venerdì 3 giugno 2016

Morto Abdelziz capo del Polisario ma non si cambia niente!

È morto il 31 maggio in America il marocchino denominato Ahmatou Oueld Khlili Oueld Mohamed Bachir, alias “Mohamed Abdelaziz”, classe 1947, originario di Marrakech, per 41 anni capo del gruppo Polisario a Tindouf.
La sua attività durante questi anni a capo del Polisario è stata caratterizzata di essere sostenuto e armato dal Gheddafi e dall’Algeria per tentare di destabilizzare Marocco, e da Fidel Castro per motivi ideologici.
Il suo movimento è reso responsabile di una lista lunghissima di crimini contro l’umanità, reclutamento di Bambino Soldato, sequestro di persone, tortura, deviazione e ruberia degli aiuti umanitari internazionali con mobiliari personali in Algeria e Spagna, sparizione forzata delle persone, terrorismo in Africa e in Spagna e la complicità con le bande della criminalità organizzata e terroristiche (AQMI, MUJAO, Omar Saharawi, Al Mourabitoune, Stato islamico in Sahara).
La sua morte è insignificante, tantoché dalla creazione del gruppo Polisario in Algeria non c’era mai stata una sua indipendenza o autonomia dal diktat e dall’indirizzo politico algerino, non comandava, infatti, per niente.
Certamente, la sua morte non è un evento da un punto di vista politico, e priva di ogni impatto sulla questione di Sahara. Ma, come per qualsiasi decesso, è spiacevole, in particolare per la famiglia ed i parenti. Il defunto, come il suo movimento separatista erano effettivamente una facciata, e non un attore nella questione controllata d’Algeri.
Non da trascurare, però, la notizia apparsa in Spagna, dai suoi famigliari, in quanto Abdelaziz s’è pentito di tutto ciò che ha combinato contro i suoi genitori fratelli e sorelle rimasti in Marocco, contro la sua Patria marocchina, chiedendo d’essere sepolto nel territorio marocchino Bir Lahlou e non in territorio algerino.
Cosa succede dopo la sua morte?
Nulla. Al suo posto sarà scelto un altro Alias più fedele all’Algeria, cosi continua per sempre il diktat algerino.
Da non escludere che la situazione è ormai entrata in uno stallo pericoloso nei campi di Tindouf. Le nuove generazioni saharawi sono cresciute in maggioranza nei campi. Non conoscono il loro Paese Marocco e, soprattutto, non seguono più le direttive del Fronte Polisario, i cui capi hanno perso la credibilità sia per una vita migliore e dignitosa sia a favore di una soluzione politica condivisa come raccomanda l’ONU. In aggiunta, molti ragazzi si fanno abbagliare dalle sirene del fondamentalismo islamico. Alcuni movimenti radicali si stanno già facendo strada tra la popolazione nei campi.
Continua, come al solito, la dipendenza al cento per cento dagli quel poco che rimane dalla deviazione degli aiuti umanitari internazionali. Cosi continua lo sfruttamento dei bambini, anziani e donne dei campi di Tindouf da parte dell’Algeria e dal gruppo Polisario per scopi politici, economici, personali ed egemonici.
Infine, il bilancio di 40 anni del defunto è negativo e lo sarà cosi anche quello del suo successore scelto dall’Algeria.


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