La TV spagnola Antena 3 condannata a Bruxelles per la strumentalizzazione di una dramma di una famiglia belga d’origine marocchina per fine propagandistico contro il Marocco
BRUXELLES 11/07 (BELGIO)
Tra le
libertà di stampa e la manipolazione della Antena 3 spagnola: La TV
spagnola Antena 3 è stata condannata il 12 giugno 2012 dal tribunale di Bruxelles
per aver diffuso continuamente una foto fuori del suo contesto per tentare di illustrare
falsamente l’intervento delle forze dell’ordine marocchine durante lo
smantellamento di un campo di protesta a Laayoune in sud del Marocco.
La foto in questione era di una tragedia famigliare compiuta dieci anni prima da un squilibrato mentale a Casablanca.
Il 12
novembre 2010 Antena 3 aveva diffuso nel suo telegiornale tale reportage. Ma la
famiglia delle vittime residenti in Belgio, Rachidi, ha denunciato la
strumentalizzazione della morte dei loro vicini presso il Tribunale Belgio. Il
tribunale ha condannato la TV iberica di un risarcimento di 30.000 euro.
Le manipolazioni
mediatiche dalla Mass media spagnola dell’avvenimenti della Laayoune in Sahara
marocchino hanno strumentalizzato anche le foto di bambini vittime del
conflitto in Medi oriente.
Dopo lo
smantellamento dell’accampamento di Gdem Izik a Laayoune in Marocco, le dichiarazioni
false dei separatisti del Polisario hanno annunciato decine morti e centinaio
di feriti tra i protestanti ma senza presentare nemmeno una identità di una
sola vittima.
La TV Antena
3 si è precipitata pubblicando foto falsificate di feriti e cadaveri, attribuendogli
all’avvenimenti di Gdeim Izik.
Da ricordare
che gli avvenimenti della città di Laayoune sono cominciati il 10 ottobre 2010
quando un gruppo di abitanti della città hanno montato tende nella zona di Gdim
Izik per rivendicazione sociali, casa, lavoro e benefici delle carte di
Promozione Nazionale.
Davanti a
questa situazione, le autorità pubbliche avevano deciso di permettere agli
organizzatori di esprimersi liberamente le loro rivendicazioni a carattere
sociali partendo dalla considerazione che questa forma di manifestazione si
inserisce nel quadro della libertà d’espressione, a condizione che non sia
portata alla minaccia della sicurezza e
all’ordine pubblico e che ci vuole affrontare le rivendicazioni con dialogo
costrittivo, credibile e responsabile.
Le autorità
pubbliche avevano permesso che l’accampamento resta aperto, e hanno assicurato
tutti i bisogni degli occupanti, acqua, medicine, antenna medicale e servizio
di pronto soccorso tenendo che l’accesso e la circolazione siano libere all’interno
e all’esterno dell’accampamento.
Un dialogo
quasi quotidiano è stato tenuto tra i rappresentanti dei protestanti e le
autorità e diversi accordi di carattere sociali sono conclusi. Sulla base di
tutto cio convenuto, il Ministro a proposto l’elaborazione e la firma di un
verbale fissando gli impegni di ogni parte in modo trasparente e responsabile. i
protestanti hanno dichiarato di non giudicare utile la firma di questo verbale
sostenendo di aver piena fiducia verso le autorità.
L’accampamento
ospitava diverse categorie di persone: famiglie povere e precarie, ma anche
persone ricercate e trafficanti, in più un gruppo di opportunisti che ha
stabilito la sua impresa sugli occupanti e hanno iniziato ad agire in modo malintenzionato
al riguardo delle autorità per fallire il dialogo.
Servendo
l’agenda dei separatisti del “Polisario”, si sono formate in seno dell’accampamento
milizie composte da elementi pericolosi. Hanno fatto ricorso all’intimidazione,
la minaccia e alla violenza fisica e psichica contro le persone nell’accampamento,
in particolare contro gli anziani, donne e bambini per impedirli di andare via
e di smontare le tende.
Davanti a
questa situazione, e dopo l’esaurimento di tutte le vie del dialogo e del
regolamento pacifico, le autorità locali sono state costrette a ricorrere alla
forza pubblica per stabilire la legge e far rispettare l’ordine pubblico.
L’intervento
delle forze dell’ordine si contrasto con una resistenza feroce che ha usato
bombe Molotov, bombole del gas, arme bianche, bombe a mano, sassi …
Alcuni gruppi
hanno trasferito le manifestazioni e i confronti nella città di Laayoune che ha vissuto incendi
di casi, beni pubblici e beni privati.
Durante l’intervento
sono deceduti dieci membri delle forze dell’ordine e nessuno civile.
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