separatista erano
effettivamente una facciata, e non un attore nella questione controllata
d’Algeri.
Non da
trascurare, però, la notizia apparsa in Spagna, dai suoi famigliari, in quanto
Abdelaziz s’è pentito di tutto ciò che ha combinato contro i suoi genitori
fratelli e sorelle rimasti in Marocco, contro la sua Patria marocchina, chiedendo
d’essere sepolto nel territorio marocchino Bir Lahlou e non in territorio
algerino.
Cosa
succede dopo la sua morte?
Nulla. Al suo posto sarà scelto un
altro Alias più fedele all’Algeria, cosi continua per sempre il diktat
algerino.
Da non escludere che la situazione è
ormai entrata in uno stallo pericoloso nei campi di Tindouf. Le nuove
generazioni saharawi sono cresciute in maggioranza nei campi. Non conoscono il
loro Paese Marocco e, soprattutto, non seguono più le direttive del Fronte
Polisario, i cui capi hanno perso la credibilità sia per una vita migliore e
dignitosa sia a favore di una soluzione politica condivisa come raccomanda
l’ONU. In aggiunta, molti ragazzi si fanno abbagliare dalle sirene del
fondamentalismo islamico. Alcuni movimenti radicali si stanno già facendo
strada tra la popolazione nei campi.
Continua, come al solito, la
dipendenza al cento per cento dagli quel poco che rimane dalla deviazione degli
aiuti umanitari internazionali. Cosi continua lo sfruttamento dei bambini, anziani
e donne dei campi di Tindouf da parte dell’Algeria e dal gruppo Polisario per
scopi politici, economici, personali ed egemonici.
Infine, il bilancio di 40 anni del
defunto è negativo e lo sarà cosi anche quello del suo successore scelto
dall’Algeria.
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